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Articoli di dominio generale, senza alcuna specifica. Possono essere conferenze stampa, eventi che uniscono più discipline – es. mostra con musica – etc…

C2C: Torino diventa capitale italiana dell’Avant Pop

Che il C2C sia uno dei festival italiani più attesi all’anno lo si può notare dalla quantità di spettatori giunti, nelle giornate di venerdì 3 e sabato 4 novembre, a Lingotto Fiere. Per l’occasione i padiglioni hanno cambiato veste grazie alle installazioni luminose, creando la giusta atmosfera per l’immersione totale in un altro mondo. Due palchi, il main e lo Stone Island, che ospitano un’eterogeneità di artisti più o meno conosciuti della scena avant-pop ed elettronica. Da anni il festival riconferma la sua mission: essere un punto di riferimento, in Italia, per gli amanti di una certa estetica sonora. E ci riesce benissimo.

C2C
Foto di Elisabetta Ghignone

Dopo il dj set nella giornata di giovedì, ritroviamo Caroline Polacheck tra i big del venerdì. Presentando alcuni dei brani del suo ultimo lavoro discografico, ha dato vita ad uno spettacolo etereo, come la sua voce, andando a confermare il successo sempre più crescente della cantautrice statunitense. In molti hanno comprato il biglietto solo per assistere al suo live, arrivato per la prima volta sul suolo italiano. A seguirla gli Overmono, il duo gallese formato dai fratelli Russell. Un misto di dance, drum and bass, hip hop e altri generi elettronici, con il loro live hanno fatto ballare l’intera platea presente. In molti lo acclamano come miglior momento della serata. In chiusura troviamo Evian Christ, dj e produttore inglese, che apre il suo set con l’inno della Champions League.

C2C
Foto di Martina Caratozzolo

Parallelamente sul Stone Island Stage, coperti da altissime colonne di casse, vari dj si contengono la parte più “ballereccia” di questo festival. Dall’ambient notturno degli Space Afrika all’elettronica Berghain style di Avalon Emerson, il popolo del Club to Club balla ininterrottamente, senza accennare stanchezza, come se fossero del tutto ignari delle ore passate sotto cassa. La serata si chiude con un senso di euforia generale, ma anche di stanchezza vista la tarda ora. Per molti l’esperienza del C2C finisce qui, ma per altri è solo l’inizio di quello che li aspetterà il giorno successivo.

C2C
Foto di Martina Caratozzolo

Sabato inizia con il ritorno più atteso di questa ventunesima edizione, quello dell’eclettico Yves Tumor. L’artista statunitense non si risparmia nel dar vita ad un live spettacolare, completamente fuori dagli schemi. Peccato fosse un po’ penalizzato per l’acustica, che non ha permesso di far godere appieno quanto succedeva sul palco. A seguirlo un altro nome super atteso: King Krule. Con un live emozionante che ripercorreva tutta la sua carriera, ha raccolto tutti i presenti (o quasi) sotto al main stage. Dopo di lui, Flying Lotus e di Moodymann hanno infiammato la serata. Il primo ha selezionato per il suo set alcuni dei brani dai suoi ultimi dischi Yasuke e Flamagra, con tanto di trasformazione nel suo alterego rap per regalarci un’esibizione in pieno stile Flying Lotus. Il secondo prende al volo l’eredità lasciata dal suo predecessore e continua a far ballare l’intera platea, che nonostante la stanchezza non ha alcuna intenzione di lasciare il proprio posto. Menzione d’onore per i ledwall, sui quali si sono susseguiti video e animazioni generate con l’Intelligenza Artificiale, che hanno reso l’atmosfera ancora più coinvolgente.

C2C
Foto di Elisabetta Ghignone

Si concludono così i live del Lingotto Fiere, che lasceranno il posto alla giornata finale di domenica alle OGR. Anche con questa edizione, il C2C si riconferma uno tra i migliori festival musicali a livello internazionale. Lo dicono i numeri tra ospiti e spettatori presenti, alcuni dei quali venuti appositamente a Torino. E il motivo di tanto successo è da ricercare nell’atmosfera complessiva che regala; infatti, è difficile non sentire un po’ di nostalgia appena le luci si spengono definitivamente.

A cura di Erika Musarò

Foto copertina di Elisabetta Ghignone

MUSIDAMS CONSIGLIA: I 10 MIGLIORI SINGOLI DI LUGLIO

Le vacanze sono ormai iniziate da un po’ e noi, con un po’ di ritardo, vi consigliamo i 10 brani più interessanti di questo luglio appena passato.

Vivido il tramonto – Raphael Gualazzi

Il cantautorato italiano non potrebbe essere più estivo di così: Gualazzi ce lo dimostra con le pennellate jazz e le tonalità cangianti del suo brano, pieno di immagini poetiche.

Voto: 29/30

Barbaric – Blur

I Blur tornano con un pezzo dalle melodie orecchiabili, colonna sonora di una relazione senza più certezze. Il contrasto tra testo e musica suona quasi ironico.

Voto: 28/30

Blue – Bloc Party

La dolcezza in musica, con i muri di suono – meglio, di chitarra – tipici della band londinese a suggellare un brano d’amore. Il testo è solo per i più romantici.

Voto: 28/30

Novacandy – Post Malone

Atmosfere avvolgenti ed echi lisergici, il pop di Post Malone fa pendant con le tinte del sole che cala sulla spiaggia: chill pieno. Si torna sempre dove si è stati bene.

Voto: 27/30

Doubt – Slow Pulp

Se vi piace quel dream pop un po’ nostalgico, che strizza l’occhio all’elettronica e si insinua facilmente in testa, siete nel posto giusto. Provare per credere: vi ritroverete a fischiettarla.

Voto: 27/30

A cura di Carlo Cerrato

What Was I Made For? – Billie Eilish

Il nuovo singolo di Billie Eilish è stato appositamente composto per il film Barbie di Greta Gerwig, insieme al fratello Finneas. Il brano intimista e delicato racconta il viaggio spirituale di Barbie alla scoperta di se stessa nel mondo reale, ma anche le lotte personali della cantante. Viene cantato il senso di estraniamento e la conseguente voglia di uscire da un mondo fatto di sole apparenze.

Voto: 29/30

Guapanese – Mick Jenkins

Il brano è il nuovo estratto dell’album The Patience, in uscita il 18 agosto. Con una strumentale basata sul pianoforte, Jenkins esplora il tema del materialismo e dell’ossessione per il denaro nella società contemporanea. Il testo suggerisce che molte persone danno priorità al denaro, concentrandosi esclusivamente sul successo finanziario. Tutto questo, secondo Mick Jenkins, porterebbe a un’esistenza superficiale, lontana dalla genuinità e dall’autenticità.

Voto: 29/30

TELEKINESIS – Travis Scott feat. Future & SZA

Dopo 5 anni, il re della trap ritorna con un nuovo album Utopia con una lunga tracklist carica di featuring particolarmente interessanti. Tra questi, “TELEKINESIS” che vede la collaborazione di Future e SZA. Il singolo trattata temi come la crescita personale, la fiducia in sé stessi e la capacità di superare gli ostacoli, toccando le esperienze personali dei tre artisti. La canzone incoraggia gli ascoltatori a rimanere fedeli a se stessi, a fidarsi dei propri istinti e a cogliere tutte le possibilità che potrebbero presentarsi.

Voto: 28/30

Cheat – Mahalia feat. JoJo

Ve la ricordate JoJo e la sua “Leave (Get Out)”? La cantante statunitense è stata scelta da Mahalia per il suo nuovo singolo che anticipa l’uscita del suo nuovo album. Il brano, influenzato dall’R&B britannico, parla di dare una seconda possibilità ad un partner che ha tradito e che continuerà a farlo. Nel video musicale, Mahalia e JoJo scoprono di frequentare entrambe lo stesso ragazzo, ma invece di litigare tra loro, si uniscono per affrontarlo.

Voto: 26/30

The Weekend – Stormzy, RAYE

Seconda collaborazione per i due artisti londinesi. “The Weekend” è un brano R&B/rap che richiama lo stile dei primi anni 2000. Stormzy e Raye hanno un simpatico botta e risposta, in un testo ironico che racconta l’interessamento verso una nuova cotta. La cantante, con la sua voce jazz, rende il singolo particolarmente dolce, mentre il rapper dona un tocco di “spavalderia” con le sue rime.

Voto: 26/30

A cura di Erika Musarò

Le confessioni di Madame allo Stupinigi Sonic Park

Prosegue l’edizione 2023 dello Stupinigi Sonic Park: dopo l’anteprima alle OGR con gli Interpol e i concerti dei Simply Red e di Biagio Antonacci, è toccato a Madame calcare il palco di fronte alla Palazzina di Caccia. Lo spettacolo dell’8 luglio è stato tra le prime tappe del tour estivo della cantautrice vicentina, tournée in cui ha presentato per la prima volta dal vivo il suo ultimo album L’Amore.

L’arduo compito di aprire il concerto è affidato alla torinese Ginevra, che canta per circa mezz’oretta: la cantante ha dovuto affrontare una platea non ancora al completo e per buona parte del tempo dispersa tra aree cibo e bevande, nonché già proiettata verso l’idea di vedere dal vivo Madame; riesce nell’obiettivo di ottenere una maggiore attenzione da parte del pubblico durante le ultime due canzoni, quando ognuno ha ormai preso il proprio posto. Nonostante ciò si porta a casa una buona esibizione, facendo sicuramente una buona impressione su chi ha deciso di ascoltare.

madame
Dal profilo instagram di Madame

Un po’ di minuti di ritardo prima che inizino giochi di luce e movimenti di musicisti che mettono in allerta il pubblico: sono quasi le 22.00 quando Madame sale sul palco sulle note di “Avatar – L’amore non esiste”, facendo alzare rapidamente il pubblico dalle sedie. Gruppi di amici, coppie, famiglie, fan accaniti o semplici curiosi che approfittano della brezza estiva per assistere ad un live in una splendida location. Madame sembra attirare chiunque: se ne accorge lei stessa, scherzando sulla presenza in platea di alcuni bambini prima di esibirsi con le sue canzoni più esplicite.

A colpire maggiormente il pubblico sono esibizioni come quella di “Sciccherie”: uno sgabello e un riflettore sono tutto ciò di cui Madame ha bisogno per avere il pubblico ai suoi piedi, un’immagine che potrebbe stonare con la percezione che il pubblico generalista ha del suo personaggio. La cantante introduce spesso i suoi pezzi con commenti e battute, lasciando trasparire alcuni lati della sua personalità che probabilmente sono ciò che la avvicina di più ai fan più giovani, mentre la sicurezza con cui affronta le esibizioni le garantisce l’ammirazione dei più adulti.

Madame
Dal profilo Instagram di Madame

La musica di Madame è una musica autobiografica, ricca di confessioni, come ribadisce più volte lei stessa: è da questa idea che nasce un gioco che si svolge a metà concerto, chiamato “Il confessionale”, in cui gli spettatori più temerari si prestano a svelare i loro segreti più imbarazzanti. Ovviamente ciò che succede allo Stupinigi Sonic Park rimane nello Stupinigi Sonic Park, e dopo un quarto d’ora di confessioni e risate si prosegue con il resto del concerto. Il confessionale non è l’unico momento di interazione con il pubblico: durante un piccolo problema tecnico Madame occupa il tempo leggendo i cartelli alzati dai fan, e verso la fine del concerto fa anche salire tre bambine sul palco.

Le canzoni più note trovano tutte posto nell’ultima parte della scaletta: “Il bene nel male”, “Voce” e “Marea” sono i brani che ottengono le maggiori reazioni della platea; grande accoglienza anche per l’ultimo singolo della cantante, “Aranciata”. Una volta terminato il concerto si assiste alla gioia incontenibile di chi ha partecipato come fan accanito, ma anche alle aspettative ampiamente superate di chi era lì quasi per caso o in qualità di accompagnatore: sembrerebbe quindi che Madame sia, davvero, per chiunque.

A cura di Giulia Barge

I Simply Red a Stupinigi Sonic Park: ed è subito disco anni ‘80

Qualche nuvolone grigio che copre le ultime luci rossastre del tramonto e chi, dando le spalle al palco, scatta delle foto alla Palazzina illuminata nell’attesa dell’inizio dello spettacolo. È stato accolto così il concerto dei Simply Red che, il 4 luglio, ha inaugurato il cartellone di Stupinigi Sonic Park con un formidabile (e forse anche scontato) sold out.

Pochi i giovani: il pubblico per la maggior parte è della vecchia generazione e si appresta, tra una birra e un panino, a rivivere uno sprazzo di gioventù nel parco della palazzina. Tra un “fuori” urlato e qualche applauso di incitamento la band britannica sale sul palco e apre l’evento con “Better with you”, brano tratto dall’ultimo album, Time, uscito lo scorso maggio, che è anche quello a cui è dedicato questo tour. 

Foto di Alessia Sabetta

La serata procede in modo disteso e il parco risuona dei nuovi brani ma anche degli intramontabili classici della band, che hanno accompagnato l’adolescenza dei più. Non mancano gli assoli dei vari strumenti, tra cui anche sax e tromba, che sottolineano tutte le sfumature musicali della band, oltre che l’estrema bravura dei musicisti. Ma anche le dediche al cantautore Barry White e «That’s for you Tina, you’re a beautiful girl» dopo aver eseguito, durante il bis, la cover di “Nutbush City Limits”.Il frontman, Mick Hucknall, sfoggia per l’intera serata un italiano quasi perfetto a cui unisce del sano umorismo con cui intrattenere il pubblico.

Difficile, già da subito, rimanere fermi sulla sedia: chi ondeggia con il busto, chi muove freneticamente il piede e chi abbandona il proprio posto per rimanere in piedi in fondo o ai lati della platea per scatenarsi liberamente. Poi «let’s go back to 1985» – urla Hucknall − e all’improvviso, il prato di Stupinigi si trasforma in un enorme dancefloor, quasi tutti i presenti si ammassano sotto palco per ballare insieme e cantare prima che la band lasci il palco. 

Foto di Alessia Sabetta

In un attimo, dopo una “panoramica souvenir del pubblico” scattata dal cantante e i dovuti ringraziamenti, cala il silenzio e una fiumana di gente si riversa lungo l’enorme viale per uscire fuori. Tra i presenti c’è chi continua a canticchiare e chi, un po’ amareggiato, commenta la durata troppo corta del concerto, scherzando sulle movenze molto vintage del frontman.

Si conclude così una serata all’insegna delle pure vibes anni ’80, con le sonorità di una band i cui componenti sono da decenni considerati vere e proprie “Stars” in tutto il mondo.

a cura di Alessia Sabetta

MUSIDAMS CONSIGLIA: I 10 MIGLIORI SINGOLI DI GIUGNO

Con giugno arrivano i brani che ci accompagneranno per tutta l’estate. Ecco la top 10 dei migliori singoli di giugno 2023 secondo MusiDams!

Home To Another One – Madison Beer

Sonorità alla “Video Games” di Lana del Rey e video musicale tra il rétro e il futurismo: “Home To Another One” è l’ultimo di una lunga serie di singoli pubblicati da Madison Beer in attesa del suo secondo album, Silence Between Songs, in uscita a settembre.

Voto: 26/30

Don’t Say Love – Leigh-Anne

Dopo più di un anno dall’inizio della pausa indefinita delle Little MixLeigh-Anne presenta al pubblico quello che è a tutti gli effetti il primo singolo da solista di uno dei membri in carica della girl band inglese: brano dance pop e influenze garage, con la giusta promozione potrebbe fare faville nelle radio europee.

Voto: 27/30

Attention – Doja Cat

Doja Cat abbandona il pop e i colori accesi per atmosfere decisamente più dark e crude: singolo all’insegna del rap, l’artista si prende quattro minuti (durata più unica che rara nell’era streaming) per rispondere per le rime a chi critica il suo aspetto fisico e a quei gruppi di fans che si ostinano a creare zizzania nel mondo del rap femminile. Un ritorno in grande stile per la rapper statunitense, che nonostante il drastico cambiamento non rinuncia ad uno dei suoi classici ritornelli orecchiabili.

Voto: 28/30

Barbie World – Nicki Minaj & Ice Spice (with Aqua)

La mania dei campionamenti è ormai fuori controllo, ma ci aspettavamo tutti che nella colonna sonora del film Barbie la storica “Barbie Girl” si sarebbe manifestata in un modo o in un altro: la hit eurodance viene trasformata in un brano hip hop da Nicki Minaj e Ice Spice, che avevano recentemente unito le forze per il remix di “Princess Diana”, ma il risultato non convince a pieno.

Voto: 23/30

Un Altro Mondo – Merk & Kremont, Tananai, Marracash

La corsa al tormentone estivo è ufficialmente una gara all’ultima collaborazione: Merk & Kremont si buttano in pista con il loro primo singolo in lingua italiana, e per l’occasione reclutano Tananai e Marracash, reduci dai grandi successi di “Tango” e “Importante”.

Voto: 24/30

A cura di Giulia Barge

SUMMERSAD 4 – La Sad feat. Naska

La summer è sempre sad per i bambini del 2000 cresciuti a plum cake e pop punk in maggiore.

Voto: 27/30

Diluvio a luglio – Tedua feat. Marracash

Il figlio della giungla di Cogoleto è tornato con un album puntellato di pezza, come questo.

Voto: 28/30

Sai che c’è? – Venerus

Antiestivo, vacanziero, notturno, caciarone: Venerus, questa estate, la prende così.

Voto: 26/30

One like you – LP

Un brano incredibilmente anacronistico, eppure funziona. Sarà il karisma di LP, a cui tutto sommato si crede sempre.

Voto: 25/30

Poveri mai – Il Pagante

Sarebbe un’estate italiana senza la fotografia vanziniana e pozzettiana delle vacanze sull’Adriatico?

Voto: 24/30

A cura di Clarissa Missarelli

immagine in evidenza dal videoclip di Doja Cat https://www.youtube.com/watch?v=agXQQDasq0U

COLLISIONI – presentata la quindicesima edizione del festival agrirock

Un festival per i giovani: Geolier, Lazza e Sfera Ebbasta sono le punte di diamante di un evento musicale che, con oltre 40.000 spettatori nelle scorse edizioni, unisce cultura e intrattenimento con un approccio moderno e glocal.

Martedì 20 giugno si è tenuta la conferenza stampa della prossima edizione di Collisioni Festival nella Sala Trasparenza del Grattacielo della Regione. A tenere le fila della discussione è stato il direttore artistico Filippo Taricco che, da subito, ha sottolineato la volontà di dedicare ai più giovani l’intero evento. La demografica dei presenti in sala tuttavia non era dello stesso parere, vista l’assoluta assenza di under 30; ed è stato lo stesso Taricco, scegliendo di omettere del tutto la presentazione del cast, a ironizzare: «Tanto in questa sala siete tutti vecchi, non conoscete nessuno di questi nomi e pensate solo al buffet». Per fortuna, però, la programmazione delle serate mantiene la promessa.

In piazza Medford il 7, l’8 e il 9 luglio la città di Alba ospiterà alcuni tra gli artisti più apprezzati della scena musicale italiana attuale. Dall’attesissimo Lazza a Sethu, il festival conferma nuovamente una line up contemporanea che negli ultimi anni lo ha contraddistinto e ringiovanito.

Un pensiero anche per i più nostalgici e per la vecchia generazione per i quali Collisioni ha previsto l’unica data piemontese degli Articolo 31, domenica 9 luglio e l’esibizione di Checco Zalone, domenica 16 luglio. Da quest’anno, grazie ai fondi della compagnia SanPaolo, il festival espande il suo intervento con la riqualificazione della zona del Parco Tanaro e la creazione di un palco permanente da lasciare in eredità: «Perché i giovani di oggi non siano costretti a sopportare la fatica e le tribolazioni che abbiamo subito quando abbiamo creato Collisioni» commenta Taricco. Un regalo ai posteri, ma soprattutto alle nuove leve.

Il nuovo spazio pronto all’uso, sarà a disposizione di chiunque voglia creare un evento. Verrà inaugurato il 20 luglio con il concerto di Mr. Rain e utilizzato nuovamente in conclusione del festival, con Diodato il 30 luglio.

COLLISIONI FESTIVAL – PIAZZA MEDFORD

VENERDÌ 7 LUGLIO
Ernia + Geolier
LAZZA

SABATO 8 LUGLIO
Giuse The Lizia + Sethu + Tony Boy
Shiva
SFERA EBBASTA

DOMENICA 9 LUGLIO
FESTA ANNI 90 con ARTICOLO 31 + DeejayTime

DOMENICA 16 LUGLIO
CHECCO ZALONE – Amore + Iva

COLLISIONI FESTIVAL – ARENA PARCO TANARO

Giovedì 20 LUGLIO
MR RAIN

Domenica 30 LUGLIO
DIODATO

Maggiori informazioni al link: https://www.collisioni.it/

A cura di Aurora Colla

MUSIDAMS CONSIGLIA: i 10 migliori singoli di maggio

Ecco la top 10 dei migliori singoli di maggio 2023 secondo MusiDams!

Dance the Night – Dua Lipa 

Il primo brano della colonna sonora di Barbie, l’attesissimo film di Greta Gerwig in uscita a luglio, è firmato da niente meno che da Dua Lipa con la produzione di Mark Ronson. “Dance the Night” viaggia sulla scia delle vibes anni ’70 di Future Nostalgia, proiettandoci direttamente sulla pista da ballo con Margot Robbie e Ryan Gosling

Voto: 28/30

America has a problem – Beyoncè feat Kendrick Lamar 

Il featuring a sorpresa fra Beyonce e Kendrick Lamar, uscito il 19 maggio, trasforma un brano sulla dipendenza affettiva in una critica alla dipendenza del mercato discografico statunitense nei confronti dello stesso Lamar, tanto che persino l’intelligenza artificiale cerca di clonare i suoi testi – senza grandi risultati – . Il singolo campiona il brano del 1990 “Cocaine (America has a problem)” del rapper americano Kilo Ali

Voto: 27/30 

Bellu uaglione – Rosa Chemical 

Rosa Chemical e il fantasma di Renato Carosone si uniscono per un revival di “O’ Sarracino”, che viene trasformato in un inno alla fluidità in chiave EDM. Il pride month è ufficialmente iniziato ed è firmato Rosa Chemical.

Voto: 26/30

Mare Caos – Paola e Chiara

È finalmente maggio, il mese dei tormentoni estivi: non poteva ovviamente mancare il singolo delle maestre assolute di quest’arte, Paola e Chiara. “Mare Caos” è il secondo brano estratto dall’album Per sempre, uscito il 12 maggio, e non abbiamo dubbi che con le sue sonorità latin pop diventerà IL tormentone di questa estate 2023. 

Voto: 26/30

Pazza Musica – Marco Mengoni, Elodie

Dobbiamo ammetterlo: aspettavamo questo duetto da anni. E forse le nostre aspettative erano troppo alte, perché il risultato non riesce a soddisfarci pienamente: sa di già sentito. Il brano rimane comunque piacevole e rientrerà sicuramente nelle nostre playlist vacanziere.

Voto: 25/30

A cura di Ramona Bustiuc

Lawnmower – Bent Knee

Il primo singolo della band avant-garde statunitense dopo l’abbandono del sopracitato Ben Levin (ex-chitarrista) e Jessica Kion (ex-bassista) è una ballad che lascia spazio alla voce radiosa della vocalist Courtney Swain, con sonorità che sfiorano il country. Il contrasto con il disco precedente Frosting (composto per lo più da musica cacofonica e ostica) è sorprendente: il brano regala brividi dal quieto incipit, fino al finale distorto, mentre Swain ci racconta di come non taglia più il prato della sua casa in campagna.

Voto: 29/30

Nothing Is As Good As They Say It Is – Sparks

Dopo la prima avventura cinematografica con Annette, gli Sparks tornano in pompa magna con l’ennesimo album (siamo a venticinque!): “Nothing Is As Good As They Say It Is” è il grido punk rock di un bambino appena nato che chiede disperatamente a sua madre di tornargli in grembo. Il titolo dell’album, The Girl Is Crying In Her Latte, ci fa pensare che non ci siano pezzi particolarmente più allegri nel nuovo repertorio, e va bene così.

Voto: 28/30

Prince of Fire – Voyager

Forti del buon risultato al recentissimo Eurovision Song Contest con “Promise”, i Voyager continuano la promozione dell’atteso disco Fearless in Love. “Prince of Fire” va in contromano rispetto a quanto presentato a Liverpool: quasi 5 minuti per un brano dalla struttura irregolare, con synth e melodie sempre presenti, ma stavolta sovrastate dalla potenza delle ritmiche. Il disco esce a luglio e fa già caldissimo.

Voto: 28/30

Home – Einar Solberg ft. Ben Levin

Sebbene sia da sempre il compositore principale e frontman dei Leprous, Einar Solberg si prepara all’uscita del suo debutto da solista 16. Il disco è una buona scusa per esplorare sound che nella band striderebbero eccessivamente, e “Home” non fa eccezione. Una ritmica hip-hop fa da base a un brano pieno dei caratteristici vocalizzi del cantante, stavolta dallo spirito più commerciale che mai. A confermare questi sentori c’è Ben Levin che regala al brano una strofa rappata. Einar, ti vogliamo bene a prescindere, anche con la mazurka.

Voto: 27/30

Under You – Foo Fighters

L’inaspettato ritorno dei Foo Fighters sembra destinato a produrre un disco molto interessante. La band è quanto più vicina al loro esordio, quando Dave Grohl scrisse e registrò in solitaria il self-titled del 1995 – anche questo a seguito di una grave perdita, ovvero quella di Kurt Cobain: Grohl è stato batterista dei Nirvana per 4 anni – . “Under You” è un modo di celebrare quanto è stato Taylor Hawkins – batterista dei Foo Fighters dal 1997 e deceduto a marzo 2022 –  senza scadere nell’eccessivo melenso: il brano è fresco e movimentato, dall’ascolto semplice e d’impatto, che ci riporta a grandi successi come “Learn to Fly” o “Big Me”.

Voto: 26/30 

A cura di Mattia Caporrella

Immagine in evidenza: screenshot dal video https://www.youtube.com/watch?v=OiC1rgCPmUQ

Il gioco della serietà: La fille du Régiment al Teatro Regio

Cosa mette di buon umore più della Figlia del reggimento? Quest’opera che ci fa danzare davanti agli occhi soldatini colorati, che mette in scena amori giocosi e ingenui, che usa la musica per creare un mondo dove il Male semplicemente non esiste, è la cura infallibile contro la depressione. Con quest’opera il Teatro diventa quel che è in Fanny e Alexander: gioco di cartone, volo di fantasia, magia che vince il duello con la realtà. Nulla nella Figlia del Reggimento è reale: la Guerra, l’Esercito, la Nobiltà, l’Amore, il Dolore, la Separazione sono tutte figurine in miniatura nelle mani di un bambino. Ma come ogni gioco che si rispetti, va giocato con estrema serietà (i bambini questo lo sanno bene).

La figlia del reggimento al Teatro Regio – Foto di Andrea Macchia

Dunque in un momento triste, come può esserlo l’aria di Marie alla fine del primo atto, Donizetti vuole che tu pianga, e ti fa piangere; e in un momento di gioia, come quando i tre protagonisti si riuniscono nel secondo atto, vuole che la gioia sia incontenibile, e ti folgora con un ritmo offenbachiano perché devi aver voglia di alzarti in piedi e danzare.
È commovente pensare che queste opere non le ha scritte un bambino vero, un piccolo Mozart: le ha scritte un adulto, uno che è nato nella miseria, che a quarant’anni ha perso i genitori e la moglie e i figli, e che ha finito i suoi giorni pazzo: uno, insomma, che ha conosciuto il dolore. L’esilità di certe sue marcette, valzerini o minuetti sembra un rimpicciolirsi davanti al gran caos del mondo, un ritirarsi nel sottosuolo, in una tana dove asciugarsi le lacrime e poter tornare a giocare ai soldatini. Perciò questa musica così fragile è anche quella dove più spesso la malinconia affiora, trascolora e si riassopisce: soltanto in Schubert abbiamo una successione così cangiante di modi maggiore e minore nello spazio di poche battute. Il comico come superamento del tragico di cui è fatta la vita è teorizzato e messo in pratica nelle melodie donizettiane.

La figlia del reggimento al Teatro Regio – Foto di Andrea Macchia

Il Teatro come gioco, dunque, e la creazione artistica come luogo per espungere il Male dal mondo sono gli ingredienti delle opere comiche di Donizetti. Guai al regista che davanti alla Figlia del reggimento punti al realismo, alla verosimiglianza, o quel che è peggio a parlare di noi, parlare del presente, parlare del mondo in cui viviamo: no, no, no, sembra dire quest’opera, viva il mondo in cui non viviamo.

La figlia del reggimento al Teatro Regio – Foto di Andrea Macchia

Nello spettacolo andato in scena al Teatro Regio, i registi Barbe & Doucet hanno seguito questo principio e hanno ricollocato l’opera sul comò di un’anziana signora, tra scatole di medicine, la statuina di una Madonna alta sei metri e una abat-jour di cui non si vede la sommità: davvero un mondo di soldatini, di figurette di cartone. Né si perde l’ambientazione svizzera, poiché sul comò è anche collocato un orologio a cucù a forma di chalet e sul fondo il dipinto di un paesaggio alpino. Il resto, come potete immaginare, viene da sé, ed è meraviglioso. Tanto più che questi due sono dotati della dote più rara tra i registi: l’umorismo, cosa ben diversa dalla caciara o dalla stupidità con cui altri credono di far regie divertenti. L’ambientazione insolita è introdotta da un piccolo film proiettato durante l’Ouverture, dove si vede l’anziana signora, i suoi nipotini, la casa di riposo, il comò e gli oggetti dei ricordi riposti su di esso: la vita trascorsa, probabilmente passata per la guerra, viene delibata nella memoria e trasformata, per chi durante la guerra era bambina, in una favola colorata: cosa c’è di più malinconico e dolce insieme, di più profondamente donizettiano?

La figlia del reggimento al Teatro Regio – Foto di Andrea Macchia

Guidati dai due registi e dalla bacchetta di Evelino Pidò, molto analitica coi timbri dell’orchestra, gli interpreti hanno dato prove ottime e nel canto e nella recitazione, questa assai più difficile da padroneggiare in un’opera che richiede di parlare e non solo di cantare, dunque bravi due volte. Fuoriclasse assoluto Arturo Brachetti nei panni della Duchessa di Crakentorp: come nella migliore tradizione dell’operetta (si pensi al ricevimento nel secondo atto del Pipistrello), si è esibito in un numero extra che combinava al trasformismo la canzone “Ciribiribin”: per un attimo l’immenso Paolo Poli è tornato tra noi.

La figlia del reggimento al Teatro Regio – Foto di Andrea Macchia

A cura di Luca Siri

La Svezia vince l’Eurovision Song Contest 2023

Il 13 maggio si è tenuta la finale dell’Eurovision Song Contest – l’evento non sportivo più seguito al mondo – che ha visto trionfare Loreen con la sua “Tattoo”. 26 paesi in gara dopo l’operazione pulizia delle due semifinali (qui e qui per leggere le nostre pagelle) e molti graditi ritorni tra gli ospiti della serata fino al trionfo svedese, annunciato ormai da mesi e travolto da polemiche e contestazioni. Ma andiamo con ordine.

La serata si è aperta con la Kalush Orchestra che ha portato una nuova versione della sua “Stefania”, canzone vincitrice nel 2022, dando il la a una straordinaria flag parade intervallata dai rappresentanti ucraini più memorabili degli ultimi anni: i Go_A con “Shum” (2021), Jamala con “1944” (vincitrice nel 2016), Tina Karol con “Show Me Your Love” (2006) e Verka Serduchka con “Dancing Lasha Tumbai” (2007). Una volta terminata la sfilata, sul palco della Liverpool Arena è iniziata la gara.

Dopo le 26 esibizioni e con l’apertura del televoto, è stato nuovamente il momento degli ospiti. Sam Ryder, in gara per il Regno Unito l’anno scorso, ha presentato il suo nuovo singolo “Mountain” con Roger Taylor alla batteria. A seguire, un segmento dedicato alla musica di Liverpool a cui hanno preso parte il nostro Mahmood e altri ex concorrenti come Netta, Daði Freyr, Cornelia Jakobs e Sonia. L’esibizione si è conclusa con un’emozionante versione di “You’ll Never Walk Alone” cantata da Duncan Laurence, vincitore nel 2019 con i Paesi Bassi e con un collegamento dal Golden Gate di Kiev con Ruslana, vincitrice nel 2004 con l’Ucraina.

A circa un’oretta dall’apertura del televoto, l’annuncio della sua chiusura e l’inizio delle assegnazioni dei punti della giuria, compatta nella sua preferenza: quindici nazioni hanno dato i loro 12 punti alla Svezia, garantendo a Loreen uno stacco di 163 punti dalla seconda posizione (Israele). Bene per l’Italia con Marco Mengoni, che le giurie hanno piazzato al terzo posto. Il pubblico nell’arena però non sembrava apprezzare la piega che stava prendendo la classifica: dal palazzetto si alzavano cori incitando “Cha Cha Cha” o urlando il nome del rappresentante finlandese, che le giurie avevano posizionato al quarto posto.

Il televoto ci ha regalato, come sempre, grandi sorprese e momenti al cardiopalma. Tonfo inaspettato per nazioni come Austria, Francia e Spagna, che i pronostici davano in top 10 ma che sono tutte finite nella seconda metà della classifica. Grande salto per la Norvegia con Alessandra e la sua “Queen of Kings”, che dal 17esimo posto della giuria è volata al quinto. La tensione però è salita alle stelle con l’annuncio dei punti della Finlandia: Käärijä ha dominato il televoto, raccogliendo 376 punti e scalzando momentaneamente dal primo posto Loreen. Il rapper finlandese si è però dovuto accontentare della seconda posizione: Loreen ha infatti preso 243 punti al televoto, permettendole di portare a casa il trofeo una seconda volta con un totale di 583 punti.

Le assegnazioni dei 12 punti del televoto.

La vittoria della Svezia è stata, indubbiamente, storica: Loreen è diventata la prima rappresentante donna a vincere il contest per due volte (la svedese vinse nel 2012 con “Euphoria”) e ha portato inoltre la nazione a un totale di sette vittorie, a pari merito con l’Irlanda per il maggior numero di primi posti. Questo trionfo però non è stato accolto da tutti con entusiasmo: l’arena e il pubblico da casa parteggiavano chiaramente per la Finlandia (che ha ricevuto ben 18 set di 12 punti al televoto), e molti hanno accusato le giurie di aver avvantaggiato eccessivamente Loreen sia per il suo status di icona eurovisiva sia per la possibilità di organizzare l’Eurovision Song Contest 2024 in Svezia a 50 anni della vittoria degli ABBA con “Waterloo”.

La classifica dell’Eurovision Song Contest 2023.

Per quanto riguarda l’Italia, non possiamo di certo lamentarci: Marco Mengoni arriva sesto al televoto e finisce al quarto posto dietro all’israeliana Noa Kirel; il suo risultato garantisce all’Italia la sesta top 10 consecutiva. Inoltre, dal nostro ritorno in gara nel 2011, la nazione ha ottenuto per ben sette volte il miglior posizionamento in classifica rispetto agli altri Big 5, ovvero quei Paesi che sono di diritto in finale (oltre l’Italia sono Spagna, Francia, Regno Unito e Germania).

Si conclude quindi l’Eurovision Song Contest di Liverpool, un’edizione all’insegna della musica come mezzo di unione tra le nazioni europee con grandi tributi ad Ucraina e Regno Unito, che l’anno prossimo ci porterà nella terra del gravlax e dell’Ikea – e, appunto, degli ABBA: ci vediamo nel 2024!

La performance di Loreen dopo la proclamazione.

Foto in evidenza dal profilo Facebook dell’Eurovision Song Contest.

A cura di Giulia Barge

Eurovision Song Contest 2023 – Pagelle della seconda semifinale

Anche la seconda semifinale di questo Eurovision Song Contest 2023 si è conclusa, seppur con performance meno spettacolari e decisamente meno memorabili rispetto a quelle della serata del 9 maggio (ne abbiamo parlato qui). Spagna, Regno Unito, Svezia e Ucraina hanno avuto modo di presentare un’anteprima dei loro brani, che passano di diritto alla finale che si svolgerà alla Liverpool Arena sabato 13 maggio 2023 e che, come ogni anno, verrà trasmessa in eurovisione (e in Australia alle 5 di mattina. Perché? Non lo sappiamo).

Di seguito le pagelle in ordine di esibizione:

Breaking My Heart – Reiley (Danimarca)

Reiley apre questa seconda serata con un completo rosa glitterato – approvatissimo – e una canzone che strizza l’occhio ai nostalgici dell’epoca di Tumblr e alle sonorità del primo Troye Sivan. Carino, ma non convince abbastanza da passare in finale.

Voto: nostalgia, nostalgia canaglia/30

Future Lover – Brunette (Armenia)

Brunette continua con la scia dei testi a tema cuore spezzato intervallando momenti particolarmente carichi di pathos a uno stacchetto. Purtroppo però l’esibizione di Chanel dello scorso anno (potete rivederla qui: https://www.youtube.com/watch?v=jSQYTt4xg3I) risulta difficile da uguagliare. Apprezziamo tuttavia il tentativo e la canzone rimane bella.

Voto: 25/30

D.G.T. (Off and On) – Theodor Andrei (Romania)

Theodor Andrei osa portando un look in total pink e un brano che inizia in versione acustica e continua su base registrata, mantenendosi perfettamente intonato durante tutta la performance. Le uniche pecche sono la base stessa – forse troppo debole rispetto alla sua vocalità – e la scenografia che sembra recuperata da un video musicale a basso budget dei primi anni 2000. “D.G.T. (Off and on)” non sarà memorabile come l’iconica “Hola mi bebebè”, ma perché non farla passare in finale? Peccato.

Voto: 26/30

Bridges – Alika (Estonia)

Le relazioni difficili sono davvero un must in questa edizione dell’ESC – insieme agli inni alla pace, moltiplicatisi per ovvi motivi –. “Bridges” è un brano che riesce perfettamente a valorizzare la potenza vocale della cantante, e come tale arriva in finale senza troppa fatica. Punto bonus per il pianoforte che si suona da solo.

Voto: 24/30

Because Of You – Gustaph (Belgium)

Avete presente quando state guidando, sono le 2 del mattino e in radio passano quelle canzoni house o EDM che sembrano tutte uguali e non fanno altro che farvi venire ancora più sonno? “Because Of You” è una di quelle. L’unico entusiasmo è quello per la presenza in scena delle coriste e del ballerino di voguing PussCee West.

Voto: non me la ricordo nemmeno/30

Break A Broken Heart – Andrew Lambrou (Cipro)

Cipro è la quota “gilet ma con i piedi scalzi” di questo ESC 2023. Canzone tipicamente da Eurovision ricca di “uuuuuuh” e “aaaaaah” e come tale passa in finale. Andrew Lambrou comunque bravo.

Voto: 23/30

Power – Diljá (Islanda)

Altri “ooooh”, ma questa volta in versione più dance e preceduti da un “po-po-po-power”.

Voto: 23/30

What They Say – Victor Vernicos (Grecia)

Victor Vernicos appare in un outfit che ricorda molto i ragazzi innamorati delle protagoniste dei libri distopici… Sì, quelli che finiscono per sacrificarsi e morire al posto loro. Il mood della canzone è più o meno sulle stesse corde. Il brano è un omaggio a “Someone to you” di BANNERS.

Voto: Continua a crederci/30

Solo – Blanka (Polonia)

Blanka si presenta con una canzone frutto di un plagio clamoroso dal punto di vista musicale e testuale a “Solo” dei Clean Bandit con Demi Lovato; il resto della performance è risultato dell’evidente sciopero dei reparti scenografia e costumi. È però una delle poche esibizioni che riesce a ravvivare gli spiriti della Liverpool Arena, quindi passa in finale.

Voto: 24/30

Carpe Diem – Joker Out (Slovenia)

Il genere suonato dai Joker Out è stato definito dalla stampa slovena “Shagadelic rock”, ovvero un rock alla Austin Power, la celebre saga di film d’azione comici degli anni ‘90. Il look della band – fatto di pantaloni svasati e camicie a fiori – sicuramente aiuta a calarsi meglio in quell’epoca. In ogni caso rimane una gioia ascoltare brani cantati nella lingua di appartenenza degli artisti, che in questo caso ricordano un po’ un mix fra i Bnkr44 e i Dear Jack.

Voto: 25/30

Echo – Iru (Georgia)

Nel 2016 i conduttori dell’Eurovision Song Contest – che quell’anno si tenne a Stoccolma, in Svezia, dopo la vittoria di Måns Zelmerlöw con “Heroes” nel 2015 – deliziarono il pubblico con un brano satirico intitolato “Love Love Peace Peace” in cui venivano elencati gli elementi per creare la perfetta canzone eurovisiva: «Step one!/ Get everyone’s attention/ A powerful, majestic start/ Maybe battle horn of some kind?/ Step two! Drums!/ There has to be drums!», «Primo step!/ Attira l’attenzione di tutti,/ un inizio potente, maestoso/ Magari un corno da battaglia di qualche tipo?/ Secondo step! Percussioni! Devono esserci le percussioni!» La Georgia segue questi preziosi consigli, eppure non passa. “Love Love Peace Peace” rimane la canzone migliore mai cantata nella storia dell’Eurovision Song Contest.

Voto: 24/30

Like An Animal – Piqued Jacks (San Marino)

Le Vibrazioni ma in inglese incontrano lo stilista di Harry Styles.

Voto: 22/30

Who The Hell Is Edgar? – Teya & Salena (Austria)

Teya & Salena portano un brano estremamente catchy, divertente e orecchiabile che a primo impatto potrebbe riguardare Edgar Allan Poe. La loro è in realtà una critica nemmeno tanto velata alle retribuzioni ingiuste nel mondo della musica: «0.003/ Dammi due anni e la tua cena sarà gratis»,

Voto: 26/30 e premio sindacalista

Duje – Albina & Familja Kelmendi (Albania)

Questa autrice ha un debole per i ritmi balcanici – forse un po’ per colpa delle sue origini – e non vede l’ora di ballare questa canzone al prossimo matrimonio o battesimo. Ingiustamente privata della finale lo scorso anno, questa volta l’Albania conquista anche i più restii con i fazzoletti rossi sventolanti e li rivedremo il 13 maggio.

Voto: 25/30

Stay – Monika Linkytė (Lituania)

Monika Linkytè è alla sua seconda partecipazione all’Eurovision e questa volta sembra decisa a portarsi il premio a casa. Il brano potrebbe essere l’ennesima ballad di questa edizione, ma il ritornello con il detto lituano permette di essere memorizzato piuttosto facilmente. La performance è impeccabile.

Voto: 25/30

Promise – Voyager (Australia)

Ogni volta che l’Australia si esibisce all’Eurovision Song Contest, un cittadino europeo mette in dubbio le sue conoscenze di geografia. Il brano è un misto fra elettronica, rock e – sorprendentemente – growl ma non passa la verifica del software antiplagio: già il citato Måns Zelmerlöw aveva fatto qualcosa di estremamente simile con la sua “Heroes”, brano vincitore dell’edizione ESC 2015.

Voto: 23/30

A cura di Ramona Bustiuc