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Articoli di dominio generale, senza alcuna specifica. Possono essere conferenze stampa, eventi che uniscono più discipline – es. mostra con musica – etc…

Né zitti né buoni: i Måneskin conquistano il Pala Alpitour

Era il 30 marzo 2018 quando i Måneskin suonavano per la prima volta a Torino. Freschi del secondo posto ad X Factor avevano presentato al pubblico dell’Hiroshima Mon Amour due brani inediti (“Chosen” e “Recovery”) in un repertorio di sole cover. Chi usciva da quel live – compresa la sottoscritta – si accorse dell’impatto scenico del gruppo romano, ma le incertezze riguardanti il loro futuro erano tante. Un mero prodotto commerciale? Una band per ragazzine? Sono abbastanza rock? Tutte queste domande sono state spazzate via dalla loro clamorosa ascesa internazionale post-vittoria dell’Eurovision 2021. Sabato 25 febbraio i Kool Kids romani sono tornati a Torino da trionfatori. Al Pala Alpitour hanno presentato uno show impeccabile, che ha messo tutti d’accordo nel considerarli mostri da palcoscenico a tutti gli effetti.

Le sorprese non sono di certo mancate: un tendone rosso a mo’ di sipario proietta le loro ombre mentre suonano “DON’T WANNA SLEEP” per poi crollare a terra e dare inizio allo show. “Buonasera signore e signori” direbbero loro, “il rock’n’roll è servito”.

Credits foto: Elena Di Vincenzo

I brani del loro ultimo album Rush si susseguono in scaletta a ritmo forsennato, intervallati da momenti strumentali che mettono in mostra il talento di Victoria De Angelis al basso, di Ethan Torchio alla batteria e del chitarrista Thomas Raggi, che a furia di assoli consuma la sua Telecaster. Il frontman Damiano David interviene poco, ma quando lo fa è tagliente e ironico. Annuncia con stizza “Beggin’”, la cover che ha conquistato il pubblico internazionale, “un brano che ha stancato sia voi che noi”, per poi invitare i fan a togliere i telefoni e godersi lo spettacolo vis à vis.

Dopo un’ora di brani dal groove elettrico che fanno scatenare il pubblico, lo show si sposta al fondo del palazzetto. Un piccolo palco ospita la band tra i fan per il momento acustico della serata. Il Pala Alpitour si illumina con migliaia di lucine durante “Torna a casa”, “Vent’anni” e “Amandoti”.

Credits foto: Elena Di Vincenzo

Tornati sul main stage succede di tutto: dal fuoco sul palco durante “GASOLINE” agli stage diving continui tra il pubblico. I Måneskin annunciano l’ultimo brano in scaletta e fanno salire sul palco una quindicina di fan, che impazziscono e si dimenano durante “KOOL KIDS” – brano che ricorda il post-punk degli Idles–. Ringraziamenti e sparizione dietro le quinte. Ma non è ancora il gran finale. Mancano ancora “THE LONELIEST” e il bis di “I WANNA BE YOUR SLAVE”. Applausi scroscianti e sensazione di aver assistito ad un qualcosa di grande.

La vittoria dell’Eurovision e il conseguente successo mondiale ha spinto la band a premere sull’acceleratore per migliorare a livello tecnico. Il salto di qualità è evidente, complici anche le migliaia di chilometri macinati in tour oltreoceano negli ultimi mesi. La produzione musicale potrà pur strizzare gli occhi al mercato americano, ma il loro talento è innegabile. I Måneskin da sempre attraggono paradossi: da chi li considera l’anti-rock a chi troppo rock. Non ci sono vie di mezzo, come per le grandi rockstars. O li ami o li odi. Da amanti della musica rimanere indifferenti a tale impatto è un grave spreco, così come non assistere ad un loro concerto almeno una volta nella vita. Provare per credere.

A cura di Martina Caratozzolo

SANREMO 2023 – Le pagelle della quarta serata

Arrivati alla quarta puntata la stanchezza inizia a farsi sentire: le puntate iniziano sempre alla stessa ora, ma non sai mai quando finiscono. Ad un passo dalla finale, la serata dedicata alle cover e ai duetti sicuramente aiutano a riaccendere gli animi.

La puntata inizia con la mancanza di Gianni Morandi sul palco, che raggiunge poi Amadeus in tenuta da corsa per affrontare la lunga maratona musicale che sarebbe durata ben 4 ore, con oltre 56 artisti sul palco. Noi li abbiamo visti tutti, quindi ecco le nostre pagelle.

Ariete & Sangiovanni – Centro di gravità permanente di Franco Battiato             

Le premesse erano buone: due giovani promesse della musica italiana e uno dei brani più amati di Battiato. Doveva essere un omaggio, ma si è rivelato un fiasco totale. La scarsa presenza scenica e la pessima intonazione di entrambi gli artisti ha portato ad un risultato estremamente deludente e a tratti imbarazzante. Forse la prossima volta sarebbe meglio scegliere qualcosa di più adatto alle proprie capacità.

Voto: 10/30

Will & Michele Zarrillo – Cinque giorni di Michele Zarrillo                

Premetto di essere cresciuta con le canzoni di Zarrillo e risentire “Cinque giorni” a distanza di anni (tanti) è stato un bel salto nel passato. Will riesce ad essere convincente, ma appena Zarrillo sale sul palco la scena è tutta sua. Esibizione carina, senza infamia né lode.

Voto: 23/30

Elodie & Big Mama – American Woman di Lenny Kravitz                

Wow e dico wow, sicuramente tra le esibizioni migliori di questa quarta serata. Una scelta musicale potente a cui Elodie riesce a tener testa con disinvoltura. Un’esibizione sexy e rock, arricchita dalle barre in italiano di Big Mama. Un duetto più che azzeccato! Menzione d’onore per lo scippo della borsetta: Piero Pelù è fiero di Elodie e +20 punti al FantaSanremo.

Voto: 30/30

Olly & Lorella Cuccarini – La notte vola di Lorella Cuccarini             

L’utilizzo sfrenato dell’auto-tune mi ha disturbato e non poco: forse avrei preferito una versione più “pulita”. Olly bravo, ma non meritevole di chissà quale encomio. Sicuramente il brano e la presenza della Cuccarini (con tanto di balletto) ha aiutato a evitare che quest’esibizione cadesse nel dimenticatoio.

Voto: 20/30

Ultimo & Eros Ramazzotti – Medley di Eros Ramazzotti                 

Ultimo sceglie Eros Ramazzotti per proporre un medley con i maggiori successi di quest’ultimo: ma chi era davvero l’ospite? Ultimo pervenuto solo quando Ramazzotti ha ammesso di non ricordare le parole. Era tutto vero o solo un modo per far finalmente esibire il vero artista in gara? Che dire Eros, sei riuscito a far cantare tutti, Ultimo compreso.

Voto: 21/30

Lazza con Emma & Laura Marzadori – La fine di Nesli              

Il rapper dei record (il suo Sirio è l’album rap più apprezzato del 2022) incontra Emma Marrone e il primo violino della Scala di Milano per proporre una versione alternativa di “La Fine” (brano di Nesli, diventato famoso grazie a Tiziano Ferro). Un’esibizione semplice ma anche emozionante, che ha convinto molti, me compresa. Lazza è sicuramente la rivelazione di questa 73° edizione del Festival.

Voto: 27/30

Tananai con Don Joe & Biagio Antonacci – Vorrei cantare come Biagio Antonacci di Simone Cristicchi             

Abbiamo capito che la brutta esperienza dell’anno scorso ha fatto solo del bene a Tananai e questa serata duetti ne è la prova. La comparsa a sorpresa di Biagio ha regalato un’esibizione decisamente interessante: le due vocalità si mescolavano molto bene – non mi dispiacerebbe una loro futura collaborazione –. Le donne di tutte le età ringraziano.

Voto: 28/30

Shari & Salmo – Diavolo in me, medley di Zucchero          

È un dato di fatto che Salmo sia un artista talentuoso: la sua versione dei brani di Zucchero ne è la prova. Shari invece aveva dimenticato di fare i gargarismi prima di salire sul palco e ha scelto di recuperare proprio in quel momento. Con o senza di lei, l’esibizione sarebbe stata la stessa.

Voto: 18/30

Gianluca Grignani & Arisa – Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani           

Premio sobrietà non pervenuto. Un’esibizione da panico, nel vero senso della parola, che a un certo punto ha fatto sentire ubriaca anche me. Meno male per Arisa che è riuscita a portare avanti la canzone e che ci ha regalato uno dei meme migliori di questo Sanremo. Gianluca ti vogliamo bene, ma no.

Voto: Meno male per Arisa/30

Leo Gassmann con Edoardo Bennato & Quartetto Flegreo – Medley di Edoardo Bennato        

Non c’è molto da dire, sicuramente una bella esibizione. Leo Gassman è riuscito a non sparire dietro l’immensità di Bennato e questo è un bene. Bellissima la scelta di portare sul palco il Quartetto Flegreo, che da circa dieci anni collabora con il cantautore.

Voto: 27/30

Articolo 31 & Fedez – Medley degli Articolo 31           

Forse sarebbero bastati solo J-Ax e Dj Jad, la presenza di Fedez è apparsa un po’ inutile. Gli Articolo 31 cantano gli Articolo 31, quindi il successo è assicurato: tutti siamo cresciuti con le loro canzoni e tutti abbiamo cantato durante la loro performance. Menzione d’onore per Dj Jad che prova a fare la break.

Voto: 25/30

Giorgia & Elisa – Luce (tramonti a Nord Est) di Elisa e Di sole e d’azzurro di Giorgia            

Sicuramente il duetto più atteso della serata: d’altronde, quanto è bello veder cantare insieme due delle voci più belle del panorama musicale italiano? Le aspettative sono state tutte confermate regalandoci un’esibizione da sogno. Standing ovation.

Voto: 30/30

Colapesce Dimartino & Carla Bruni – Azzurro di Paolo Conte     

Premetto di aver dato questo voto solo per lei, anche perché Carla non si vedeva da un po’, soprattutto in veste di cantante; eppure è stata l’unica a star dietro la canzone, mentre Colapesce e Dimartino hanno faticato parecchio. Veramente un peccato, mi aspettavo molto di più.

Voto: 20/30

I Cugini di Campagna & Paolo Vallesi – La forza della vita di Paolo Vallesi e Anima mia dei Cugini di Campagna             

Ammetto di non conoscere Paolo Vallesi, quindi ero un po’ impreparata a questo duetto. È stata una bella esibizione – anche perché portando dei loro brani non sarebbe potuta andare diversamente –, e “Anima mia” è sicuramente stata la canzone più coinvolgente.

Voto: 23/30

Marco Mengoni & Kingdom Choir – Let It Be dei Beatles                 

Ok, forse i cori gospel hanno stancato un po’ tutti, ma non me. Che Mengoni si sia ispirato ad Achille Lauro dopo che l’anno scorso si era fatto accompagnare dall’Harlem Gospel Choir? “Let It Be” dei Beatles trova una nuova versione “colorata” dalla bellissima voce di Marco. Tra le esibizioni migliori della puntata, senza ombra di dubbio.

Voto: 30/30

gIANMARIA & Manuel Agnelli – Quello che non c’è degli Afterhours                 

Bravo Manuel, hai fatto un’esibizione meravigliosa! Ah, mi state dicendo che non era solo? Beh, allora gIANMARIA è passato completamente inosservato. Mi dispiace, ma il frontman degli Afterhours ha catalizzato tutta l’attenzione (giustamente).

Voto: 18/30

Mr. Rain & Fasma – Qualcosa di grande di Cesare Cremonini                            

Ma l’auto-tune è ormai diventato indispensabile? Ma poi, perché deve essere utilizzato in maniera così prepotente? Ecco come rovinare una canzone in poche semplici mosse. Senza parole.

Voto: No comment/30

Madame & Izi – Via del Campo di Fabrizio De André                  

Portare un brano di De André al Festival della Canzone Italiana è un po’ come avvicinarsi alla gabbia dei leoni indossando il celebre meat dress di Lady Gaga. La cover non è stata così terribile – anche se Izi si sentiva veramente poco –, ma di nuovo è stato fatto un utilizzo spropositato dell’auto-tune. Posso accettarlo con un brano della Cuccarini, ma non in uno di Faber.

Voto: 23/30

Coma_Cose con Baustelle – Sarà perché ti amo de I Ricchi e Poveri               

Modalità: uscita di coppia che va in un bar karaoke. L’esibizione non è stata brutta, ma piuttosto monotona e scialba. Con una scelta come questa mi aspettavo qualcosa di più allegro, magari anche un po’ trash. Forse l’avrei vista perfetta per Rosa Chemical che le avrebbe sicuramente dato più carattere.

Voto: 23/30

Rosa Chemical & Rose Villain – America di Gianna Nannini              

Scelta del brano molto azzeccata, soprattutto considerando il personaggio di Rosa Chemical. Duetto ben scelto, Rose Villain è stata impeccabile, forse anche più di lui: da tenere sott’occhio assolutamente. Esibizione piena di eccessi in tutti i sensi, vedi la leccata allo stivale e la presenza di un plug anale sul palco. Sinceramente non mi aspettavo nulla di diverso.

Voto: 25/30

Modà & Le Vibrazioni – Vieni da me de Le Vibrazioni              

La cover non era male, ma non era davvero una cover. Perché parliamoci chiaro, Le Vibrazioni hanno cantato loro stessi accompagnati da altri (in questo caso i Modà). È ovvio che quello che ne viene fuori sia fatto bene e funzioni.

Voto: 19/30

Levante & Renzo Rubino – Vivere di Vasco Rossi               

Levante sembra un po’ sottotono in questo Festival e anche con la cover non è riuscita a risollevare la situazione. Il brano di Vasco poteva essere una buona occasione per riscattarsi dagli scarsi risultati delle sere precedenti, ma niente. Presenza di spessore quella di Renzo Rubino, inquadrato una sola volta durante l’esibizione.

Voto: 24/30

Anna Oxa & Iljard Shaba – Un’emozione da poco di Anna Oxa       

Con l’ennesimo look discutibile, la vera regina di questo festival ha voluto giocare facile: cosa c’è di più semplice di portare un proprio pezzo, in cui canti completamente da sola? Brava, per carità, ma forse le urla sono state un po’ too much. Shaba ha fatto la sua comparsa solo alla fine del pezzo per far roteare il violoncello, molto scenografico. Naturalmente scherzo.

Voto: 24/30

Sethu & bnkr44 – Charlie fa surf dei Baustelle                          

Carina, divertente e giovanile. Hanno cercato di rendere proprio un brano lontano anni luce dal loro stile, e tutto sommato non gli è andata male. Ma nulla di più, sicuramente un’esibizione che cadrà nel dimenticatoio. I bnkr44 meglio di Sethu.

Voto: 20/30

LDA con Alex Britti – Oggi sono io di Alex Britti 

Come per Will e gIANMARIA, l’artista in gara risulta completamente surclassato dalla presenza dell’ospite, in questo caso Alex Britti. LDA lo noti solo perché si muove come se stesse trattenendo la pipì. Forse avrei preferito un duetto padre e figlio.

Voto: 23/30

Mara Sattei & Noemi – L’amour toujours di Gigi D’Agostino

Finalmente Mara si è svegliata, o meglio, finalmente si è fatta notare. Nelle altre serate è passata completamente in sordina, complice un brano poco interessante. Eppure Sattei ha tanto da dare e con questo omaggio a Gigi D’Agostino ne abbiamo avuto la prova. Peccato per la scelta sbagliata del duetto: Noemi poco adatta a questo genere di brani.

Voto: 26/30

Paola e Chiara con Merk&Kremont – Medley di Paola&Chiara

Altro momento epico che aspettavamo da tutta la serata. L’attesa è stata però ripagata con un medley/mashup in degno stile anni 2000: le canzoni di Paola e Chiara incontrano altri brani simbolo come “Hung Up” di Madonna, “Can’t Get You Out of My Head” di Kylie Minogue. Il risultato? Tutti a cantare e a ballare sulle sedie nostalgici dei tempi ormai passati.

Voto: 29/30

Colla Zio con Ditonellapiaga – Salirò di Daniele Silvestri          

Peccato che la loro esibizione sia arrivata a fine serata e dopo l’hype generato dalle sorelle Iezzi. Performance molto carina e fresca, con Ditonellapiaga che si conferma una delle novità musicali più interessanti degli ultimi anni. Anche i Colla Zio non sono da meno, sicuramente meglio di tutte le altre giovani promesse in gara.

Voto: 27/30

A cura di Erika Musarò

SANREMO 2023 – Le pagelle della terza serata

Fra cantanti dispersi, bambini rapiti da Amadeus perché tifosi del Milan e Gianni Morandi che sale su un piedistallo per provare l’ebbrezza di essere alti come Paola Egonu, anche la terza serata del Festival di Sanremo 2023 è volta al termine. È stata dura tirare avanti fino alle 2, ma eccoci qua puntuali con le nostre pagelle.

Paola & Chiara – Furore

La due sorelle si presentano con un abito di pizzo total black e puntano tutto sulla colata di brillantini in faccia per aprire il varco di luce che ci teletrasporterà ai primi anni 2000; la musica dance e il corpo di ballo arricchiscono la produzione degna di Eurovision. Potrebbe essere difficile raggiungere il Contest, ma per ora sembra essere un’ottima coreografia per TikTok.

Voto: 21/30

Mara Sattei – Duemila Minuti

È chiara l’impronta di thasup e Damiano David, tra gli autori del brano. Ci si aspettava forse  qualcosa di più fresco – tenendo sempre in considerazione la presenza del fratello −, ma rimane una canzone con una sua dignità. Performance sottotono con una Sattei un po’ rauca che non ha dato il meglio di sé (come invece aveva fatto la prima serata).

Voto: 24/30

Rosa Chemical – Made in Italy

Rosa Chemical vuole essere iconico e gli basta poco per riuscirci. Un electro-swing perfetto per un giro sul tagadà e ci siamo guadagnati la dose di trash di cui c’è sempre bisogno.

Voto: 100/30

Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato

Sono solo le 21:08 e Grignani ci regala il 70% dei meme della sera. Ci sono problemi tecnici, lui alza la mano e arrivano i primi flashback di guerra, ma per fortuna non ci sono rose sul palco. Lui si scusa, spiega che non si sente in cuffia e chiede di ricominciare. Questo comporta la perdita di 50 punti al FantaSanremo (e forse anche delle nostre orecchie). Poi una scena surreale al termine del brano: dopo essersi tolto la giacca per mostrare la scritta “NO WAR” sbrilluccicosa sulla camicia (+10 e +5), scappa via lasciando Amadeus con il mazzo di fiori in mano e la stessa espressione del Bugo gate.

Voto: 18/30 (x2)

Levante – Vivo

Continuiamo tutti a chiederci perché Levante abbia deciso di decolorare sia i suoi capelli e che la sua produzione musicale. Rimane il messaggio profondo che sottende al brano e una Levante che ci lascia le sue spiegazioni tramite twitter. Niente da aggiungere.

Voto: 23/30

Tananai – Tango

Tananai è il riscatto di tutti coloro che “è intelligente, ma non si applica”. Per questa sua seconda partecipazione sveste i panni del bad boy e indossa quelli del secchione seduto in prima fila con gli occhiali e la camicia. Ha riversato tutto il dolore della relazione andata male nello studio del canto: infatti è intonatissimo. Ed è impeccabile anche nei look da bravo ragazzo. Sarebbe tutto perfetto se non stessimo parlando di Tananai, lo stesso che lo scorso anno brindava per l’ultimo posto in classifica. Quindi bella la consapevolezza, bello il fatto che si stia riprendendo la sua rivincita ma Tananai, per favore, ritorna in te.

Voto: 24/30

Lazza – Cenere

C’erano delle aspettative, poche, ma nessuno avrebbe mai scommesso su questo brano. Invece la combo produzione di Dardust (che funziona sempre) e la scrittura di Lazza porta i suoi frutti. Il brano rimane in testa dopo il primo ascolto e sembra essere destinato a piacere sempre di più. Quello che non funziona è il completo di velluto rosso zebrato, ma lui è pur sempre un maranzino.

Voto: 27/30

LDA – Se poi domani

Direttamente dalla cerchia dei nipotini di Maria ed erede di Gigi D’Alessio nazionale avrebbe potuto regalarci grandissime soddisfazioni. Eppure, la sua è una canzone destinata a cadere nell’oblio. LDA però sta giocando benissimo la sua partita al FantaSanremo, per questo lo perdoniamo e gli diamo dei punti in più.

Voto: 18/30 politico

Madame – Il bene nel male

Anche in questo caso la produzione di Dardust è dirompente. Il testo in pieno stile Madame, in alcuni punti sembra un disco rotto. Tutto sommato è una canzone che fa ballare e si rivela abbastanza piacevole.

Voto: 23/30

Ultimo – Alba

L’unica alba che aspettiamo è quella del giorno in cui Ultimo avrà la sua svolta Tananai (quello vecchio però). Ultimo propone una canzone da Ultimo: inspiegabilmente si guadagna il secondo posto nella classifica generale. Per il secondo posto di Fedez erano stati accusati i followers della Ferragni. E tu, Ultimo, ci sveli il tuo segreto?

Voto: rimandato al prossimo appello/30

Elodie – Due

Questo brano sembra un po’ sbiadito. È una hit estiva, ma con gli angoli smussati. Però funziona bene, a differenza dell’olio cosparso sul corpo di Elodie. Menzione speciale per Carolina Bubbico che oltre a dirigere l’orchestra, intona i cori di accompagnamento.

Voto: 25/30

Mr. Rain – Supereroi

Classica ballad sanremese. Tutto già visto e sentito, tranne Amadeus che a fine esibizione si carica in spalla uno dei bambini del coro come fosse un sacco di patate. Canzone né troppo interessante, né troppo poco, si riesce a cantare già dopo il secondo ascolto. In gara tra quelle che passeranno di più in radio.

Voto: 23/30

Giorgia – Parole dette male

Questo è un brano che va ascoltato e riascoltato per potersi convincere che, tutto sommato, la strizzata d’occhio alle vibes anni ’90 funziona. Ovviamente meglio concentrarsi sulla versione in studio, perché due volte su due Giorgia sembra avere qualche problemino esecutivo. La seconda volta meglio della prima, ma siamo ancora lontani da un’esecuzione degna della suddetta. Vuoi vedere che Tananai a questo giro supera anche la prima della classe?

Voto: 23/30

Colla zio – Non mi va

Sul fatto che si tratti della quota caciarona dell’edizione non ci sono dubbi. Simil Lo Sato Sociale anni ’90, pur essendo milanesi (quasi non si direbbe) non cantano in corsivo. Tra i più interessanti delle nuove proposte, sono da tenere d’occhio.

Voto: 23/30

A cura di Alessia Sabetta

Marco Mengoni – Due Vite

Marco Mengoni porta un brano costruito a tavolino per mettere in risalto le sue doti vocali senza tuttavia riuscirci al 100%: fa fatica e si vede, ma al pubblico sembra non interessare e lo premia con una standing ovation – la prima del Festival – e con il primo posto nella classifica generale. Bonus per l’outfit nostalgico dei Village People.

Voto: 23/30

Colapesce e Dimartino – Splash

Sono poche le garanzie al Festival, e una di queste è sicuramente il duo Colapesce Dimartino. Un inizio che sembra ricordare un brano di Carmen Consoli per poi sfociare in un sound nostalgico dalle vibes anni ’80. Non diventerà virale come “Musica Leggerissima” ma va bene così, ci piace lo stesso.

Voto: 26/30

Coma_Cose – L’addio

I Coma_Cose puntano sulla loro complicità e sull’interpretazione per cercare di farci dimenticare la loro mediocre performance canora. Molto carini, ma la canzone non convince.

Voto: 22/30

Leo Gasmann – Terzo Cuore

Leo Gasmann che plagia i Pinguini Tattici Nucleari con l’aiuto di Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Il risultato non è entusiasmante.
P.S. La canotta della salute non andava di moda l’anno scorso?

Voto: 20/30

Cugini di Campagna – Lettera 22

I Cugini di Campagna sembrano brillare più del nostro futuro con questo brano scritto da La Rappresentante di Lista. Non solo convincono, ma si impegnano anche a fare punti al FantaSanremo.

Voto: 23/30

Olly – Polvere

Sono le 00:40 quando Amadeus decide di graziarci con un brano un pochino più ritmato e allegro, facendoci riprendere dall’abbiocco potente. Inedito senza troppe pretese ma con un ritornello che si fa ricordare. Tutto sommato un buon debutto per Olly.

Voto: 21/30

Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima)

Anna, chi ti ha fatto male? Diccelo, ti prego.

Voto: Premio Aiello/30

Articolo 31 – Un bel viaggio

Gli Articolo 31 decidono di tornare alla ribalta con un polpettone nostalgico degli anni ’90. Forse avrebbero potuto essere nostalgici per conto loro, senza partecipare a Sanremo.

Voto: 20/30

Ariete – Mare di guai

Ariete riprende ad indossare il suo classico berretto e con esso sembra recuperare anche l’intonazione. Stavolta il fattore Dardust non riesce a fare la differenza e il brano passa in sordina per la critica, ma viene comunque premiato al televoto.

Voto: 21/30

Sethu – Cause perse

Ogni volta che cerco di ricordarmi questo brano puntualmente non ci riesco. Però Sethu sembra avere potenziale, quindi gli diamo la sufficienza.

Voto: 18 politico/30

Shari – Egoista

Una bella voce sprecata su un brano dimenticabile: strano visto che la produzione porta la firma di Salmo – oltre a quelle di Riccardo Puddu e Luciano Fenudi –. Speriamo di sentirla presto in qualcosa di più interessante.

Voto: 19/30

gIANMARIA – Mostro

gIANMARIA canta e ci crede davvero. Quasi quasi ci crediamo anche noi.

Voto: 21/30

Modà – Lasciami

I Modà hanno un pregio: quello di essere riconoscibili. Talmente riconoscibili che se cambi una canzone con un’altra non si nota assolutamente la differenza. D’altronde è lo stesso per Kekko Silvestre, che da 20 anni è sempre uguale. Ma come si fa?  

Voto: 22/30

Will – Stupido

Will sa che non vincerà Sanremo ma lotta con tutte le sue forze per portarsi a casa almeno il premio del FantaSanremo. Anche per lui un brano che passa piuttosto inosservato.

Voto: 22/30

A cura di Ramona Bustiuc

MUSIDAMS CONSIGLIA: i 10 migliori singoli di gennaio

Ecco la top 10 del mese di gennaio 2023 secondo MusiDams!

Bologna – maniviola

A quasi un anno dalla pubblicazione del suo ultimo singolo, la giovane Irene Badaloni, in arte maniviola, torna con un singolo che si discosta dal caratteristico binomio voce e ukulele. Il ritornello in chiave rock dà un tono fresco ed energico ad una canzone con un testo piuttosto malinconico.

Voto: 25/30

Tutto inutile – Fulminacci

Fulminacci rivisita insieme a okgiorgio la famosissima “Misirlou” – avete presente Pulp Fiction? Ecco, quella – in un pezzo ironico che invita al cambio di prospettiva, anche se a volte ci si lamenta solo per il puro gusto di farlo.

Voto: 26/30

Gimme (feat. Koffee & Jessie Reyez) – Sam Smith

Dopo il successo dirompente di “Unholy”, Sam Smith pubblica una nuova collaborazione che anticipa l’uscita di Gloria, suo quarto album studio. Un brano sensuale e ipnotico arricchito dall’influenza dancehall reggae, sicuramente merito della cantautrice giamaicana Koffee.

Voto: 27/30

Gossip (feat. Tom Morello) – Maneskin

I Maneskin stanno facendo tutto bene, forse troppo bene. Il merito è sicuramente del loro talento, ma anche di una casa discografica che li fa percorrere la strada giusta: la collaborazione con Tom Morello, chitarrista dei Rage Against The Machine è solo una delle tante ciliegine sulla torta. Bravi, non c’è che dire.

Voto: 28/30

Flowers – Miley Cyrus

Miley Cyrus comincia l’anno con i migliori propositi e con un pezzo che ti incita ad eliminare tutte le persone tossiche della tua vita. Miley, io so che puoi comprarti i fiori da sola – potresti comprarti anche l’intero fioraio se solo volessi –, ma permettici almeno di regalarti il nostro cuore.

Voto: 28/30

Menzione speciale: Shakira: Bzrp Music Sessions, Vol.53 – Bizarrap, Shakira

Shakira vince il premio disagio di questo primo mese del 2023, portandoci una canzone talmente assurda che non puoi non amarla.

A cura di Ramona Bustiuc

Screaming Suicide – Metallica

La precedente “Lux Aeterna” scimiottava i Diamond Head e la New Wave of British Heavy Metal, citandola spudoratamente in ogni sua parte. Ora i Four Horsemen chiamano in causa i Motorhead, ma in una versione edulcorata, col freno a mano tirato e ripulita dal sentore di alcool, tabacco, dalla sporcizia e dall’impatto di Lemmy & co. Metal per famiglie, ma nella sua accezione negativa questa volta.

Voto: Forse era meglio Load/30

Okkvlthammer  – Hellcrash

Ci spostiamo in Liguria, per lo sguaiatissimo ritorno degli ultrareazionari speed metaller nostrani. Si sente Satana in questo brano che unisce Motorhead, Venom e Exhumer in un’orgia musicale alcolica travolgente. Bravi!

Voto: da Maneskin a maneschi il passo è breve/30

Taurus – Haken

Forse il singolo meno orecchiabile pubblicato sino ad oggi a nome della band britannica. Ci vuole più di un ascolto per metabolizzare il progressive metal raffinato che fa da spina dorsale al brano, ma come sempre l’eleganza delle linee vocali innalzano ne la qualità, ergendosi come appiglio solido utile a decifrare gradualmente la complessità degli arrangiamenti sofisticati.

Voto: 26/30

The Surgeon – Overkill

Si inizia con un giro di basso arrogante, alzato a cannone nel mix e dall’iconico sound ultra metallico. Poi entra la voce inacidita dagli anni di Bobby Blitz e ci sentiamo subito a casa. Il primo singolo tratto dall’album numero venti di casa Overkill – intitolato Scorched – ci ricorda quanto siano dei maestri indiscussi del thrash e garanzia di qualità, carisma e tanta cazzimma.

Voto: 28/30

The Wrong Time – Obituary

Il riff di chitarra è sempre quello. Il groove di batteria che innesca l’headbanging istantaneo pure. Il latrato da redneck della Florida di John Tardy anche, ma va bene così. Il ritorno degli Obies è inaspettatamente ispiratissimo e ha aperto l’annata nel migliore dei modi, con un singolo ed un album – The Dying of Everything da cui è tratto il brano in esame – tanto essenziale e morbosamente crudo quanto estremamente godibile e sostanzioso.

Voto: 30/30

A cura di Stefano Paparesta

Immagine in evidenza: screenshot dal video https://www.youtube.com/watch?v=XrsbfrFPATs

Con Belvedere Galeffi canta “Malinconia mon amour” all’Hiroshima Mon Amour

Galeffi potrebbe essere descritto come un inguaribile romantico, e l’uscita dell’album Belvedere conferma questa ipotesi. I live di cui è protagonista in questi giorni sembrano però aggiungere qualche tassello in più. Da dicembre il cantautore romano è infatti impegnato nel suo Belvedere Tour, che con ben tre date sold out sta incantando un pubblico curioso di vederlo esibirsi dal vivo dopo tre anni dal suo ultimo concerto. Tra le date in programma, quella del 19 gennaio all’Hiroshima Mon Amour sembra essere molto attesa da Galeffi stesso, che nel corso della serata ripete diverse volte di essere contento di trovarsi a contatto con la folla torinese.

Foto di Alessia Sabetta

Già prima del concerto è facile immaginare come si presenterà sul palco: il suo stile è un tratto caratterizzante del suo personaggio. Sicuramente avrà l’immancabile cappellino e quel look un po’ vintage e un po’ romantico, un po’ da bacheca di Pinterest. E infatti è proprio così.

Il cantautore prova a muoversi a ritmo di musica ma risulta un po’ impacciato; anche dopo aver rotto il ghiaccio con le prime canzoni Galeffi continua con movenze che potrebbero risultare buffe e quasi goffe, ma che rientrano perfettamente nella personalità di un ragazzo che diventa bordeaux appena gli vengono fatti dei complimenti. Tutto questo lo si ritrova anche nell’ultimo album, in cui si nota la ricerca della bellezza, l’introspezione e la profondità, ma soprattutto il salto di qualità rispetto alle produzioni precedenti.

Foto di Alessia Sabetta

Anche il live è caratterizzato da queste sfumature. A eccezione di qualche canzone riarrangiata appositamente in chiave rock grazie alla band che lo sta accompagnando in queste date (formata da Luigi Winkler alla chitarra, Matteo Cantagalli, fratello di Galeffi a tastiera e chitarra, Fabio Grande alla chitarra, basso e cori e Andrea Palmeri alla batteria), ascoltarlo in alcuni brani è come ricevere una carezza; in altri sembra essere avvolti in un’enorme coperta di pile mentre fuori fa freddo. Tutto è accompagnato da quella vena malinconica che rende l’intera esecuzione ancora più calorosa e accogliente, come quando entri in una stanza con il fuoco scoppiettante in un caminetto di pietra.

Foto di Alessia Sabetta

Tra la notifica del BeReal da scattare, la sua richiesta di ballare un valzer sulle note di “Due Girasoli” e qualche coro in dialetto romano per omaggiare la sua provenienza, il concerto si è tinto dei colori bluastri e rossastri che – oltre a riprendere la copertina del disco – si armonizzano accuratamente nel contesto di comfort che pochi artisti riescono a ricreare. E Galeffi ci riesce in modo impeccabile.

A cura di Alessia Sabetta

IWLOD/PLANE Live al CPG TORINO

IL FUTURO DELLA SCENA RAP TORINESE VA IN SCENA AL CENTRO PER IL PROTAGONISMO GIOVANILE

La sera del 13 gennaio si è tenuto al CPG Torino l’IWLOD/PLANE Live, che ha visto come protagonisti il produttore Fioritura e i quattro rapper emergenti Bryxo, Egon, Scanhelo e Checkmate. Lo spettacolo è durato all’incirca un’ora, durante la quale i ragazzi hanno condiviso il palco alternando i brani dei loro repertori e partecipando attivamente alle esibizioni di ciascuno, sotto l’attenta direzione del produttore.

La parola chiave di questo spettacolo è sintonia, sintonia che si percepisce tra gli artisti con la loro musica, con i loro colleghi e con il pubblico. I quattro torinesi cantano i loro brani con una convinzione affatto scontata e danno vita ad un live equilibrato in cui ognuno ha il suo modo di brillare e mostrare le sue capacità senza scavalcare il resto del gruppo, trovando il modo di integrarsi nelle performance degli altri.

Sin dalla prima canzone il pubblico si mostra entusiasta e partecipativo: i cantanti scambiano numerose battute e interagiscono continuamente con gli spettatori che seguono le loro direttive, saltano, ballano e cantano con eccitazione, riempiendo con la loro voce la sala.

I quattro artisti dimostrano anche di sapere esattamente cosa fare per coinvolgere il pubblico: Bryxo chiede di accendere le torce dei telefoni in un paio di occasioni, Egon scatta un BeReal dal palcoscenico e Checkmate annuncia le canzoni “Dimmi” e “Non è Solo Acqua”, realizzate insieme a Scanhelo, con brevi spiegazioni che si concludono con il titolo del brano, facendo alzare delle urla emozionate e concitate.

Il live si conclude con la travolgente “DANCEFLOOR”, collaborazione tra Bryxo ed Egon prodotta da Fioritura che esalta così tanto il pubblico da portarlo a chiedere un bis, che viene prontamente concesso. Al termine dell’esibizione Fioritura lascia il suo posto dietro al computer e si unisce ai quattro rapper per i saluti finali e per prendersi gli applausi e le grida di gioia.

La serata si conclude con un breve momento discoteca in cui alcuni membri del pubblico si lanciano in un appassionante dance off, mentre altri commentano lo spettacolo appena terminato. L’IWLOD/PLANE Live si è rivelato un’esperienza fresca e ricca di intrattenimento, che ha avuto modo di mettere in risalto il potenziale dei protagonisti e della loro discografia, che nonostante sia ovviamente ancora molto limitata si inserisce molto bene nel panorama musicale attuale e nei suoni che oggi vanno per la maggiore.

A cura di Giulia Barge

CAPODANNO: La nostra top 20

Il 2023 è ormai qui, e fra malinconia, ansia ed eccitazione per il nuovo anno – si spera senza un’altra pandemia possibilmente – MusiDams è pronto ad accompagnare il vostro conto alla rovescia.

10:35 – Tiësto feat. Tate McRae

Quando ormai sono passate ore dal countdown e dai trenini l’unica cosa che può ancora tenerti in piedi è una buona dose di musica elettronica: il dj olandese e la cantautrice canadese uniscono le forze per un brano che sicuramente dominerà le radio nell’anno che verrà.

Barbie Girl – Aqua

Un immancabile brano in qualsiasi festa che si rispetti e un must have in vista dell’uscita del film Barbie la prossima estate. Diffidate di chi non canta «I’m a barbie girl, in the barbie world / life in plastic, it’s fantastic» con la mano sul cuore.

Cuff It – Beyoncé

Il secondo singolo estratto dall’album Renaissance è un’esplosione di luci stroboscopiche, stelle e navicelle spaziali: inseritelo nelle vostre playlist di Capodanno e vi assicuriamo che non ci sarà una persona seduta nella sala.

Dancing Machine – Jackson 5

La leggenda narra che il momento più topico sulla pista da ballo sia quando il più intraprendente decide di lanciarsi con il famigerato robot: non c’è canzone migliore per eseguire la famosa street dance se non quella che ha contribuito a popolarizzarla.

Let’s Groove – Earth, Wind & Fire

C’è una serata migliore del 31 dicembre per lasciarsi andare sulle note delle hit del passato? Poco importa se hai sentito questa canzone all’alba degli anni ‘80 o se l’hai scoperta l’altro ieri su TikTok, il groove della leggendaria formazione di Chicago farà sempre il suo sporco lavoro.

A cura di Giulia Barge

DESPECHÁ – Rosalía

Con questo brano Rosalía lancia un messaggio forte e chiaro: non vale la pena essere tristi per persone che non lo meritano, bisogna essere felici e godersi la vita. Decisamente il brano migliore per affrontare il nuovo anno con le vibes giuste.

Firework – Katy Perry

Dal 2010 a questa parte, Katy Perry canta l’inno di chi è timido e insicuro ma vorrebbe soltanto esplodere come i fuochi d’artificio. Capodanno segna sempre la possibilità di un nuovo inizio, e con esso la possibilità di riprendere in mano il proprio destino.

Mon Amour – Gigi d’Alessio

Il neomelodico potrà anche non piacere, ma Gigi d’Alessio rimane comunque il mito delle folle. Dopotutto non c’è nulla di meglio di un «Quando esta noche tramonta el sol, mon amour, mon amour» urlato a squarciagola.

Musica – Fly Project

Non è mai troppo tardi per tornare alle origini della vera musica dance degli anni 2000, non sono mai abbastanza le volte in cui urli “ommalleo simpallao” senza sapere effettivamente cosa la canzone stia dicendo. È tempo di riprendere questa tradizione.

Thoiry Remix – Achille Lauro, Boss Doms feat. Gemitaiz, Quentin40, Puritano

Anche chi non è un grande frequentatore delle discoteche sa che questo pezzo è talmente potente che lo cantano pure i sassi. E per il 2023 Achille Lauro è decisamente quello di cui abbiamo bisogno.

A cura di Ramona Bustiuc

Bad Habit – Steve Lacy

Se per molti Steve Lacy è una delle rivelazioni del 2022, il ventiquattrenne di Compton ha in realtà alle spalle già un EP da solista e numerosi singoli e album con la band The Internet. La sua “Bad Habits”, contenuta in Gemini Rights, è stata tra le canzoni più popolari su TikTok. Il brano parla di tutte le volte che facciamo un passo indietro ed evitiamo di prendere una decisione, direi proprio una brutta abitudine. Che il 2023 sia finalmente l’anno per recuperare tutte le occasioni perse?

Bloody Mary – Lady Gaga

Ritorniamo indietro di qualche anno, precisamente nel 2011. Dopo il successo di “Running Up That Hill” di Kate Bush con Stranger Things, questa volta è toccato alla Mother Monster che ha visto schizzare in Top Ten Spotify la sua “Bloody Mary”. Complice un video divenuto virale che l’accosta all’ormai celebre ballo di Mercoledì Addams, dell’omonima serie firmata Netflix. Un brano per far ballare tutti, anche la nonna.

Kill Bill – SZA

Sicuramente l’inizio del nuovo anno è l’occasione migliore per lasciarsi alle spalle una storia finita male. Ma come reagire alle foto del tuo ex insieme alla sua nuova ragazza durante le festività? Sza, come si evince dal testo della sua nuova canzone, non sembra che l’abbia presa molto bene. Ecco forse è meglio prenderla con filosofia e seguire il consiglio del suo terapista, «Got me a therapist to tell me there’s other men».

KI-KI – Yendry

A maggio, l’artista italo-dominicana è tornata con un nuovo singolo. Il brano parla di indipendenza e dell’importanza di dire di no per prendersi cura di sé. Una celebrazione alla vita per iniziare il nuovo anno con i migliori propositi. Il ritmo latino non vi terrà incollati alla sedia, ne sono certa.

T’Appartengo – Ambra Angiolini

Credo che non ci sia bisogno di presentazioni, in quanto è una delle canzoni italiane più amate, anche dalle nuove generazioni. Dopo 28 anni dalla sua pubblicazione, è bastata l’esibizione di Ambra ad X-Factor per far diventare il brano virale sui social. Un cult intramontabile da cantare a squarciagola mentre si aspetta l’inizio del nuovo anno.

A cura di Erika Musarò

Aria nuova – Fusaro

Anno nuovo, vit… ah no, aria nuova. Non ci sono molte cose da dire su questo brano, va ascoltato in assoluta contemplazione. In un momento propizio come Capodanno speriamo che questa canzone serva a far tornare qualcosa o qualcuno nella nostra vita. E nell’attesa che ci venga a trovare bussando alla porta, come suggerisce Fusaro stesso, ci facciamo travolgere da un pizzico di nostalgia.

È festa – PFM

Potrebbe essere la giustificazione per tutti i momenti scomodi della serata: hai bevuto un bicchiere di troppo e hai inviato molti messaggi imbarazzanti? Non preoccuparti, perché «Come sempre è una festa», e la PFM ha pensato anche a un testo facilissimo da cantare a prova di ubriacatura!

Giornata di merda – Ciliari

Ciliari traduce «Smile, it’s a bad day, not a bad life» con questa canzone che ha un ritmo trascinante, di quelli che ti fanno venire voglia di ballare male e non pensare a niente. Capodanno è preceduto da giornate interminabili di visite dai parenti e delle loro domande scomode, così se anche tu ne hai abbastanza di questa giornata, premi play e scatenati perché «Come è arrivata se ne va». P.S. Buon proposito per l’anno nuovo: ascoltare questa canzone alla fine di ogni brutta giornata (chissà perché, sarà la prima del Wrapped 2023)!

Goo Goo Muck – The Cramps

Lo sappiamo, avete la home di TikTok invasa da questo balletto e vorreste farlo anche voi, ma non ne avete il coraggio. Quest’anno anziché il solito trenino di gruppo tipico di Capodanno fate partire questa canzone e coinvolgete chiunque sia con voi a farvi diventare virali. Chissà, magari farete nascere una nuova tradizione, scardinando il noioso trenino. (Per il balletto è ammessa anche “Bloody Mary” di Lady Gaga).

Valzer dei fiori − Pëtr Il’ič Čajkovskij

Ma poi, chi l’ha detto che Capodanno significhi solo spumante e scintille? Fare le persone un po’ radical chic può essere divertente. Quindi niente festa, solo un bel biglietto per il teatro (magari a Vienna) dove ascoltare questo brano imprescindibile per ogni concerto di Capodanno che si rispetti.

A cura di Alessia Sabetta

NATALE: La nostra top 20

La sessione invernale imperversa, ma Natale è alle porte e questo significa che c’è un altro motivo per procrastinare gli studi. E perché non farlo con le nostre playlist in sottofondo?

Carol of the Bells – Peter Wilhousky

La conosciamo tutti e non può mancare in una playlist di Natale che si rispetti. Un brano natalizio talmente magniloquente e teatrale che se Babbo Natale avesse veramente il lanciafiamme come dicono gli Old 97’s, prenderebbe il posto di “Jingle Bells” o “Santa Claus Is Coming to Town”.

Castaway Angels – Leprous

Il quintetto norvegese ci accompagna lungo un viaggio dinamico all’insegna delle vocals di Einar Solberg, che aumentano costantemente d’intensità con l’andare del brano. Tratta dall’album Aphelion, non è propriamente una canzone di Natale, ma è stata pubblicata a dicembre accompagnata da un video in cui la band è in uno studio sperduto tra i monti innevati, indossando camicie e maglioni invernali, prestandosi perfettamente all’atmosfera. Del resto, ha anche la parola “Angels” nel titolo.

Greensleeves – Blackmore’s Night

Ritchie Blackmore, chitarrista prima dei Deep Purple e poi dei Rainbow, rivisita in chiave folk rock la melodia popolare di tradizione inglese. Riarrangiato da Blackmore, il brano è occasione per sfoggiare il suo virtuosismo sulla chitarra acustica, accompagnato dalla morbida voce di Candice Night.

I Don’t Know What Christmas Is (But Christmas Time is Here) – Old 97’s

Brano festoso e simpatico dall’animo rockabilly che affronta il Natale dal punto di vista di un alieno che cerca di comprenderlo (e infatti apre lo special televisivo natalizio del film Marvel I Guardiani della Galassia). Il testo passa per una miriade di fraintendimenti sulle feste: Babbo Natale riempie le calze di letame e ha un lanciafiamme con cui arrostisce le castagne dei bambini cattivi, mentre gli elfi si preparano a sferrare un attacco letale.

Octavarium – Dream Theater

Cosa c’entra una suite progressive rock di ventiquattro minuti col Natale? Assolutamente niente, ma nel marasma di citazioni ed easter egg musicali presenti in “Octavarium”, i Dream Theater hanno trovato spazio anche per “Jingle Bells” (precisamente al minuto 17:45). Così come Trappola di cristallo si qualifica come film di Natale, allora anche “Octavarium” può benissimo occupare un (ampio) spazio durante le feste, grazie anche alle atmosfere candide della prima metà.

A cura di Mattia Caporrella

Delicate – Damien Rice

Una ballata che invita a guardare avanti e a lasciarsi alle spalle il passato. Il sottofondo giusto per incartare gli ultimi regali e per lasciarsi trasportare lontano dalla voce del cantautore irlandese. Insomma, a Natale la malinconia non è mai troppa.

Do They Know It’s Christmas? – Band Aid

Nel 1984 il supergruppo Band Aid incise questo singolo natalizio per la raccolta fondi in aiuto della carestia in Etiopia. C’erano dentro (quasi) tutti: gli U2, Sting, i Duran Duran, gli Spandau Ballet e molti altri. Per chi sente il bisogno di fare un tuffo negli anni Ottanta.

Hallelujah – Jeff Buckley

Un classico immortale che non può essere dimenticato. In quale versione non ha importanza, se quella originale di Leonard Cohen o una delle tante cover realizzate nel tempo. Noi vi consigliamo la versione di Jeff Buckley, estratta dal leggendario album Grace del 1994 (a proposito di album da ascoltare in questi giorni…).

Happy Xmas (War is Over) – John Lennon e Yōko Ono

Non è Natale senza questo brano che non ha bisogno di presentazioni. In questi giorni di frenesia basta mettersi in ascolto del lavoro creativo di una delle coppie più iconiche dello scorso secolo per dimenticarsi di ogni superficialità. Da ascoltare con la mano sul cuore.

Through The Echoes – Paolo Nutini

I giorni natalizi sono l’occasione giusta per prendersi una pausa ed andare a recuperare i migliori album pubblicati durante l’anno. Last Night In The Bittersweet, l’album dal quale è estratto questo singolo, è senza dubbio uno di questi. Effetto collaterale: la voce graffiata di Paolo Nutini potrebbe rendervi malinconici, ma per tirarvi su sappiamo che avrete a disposizione dosi massicce di prosecco e pandoro.

A cura di Martina Caratozzolo

Ain’t No Mountain High Enough – Tammi Terrel & Marvin Gaye

Questo brano, che sicuramente ricorderete nel finale di Guardiani della Galassia, è la scusa perfetta per evitare le domande imbarazzanti dei parenti ed iniziare a ballare dando il via alla vera festa. Tammi Terrel e Marvin Gaye danno il loro meglio in questo duetto incalzante che lascia una sensazione ottimismo immotivato a tutti coloro che l’ascoltano.

Call Me Irresponsable – Bobby Darin

La voce calda del crooner Darin, la big band con i suoi fiati e i cori di questa canzone proiettano immediatamente l’immagine di una coppia di innamorati su una pista di pattinaggio o di bambini che giocano con la neve. Perfetta come colonna sonora delle giornate che precedono il Natale.

Change The World – Eric Clapton

È il 1996 e il cantante e produttore Babyface chiede a Eric Clapton di registrare insieme questo pezzo per la colonna sonora del film Phenomenon. I cori, le chitarre insieme alle tastiere portano inevitabilmente alla mente gli anni ’90 ed in particolare i film di natale del periodo, da Una poltrona per 2 a Mamma ho perso l’aereo

Your Song – Al Jarreau

Al Jarreau, per chi non lo conoscesse l’unico cantante ad aver vinto il Grammy in tre categorie diverse (jazz, R&B e pop), grazie alla sua voce calda e l’atmosfera soul esegue una versione magistrale del singolo del 1970 di Elton John, ottima per iniziare questa giornata di festa con il piede giusto.

Pearly-Deawdrops’drops – Cocteau Twins

Cambiando genere e decennio arriviamo al singolo del 1984 della band scozzese Cocteau Twins, che grazie al loro particolare timbro e alle atmosfere eteree rendono questa canzone adatta per i momenti più malinconici, ma non per questo tristi, che accompagnano questo periodo.

A cura di Elisabetta Ghignone

Bianco Natale – Achille Lauro feat. Rasty Kilo 

Se gli indie boys odiano il Natale, i trappisti non possono fare a meno di darsi cameratistiche gomitate quando si parla di città innevate, zucchero a velo, polverine bianche, palle di neve e Polo Nord. Lauro non è stato da meno, prima di Amadeus, mamma Rai e i “me ne frego”. 

Christmas Treat – Julian Casablancas

Dagli Strokes Julian si porta dietro il ciuffo un po’ unto che fa tanto brit pop ma anche un po’ di quell’ironia sfacciata che ci piace tanto. “Christmas Treat” è ridere dell’ipocrisia americana – e non solo – del fingere che il Natale renda tutto migliore.

Fairytale of New York – The Pogues

Questa dolceamara ballata folk irlandese ha trasfigurato le censure della BBC e di Mtv per continuare ad essere l’unica vera canzone di Natale per eccellenza. Ce le ha tutte: la tragica storia di immigrazione, i sogni sbiaditi di un domani migliore, una sbornia triste in una prigione di New York il 25 dicembre.

Have Yourself a Merry Little Christmas – Judy Garland

L’archetipo della canzone di Natale del secondo dopoguerra calorosa e familiare ma con un retrogusto di terrificante fatalismo. Perché sì è bello mangiare il tacchino ma magari l’anno prossimo siamo tutti morti. La versione languida di Judy Garland in “Meet me in Saint Louis” è in pieno spirito natalizio post apocalittico.

Il pranzo di Santo Stefano – I Cani

La prima regola dell’indie italiano è non parlare dell’indie italiano. La seconda è che il Natale fa schifo perché significa famiglia, convenzioni sociali, divertimento imposto, regali brutti e altre cose che fanno schifo. Anche I Cani danno il loro ottimo contributo alla causa.

A cura di Clarissa Missarelli

MUSIDAMS CONSIGLIA: i 10 migliori singoli di novembre

Ecco la top 10 del mese di ottobre 2022 secondo MusiDams!

La verità – Cosmo

Scanzonate paturnie esistenziali alla Cosmo con una bella base uptempo e una produzione pulita, tanto che arriva pure in rotazione radiofonica.

Voto: 25/30

Non lo dire a nessuno – Gazzelle

Dopo due album ben fatti e sudati Gazzelle ha capito che la solita zuppa è buona lo stesso se riscaldata a puntino e con un ritornello in più. E funziona dannatamente bene, ogni volta.

Voto: 26/30

Quelli come noi – Tananai

In memoriam dei defunti rave con più di 50 persone, Tananai fa una versione caciarona da balera degli Underworld. Ma Trainspotting è a Quarto Oggiaro e Born Slippy è la prossima canzonaccia da urlare ai festival estivi.

Voto: 27/30

Così stupidi – Ernia

Non sono i Gemelli Diversi, non è una hit dell’estate ’04 ma Milano nel 2022 con un Ernia in gran forma. In mezzo ad un album che ha convinto tutti e che sa di old school ma non troppo, un salto negli anni d’oro dell’hip-hop italiano in grande stile.

Voto: 27/30

Traccia 0 – ANSIAH

Pezzo sincero, un po’  brutto e cattivo, un po’ tamarro, pieno di cocaina e cassa dritta. Ansiah è emergente ma il sound c’è, l’attitudine pure, si può solo migliorare.

Voto: 28/30

A cura di Clarissa Missarelli

Caravan of Broken Ghost – Darkthrone

Benché sia uscito a ottobre, non potevamo esimerci dal parlare di Fenriz e Nocturno Culto, vista l’importanza enorme all’interno della scena black metal. Il brano non è niente di nuovo, poiché è da almeno vent’anni – diciamo da Plaguewielder– che il duo ricorre a quella che potremmo definire puro Celtic Frost worshipping

Voto: Meh/30

It’s The Sickness – Sadus 

Certo che con un titolo del genere e tenendo conto dell’enormità del coefficiente tecnico individuale del power trio in questione, ci saremmo aspettati realmente un brano sparato a velocità folli e tecnico all’inverosimile, in modo da essere coerenti col titolo della canzone. E invece no, i Sadus del 2022 mettono due riffini semplicistici in croce e per di più senza poter contare sul roboante basso fretless di Steve di Giorgio, ora impegnato con i Testament.

 Voto: Swallowed in Black era n’altra cosa/30

Seven Words – Xentrix

Gli inglesi non hanno mai brillato per inventiva sin dagli esordi risalenti alla seconda metà degli anni ottanta. Malgrado ciò, consiglio a tutti di andarsi a recuperare i primi due album (Shattered Existence e For Whose Advantage?), vere gemme di thrash metal abbastanza tecnico chiaramente ispirate ai migliori Metallica. Questo singolo, nonché title track del nuovo album, prosegue nel solco delle stesse sonorità. 

 Voto: 26/30

Ghost Of Reality – Riot City

Inseriamo in lista questo singolo, nonostante sia uscito già qualche mese fa, perché il secondo album dei canadesi – Electric Elite – è uscito a novembre. La canzone, manco a dirlo è una bomba ad orologeria che ben rappresenta la qualità altissima del disco, ovviamente tutto incentrato sullo speed metal e il metal tradizionale alla Judas Priest. 

Voto: 28/30

Lux Aeterna – Metallica

La vera notizia è che Hammett non usa il pedale wha nell’assolo. Il singolo anticipatore del prossimo 72 Seasons, la cui uscita è prevista per Aprile 2023, è un ganzissimo omaggio ai Diamond Head e alla NWOBHW, da sempre primo amore musicale di James Hetfield e Lars Ulrich, tanto da riprenderne spudoratamente lo stile nel riff portante. Una canzone che per quanto essenziale e di mestiere, difficilmente si schioderà dalla vostra testa.

Voto: 1982/30

A cura di Stefano Paparesta

I Modena City Ramblers raccontano i loro “Appunti Partigiani”

Andare ad un concerto dei Modena City Ramblers significa sapere già cosa aspettarsi: musicisti in kilt, discorsi sociali e pugni alzati. Eppure, nonostante sia un pattern presente ad ogni loro concerto, non si sa mai cosa aspettarsi davvero.

Appunti partigiani, disco d’oro del 2005 ripubblicato in vinile e in CD a distanza di 15 anni dalla prima uscita, sarebbe dovuto essere protagonista di un tour celebrativo che a causa della pandemia è stato annullato. Per questo motivo la band ha deciso di posticiparlo a quest’anno; con la data torinese del 18 novembre a Hiroshima Mon Amour è iniziato, invece, un tour invernale che la vedrà esibirsi nei più importanti club italiani.

Foto: Alessia Sabetta

La scaletta della serata prevede alcuni brani contenuti nel disco, quelli più legati alla Resistenza; ma anche i successi più famosi conosciuti ai più e lasciati esplodere alla fine. Il pubblico è decisamente eterogeno: i cinquantenni si sono accaparrati fieramente la prima fila e alla vista dei musicisti avviano una diretta Facebook, mentre alle loro spalle i ragazzi si amalgamano in un corpo unico fatto di pogo, birra e sudore.

L’allestimento è semplice: il logo della band, enorme, sulla parete posteriore è riprodotto anche sulla cassa della batteria. In scena tantissimi strumenti musicali: tra chitarre e bassi sia elettrici, che acustici, un violino, una tromba, un piffero, un banjo e tutti gli altri c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Il volume della musica è talmente tanto alto che il coro di tutti i presenti che cantano a squarciagola non riesce minimamente a emergere.

Foto: Alessia Sabetta

I MCR sul palco sono pieni di energia. Portano in scena la disillusione e la rabbia causate dal mondo che li circonda e le trasformano in veemenza pura. Guardano il pubblico dritto negli occhi, uno ad uno. Creano contatto con i presenti: salutano, sorridono, addirittura si mettono in posa quando si accorgono di qualcuno che sta cercando di fare loro delle foto. Si parla di migranti, di governo e di diritti. Di guerra e ingiustizie. Della necessità di rimanere umili e di ricordarsi le proprie radici. Si alzano cori che loro incitano e chiedono ai fan di rimanere sempre fedeli a quegli ideali antifascisti alla base del loro percorso musicale e quotidiano.

Non si snaturano mai. Questo è il motivo per cui andare ad un concerto dei Modena significa immaginare perfettamente cosa si sta andando a vedere. Anche a distanza di anni. Eppure, non è una cosa che stanca. Perché i loro discorsi sono fatti con l’occhio critico di chi sa esattamente cosa vuole, queste scelte si rispecchiano nella musica. Tutto si scaglia con un vigore quasi unico. E tu, più o meno fan, lo vivi in modo assolutamente attivo.

Foto: Alessia Sabetta

A cura di Alessia Sabetta