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Articoli di dominio generale, senza alcuna specifica. Possono essere conferenze stampa, eventi che uniscono più discipline – es. mostra con musica – etc…

ESC 2022 – Second semifinal: dagli spalti del Pala Alpitour

Si sono concluse le due semifinali dell’Eurovision Song Contest 2022 e Torino non è mai stata tanto europea come in questi giorni. Abbiamo assistito dal vivo alla seconda serata dal Pala Alpitour ed è stata un’esperienza più emozionante di quanto ci aspettassimo.

La prima impressione che ci ha accolti entrando è stata quella di far parte di un evento davvero immenso, molto più grande di noi, soprattutto grazie alle tantissime persone provenienti da ogni parte del mondo. Solo due anni fa sembrava incredibile che presto saremmo potuti tornare a riunirci tutti in un solo luogo!

Ciò che ha colpito dell’evento in sé è soprattutto l’intera macchina organizzativa che sorregge l’Eurovision Song Contest: benché le canzoni siano fondamentali e i conduttori, tutto sommato, siano più funzionali allo spettacolo televisivo che allo show del Pala Alpitour, quello che permette l’ottima riuscita di tutto risiede in un’organizzazione studiata al secondo, con il cronometro proiettato sul main stage per permettere agli assistenti di studio di rispettare la rigida tabella di marcia imposta dal format EBU.

Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika hanno ricoperto il ruolo da padroni di casa in modo perfetto, seguendo un copione scritto parola per parola che scorreva accanto alle telecamere e segnalava perfino i silenzi. È stato bello vederli “uscire dal ruolo” ufficiale quando arrivava il momento delle esibizioni in gara e unirsi alla green room (quando non anche al pubblico delle prime gradinate) cantando e ballando con le delegazioni che assistevano alle performance. Momenti di distensione che hanno dimostrato come, nonostante l’impegno nel condurre, abbiano anche saputo sfruttare l’occasione per divertirsi.

Il clou della serata, però, sono state le canzoni in lotta per la qualifica in vista della finale di sabato 14 maggio. Uno dopo l’altro a ritmo serratissimo, i 18 brani sono stati eseguiti tra rapidissimi e variegati cambi di scenografia, fiamme e cascate d’acqua. L’entusiasmo del pubblico internazionale (e degli altri partecipanti, tutti nel giardino all’italiana della green room) è stato alle stelle per ogni esibizione, sia delle entry in gara sia degli ospiti. I ragazzi del Volo, eccezionalmente in due (Ignazio Boschetto e Piero Barone) sul palco e uno (Gianluca Ginoble) “a distanza” a causa della positività al Covid rivelata poche ore prima dell’inizio dello show, hanno intrattenuto il Pala Alpitour e gli spettatori a casa con una versione italo-inglese di “Grande amore”, canzone con cui sono arrivati sul terzo gradino del podio all’Eurovision Song Contest nel 2015.

Ora che la settimana più europea dell’anno ha superato la metà e si avvicina al grande finale, essere stati nel pubblico di una delle serate dal vivo – scoprendone i dietro le quinte e i segreti che non si possono vedere da casa – rende l’evento ancora più emozionante e fa sentire parte di qualcosa veramente grande di cui tutti sono allo stesso tempo protagonisti e spettatori, senza confini e senza limiti.

Immagine in evidenza: Nderim Kaceli

A cura di Selene Barbone

ELETTRONICA, BOSSANOVA E NUOVA CANZONE D’AUTORE SUL PALCO DELL’EUROVILLAGE

Il Media Centre di Palazzo Madama ha ospitato un insolito incontro di mondi musicali nel pomeriggio dell’11 maggio. Ginevra, Motel Connection, Johnson Righeira e i Paloma si sono uniti per confrontarsi sull’Eurovision Song Contest e su come la città di Torino stia vivendo questi giorni intensi.

I primi ad intervenire sono i Motel Connection, gruppo di musica elettronica e autori della colonna sonora del film Santa Maradona, di nuovo insieme, dopo una pausa di otto anni, sul palco dell’Eurovillage in compagnia della giovane cantautrice torinese Ginevra. Per Samuel (anche voce dei Subsonica), l’Eurovision Song Contest rappresenta un momento di svolta per la città per riprendere confidenza con i grandi eventi dal vivo e far riemergere la cultura underground per cui è conosciuta. Ginevra, inoltre, sottolinea come il richiamo di Torino sia sempre molto forte in lei, da anni a Milano per far crescere la propria musica.

Anche per i Paloma, nati “in via Rio De Janeiro” e debuttanti sul palco del Valentino, quella dell’Eurovillage è una realtà che permette di rendere viva la scena musicale della città e su cui sperano di poter contare per tanto tempo ancora. La loro produzione si ispira alle sonorità tropicali ed esotiche della musica brasiliana, prima su tutte la bossanova.

Lo stesso immaginario – unito a quello delle canzoni estive della sua infanzia – da cui ammette di aver attinto Johnson Righeira, “giovane della Barriera di Milano” che, con il duo Righeira, ha rivoluzionato la scena elettronica e mainstream negli anni ’80. Il cantante ritiene l’ESC un evento da non lasciarsi sfuggire per recuperare il valore della cultura e della musica live di Torino, nonché un grande momento di aggregazione. Pur non azzardando ipotesi sul possibile vincitore, confida di trovare una certa affinità con i Subwoolfer, il cui nome e la cui immagine pensa che siano geniali.

L’augurio, come affermano i musicisti che si esibiscono all’Eurovillage, è quello di riuscire a mantenere le stesse iniziative anche dopo il periodo dell’Eurovision Song Contest. Immergersi nell’atmosfera portata a Torino dalla manifestazione sembra essere tra gli aspetti preferiti tanto dal pubblico quanto dagli artisti, che sulla scena offerta dal parco del Valentino si incontrano per restituire al capoluogo piemontese, dopo una lunga pausa forzata, il senso di unione e vitalità che solo i grandi eventi sanno dare.

Immagine in evidenza: https://torino.repubblica.it/

A cura di Selene Barbone

I NEGRITA PER LA RASSEGNA TORINO, CHE SPETTACOLO

Il 9 maggio 2022 si è tenuta a Palazzo Madama la conferenza stampa con i Negrita, che hanno presentato il loro concerto nell’ambito della rassegna Torino, che spettacolo. La campagna vuole promuovere le grandi iniziative torinesi di questa primavera-estate, di cui Eurovision fa da capofila.

La band si è detta contenta per il fatto che per la prima volta una manifestazione come Eurovision sia stata presa sul serio dal nostro Paese. Pau (il frontman) spera che l’iniziativa possa essere causa di aggregazione transnazionale: in un mondo in cui siamo quasi “succubi” al dominio americano, questa è un evento democratico; in quanto tale, dà voce a tutti i Paesi allo stesso modo. Inoltre, dopo due anni «spettrali» – così come li definisce – è bello che una manifestazione del genere unisca i Paesi sotto il segno dell’Europa. 

Sempre parlando di Eurovision, Drigo (il chitarrista) si dice contento per la vittoria dello scorso anno dei Maneskin, dal momento che il gruppo è diventato il portavoce del rock. Quel genere che da anni viene definito morto dalla stampa, con un’attitudine che avrebbe in sé – dicono – qualcosa di «sociologico». La loro soddisfazione ha a che fare con il fatto che a vincere siano stati dei giovani italiani che suonano in analogico e non «premendo dei bottoni di plastica»

Rispetto ai cantanti di quest’anno si esprimono in maniera positiva, dicendo che Blanco e Mahmood «spaccano», per poi definire Achille Lauro – in gara per San Marino – un outsider.

In seguito è stata posta una domanda riguardante il loro rapporto con la città di Torino. La band precisa che si tratta di un bel rapporto, dal momento che la generazione di musicisti formati negli anni ’90 ha trovato la sua culla proprio a Torino, da sempre città cosmopolita e molto vivace a livello sociale e universitario. Il legame con la città rimane vivo grazie all’amicizia con i Subsonica, con i live – ricordano l’Hiroshima – e con il rapporto con Carlo Rossi, autore e produttore discografico morto prematuramente – con cui hanno avuto la possibilità di fare esperienze interessanti.

Foto: Alessia Sabetta

L’ultima domanda è rivolta al live di Eurovillage della serata. La band, infatti, è tra gli ospiti che suoneranno sul palco del Valentino. Loro definiscono il live «particolare» perché la band non suonerà al completo, motivo per cui è necessario ricercare nuovi equilibri per far divertire il pubblico.

I Negrita sono poi saliti sul palco intorno alle 22, nella giornata dedicata all’Europa per la pace, con  Pau alla voce, Drigo alla chitarra, Franky al basso e il percussionista brasiliano Itaiata Josè De Sa. 

Il live si è aperto con “Il gioco”, passando poi per successi più o meno recenti da “Rotolando verso sud” – canzone che ha dato loro molto fortuna, hanno ricordato – passando per “Gioia infinita”, per poi chiudere nel bis con “Radio Conga”.  Inoltre, hanno ricordato nuovamente Carlo Rossi dedicandogli “Non torneranno più”. Tra una canzone e l’altra hanno ripetuto quanto fossero increduli nel vedere di fronte ad un palco così tanta gente senza mascherine.

Il concerto ha messo alla prova le norme sulla sicurezza del posto dal momento che ad un certo punto della serata si è raggiunta la capienza massima del luogo e alla stessa band è stato intimato dall’organizzazione di avvisare dal palco i fan ancora in coda che non sarebbero potuti entrare.

Il concerto è durato circa un’ora e mezzo e, nonostante la formazione peculiare, i Negrita sono riusciti nell’intento dichiarato durante la conferenza: migliaia di persone radunate sul prato hanno ballato e cantato con la band. 

a cura di Alessia Sabetta

“Una voce per San Marino”: San Marino all’Eurovision 2022

Nell’ambito di UniversoxEurovision [ne abbiamo parlato qui] sono state organizzate due iniziative per approfondire la questione della partecipazione di San Marino all’ESC. Martedì 10 maggio si è tenuta una conferenza che ha visto dialogare Alessandro Capicchioni (San Marino RTV, capodelegazione di San Marino a Eurovision) ed Emanuele Lombardini (giornalista).

L’intervento si è concentrato sul rapporto – a tratti controverso – tra il microstato, il contest e l’Italia stessa. San Marino infatti è una realtà particolare, dal momento che, pur avendo un’emittente associata al 50% con la Rai, partecipa al Contest per conto proprio. San Marino viene catapultato nel 2008 ad Eurovision, quando partecipa con “Complice” del gruppo Miodio, senza tuttavia riuscire a raggiungere la finale. Si ripresenta all’Eurovision due anni più tardi, dopo un’interruzione causata da difficoltà economiche. Il problema, spiega Capicchioni, è l’assenza di un’industria musicale strutturata, per cui la quantità dei costi necessari alla partecipazione è un ostacolo per i piccoli Paesi.

‘Una voce per San Marino’ è la nuova competizione canora varata per selezionare il rappresentante di San Marino da inviare a Eurovision; ha debuttato tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, e ha visto la vittoria di Achille Lauro. L’artista ha sicuramente dato notorietà al festival innescando − sempre secondo Capicchioni – quell’idea dettata dalle dinamiche televisive, secondo la quale, dato che l’artista è importante, allora la performance dovrà essere necessariamente all’altezza. Il capodelegazione spende delle parole molto positive per Lauro raccontando come l’artista, molto educato e intelligente, costruisca delle vere e proprie storie attorno alle sue canzoni; così è stato anche per “Stripper”, in gara quest’anno. I riflettori sono puntati su di lui, anche perché è un musicista esuberante e per la prima volta si trova a doversi interfacciare con un contesto molto più spumeggiante e vario rispetto a quello italiano a cui è abituato. Ha accettato questa sfida e tutti sono convinti che saprà stupire, come ha sempre fatto.

L’invito finale è quello di seguire Eurovision dai canali di San Marino, per avere uno sguardo del contest diverso e percepire la realtà di San Marino un po’ di più rispetto al solito.

A cura di Alessia Sabetta

Sempre in prospettiva della prima edizione di ‘Una voce per San Marino’ abbiamo intervistato Andrea Lattanzi, giornalista e inviato a Torino per Libertas.sm.

Lattanzi, che sarà a Torino per seguire dal vivo l’Eurovision Song Contest per Libertas.sm – sito web d’informazione di San Marino e della Romagna – ha trasmesso tutto il suo entusiasmo a proposito della manifestazione, insistendo su quanto essa sia fondamentale nell’«unire diversi Paesi e gli artisti che li rappresentano per alcune notti all’anno nel nome dell’amore e del rispetto per la musica, a prescindere dalla storia e dalla situazione politica. È qualcosa di veramente straordinario». 

Iniziamo con l’esperienza della prima edizione di “Una Voce per San Marino”, dicci un po’ com’è andata.

Penso che la prima edizione di ‘Una Voce per San Marino’ sia stata davvero sorprendente sia per me che per tutta la Repubblica di San Marino. È stato un grandissimo piacere e onore aver ricoperto l’incarico di presidente di una delle tre giurie votanti nella serata finale al Teatro Nuovo di Dogana. Io e gli altri componenti della giuria da me presieduta, ossia Gabriele Fazio (giornalista Agi), e Serena Sartini (giornalista Askanews), abbiamo voluto assegnare il Premio della Critica a Mariateresa Amato, in arte Mate, per la sua canzone “DNA – Donna Non Addomesticata” e il suo percorso come artista emergente dalle selezioni alla finale di ‘Una Voce per San Marino’. Con questo evento artistico, San Marino ha attirato su di sé l’attenzione e la curiosità dei media non solo italiani ma anche internazionali per diversi mesi: non è affatto una roba da poco. Inoltre, San Marino ha finalmente un suo Festival della musica, un po’ come l’Italia con Sanremo o la Svezia con il Melodifestivalen. Spero che possa avere vita lunga!

Cosa ne pensi della vittoria di Achille Lauro?

Vittoria meritatissima quella di Achille Lauro alla prima edizione del festival. Stiamo parlando di un vero e proprio performer a 360 gradi, capace di catalizzare la scena con i suoi brani, i suoi outfit e le sue esibizioni. Nel panorama musicale italiano attuale, Lauro è uno dei pochissimi artisti che sperimenta spaziando da un genere musicale all’altro, porta sul palco qualcosa di diverso e sa far parlare di sé in ogni momento. Sono convinto che Achille Lauro, con la sua partecipazione all’Eurovision Song Contest 2022 a Torino, riuscirà a consacrarsi a livello internazionale e, allo stesso tempo, ad aiutare la Repubblica di San Marino a conquistare per la quarta volta la qualificazione alla finale e, magari, a migliorare il 19° posto ottenuto da Serhat nel 2019.

Qual è la prima cosa che pensi se dico Eurovision 2022?

Quando penso all’Eurovision Song Contest 2022, mi viene subito da dire: ‘Finalmente è ritornato in Italia dopo svariati anni. Evviva!’. L’Eurovision Song Contest è una vetrina importantissima anche per la musica italiana e la sua diffusione in ogni parte del mondo; la Rai ha ben compreso questo concetto tant’è che, dal 2011 in poi, si fa rappresentare ogni anno all’ESC da artisti musicali dalle immense qualità: Raphael Gualazzi, Nina Zilli, Marco Mengoni, Il Volo, Francesco Gabbani, Mahmood, Maneskin, ecc. Anche San Marino Rtv lavora sodo ogni anno per far sì che venga rappresentata al meglio la Repubblica più antica del mondo nella manifestazione canora più seguita e apprezzata: le tre finali conquistate nel 2014, nel 2019 e nel 2021 sono un grandissimo risultato per San Marino, a cui auguro di continuare a raggiungere tanti altri traguardi all’ESC.

Come è percepito l’Eurovision dalla popolazione sammarinese?

I cittadini di San Marino di anno in anno sono sempre più appassionati dell’Eurovision Song Contest. Quest’anno, per esempio, in tantissimi hanno riservato ad Achille Lauro una grande accoglienza ogni volta che è salito sul Titano, perché sono ben consapevoli del fatto che, con lui, la Repubblica di San Marino possa ottenere grandi risultati all’Eurovision Song Contest 2022.

 Noti delle differenze rispetto agli altri anni?

Con il passare degli anni ho notato un miglioramento continuo a livello organizzativo e artistico dell’Eurovision Song Contest e lo apprezzo moltissimo! Tempo fa l’Eurovision veniva definito da molti spettatori e addetti ai lavori come una sorta di circo del trash o persino uno spreco di tempo, energie e soldi, ma fortunatamente da qualche anno non la pensano più così: hanno infatti ammesso che l’ESC è una kermesse canora di altissimo livello che ha saputo e sa tuttora limare i propri difetti, migliorarsi e stare al passo con i tempi. Io sono e sarò sempre un grande fan dell’Eurovision Song Contest e spero che, prima o poi, possa diventare un vero e proprio Worldvision Song Contest coinvolgendo i Paesi dell’Africa, dell’America e dell’Asia.

Quali sono le tue canzoni preferite in gara?

Se nelle scorse edizioni mi piacevano al massimo 5-6 canzoni, quest’anno me ne piacciono invece almeno una decina! Apprezzo molto quelle di Italia, San Marino, Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Norvegia, Polonia, Regno Unito, Serbia e Ucraina.

Chi vedi in finale? Facci un pronostico per il podio!

È veramente difficile ipotizzare il podio dell’Eurovision 2022: come dicevo prima, ci sono davvero tante belle canzoni quest’anno. Mi sento di dire, però, che vedo favorite per la vittoria finale a Torino l’Italia, il Regno Unito, la Svezia, la Norvegia e l’Ucraina.

Se dovesse vincere San Marino, sareste pronti? Sarebbe epocale!

In passato hanno vinto il Lussemburgo, il Principato di Monaco, l’Estonia e la Lettonia, anche San Marino potrebbe un giorno trionfare all’Eurovision. Nella vita niente è impossibile!

A cura di Susanna Terenzi

Achille Lauro si esibisce alla finale di “Una voce per San Marino”

Immagine in evidenza: https://www.sanmarinortv.sm/

A cura di Susanna Terenzi

ESC 2022 – PAGELLE DELLA PRIMA SEMIFINALE

Tra fidanzati di Malgioglio, discutibili abiti fucsia (Laura licenzia il tuo stilista) e un sacco di musica nostalgica si è conclusa la prima semifinale dell’Eurovision. Come da regolamento, 10 nazioni sono passate al turno successivo mentre altre 7 sono tornate in albergo a fare le valigie. Ed eccoci qui per commentare con molto sarcasmo e poca serietà le prime 17 canzoni dell’“evento non sportivo più seguito al mondo”.

Sekret – Ronela Hajati

Il raggaeton è un genere discutibile. Ma il raggaeton albanese con tanto di aquile di sottofondo non è neanche discutibile: è meglio non parlarne proprio.

Voto: Nicki Minaj/30

Eat your salad – Citi Zēni

Mamme di tutto il mondo, parlare dei bambini che muoiono di fame in Africa non farà mangiare ai vostri figli l’insalata. Provate invece a vestirvi come uno dei Bee Gees e a cantare una canzone funk anni ’80 ma trash – magari i doppi sensi sulle salsicce li lasciamo nel copione di “Natale in Lettonia” però. Sorprendentemente essere virali su TikTok non basta e i Citi Zēni non passano alla finale.

Voto: 23/30

Sentimentai – Monika LIU

I sentimenti sono quelli che abbiamo provato nel sentire che[JT1]  la Lituania sarebbe andata in finale. E non erano sentimenti positivi. Vibes retrò parigine che potevano rimanere tranquillamente nella Parigi degli anni ’20.

Voto: 18/30

Boys do cry – Marius Bear

La versione tarocca di Tom Walker è svizzera e si chiama Marius Bear. Probabilmente avranno pensato: «L’anno scorso abbiamo portato una canzone noiosa. E abbiamo visto com’è andata…FACCIAMOLO ANCHE QUEST’ANNO!». Però in parte funziona perché si aggiudica un posto in finale.

Voto: 25/30

Disko – LPS

Ci si spezza il cuore nel vederli eliminati (e non solo perché chi scrive li aveva messi come capitani per il FantaEurovision). In ogni caso, va detto che il funk non ha proprio avuto successo quest’anno all’Eurovision. E se non sono passati i Citi Zēni che avevano sicuramente più grinta ed energia, gli sloveni LPS non avevano chance.

Voto: 20/30

Stefania – KALUSH

I favoriti di quest’anno, che infatti passano in finale senza problemi. Una canzone sicuramente particolare che mischia molti stili diversi – e per cui la carta empatia giocherà un ruolo fondamentale. Perché diciamocelo, “Troverò sempre la via verso casa anche se le strade sono distrutte” ha fatto scendere una lacrimuccia a tutti.

Voto: 28/30

Intention – Intelligent Music Project

Gli Europe scongelati e non consumati entro 24 ore. I Måneskin hanno dimostrato che si può vincere l’Eurovision con il rock però bisogna farlo bene… La Bulgaria viene rispedita a casa e anche nella sua epoca (gli anni ’80 presumo).

Voto: Permanente/30

De diepte – S10

Io gli “u-uuuh a-aaah” hanno fatto il loro tempo. Però, indubbiamente, se canti in olandese, qualcosa che possano cantare tutti ce lo dovrai pur mettere nella canzone. Tipico brano da sottofondo della scena di rottura in una rom-com, la scena che precede quella in cui lui corre in aeroporto per dichiararsi. Intanto i Paesi Bassi corrono in finale.

Voto: 22/30

Trenulețul – Zdob şi Zdub & Advahov Brothers

Tren de vie ma est-europeo e senza nazisti. Il folklore rock porta il treno moldavo fino in finale.

Voto: 20/30

Saudade, saudade – MARO

Il Portogallo si aggiudica la finale con la versione fado di “Too Good at Goodbyes”,messa in scena in un cerchio satanico di donne che battono le mani. Qualcuno ci spiega la coreografia?

Voto: 25/30

Guilty pleasure – Mia Dimšić

Il guilty pleasure è farsi piacere questa canzone. Non che sia brutta ma… Essere belli è un’altra cosa.

Voto: 22/30

The show – REDDI

Girl power. Le girls ci sono ma il power l’hanno lasciato in Danimarca. Canzone da titoli di coda di un teen drama anni ’90, e neanche uno bello.

Voto: 17/30

Halo – LUM!X feat Pia Maria

Non riusciamo a capire come l’Austria non sia arrivata in finale. Ennesima canzone dance leggermente insulsa, che però ha fatto ballare sicuramente di più dell’esibizione di Dardust – e che è comunque meno insulsa di alcuni brani che si sono invece qualificati -.

Voto: 24/30

Die together – Amanda Tenfjord

Nulla di rivoluzionario, ma comunque una canzone emozionante e ben eseguita. Invece che  passare a miglior vita – come suggerisce la canzone –, la Grecia passa in finale.

Voto: 27/30

Með Hækkandi Sól – Systur

Un po’ country, un po’ Simon & Garfunkel, il trio islandese porta una canzone armoniosa, delicata e dal tema attuale. Le tre sorelle scivolano elegantemente in finale.

Voto: 27/30

Give that wolf a banana – Subwoolfer

E dopo le banane in pigiama, i Daft Punk e i Muppets, ecco a voi i lupi alieni in completo. Con tanto di astronauta alla console. Jim e Keith portano dalla luna una canzone trash ma così trash che fa il giro e diventa geniale. Il balletto TikTok-abile e il testo semplice e ripetitivo li hanno resi gli idoli di tutti i bambini. E così i norvegesi sono volati fino in finale.

Voto: 26/30

Snap – Rosa Linn

Se la Svizzera ha prodotto il Tom Walker tarocco, l’Armenia ci ha regalato una sua personale versione di Taylor Swift. Rosa Linn, esattamente come Marius Bear, è brava ma non indimenticabile. Però si è guadagnata un posto in finale.

Voto: 26/30

Riassunto della prima semifinale dell’ESC 2022

A cura di Margherita Farina

“Musica ovunque” per una torino che sarà teatro a cielo aperto

A Palazzo Madama è stato inaugurato il Media Centre Casa Italia, un punto di incontro per la stampa che, durante la settimana dell’Eurovision, ospiterà vari incontri volti a valorizzare alcune eccellenze del territorio.

Nella mattinata di venerdì 6 maggio 2022 è stata promossa l’iniziativa “Musica ovunque” realizzata da Iren in collaborazione con la band torinese Eugenio in via di Gioia, all’interno della campagna “Torino, che spettacolo”.

Proprio al gruppo è stata posta la domanda: «Qual è il vostro appello per i musicisti?», e la risposta è giunta spontanea: L’invito degli Eugenio è stato quello di evitare di nascondersi, ma al contrario di riempire le strade, i locali, i circoli. «È il momento migliore per dimostrare che Torino è humus che sta per nascere» hanno detto. Loro stessi fungeranno da portavoce di questo invito e nei prossimi giorni si impegneranno a fare quello che è un loro tratto distintivo da sempre: suonare per strada. La band, infatti, ha cominciato diversi anni fa esibendosi in piazza Carignano. 

Foto: Alessia Sabetta

La piazza sarà solo uno dei luoghi teatro di quelli che loro chiamano “blitz”. L’intenzione, spiegano, è di utilizzare gli strumenti con cui hanno iniziato la loro carriera da band di strada – la chitarra, il cajòn, la fisarmonica – suonando in vari luoghi di Torino e avvisando i fan giusto qualche minuto prima tramite Storie Instagram ed easter eggs – un contenuto che viene generalmente “nascosto” all’interno di una narrazione –, necessari per indovinare il luogo d’incontro in cui si esibiranno per una decina di minuti prima di passare al successivo. Il fine è quello di far risuonare la città, hanno spiegato.

L’attenzione per l’ambiente e la promozione di uno sviluppo sostenibile sono fra gli obiettivi del progetto, che potranno realizzarsi grazie all’organizzazione di “concerti leggeri”, cioè senza amplificazione e con punti temporanei di ricarica. Come sottolinea il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, il titolo dell’iniziativa ha a che fare proprio con questa volontà e vuole trasformare Torino in un palcoscenico diffuso dell’arte utilizzando Eurovision come punto di partenza per dare un nuovo impulso all’orgoglio artistico cittadino.

Durante la presentazione è stato chiesto ai ragazzi di suonare qualcosa e la loro scelta è stato il singolo pubblicato poche settimane fa, “Terra” che secondo Eugenio  – frontman della band – è la dichiarazione d’amore che tutti dovremmo fare al pianeta che ci ospita.

L’invito rivolto a ognuno, quindi, è quello di scendere nelle strade e rendere Torino un teatro a cielo aperto di condivisione artistica e personale, proprio nella settimana della musica internazionale.

a cura di Alessia Sabetta

Song Context – Transmedia perspectives on Eurovision: SECONDA PARTE

Continua il ciclo di incontri “Song Contest / Song Context Transmedia perspectives on Eurovision” del cartellone di UniversoxEurovision.

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Tutta l’arte peggiore è il risultato di buone intenzioni: il caso Hatari nel film A Song Called Hate

L’odio avrà la meglio, se non lottiamo per la pace. Anche di questo parla A Song Called Hate, documentario diretto da Anna Hildur Hildibrandsdóttir che racconta la discussa partecipazione della band islandese Hatari all’edizione 2019 di Eurovision in Israele. La proiezione al cinema Massimo nel ciclo UniVerso per Eurovision, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino, è stata un’occasione privilegiata per riflettere sul rapporto tra l’arte e la politica, nonché per consegnare nelle mani della regista islandese il premio per il miglior documentario della 7a edizione del festival Seeyousound – consegna posticipata a causa del covid –.

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Song Contest – Transmedia perspective on Eurovision

Dopo Aspettando Eurovision prosegue il ciclo di incontri del cartellone di UniversoxEurovision con il convegno “Song Contest / Song Context Transmedia perspectives on Eurovision“, concentrandosi in quest’occasione sugli aspetti della performance, dell’estetica e della ricezione della manifestazione con riferimento alla specificità del medium televisivo.

Foto: Clarissa Missarelli
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L’Orchestre de Paris ospite all’Auditorium Lingotto

Serata di gala all’Auditorium Lingotto, dove, mercoledì 27 aprile, si è tenuto il concerto di chiusura della stagione musicale. Dopo i Dodici violoncellisti dei Berliner Philharmoniker, questa volta ospite è stata l’Orchestre de Paris, la principale formazione sinfonica del panorama francese attuale, qui diretta da Esa-Pekka Salonen. Il finlandese, già vincitore di svariati prestigiosi riconoscimenti (tra cui sette Grammy Awards), è l’attuale direttore musicale della San Francisco Symphony, nonché direttore onorario della Los Angeles Philarmonic e della londinese Philarmonia Orchestra.

Il programma prevedeva alcuni classici del repertorio d’oltralpe, tra cui la Pavane di Maurice Ravel e soprattutto la sinfonia Fantastique di Hector Berlioz; completava il quadro la suite dal Mandarino meraviglioso di Béla Bartók, di cui il direttore è esperto conoscitore (diverse le registrazioni discografiche, con la stessa Philarmonia di Londra).

In sala predominava un pubblico di giovani (molti, per giunta, studenti di Conservatorio), fedeli rappresentanti di un vivo e crescente interesse per il mondo della classica. 

Foto: Ivan Galli

Ad aprire il concerto è stata la Pavane pour une infante defunte di Ravel. Il tema tradizionale delle “tombe precoci” viene espresso, qui, con una sensibilità e raffinatezza tipicamente francesi. Tutto il brano ruota attorno ad un’unica melodia, semplice e struggente.

Questo idillio introduttivo è stato presto spezzato dalle dissonanze armoniche e i ritmi forsennati della suite dal Mandarino meraviglioso di Bartók. L’atteggiamento di orchestra e direttore era radicalmente cambiato: la gestualità della bacchetta si era fatta più marcata e decisa, il suono ottenuto da archi, ottoni, legni e percussioni più secco e incisivo.

Una pausa di venti minuti ha permesso al pubblico di prendere fiato prima di ripartire con la Symphonie fantastique di Berlioz, un caposaldo della produzione sinfonica francese. Divisa in cinque sezioni, l’opera riporta in musica una storia letteraria ottocentesca: un giovane artista innamorato ma non corrisposto, elabora, sotto effetto di un narcotico, visioni oniriche allucinanti, tra cui quella mutevole della fanciulla desiderata. L’immaginario dipinto (fantasmi, scheletri, magia, scene macabre e feste sataniche) incarna in modo esemplare i canoni estetici del filone gotico-romantico di cui Berlioz stesso è portavoce

Foto: Ivan Galli

Dopo quasi un’ora di esecuzione, che ha raggiunto l’apice drammatica nell’ultimo tempo della sinfonia, ci si avviava verso il termine della serata. Il direttore, concedendosi una breve introduzione, ha omaggiato il pubblico con un bis di tutto rispetto: di nuovo le sonorità ovattate di Ravel, questa volta con il Jardin féerique da Ma mère l’oye.

L’orchestra parigina, protagonista della serata, si è distinta per una lodevole capacità di alternare registri e linguaggi così lontani tra loro, pur conservando sempre una fine chiarezza esecutiva. Passaggi tecnici affiancati ad altri più lirici, problemi ritmici complessi sbrogliati con eleganza, sapiente dosaggio delle dinamiche, grande pulizia e omogeneità sonora: queste sono state alcune delle virtù performative che il pubblico ha potuto apprezzare.

L’Auditorium ha chiuso, così, in bellezza una stagione sinfonica, pur in tempi di pandemia, comunque densa e memorabile. L’attesa per l’anno prossimo è già partita.

Foto: Ivan Galli

A cura di Ivan Galli