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Anteprima Torino Jazz Festival: High Fade in concerto a Spazio211

Jazz is back! Quest’anno il Torino Jazz Festival, in programma dal 23 al 30 aprile, anticipa l’inizio ufficiale con un’intera settimana di concerti gratuiti nei club. Tra gli eventi in programma nella prima serata siamo andati a sPAZIO211 per il concerto degli High Fade, qui per la loro ultima data italiana. Si tratta di un trio funk-rock fondato a Edimburgo nel 2018 da Harry Valentino (chitarra e voce), Oliver Sentance (basso) e Calvin Davidson (batteria).  

Foto di Valter Chiorino/lunasoft.it

Sul palco i tre indossano il tradizionale kilt scozzese e suonano i brani del loro album d’esordio, Life’s Too Fast, uscito a fine 2024. La loro esibizione è una continua interazione con la folla, le strutture dei brani vengono stravolte al fine di coinvolgere il più possibile i presenti, con i cori di “666 999” e i balli di “Born to Pick”. La band ha pieno controllo dei mezzi a disposizione, i virtuosismi personali sono ostentati con disinvoltura e i tempi dei brani si fanno via via più frenetici. Soprattutto il batterista dimostra versatilità nell’amalgamare ritmi differenti, mentre gli altri due suonano spesso schiena contro schiena.

Foto di Valter Chiorino/lunasoft.it

Il trio ha una potenza che riesce a connettere tanti generi diversi, si passa dal funk al rock classico, fino al nu metal, ma senza cali d’intensità e sinergia. Il pubblico è in piena sintonia con la band sul palco, segue ogni tipo di input, salta e poga, anche se lo spazio è limitato. Nel finale Harry scende dal palco per dividere in due la folla e chiudere il concerto saltando al ritmo di “Break Stuff” dei Limp Bizkit. Dopo, i tre si inchinano e ringraziano il pubblico, promettendo di tornare presto, per ultimo immortalano il momento con una foto rituale tutti insieme. 

Foto di Valter Chiorino/lunasoft.it

La serata è stata too fast, forse era previsto un live più esteso, ma sicuramente si è gustata con soddisfazione la secret sauce di questa band giovane e ricca di energia.


Per gli altri eventi in programma consigliamo di visitare il sito del festival e seguire la pagina Instagram per rimanere aggiornati.

Alessandro Camiolo

Whitemary in concerto all’Hiroshima Mon Amour

Nuovo progetto, nuovo disco, nuovo tour: tre elementi di un percorso che rinnova le stagioni musicali e il rapporto tra pubblico e artisti. Ma le strade si possono percorrere in modi diversi, come nel caso di Biancamaria Scoccia in arte Whitemary, che ha scelto l’elettronica quasi per vocazione, lasciando da parte il canto jazz. Dopo aver presentato il suo ultimo album New bianchini in varie esibizioni in solitaria sotto il titolo di New bianchini sound system, si presenta ora con una band, con un live che partendo dall’ultimo album sintetizza il suo intero percorso.

Foto di Alessia Sabetta

Siamo andati ad ascoltarla venerdì 24 gennaio all’Hiroshima Mon Amour, nella sua prima esibizione a Torino, davanti a un pubblico curioso e partecipe sin dal primo minuto. Sul palco troviamo tre sintetizzatori analogici al centro e due batterie ai lati, sullo sfondo un grande schermo che riporta il nome dell’artista in rosso. 

Foto di Alessia Sabetta

Entrano prima i musicisti Sergio Tentella (del duo Ephantides) e Davide Savarese, entrambi con un kilt marrone. Poi arriva Bianca, con in testa un cappellino e corna rosse, si avvicina al microfono e dà il via al concerto con “OH! MA DAI”. Così, pian piano, ci tira e ci trascina in un flusso denso, senza interruzioni, in un continuo cambio di luci da vero club techno, in cui si salta e si balla senza mai fermarsi.
La scaletta alterna brani dell’ultimo disco e del precedente Radio Whitemary. Vediamo la cantante spesso chinata sui synth, agitarsi nel buio, una silhouette in contrasto con lo schermo su cui scorrono video in loop, con i testi delle canzoni o artefatti generati e manipolati a partire dall’impulso vocale.
Non mancano momenti di pausa e dialogo col pubblico, in cui Bianca parla del valore di alcuni brani come “DITEDIME” e “MI DISP”, che prelude al rush finale. Proprio la seconda pausa incide molto sull’intero senso della performance. Il trio esce dal palco, mentre rimangono solo le ‘macchine’ a suonare. Sullo schermo nero vediamo una farfallina blu che gira intorno a un cerchio, iniziano a salire i battiti dei bassi, il pubblico tiene il ritmo, è l’orecchio umano che percepisce la transizione, l’ingresso in nuovo vortice, in uno spazio diverso, alternativo e vertiginoso.
Il finale è emozionante ed esplosivo, con “Ti dirò” che chiude in maniera esemplare un concerto folle… ma senza troppa folla. Un peccato: chi non c’era non sa cosa si è perso. Whitemary abbraccia il pubblico, adesso siamo tutti un po’ amici, tutti un po’ “bianchini”. Lei che crea tutto da sola insieme ai suoi synth adesso si inchina di spalle e ribadisce il carattere ludico dello stare insieme agli altri, in modo libero e spontaneo.

It’s interesting and I think it’s also what

the human ear picks up

Quite a lot of electronic music which

is just made with presets like

a machine and it have like ninety-nine pieces

You’re not really doing anything

(estratto da “Presets / Doing anything”)

A cura di Alessandro Camiolo