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Articoli di dominio generale, senza alcuna specifica. Possono essere conferenze stampa, eventi che uniscono più discipline – es. mostra con musica – etc…

Esibizioni diffuse a Torino per la settima edizione del Premio Buscaglione

È tutto pronto per il Premio Buscaglione, che si svolgerà a Torino fra il 4 e il 6 maggio 2023 in alcuni degli spazi musicali più importanti della città: Spazio211, Off Topic e CAP 10100, che da anni accolgono festival e concerti soprattutto di artisti emergenti. Due le semifinali in programma, in cui si sfideranno dieci fra cantanti e band provenienti da tutta Italia, tra cui verranno scelti i quattro finalisti che si esibiranno nel corso dell’ultima serata. 

L’obiettivo dell’Associazione Culturale F.E.A., che organizza il Premio, è promuovere la musica dal vivo e trovare la Next Big Thing italiana all’interno di uno spazio di condivisione creato per band, cantanti e per il pubblico stesso, che partecipa attivamente  alla selezione degli artisti. 

Il Premio Buscaglione, “una proposta alternativa in contrasto con i format televisivi dei talent dove il successo è immediato ma non duraturo”, nel corso degli anni ha lanciato artisti come Eugenio in Via di Gioia, Lo Stato Sociale, La Municipal, e in questa settima edizione ha visto ben 561 artisti iscritti. I premi principali – il Premio della Critica e il Primo Premio – consisteranno in un contributo in denaro e in un tour che farà tappa in 16 festival italiani fra cui Apolide (Piemonte), Memorabilia (Marche), Sud Est Indipendente (Puglia), RockunMonte (Toscana). Headliner delle tre serate saranno rispettivamente i Post Nebbia [4 maggio], Yosh Whale [5 maggio] e Gazebo Penguins [6 maggio]. Di seguito il programma completo delle tre serate:

Giovedì 4 maggioSpazio211
Headliner: Post Nebbia
Semifinalisti: Candra [Toscana], Fonni [Toscana], Giøve [Piemonte], Ufo Blu [Lombardia], Tommi Scerd [Liguria]

Venerdì 5 maggioOff Topic 
Headliner: Yosh Whale 
Semifinalisti: Cassio [Toscana], Frenesi [Piemonte], Hey!Himalaya [Lombardia], Miglio [Emilia Romagna], MiVergogno [Marche]

Sabato 6 maggio – CAP 10100 
Headliner: Gazebo Penguins
Esibizioni dei 4 finalisti 
Consegna Targa Gran Torino al cantautore Dente 
Closing party con DJ Set

I biglietti per le tre serate sono disponibili su https://oooh.events . Per chi non potrà seguirla dal vivo, la finale verrà trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube del Premio Buscaglione, in diretta radio su RadiOhm e in diretta radio + video su RBE – Radio & TV.

Per ascoltare i brani dei semifinalisti 2023:

Maggiori informazioni sul Premio Buscaglione sono disponibili al link: https://www.sottoilcielodifred.it

A cura di Ramona Bustiuc


Paolo Vaccaro, Margot e Pascal: la musica risuona nei giardini della Reggia

L’8 aprile, sotto un sole accecante e tra lo schiamazzare dei bambini, è apparso nell’orto di Levante dei giardini della Reggia di Venaria un totem autoalimentato, centro del progetto portato avanti da Open Stage e The Goodness Factory: nove artisti emergenti si sarebbero esibiti fino al 10 aprile, suddivisi in 3 gruppi, per presentare al pubblico i loro progetti.

L’evento si inserisce tra le iniziative della manifestazione “Venaria Reggia Aperta”, un insieme di attività realizzate in occasione delle feste pasquali da The Goodness Factory all’insegna della sostenibilità: infatti, gli spettacoli, organizzati sono quasi ad impatto zero in termini di consumo dell’energia elettrica. La collaborazione con Open Stage ha permesso di mettere in luce il lavoro di nuovi artisti, e a dare il via a questa serie di esibizioni sono stati Paolo Vaccaro, Margot e Pascal.

Paolo Vaccaro, musicista originario del Veneto, ha avuto la responsabilità di essere non solo il primo della giornata, ma anche di questa sezione della manifestazione: durante la mezz’ora a lui dedicata ha intrattenuto il pubblico con la sua chitarra e un repertorio di brani in italiano ed in inglese dalle influenze blues e folk, raccontando di canzone in canzone ciò che lo ispira a scrivere. A un mondo folkloristico di marinai e cowboy si alternano sprazzi di quotidianità, e la sua voce inizia ad attirare un consistente gruppetto di visitatori della Reggia.

Paolo Vaccaro (dal profilo Instagram: @paolovaccaromusic)

A seguire Margot, cantante torinese accompagnata dal piano digitale di Sara Sibona e dalla chitarra di Denis Chiatellino, che si è occupato anche dei cori. Una voce potente ma allo stesso tempo pulita, che passa da momenti di aggressività e sicurezza a giochi di note delicate, quasi sussurrate; gli arrangiamenti, sinuosi e a tratti cupi, donano una maggiore profondità al timbro della cantante. I pezzi suonati vengono accolti positivamente dai passanti, che alla fine di ogni pezzo applaudono con entusiasmo.

Margot (dal profilo Instagram: @margott.ig)

Arriva infine il turno di Pascal, musicista toscano che con la sua chitarra suona la conclusione della prima giornata dell’evento: canta di Sarajevo sotto il sole primaverile e presenta una canzone di protesta che usa per coinvolgere il pubblico, invitandolo ad accompagnarlo mentre canta un’ultima volta il ritornello. Il suo approccio intimo e rilassato rende il suo set l’ideale colonna sonora per un tardo pomeriggio tra i giardini della residenza.

Pascal (dal profilo Instagram: @iosonopascal)

Il progetto che Open Stage e The Goodness Factory realizzano a Venaria mette a segno diversi obbiettivi: portare in scena uno spettacolo con impatto ambientale minimo, fornire una vetrina interessante per giovani artisti ed arricchire con buona musica l’esperienza dei visitatori. Un’occasione che dopo queste tre giornate, ci auguriamo possa tornare con più frequenza.

Immagine in evidenza dal profilo Instagram @openstage.it.

A cura di Giulia Barge

Nient’altro che le nostre paure e il release party dei Breathe Me In

Una location suggestiva, qualcosa da bere e un gruppo di amici fanno una festa. Se poi tra questi amici qualcuno ti invita per presentare, quasi come un figlio, una creazione musicale, il party si trasforma in un release party: il 31 marzo allo Ziggy club (locale situato nel cuore del quartiere torinese di San Salvario) c’è lo scenario perfetto per quello di Nient’altro che le nostre paure, il nuovo album dei Breathe Me In

L’atmosfera è intima e informale: non sono molte le persone nella piccola sala del circolo, ma si conoscono tutti. E cosa più bella, molti di loro sono musicisti della scena torinese underground e accorsi per supportare gli amici sul palco. La restante parte sono i fan della prima ora che aggiungono quella nota di frizzantezza e l’orgoglio di chi sa di essere tra i primi ad averli scoperti. Alessandro Vagnoni (in arte Drovag) e gli Psychokiller scaldano l’atmosfera in attesa dei protagonisti della serata. I Breathe Me In salgono sul palco dopo circa un’ora dall’inizio del concerto, dopo essersi intrattenuti con gli ospiti e aver scambiato qualche parola con quasi tutti.

Foto: Alessia Sabetta

Nient’altro che le nostre paure, uscito per Pan Music Production lo scorso 17 marzo, viene presentato sui canali social come un viaggio tra paure, insicurezze e fragilità affrontate dalla band nel corso di questi anni… che sono state ampiamente superate, visto il risultato. La band − formata dal frontman Vittorio Longo, Federico Spagnoli alla batteria, Ludovico Guzzo e Paris Konstantis alle chitarre − di chiaro stampo rock, ha delle influenze metal, punk ed elettroniche, ben riscontrabili nella nuova produzione. “MacLean”, “Animali feriti” o “Prigionia”, hanno raggiunto tra i 15mila e i 20mila ascolti su Spotify in poco tempo. Tutto l’album presenta canzoni ben arrangiate, con una diversificazione sia ritmica che accordale: i giri di accordi non sono i soliti mainstream, ma anche quando sono un po’ più classici progrediscono in modo da sembrare particolarmente originali. Anche la struttura dei brani è eterogenea e non presenta sempre la classica costruzione pop. Inoltre, ogni arrangiamento è arricchito da una parte elettronica dal punto di vista ritmico e musicale (come in “Doppler”) e di effettistica per la voce (nel caso di “Resta”). Nonostante non si tratti di un genere troppo radiofonico, queste decisioni determinano una buona riuscita del prodotto musicale e benché le scelte stilistiche presentino soluzioni non molto convenzionali, le canzoni risultano piacevoli già al primo ascolto.

Foto: Alessia Sabetta

L’album nasce come lavoro di addio della band che sembrava si stesse sgretolando travolta dalla quotidianità. Eppure, dopo aver radunato tutte le paure del giudizio, delle aspettative, del fallimento i quattro amici hanno dato vita a qualcosa che segna una sorta di nuovo inizio. I Breathe me In sembrano legati da un collante che li tiene ben saldi gli uni agli altri: si percepisce la sinergia tra di loro e la si ritrova nella connessione che riescono a creare con il pubblico. Per interagire con i presenti scelgono di esprimersi tramite la loro musica, senza dilungarsi in troppi discorsi introduttivi ai brani e questa scelta risulta vincente perché il risultato è come un detonatore a rilascio immediato.

Foto: Alessia Sabetta

Vittorio Longo continua a rivolgere il microfono al pubblico che canta insieme a lui tra una ripresa video e un po’ di pogo. Il live funziona molto bene: sono incisivi, graffianti e si fanno trasportare dalla musica e dalle sensazioni che stanno vivendo, lasciano trasparire la concentrazione e le emozioni. Si vede che si divertono e che probabilmente non vedevano l’ora di mettersi a nudo per raccontare, insieme alle paure, la conquista di tante consapevolezze. Una, la più importante, la scrivono su Instagram: «la musica è, e farà parte di noi».

A cura di Alessia Sabetta

Il Flauto Magico in un allestimento che strizza l’occhio all’impressionismo cinematografico in scena al Regio

Die Zauberflöte, IlFlauto magico, Singspiel di Mozart su libretto di Emanuel Schikaneder, è tra le dieci opere più rappresentate al mondo e dal 31 marzo (dal 30 con anteprima giovani) al 14 aprile, sarà in scena al Teatro Regio di Torino, con regia di Tobias Ribitzki, animazioni di Paul Barritt ideate da «1927», la squadra supervisionata da Suzanne Andrade e dallo stesso Paul Barritt. Alla direzione d’orchestra Sesto Quatrini e Andrea Secchi alla guida del coro, completando i nomi dietro questa produzione.

La trama, ambientata in un favoloso Egitto, racconta la storia d’amore tra Tamino (interpretato da Joel Prieto e Giovanni Sala) e Pamina (Ekaterina Bakanova e Gabriela Legun) e il viaggio dell’eroe che lui deve intraprendere per liberare l’amata aiutato dal fedele Papageno, anch’esso alla ricerca di “ein Mädchen oder Weibchen” (una ragazza o una donna). 

In realtà, parlare in questo modo dell’intreccio alla base del Flauto magico è molto riduttivo: l’opera è eclettica, contraddittoria, ricca di significati e forse, proprio per tale motivo, tanto apprezzata dal pubblico. Il rischio che si corre per questo genere di messinscena è di raccontare la vicenda in modo razionale non risultando all’altezza di un racconto che ha il surrealismo come caratteristica principale: le menti creatrici dell’allestimento hanno compreso molto bene questo aspetto. Lasciandosi ispirare dal cinema muto (in particolare quello impressionista), dai fumetti e da altre numerose influenze, hanno ideato una scenografia che sembra prendere vite grazie alle animazioni proiettate sulle quinte del palco.

In un flusso di immagini animate che dialogano costantemente con gli attori sul palco, lo spettatore si ritrova all’interno di un’esperienza immersiva e deve fare i conti con una nuova concezione di opera. Proprio questa necessità di rivalutazione sembra turbare il pubblico dei giovani torinesi presenti all’anteprima. Così come molti alla fine dello spettacolo sembrano entusiasti di vedere finalmente la ricerca di uno “svecchiamento”, molti altri sembrano sbigottiti. Tra i commenti più sostenuti c’è il fatto che un’opera classica debba rimanere tale anche nell’apparato scenico e che un allestimento del genere risulti addirittura troppo azzardato per il maestro del classicismo viennese. 

Ma lo spettacolo, nato a Berlino nel 2012, ha già festeggiato il suo decennale riscuotendo successo tra Europa, Usa e Cina nonostante la sua peculiarità provocatoria. Motivo per cui questo allestimento è sintomatico di tantissimo coraggio da parte di coloro che hanno deciso di sfidare le convenzioni sociali: già solo per questo merita una possibilità.

Come dopo ogni anteprima lo spettacolo si è spostato nel foyer del teatro per la rassegna Contrasti. La scelta per questa data è ricaduta su Napoleone (cantautore di origini campane, ormai stabile a Torino) è stato presentato sui social del format come portatore di magia grazie al dialetto campano e la tradizione del funk partenopeo. L’artista già noto ai più grazie a un duetto con Guè, durante la sua esibizione ha presentato in anteprima il suo nuovo singolo “Il giardino di Maddalena”, insieme a Kaze, in uscita a mezzanotte. A differenza del Flauto magico il cantautore ha ottenuto il consenso di tutte le persone presenti, concludendo degnamente uno spettacolo che lascerà parlare ancora molti.

A cura di Alessia Sabetta

MUSIDAMS CONSIGLIA: i migliori 10 singoli di marzo

Un altro mese è appena passato e questo significa solo una cosa: Top 10! Ecco la classifica del Musidams per il mese di marzo.

Dimmi che c’è – thasup ft Tedua

Sembra che thasup riesca sempre a centrare il bersaglio. Con il nuovo singolo non si scosta dai brani presenti nel suo ultimo album, Carattere speciale, probabile segno che la sua cifra stilistica si sta consolidando. Una produzione molto fresca (come ci si potrebbe aspettare dall’artista). Scavando più in fondo attraverso la lettura del testo, l’artista parla di smarrimento, abbraccia tutte le persone che si sentono in uno stato confusionale e hanno bisogno di comprensione e sostegno. Nel videoclip sottolinea questo aspetto utilizzando l’espediente di un ragazzo che arriva dalla luna e si ritrova isolato da tutti.

Voto: 28/30

Astronave giradisco – Lucio Corsi

L’uscita del doppio singolo “Astronave giradisco/ La bocca della verità” segna il ritorno del cantautore che ad aprile, dopo 3 anni, uscirà con un nuovo album.  Con “Astronave giradisco”, Corsi ci fa entrare sempre di più nel suo mondo magico citando Lou Reed e Battiato. Racconta il brano come «un lento da ballare in due, tu e la tua ombra», e chi siamo noi per non dargli retta?

Voto: 27/30

Idem – Gazzelle

Gazzelle pubblica un pezzo esemplificativo di quello che ci si aspetta da lui: chitarra acustica in apertura, base musicale minimal, narrazione intima e quel pessimismo cosmico contro cui Leopardi non reggerebbe il confronto. Ma in questo viaggio così disfattista, anche Gazzelle vede la luce in fondo al tunnel e ci racconta la capacità di ritrovarsi.  E come sempre, ringraziamo il nostro Flavio perché non ci fa sentire mai soli.

Voto: 25/30

La parte del torto – Vinicio Capossela

La parte musicale richiama una tipica scena cinematografica ambientata nel far west, in cui i due pistoleri sono pronti per il duello all’ultimo sangue. Così come per il penultimo singolo “La crociata dei bambini”, anche in questo caso Capossela cita Bertolt Brecht. Il brano è una denuncia sociale nei confronti di una collettività che sembra stia appiattendo tutti i valori: «è un suono di frontiera, ma l’unica frontiera che qui si infrange è quella morale». Il singolo farà parte dell’album Tredici canzoni urgenti.

Voto: 25/30

Milano è la metafora dell’amore – Baustelle

Cari Baustelle, abbiamo dovuto aspettare anni per la vostra riapparizione. A Sanremo non è andata molto bene e questo singolo era il vostro riscatto. Occasione sprecata. Ma tanto vi si vuole sempre bene e finiremo per ascoltare questa canzone nei giorni più bui, perché in fondo la canticchiamo già dal primo ascolto. Speriamo in tempi migliori. Cordialmente.

Voto: 18 politico/30 e tanto amore

A cura di Alessia Sabetta

Moonlight – Kali Uchis

Kali Uchis, fluttuando tra versi in inglese e in spagnolo, canta il piacere di stare con qualcuno che si ama e con cui ci si sente completamente a proprio agio. “Moonlight” è il suo ultimo singolo, tratto dal suo nuovo album Red Moon in Venus, si basa sulla credenza secondo cui la “luna di sangue” smuove le emozioni. Con un testo che lascia ben intendere, la cantante statunitense regala un nuovo brano estremamente sensuale.

Voto: 30/30

Talkback – 6LACK

6LACK è un rapper americano noto per il suo sound R&B/soul e i suoi testi introspettivi. Il brano si apre con un pianoforte che dà il tono al resto della traccia; quando il ritmo entra nel vivo, 6LACK inizia a cantare, mettendo in mostra un notevole talento. Il brano parla di una relazione fallita e del dolore che può causare. Assolutamente consigliato agli ascoltatori di R&B e soul.

Voto: 30/30

Dogtooth – Tyler, the Creator

Il nuovo singolo di Tyler, the Creator è arrivato insieme all’annuncio della versione deluxe di Call Me If You Get Lost. Musicalmente in linea con la tracklist del suo ultimo lavoro discografico, il brano parla di relazioni disinteressate, quelle da cui non aspettarsi nulla in cambio. Nel testo il rapper muove una critica a coloro che si sentono autorizzati a dire alle donne come dovrebbero apparire o comportarsi.

Voto: 28/30

What You Wanna Try – Masego

Masego è un cantante e produttore discografico statunitense, diventato famoso grazie al suo singolo “Tadow”, del 2018. Ha da poco pubblicato Masego, il suo secondo album, da cui “What You Wanna Try” è emerso come il singolo preferito dai fan dell’artista. Nelle sue tipiche sonorità, combina influenze jazz, R&B e hip-hop. Ascoltandolo ritroverete il sample di due canzoni: “Tom’s Diner” di Suzanne Vega e “What’s Your Flava?” di Craig David.

Voto: 27/30

Red Ruby Da Sleeze – Nicki Minaj

Nicki Minaj è ufficialmente tornata e con lei il suo alter ego Chun-Li, ispirato all’omonimo personaggio di Street Fighter. Con questo singolo a sorpresa, presentato solo un giorno prima dell’uscita effettiva, ha chiamato a raccolta tutti i suoi fan e non: in “Red Ruby Da Sleeze” osanna la sua carriera e la sua bravura, paragonandosi alle sue colleghe. Fa anche riferimento al periodo in cui è stata in silenzio radiofonico, alludendo al fatto che molte di queste abbiano approfittato dell’assenza della Queen. Il brano cattura al primo ascolto, e ti porta a riascoltarlo come se non avessi niente di meglio da fare, complice anche il sample di “Never Leave You” di Lumidee.

Voto: 26/30

A cura di Erika Musarò


Premio Nebbiolo: un premio tra musica e amicizia

Al premio Nebbiolo si conoscono veramente tutti, tanto da sembrare una riunione di famiglia piuttosto che una serata dedicata ad un premio. Artisti, musicisti e amanti della musica popolano il Cap10100, legati da un amico in comune: Gwydion Destefanis. Il premio è dedicato al cantautore, scomparso nel 2020 all’età di 29 anni.

Chi era Nebbiolo?

Gwydon è cresciuto nel Monferrato e si fa chiamare Nebbiolo, un nome legato alle sue origini.

“Nebbiolo perché sono nato a fine ottobre in Monferrato quando si vendemmia il Nebbiolo appunto. È il mio vino preferito e c’è la parola nebbia dentro di cui sono amante”.

Prima di lanciarsi nel suo progetto musicale passò quattro anni in giro per l’Europa a bordo di un camioncino, suonando per racimolare qualche soldo. Tornato a Torino, nel 2018, pubblicò prima l’ep “Pezzi d’uomo” e, nel marzo dell’anno successivo, il suo album “Un classico”. Prima della sua scomparsa iniziò il percorso formativo presso il Centro Europeo di Toscolano di Mogol, che si era aggiudicato grazie alla vittoria del premio per miglior testo al Bologna Musica d’Autore del 2019 con la canzone “Più ci penso”.

Nebbiolo – foto di @giofemi

Cos’è il premio Nebbiolo

Il “Premio Nebbiolo” è un contest per giovani cantautori e cantautrici under 30 nato nel 2022. Tutto è partito dall’iniziativa di Alessandro Burbank, poeta e amico di Nebbiolo, in collaborazione con Yalmar Destefanis, videomaker e fratello di Gwydion. Il desiderio era quello di ricordare un amico, un fratello e di far ancora echeggiare la sua musica.

La call è indirizzata agli artisti provenienti da tutta Italia. Una parte viene poi selezionata tramite voto online, arrivando infine ad una rosa di 3 finalisti. Il vincitore del contest riceve un premio in denaro e la possibilità di produrre un brano da zero con Sberdia Live, studio di produzione torinese.

I tre progetti artistici arrivati alla finale di quest’anno sono Francamente, Stasi e Nube. A fare da giuria artisti come Willie Peyote e Eugenio Cesaro (Eugenio in via di gioia), ma anche addetti ai lavori come Valentina Gallo (direttrice artistica Cap10100) e Libellula Music.

Ad aprire l’evento finale ci pensano Burbank e Federica Buzzi (in arte Clelia Delia), i due presentatori della serata, che lasciano poco dopo il microfono alla Funky* Club Orchestra, la band resident. Da questo momento in poi è tutto un susseguirsi live e sketch di cabaret, che vede tra i protagonisti anche i tantissimi ospiti invitati ad omaggiare Nebbiolo con la loro musica.

Alessandro Burbank e Federica Buzzi, Premio Nebbiolo – foto di Stefano (Bobo) Giunipero

La serata scorre velocemente, regalandoci anche momenti di ilarità nati da alcuni problemi tecnici. Ogni esibizione regala qualcosa, complice anche l’atmosfera particolarmente fraterna che si respira all’interno del locale. Il pubblico è entusiasta, rispondendo anche attivamente a quanto succede sul palco.

A vincere il premio è Stasi (nome d’arte di Elia Arduino), nato a Pistoia ma residente a Torino. Il cantautore ha iniziato a scrivere fin da ragazzino e ha studiato vari strumenti, come la chitarra classica e il pianoforte. Grazie ad un suo brano, ha iniziato a collaborare con il producer torinese Frank Sativa. A gennaio ha pubblicato il suo ultimo singolo ” Per niente“. Un artista assolutamente da tenere sott’occhio, perché sono sicura che ne risentiremo a parlare molto presto.

Stasi vince il premio Nebbiolo
Stasi vince il Premio Nebbiolo – foto di Stefano (Bobo) Giunipero

A cura di Erika Musarò

MUSIDAMS CONSIGLIA: i 10 migliori singoli di febbraio

Ed ecco la top 10 del mese di febbraio secondo MusiDams!

Die For You (Remix) – The Weeknd & Ariana Grande

Dopo più di sei anni dall’uscita della canzone originale, The Weeknd chiama a rapporto la sua frequente collaboratrice Ariana Grande per restituire nuova linfa al brano, che sta godendo di un aumento della popolarità grazie a TikTok: sempre un piacere sentirli insieme, ma sarebbe stato meglio e più organico se Grande non sparisse completamente a metà della canzone.

Voto: Aspettando la prossima collaborazione/30

Boy’s a liar Pt. 2 – PinkPantheress & Ice Spice

La cantante britannica PinkPantheress recluta la nuova sensazione del rap Ice Spice per il remix del suo singolo, altro pezzo che ha ottenuto l’attenzione delle classifiche grazie al fattore TikTok: gli ingredienti per un brano virale ci sono tutti, dal ritornello martellante alla collaborazione inaspettata tra due dei nomi più in vista del panorama Gen Z.

Voto: 26/30

un bosco – Francesca Michielin

Terzo singolo estratto dall’album Cani sciolti, pubblicato il 24 febbraio: nel brano, dominato dal pianoforte, Michielin sembra rimpiangere il passato aggrappandosi all’idea di poterlo parzialmente recuperare attraverso una conversazione con quella che sembrerebbe essere una vecchia fiamma. Nulla di particolarmente originale, ma l’ascolto in un momento di vulnerabilità potrebbe dare il via a pericolosi viaggi mentali sulla strada dei rimorsi sentimentali.

Voto: 25/30

Die 4 Me – Halsey

Halsey aveva già accennato all’esistenza di un rifacimento solista della sua collaborazione con Post Malone e Future, che ha ora reso finalmente disponibile. Ancora non è chiaro se il brano sarà inserito in un futuro progetto, ma per il momento ci gustiamo questa chicca.

Voto: 26/30

Lottery – Latto feat. LU KALA

La rapper statunitense ritorna con un singolo ricco di influenze disco e un ritornello immediato che prende vita con la voce di LU KALA. L’atmosfera del pezzo ricorda molto “Say So” di Doja Cat: questo brano porterà a Latto la stessa fortuna che il suddetto singolo portò qualche anno fa alla collega?

Voto: 27/30

A cura di Giulia Barge

Welcome to my island – Caroline Polacheck

Da un paio di album Caroline Polacheck non ne sbaglia una. Una psichedelia elettronica scritta con cognizione di causa e il consueto gusto raffinato.

Voto: 28/30

A&W – Lana del Rey

La regina dei melodrammi soft pop ha ascoltato un sacco di Thom Yorke. Si sente e piacevolmente si piange, come al solito.

Voto: 28/30

Oil – Gorillaz feat. Stevie Nicks

I Gorillaz si riaffacciano sulle scene con un album tutto sommato fedele alla linea, ma con qualche doccia fredda (vedi la collaborazione con Bad Bunny). Qui vanno sul sicuro: drums anni ’80 e Stevie Nicks.

Voto: 26/30

Porno – Finley feat. Naska

Il ritorno del pop punk ha fatto danni. Tipo riesumare i Finley scongelati direttamente dal 2008, come se niente fosse cambiato. Gli emo kids tornano dall’aldilà come i guanti a rete.

Voto: 3m0/30

Padova può ucciderti più di Milano – Francesca Michelin

Ah ma non è un album di Elisa del 2004?

Voto: 24/30

A cura di Clarissa Missarelli

TORINO JAZZ FESTIVAL 2023

Presentati i main events dell’XI edizione

Dopo cinque anni, il Torino Jazz Festival torna sotto la direzione artistica di Stefano Zenni, uno dei massimi esponenti italiani della divulgazione jazzistica. È proprio per questo che si respira una certa curiosità nella sala del Municipio di Torino dove il 3 marzo alle 11.00 è prevista la conferenza.

Dopo i vari ringraziamenti, Zenni freme dalla voglia di raccontare cosa il Festival abbia in serbo per la città. Dopo il teaser preparato per l’occasione, il direttore può finalmente raccontare il programma del Festival, che avrà luogo dal 22 al 30 aprile, facendo notare che non è un caso che l’ultima data corrisponda alla Giornata Internazionale del Jazz promossa dall’UNESCO.

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Lo strano DNA dei Leprous: il concerto a Milano per l’Aphelion Tour

Rintracciare il DNA di un gruppo non è sempre un’impresa semplice. É il caso dei norvegesi Leprous, cui discografia, avviata nel 2009 con Tall Poppy Syndrome, è passata dal metal avanguardistico con influenze black (complice la vicinanza della band a Ihsahn, leader degli Emperor), al progressive metal di The Congregation, fino agli ultimi sforzi di stampo più pop e sinfonico, come Aphelion, oggetto dell’attuale tour che li vede protagonisti in ben 40 date consecutive. Per l’Italia c’è Milano: è il 27 febbraio, il Fabrique ospita 5000 fan che – come il gruppo – sono di vario genere: da metallari, a bimbi accompagnati dai genitori.

I Leprous durante l’energetico ritornello di “From the Flame” (foto di Mattia Caporrella)

L’apertura è riservata a due gruppi: primi i Kalandra, conterranei degli headliner, che immergono il club in atmosfere eteree e nordiche. Capitanati dalla vocalist Katrine Stenbekk, la band convince il pubblico con una sequenza di brani tratti dal loro debutto The Line, utilizzando strumenti poco convenzionali come archi per chitarra elettrica o corna animali. A seguire gli inglesi Monuments: il pubblico del Fabrique si scatena grazie al loro metalcore di livello, fra circle pit e pogo, incantato dalle abilità vocali di Andy Cizek, che passa dalle melodie agli scream con una facilità disarmante.

Il vocalist dei Monuments Andy Cizek si abbandona al pubblico durante il loro set (Foto di: Mattia Caporrella)

Una potente nota di basso sintetizzato emerge dalle casse: è l’inizio del set dei Leprous, che accolgono i fan con una doppietta terzinata: “Have You Ever” e “The Price”, accompagnate da cori a seguire i classici riff sincopati del gruppo. I Leprous si dimostrano fin da subito a loro agio, interagendo tra di loro e scambiandosi di ruolo continuamente fra tastiere, percussioni e voci.

I Leprous nei momenti finali del concerto (Foto di: Mattia Caporrella)

Continua lo showcase di vocalist fenomenali: Einar Solberg, compositore principale del gruppo, dimostra non solo un controllo vocale precisissimo (la sua ampia estensione vocale è da sempre protagonista dei brani dei Leprous), ma anche un’inedita scioltezza da showman: Solberg si rivolge al pubblico con fare sarcastico quando annuncia che il concerto sta per terminare: «Questa è un’informazione che non richiede reazioni, è un dato di fatto!» sottolinea il vocalist dopo le tipiche proteste. Dopo toccanti dediche all’Ucraina (“Castaway Angels”), tuffi nel passato del gruppo (“Slave” e la rara “Acquired Taste”, sorpresa della serata), e persino un brano eseguito dopo un sondaggio (“The Cloak”), i Leprous salutano il Fabrique bagnandolo di rosso: “The Sky Is Red” surriscalda la folla con la frenetica prima metà, per poi salutarlo con un crescendo finale dalle atmosfere apocalittiche: 11 minuti di intensità, sottolineate da un light-show stroboscopico. Dopo questa serata, resta difficile rintracciare il DNA artistico di gruppi così eclettici, eppure nel tris di gruppi c’è un fil rouge, che parte dalle terre scandinave dei Kalandra, passa per il metal tecnico dei Monuments, e arriva ai Leprous, che in qualche modo, brillano in ogni loro forma. 

A cura di Mattia Caporrella (Foto in evidenza: Mattia Caporrella)

SEEYOUSOUND 2023: Miucha – The Voice of Bossa Nova

Oltre a ripercorrere la storia della bossa nova, il documentario Miucha. The Voice of Bossa Nova, uscito nel 2022, riesce a raccontare una tematica – quella di genere – senza cadere nel mainstream e nel melodrammatico. Tutto è profondamente radicato nelle parole di Miucha – nome d’arte della cantante e compositrice brasiliana Heloisa Maria Buarque de Hollanda – e nella complessa realtà che visse.

Tra le proposte del Festival di cinema ad argomento musicale Seeyousound di Torino, alla sua nona edizione, Miucha. The Voice of Bossa Nova, riesce in 98 minuti di film a offrire uno scorcio inedito sulla vita privata di Miucha, musicista che ha vissuto la nascita della bossa nova e di cui è stata interprete tutta la vita. Liliane Mutti, sceneggiatrice e co-regista, e Daniel Zarvos, regista e produttore, riescono a ricostruire con grande equilibrio, sensibilità e un tocco di ironia, le vicende e le dinamiche della vita della cantante tramite lettere personali, diari registrati come audio su cassette e acquarelli realizzati dalla stessa Miucha. Da questa raccolta di materiale emerge con forza come il percorso che la portò ad affermarsi come cantante solista sia stato lungo e tortuoso: per molto tempo Miucha restò ai margini della storia della bossa nova, oscurata dai grandi nomi già noti. Lei stessa dichiara «Pensavo mi fosse proibito stare sul palco. Non mi consideravo una cantante. Era come una favola, che può succedere o meno. Non pensavo che potesse succedere a me.»

Miucha e Tom Jobim – Immagine dal film

Fin dall’infanzia Miucha visse in ambienti dove erano quasi esclusivamente gli uomini a cantare e suonare sui palchi, fino a temere che la carriera artistica fosse una cosa riservata al genere maschile e tenendo così nascosta per diverso tempo la sua vocazione. Nel 1965 sposò João Gilberto, uno dei massimi esponenti della bossa nova, di cui divenne anche la corista. I due si traferirono in breve tempo a New York e nel 1966 nacque la loro prima figlia, Bebel Gilberto. Il matrimonio inizialmente idilliaco andò peggiorando con il trascorrere del tempo, rivelandosi opprimente e doloroso.

La scrittura, la musica e le altre modalità di espressione artistica sono state necessarie alla cantante per reagire a ciò che la circondava e a ruoli sociali prestabiliti in cui non si ritrovava, come quello di moglie, madre, sorgente di forza e ispirazione per il marito, nonché risolutrice in casa di ogni problema. Con fermezza e desiderio, Miucha riuscirà ad andare via e cambiare vita, trovando nuove possibilità per vivere una vita felice, nuovi spazi dove potersi esprimere liberamente e trovare una propria identità musicale. Nel corso degli anni Miucha incise moltissimi album fra cui Getz/Gilberto, pubblicato nel 1964 e uno degli album di bossa nova più famosi nella storia. Nonostante questo, raramente le vennero accreditati i diritti e il suo nome rimase lontano dalle copertine dei dischi. Solamente a quarant’anni riuscì finalmente a incidere il suo primo album inedito, Miucha, uscito nel 1980. Fondamentale fu l’incontro con Antonio Carlos Jobim: tra i due iniziò una grande collaborazione musicale da cui nacquero gli album Miúcha & Antonio Carlos Jobim – vol. 1 e il successivo Miucha & Tom Jobim – vol. II, pubblicati rispettivamente nel 1977 e nel 1979.

Il documentario ha visto la sua anteprima italiana il 26 febbraio 2023 e, per chi se lo fosse perso, vedrà una seconda proiezione mercoledì 1 marzo alle ore 18 al Cinema Massimo.

Trailer del film Miucha – The voice of Bossa Nova

A cura di Stefania Morra