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La settima sinfonia di Šostakovič: arte, politica e guerra

Tra le tante funzioni della musica nelle nostre esistenze, quella di catalizzatore di ideali e princìpi sociali comuni è di certo rilevante. Soprattutto nei periodi di guerre, tragedie umanitarie e disastri ambientali, la musica ha sempre avuto un ruolo primario. Come oggi iniziative collettive cercano di contribuire alla resistenza di popoli oppressi, anche ottant’anni fa c’era chi componeva musica al fine di difendere la propria città, la propria patria, la propria musica.

Dmtrij Šostakovič diede il suo vibrante contributo con la Settima Sinfonia, dedicata alla sua città natale, Leningrado, assediata a sorpresa dalle truppe tedesche nell’estate del 1941. Si tratta di una composizione per grande orchestra, oltre cento musicisti, che abbiamo avuto occasione di ascoltare giovedì 6 febbraio eseguita dall’Orchestra Rai e diretta da Pietari Inkinen, subentrato al direttore principale Andrés Orozco-Estrada.

Credits: DocServizi-SergioBertani/OSNRai

Nella sala dell’Auditorium “Arturo Toscanini”, gremita come poche volte in questa stagione, si è svolto un concerto molto atteso e di grande qualità. L’intera esecuzione, durata più di settanta minuti, è stata caratterizzata da una direzione essenziale e precisa di Inkinen, che ha mostrato la sua eleganza in gesti ampi, marcati e pieni di espressività. I momenti culminanti sono stati evidenziati in modo attento e solenne, come nel primo o nel terzo movimento, centro drammatico dell’intera composizione. I musicisti, specialmente nei passaggi solistici, hanno dimostrato la sensibilità di sempre, seguendo in modo fedele le indicazioni del direttore. 

Credits: DocServizi-SergioBertani/OSNRai

Il finale, eseguito come previsto senza pausa di seguito al movimento precedente, viene interpretato in modo grandioso, come a voler erigere un enorme monolite al cospetto del pubblico. Si creano così forti suggestioni, quasi cinematografiche. Non è un caso che le vicende dell’assedio di Leningrado abbiano ispirato a Sergio Leone l’idea per un film, di cui scrisse però solo la sceneggiatura.

Credits: DocServizi-SergioBertani/OSNRai

Il concerto si chiude con lunghi applausi di apprezzamento per una prova che ha convinto i più. Il direttore richiama le diverse famiglie strumentali, abbraccia le prime file di musicisti e infine l’orchestra gli dedica un saluto di ringraziamento. La musica di Šostakovič continuerà a ispirare e alimentare la resistenza, la speranza e l’ingegno di chi fa arte con onestà, dedizione e senso di appartenenza a un ideale, oltre ogni ostacolo. 

A cura di Alessandro Camiolo