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Brillanti e coraggiose: Ditonellapiaga e Margherita Vicario al Flowers Festival

Al Flowers Festival di Collegno nella serata del 13 luglio 2022 è stata la volta di Margherita Vicario e Ditonellapiaga che hanno fatto ballare ed emozionare il pubblico. Le due cantautrici hanno portato sul palco con coraggio le loro forti personalità, raccontandosi con le loro scelte stilistiche e i loro testi; in punti diversi delle loro carriere, ma entrambe con alle spalle una formazione anche di tipo teatrale, entrambe si distinguono per i loro progetti mai scontati e frutto di un’autentica ricerca personale.

Foto di Isabella Ravera

Ad aprire il concerto è stata Caffellatte (nome d’arte della cantautrice, attrice e scrittrice barese Giorgia Groccia, classe 1994), che con la sua delicatezza e essenzialità ha regalato al pubblico una golden hour accompagnata da note leggere e malinconiche. 

Poi arriva il momento dei set principali, e sul palco sale per prima Ditonellapiaga (pseudonimo di Margherita Carducci, cantautrice romana classe 1997), che apre il concerto con “Morphina” per poi alternare pezzi dalle facce mutevoli – come richiama il titolo del suo album d’esordio Camouflage –, ma che mantengono un’anima comune. Senza grandi scenografie, accompagnata da una band (Benjamin Ventura alla tastiera, Alessandro Casagni alla batteria, Adriano Matcovich al basso) e con la sua forte presenza scenica, Ditonellapiaga riesce a far vibrare il palco, non risultando mai ripetitiva e coinvolgendo il pubblico. 

Spiccano indubbiamente le sue capacità performative: molto attento è l’uso del movimento, con momenti di coreografia veri e propri, che sembrano richiamare modelli internazionali come Madonna e Britney Spears. Non da meno è la capacità interpretativa della cantautrice, che emerge sia negli intermezzi recitativi, sia nel canto, e che rende il suo live dinamico e mai piatto. 

Elettrica e brillante, Ditonellapiaga lascia il pubblico carico di energia e curioso di vedere quali saranno le sue future evoluzioni come artista. 

Foto di Isabella Ravera

A seguire è il momento di Margherita Vicario, che non manca mai nel dimostrare il suo affetto per Torino. Subito prima del concerto scrive in un post su Instagram: «Torino le ho scritte tutte lì da te! Con alti e bassi, è dal 2018 che vuoi bene anche a me.» E il pubblico torinese non può che ricambiare, cantando a squarciagola ogni canzone. 

Dietro di lei, a fare da scenografia sono tre pannelli bianchi su cui compaiono le parole “Egalité”, “Fraternité” ed “Abaué”, quest’ultima titolo del primo singolo pubblicato sotto InriTorino e che nel 2019 ha sancito l’inizio della sua collaborazione con Dade, musicista e produttore torinese e fondatore della stessa Inri.

Per chi l’aveva conosciuta agli esordi con l’album Minimal Musical e per brani come  “Il bacio” e “Il responsabile”, la pubblicazione di “Abaué” e dell’album Bingo sono stati un mix di stupore e sorpresa. La cantautrice Margherita Vicario di strada ne ha fatta parecchia e, senza mai tradire la sua identità, è passata da suonare in compagnia solamente della sua chitarra, a un progetto completo e maturo, dal sound unico in tutta Italia.

A circa metà concerto le viene portata proprio una chitarra e la cantante introduce il brano “Frollino” così: «Ora posso farvela sentire come l’avevo immaginata, grazie a questa band fantastica». A seguire l’esecuzione del brano, dapprima in versione acustica e poi con l’accompagnamento di tutta la band (Davide Savarese alla batteria, Stefano Rossi al basso, Cristiana Della Vecchia alla tastiera, Elisabetta Mattei al trombone, Riccardo Nebbiosi al sax contralto e Giuseppe Panico alla tromba). Da sottolineare la bravura della corista Micol Touadi, a cui Vicario lascia ampio spazio solistico nel corso del concerto.

Foto di Isabella Ravera

Il motivo di “Abaué” fa da filo conduttore e ritorna più volte durante il live, fino a conclusione. Margherita Vicario incita il pubblico a una sorta di rito di chiusura: un gioco corale a due voci, su cui la cantautrice improvvisa frasi vocali. I fan assistono al suo volteggiare in una danza ricca di espressività, dai caratteri quasi rituali: una donna sicura di sé che può finalmente liberarsi nello spazio che la circonda.

A cura di Stefania Morra

I Pinguini Tattici Nucleari in concerto a Collisioni con La Rappresentante Di Lista

A seguito di un tour sold out nei palazzetti di tutta Italia, i Pinguini Tattici Nucleari si sono esibiti, preceduti dal live de La Rappresentante di Lista, domenica 10 luglio 2022 al Collisioni Festival per la seconda data outdoor del loro “Dove eravamo rimasti tour”.

Dopo dieci anni di attività nelle Langhe cuneesi – Barolo, per la precisione -, e uno stop di un anno causa Covid-19, Collisioni ha ripreso la sua attività in una nuova location, la città di Alba.

L’evento è iniziato alle 20 con l’apertura de La Rappresentante di Lista, il duo formato da Veronica Lucchesi, cantante, e Dario Mangiaracina, polistrumentista, che nel corso dell’estate saranno ospiti dei maggiori festival di musica italiani. Da subito si è creata una forte sinergia con il pubblico di Collisioni, in visibilio per il bacio a stampo (o per meglio dire, bacio lingua-labbra) fra i due durante “V.G.G.G.” (acronimo di “Very Good Glenn Gould”).

Il bacio tra Veronica e Dario (foto di Laura Cagnassi)

Il gruppo ha portato sul palco momenti di riflessione su temi sociali importanti, come l’amore verso se stessi, il cambiamento climatico, fino a un’esplicita contestazione alla guerra con “Resistere”: « No armi, no guerra, no violenza!». Si sono susseguiti momenti di festa e allegria, dal loro ultimo singolo “Diva” fino ai successi sanremesi “Amare” e “Ciao Ciao”, che hanno fatto ballare i 15.000 spettatori di piazza Medford.

La forza de La Rappresentante di Lista si trova proprio nella capacità di affrontare tematiche serie ma con un sound coinvolgente, che entusiasma il pubblico dall’inizio alla fine del concerto. Il centro delle loro esibizioni sono proprio i fan, con cui il duo ha interagito costantemente durante il live: diverse volte Mangiaracina si è avvicinato alla folla che li acclamava, mentre una ragazza ha addirittura chiesto a Lucchesi di regalarle gli occhiali da sole a forma di cuore.

Foto di Laura Cagnassi

Alle 21 le luci del palco si accendono e si sente la voce di Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, che emoziona il pubblico parlando dei due anni difficili che hanno messo a dura prova i giovani; due anni senza concerti, «due anni in cui non c’è restato che piangere, oggi però non ci resta che ridere»: è così che parte “Ridere” e il concerto ha inizio.

La band ripercorre i brani più conosciuti della loro carriera in modo originale e con diversi colpi di scena che fanno divertire il pubblico, come lo stage diving di Zanotti nel mare di folla – non senza un piccolo imprevisto, dato che fa ritorno sul palco con un calzino strappato. Durante “Sashimi”, invece, passa vicino alla transenna per distribuire del sushi ai fan più temerari, in fila ad aspettarli dalle prime ore del mattino.

Foto di Laura Cagnassi

I Pinguini Tattici Nucleari si mostrano dispiaciuti per non aver potuto inserire alcuni brani nel tempo a loro disposizione, perciò decidono di concentrare in un dj set di cinque minuti alcuni estratti di hit come “Ferma a guardare” o “Giulia”.

La band è particolarmente amata dal pubblico eterogeneo del festival, formato da giovani ma anche da adulti, con cui hanno saputo interagire in modo impeccabile: lo hanno fatto ballare, accendere torce, lanciare palloncini o, durante “Ringo Starr”, chinare per poi saltare durante il ritornello.

Sono state ore di musica e successi da cantare a squarciagola, che sembrano essere passate in un attimo proprio grazie alla forte interazione con il pubblico e alla grande intesa tra gli stessi Pinguini.

a cura di Laura Cagnassi

Rock ‘n’ roll will never die: i Guns N’ Roses a San Siro

I fan dei Guns N’ Roses hanno vissuto i giorni precedenti al concerto di San Siro con incertezza. I problemi alle corde vocali di Axl Rose avevano costretto la band californiana ad annullare il concerto di Glasgow dello scorso 5 luglio, minacciando la cancellazione anche del resto del tour. Si è trattato invece di un allarme rientrato: il 10 luglio la band californiana ha infatti regalato un mega-show al pubblico italiano, dopo l’ultima volta in Italia al Firenze Rocks nel 2018.

Sono le 20 spaccate e i 50.000 spettatori attendono con trepidazione l’inizio del live. «Inizieranno davvero puntuali?» ci si domanda tra i fan. Ebbene sì: i Guns (con un atteggiamento poco rock) si attengono alle regole e iniziano puntualissimi. Axl Rose, Slash, Duff McKagan e gli altri musicisti aprono le danze con l’energia di “It’s So Easy”, uno dei brani più movimentati di Appetite For Destruction, il primo album uscito nel 1987. Gli spettatori reagiscono in due modi: c’è chi si alza in piedi e canta a squarciagola e c’è chi resta impassibile, visibilmente ammaliato dal virtuosismo chitarristico di Slash o forse semplicemente in attesa dei singoli più famosi. Chissà. Il pubblico è eterogeneo: dall’adulto malinconico dell’epoca d’oro dell’hard rock al giovane che quando la band californiana cavalcava l’onda del successo non era neppure nato.

Axl Rose non è più il bad boy con la bandana e i capelli lunghi degli anni Novanta, ma dimostra di non aver perso lo smalto di un tempo. Nonostante i problemi degli ultimi giorni, il frontman sfodera la sua voce stridente e le sue movenze sfacciate, corre da una parte all’altra e solo in brevi istanti decide di prendersi una pausa per prendere fiato nel backstage e cambiare outfit.

I Guns propongono una scaletta in cui la maggior parte dei brani risalgono al quadriennio d’oro 1987-1991. “Mr Brownstone”, “Welcome to the Jungle”, “You Could Be Mine” sono solo alcuni dei pezzi in scaletta. Spazio anche per le cover: “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges, che viene intonata da McKagan, in una convincente versione che dimostra le influenze punk del bassista e “Knockin’ On Heaven’s Door” di Bob Dylan, nella versione elettrica diventata un marchio di fabbrica del gruppo.

Uno dei momenti cardine del concerto è il momento riservato ad un lungo assolo di Slash, che, una volta rimasto solo sul palco, dimostra come il tempo per lui sembri essersi congelato. Lo starter pack del chitarrista è quello di sempre: cappello a cilindro, occhiali da sole scuri e folta chioma riccia, con l’aggiunta – per questa volta – di una semplice t-shirt dei Ramones. La tecnica, l’espressività e la velocità si fondono mentre suona, facendo sembrare (apparentemente) semplice ogni singolo suono prodotto dalla sua Gibson Les Paul. Il chitarrista si prende la scena e gli applausi, ma, non pienamente soddisfatto di quanto mostrato, alza ulteriormente l’asticella delle emozioni attaccando con l’intro leggendaria di “Sweet Child O’ Mine”.

Nelle tre ore abbondanti di concerto non può inoltre mancare il momento delle ballate in acustico: si susseguono “Patience” – introdotta da una versione strumentale di “Blackbird” dei Beatles – e “Don’t Cry”. Le ultime energie vengono riservate per “Paradise City”, che chiude la serata facendo scatenare i fan a colpi di headbanging.

A concerto finito, sulla strada della normalità, gli spettatori abbandonano San Siro con il passo lento di chi ha goduto di un concerto atteso da tempo: da prima della pandemia e, forse, da tutta la vita.

A cura di Martina Caratozzolo

(credits immagine in evidenza: © Dan Peled)

Willie Peyote gioca in casa e si prende l’amore del pubblico @ Flowers Festival

Una cosa è certa: Willie Peyote è uno degli artisti torinesi più amati dai suoi concittadini. Venerdì 8 luglio il rapper e cantautore torinese ha avuto finalmente l’occasione di “tornare a casa” — precisamente nella cornice del Flowers Festival a Collegno —, proponendo un grande live per tutti i suoi fan che lo attendevano da tempo.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Ad aprire il concerto ci ha pensato Michael Sorriso, rapper classe ’90 originario proprio di Collegno, che negli ultimi anni è riuscito a farsi notare e apprezzare da vari artisti della scena torinese e non. A suon di rime ha riscaldato il pubblico presente, preparandolo al meglio.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Dopo un’ora di live, tocca al protagonista della serata. Sono le 22:30, il palco è ancora in preparazione ma la gente urla e reclama Peyote sul palco. Un’esplosione di luci e la voce di Michela Giraud aprono il concerto e il rapper finalmente fa la sua comparsa cantando “Fare schifo”, brano che ha anticipato l’uscita dell’ultimo album Pornostalgia (2022) e che vede proprio una collaborazione con la nota comica; è un brano che ricorda il bello di non essere perfetti, soprattutto quando la ricerca della perfezione comporta un perenne senso di insoddisfazione.

Da subito il pubblico dimostra di essere preparato ad intonare a memoria ogni singola canzone della scaletta. Ad ogni nuovo brano un coro si alza dal pubblico, creando un’atmosfera di condivisione veramente unica. Questa sensazione rimane presente per la durata di tutto il concerto, che vede susseguirsi brani tratti da Pornostalgia ma anche pietre miliari della carriera del rapper come “Willie Pooh”, “Porta Palazzo” e “Semaforo”. Non sono mancati i momenti di denuncia sociale, con riferimento a tematiche da sempre trattate anche nelle canzoni di Willie Peyote, come il razzismo e la questione climatica. Tante anche le citazioni nel corso del concerto, dagli Arctic Monkeys a Dr. Dre, sapientemente utilizzate come apripista ad alcuni dei suoi singoli.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Anche questa volta Willie Peyote ha dimostrato di rimanere coerente con la cifra stilistica che lo ha da sempre contraddistinto: è raro, infatti, che un rapper si faccia accompagnare da una band —in questo caso dalla All Done, band formata da Luca Romeo (basso), Dario Panza (batteria), Daniel Bestonzo (tastiere synth), Enrico Allavena (trombone) e Damir Nefat (chitarra) —. Sicuramente una scelta che contribuisce a rendere ancora più spettacolare ed emozionante ogni suo live.

A cura di Erika Musarò

Achille Lauro @ Stupinigi Sonic Park

Non sarà più il 20 luglio del ‘69 ma sicuramente è sempre domenica quando c’è Achille Lauro sul palco con la sua Electric Orchestra. E il ritorno in pompa magna di Lauro e i suoi dopo tre anni di lontananza dai live debutta proprio di domenica, 3 luglio 2022 al Sonic Park di Stupinigi.

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Leggerezza e adrenalina: Novelo e gli Psicologi @ Flowers Festival

Migliaia di corpi, emozioni e pensieri che diventano una cosa sola nel momento in cui l’artista inizia a cantare: è possibile? Bisognerebbe chiederlo a Novelo e agli Psicologi che sabato 2 luglio, presso il Parco della Certosa Reale di Collegno, si sono esibiti all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour

Andrea Leone – Novelo (foto: Chiara Vecchiato)

Andrea Leone – in arte Novelo – è un cantante italiano che esordisce nel 2018 nel panorama napoletano. È lui ad aprire la serata: occhiali da sole, t-shirt, microfono in mano e sicurezza da vendere; così il cantante saluta il suo pubblico. L’interazione tra i giovani e l’artista è tanta, in poco tempo si battono le mani a ritmo di musica. Nonostante il caldo qualcuno esce dalla zona d’ombra per unirsi al coro, mentre qualcun altro ne approfitta per le ultime risate con gli amici. In poco tempo si crea come un caos ordinato, e le persone sotto il palco aumentano. L’adrenalina sale, mentre la luce del sole lascia il posto alle luci del palco. 

Gli Psicologi – i cantanti Marco De Cesaris, sulla destra, e Alessio Aresu, al centro (foto: Chiara Vecchiato)

«Quanto fate casino Torino?!»: la frase d’ingresso degli Psicologi (duo composto da Marco De Cesaris, in arte Draft, e Alessio Aresu, conosciuto come Lil Kvneki) è anche una sfida per i fan, che da quel momento iniziano a farsi sentire sempre di più. 

La loro scaletta è una salita progressiva verso l’apice, verso il momento in cui viene chiesto al pubblico di saltare, per poi proseguire verso la fine del concerto con singoli più malinconici come “Spensieratezza”. Il duo non perde l’occasione di rivolgere uno sguardo anche al sociale, invitando tutti a dare uno sguardo allo stand di Fridays for Future (movimento ambientalista internazionale di protesta, composto da alunni e studenti), presente durante la serata. 

Gli Psicologi con, al centro del palco, sull’asta del microfono, la bandiera arcobaleno (foto: Chiara Vecchiato)

I più audaci salutano gli Psicologi con cartelloni oppure urlando dalle prime file, nella speranza di ricevere qualche risposta. C’è anche chi osa di più e preferisce lasciare ai due qualcosa di decisamente più personale: un reggiseno. Lil Kvneki unisce le mani, accenna un inchino e mette il regalo al sicuro sul palco. Non saranno solo i fan a portarsi a casa un ricordo.  

A cura di Chiara Vecchiato

Skunk anansie @ Flowers Festival con “Celebrating 25 Years” tour

Il 1° luglio si è tenuta l’ultima delle date italiane degli Skunk Anansie che, in occasione del tour celebrativo per i 25 anni di carriera, si sono esibiti al Parco della Certosa di Collegno per il Flowers Festival.

Ad aprire il concerto sono stati i Manitoba (duo fiorentino già conosciuto per la partecipazione a XFactor 2020) e r.y.f. (pseudonimo di Francesca Morello, cantautrice portavoce della comunità queer) che hanno iniziato a scaldare la serata in attesa dell’arrivo sul palco della band britannica.

Poi le luci stroboscopiche hanno tinto di rosso il palco, su cui si sono posizionati Cass Lewis (basso), Mark Richardson (batteria), Martin Kent (chitarra) ed Erika Footman (cori, tastiere e percussioni). I quattro hanno iniziato a suonare “Yes Is Fucking Political”. Sui primi accordi, che hanno mandato il pubblico in visibilio, è arrivata Skin con una giacca arancione, dei pantaloni di velluto neri e un copricapo che ricordava i capelli della Gorgone Medusa.

Skin con il suo copricapo e Martin Kent (foto di Alessia Sabetta)

Già dai primi secondi sul palco, Skin sembrava intenzionata a tuffarsi sulla folla, proposito rimasto tuttavia irrealizzato. Nonostante ciò, già sul secondo brano in scaletta, “Here I stand”, è riuscita con pochi gesti a incitare al pogo i fan, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione.

Dopo essere sparita giusto il tempo necessario per togliere l’ingombrante copricapo, Skin ritorna in scena sulle note di “Because of You”, per poi scendere dal palco su “I can Dream”, scavalcando le transenne e facendosi spazio tra la folla, incredula di averla accanto. Anche gli altri membri del gruppo – che si muovevano su una passerella montata appositamente sulla scena o si sporgevano sul bordo del palco, quasi a voler farsi osservare per bene – hanno saputo da subito creare una sinergia con il pubblico.

Foto di Alessia Sabetta

La scaletta prevedeva alcuni dei brani più famosi della band e il concerto è proseguito con ritmi serratissimi, senza particolari pause tra un brano e il successivo. Un momento estremamente toccante è stata l’introduzione del brano “Love Someone Else”, in cui Skin si è presa un momento per fare un discorso legato alla libertà degli esseri umani e al principio di uguaglianza, urlando diverse volte «My Body My Choice» (“Il mio corpo, la mia scelta”, celebre slogan nella lotta per il diritto all’aborto) prima di iniziare a cantare.

Al termine, dopo essere uscita di scena per qualche minuto, la band è riapparsa di fronte al pubblico, che non aveva alcuna intenzione di andare via. Nonostante la stanchezza e il caldo evidentemente accusati dai componenti, gli Skunk Anansie hanno continuato a cantare, esibendosi con alcuni dei brani più attesi tra cui le cover di “Higway to hell” degli AC/DC e “Best of You” dei Foo Fighters. 

La band saluta i fan (foto di Alessia Sabetta)

Si chiude così una serata che lascia l’adrenalina di un concerto hard rock, ma anche una nostalgia inspiegabile che sembra aver riportato tutti indietro nel tempo, agli anni ’90, quando la band dominava le scene. Complice forse anche il pubblico, composto per lo più da persone adulte (all’epoca poco più che ventenni), accorse per rivivere quei momenti.

a cura di Alessia Sabetta

Un concerto “Insuperabile”: Rkomi per il Flowers Festival

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Giovedì 30 giugno 2022 presso il Parco della Certosa Reale di Collegno si è tenuto il concerto di Rkomi all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour. Il cantante si era già fatto conoscere collaborando con artisti come Elodie, Elisa e Irama e partecipando nel 2022 al Festival di Sanremo.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

L’atmosfera è da subito concitata: ci sono maturandi che non vedono l’ora di festeggiare, giovani coppie, genitori con figli e anche qualche solitario che coglie l’occasione per fare nuove amicizie. I fan fremono e l’ansia dell’attesa è palpabile; più volte iniziano cori per chiamare l’artista sul palco: «Mirko! Mirko!» (nome di battesimo del cantante). Nel frattempo, come riscaldamento per il vero e proprio concerto, qualcuno inizia ad accennare i primi movimenti di testa e bacino con la musica che risuona dalle casse sul palco; i genitori cominciano a spruzzare i bambini con l’antizanzare e a prenderli sulle spalle.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Entra Rkomi sul palco – «Ciao Torino!» – e il pubblico smette di fare qualsiasi cosa, cominciando ad applaudire ed esultare. Si sollevano i primi cartelloni e le prime urla, i fan – principalmente di sesso femminile – sono in visibilio. Si apre il concerto e il cielo comincia a lampeggiare proprio mentre Rkomi solleva il microfono verso gli spettatori, che stanno cantando a squarciagola: per un attimo tutto sembra fermarsi e sono loro i protagonisti della serata. I bassi arrivano a vibrare dritti nel petto, aumentando l’adrenalina; nelle canzoni più romantiche scatta qualche bacio.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc
Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Si conclude con “Luna piena” e scendono le prime gocce di pioggia. Nessuno si ripara, sta per iniziare il pezzo successivo, ma basta una folata di vento – che di lì a presto diventerà bufera – per fare cambiare idea alle 4000 persone che si trovano di fronte al palco; in un attimo Rkomi e i suoi musicisti capiscono che non possono continuare. «Ci rivedremo presto» comunica tristemente sui social, e per i fan questa sarà un’avventura da raccontare.

A cura di Chiara Vecchiato

N.B. Per venire incontro al pubblico di Rkomi, (che ha potuto godere soltanto di un concerto a metà) il Flowers Festival ha deciso di far valere il biglietto dello stesso concerto (in formato digitale o cartaceo) per uno dei seguenti spettacoli:

5/07: Carmen Consoli/Casadilego
6/07: Gemitaiz
7/07: Manuel Agnelli
10/07: Ernia
11/07: Noyz Narcos/Rancore/Gemello/Rico Mendossa
13/07: Margherita Vicario/Ditonellapiaga/Caffellatte
14/07: Yann Tiersen
15/07: Eugenio in Via di Gioia/Rovere
16/07: Ariete

MITO Settembre Musica: presentata la sedicesima edizione del festival

Nella mattinata del 29 giugno è stata presentata al Museo della Radio e della Televisione Rai di Torino e in contemporanea agli studi Rai di Milano la sedicesima edizione di MITO Settembre Musica, che si terrà dal 5 al 24 settembre 2022. A presentare la programmazione i sindaci delle due città Stefano Lo Russo e Giuseppe Sala, i rispettivi assessori alla cultura Rosanna Purchia e Tommaso Sacchi, il direttore artistico Nicola Campogrande e la presidente Anna Gastel.

Durante la conferenza stampa si è data grande rilevanza al tema dell’edizione di quest’anno: la luce, una metafora per uscire dal buio della pandemia, una ripartenza per la musica e la cultura simboleggiata dal ritorno delle grandi orchestre, grandi assenti nelle ultime due edizioni a causa delle restrizioni sanitarie.

Il festival, in partnership con Intesa Sanpaolo, guarda al futuro e all’Europa. Il desiderio degli organizzatori, infatti, è di uscire dai confini italiani realizzando un collegamento con Lione; possibilità che verrà discussa nei prossimi mesi.

La Philarmonia Orchestra aprirà il festival con lo spettacolo Luci Immaginarie [credits: Mark Allan]

L’evento sarà inaugurato dalla Philarmonia Orchestra diretta da John Axelrod all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto e darà il via a due settimane in cui il pubblico potrà godere di composizioni eseguite per la prima volta dal vivo in Italia, nonché di contenuti eseguiti appositamente per il festival; ci saranno inoltre eventi dedicati ai più piccoli che godranno della partecipazione di Elio nelle vesti di voce recitante. Non mancheranno certo recital pianistici del grande repertorio svolti in location intime e che permetteranno di riscoprire le composizioni di artisti come Bach, Debussy, Čajkovskij, Chopin e Beethoven. Non meno importanti saranno i due appuntamenti in cui il Meta4 Quartet porterà in scena la storia e l’evoluzione del quartetto d’archi.

MITO Settembre Musica 2022 porterà a Torino anche il pianista Ivo Pogorelich che sentiremo nello spettacolo Luci Erranti, il tenore Ian Bostridge che proporrà Les Illuminations op. 18 di Benjamin Britten e Barbara Hannigan che nel concerto Luci Celesti ricoprirà il ruolo di direttrice d’orchestra e soprano. La chiusura del festival è invece affidata alla Mahler Chamber Orchestra e al pianista Leif Ove Andsnes, che omaggeranno Mozart con lo spettacolo Cristalli.

Pogorelich suonerà composizioni di Ravel, Mozart, Chopin e Schumann [credits: Pierre-Anthony Allard]

Tra i concerti più curiosi segnaliamo Luce Viola che vedrà come protagonista e solista la viola, Luci Bestiali dedicato ad Il carnevale degli animali di Camille Saint – Saëns e Animalia di Carlo Boccadoro, nuovissima opera inedita. Da non perdere l’evento organizzato per festeggiare i duecento anni di indipendenza del Brasile intitolato Luci Brasiliane, occasione in cui suoneranno la Neojiba Orchestra e la pianista Maria João Pires.

Sarà possibile seguire l’evento grazie alla cronaca di Rai Radio 3 e ad uno speciale che andrà in onda su Rai 5. Per maggiori informazioni sul festival, sui diversi appuntamenti e sulle sedi in cui si svolgeranno i concerti è possibile consultare il sito di MITO Settembre Musica: https://www.mitosettembremusica.it/it/programma/calendario/torino/2022.

Immagine in evidenza: Gianluca Platania

A cura di Giulia Barge

Galea e Galeffi ospiti a Cantautori in Canottiera

Galea e Galeffi sono saliti sul palco di Cantautori in Canottiera come due scolaretti al primo giorno di scuola, ma appena seduti hanno rotto il ghiaccio dimostrando, con gli strumenti tra le mani, una grande padronanza del palco. 

Cantautori in Canottiera è una rassegna musicale estiva ideata e prodotta da The Goodness Factory, che dal 2016 a questa parte ha visto diversi cantautori avvicendarsi sul palco dell’Off Topic. Quest’anno gli appuntamenti sono iniziati il 21 giugno e si concluderanno il 26 luglio. 

Nella serata del 28 giugno si sono incontrati Galeffi (pseudonimo di Marco Cantagalli, cantautore romano classe 1991) e Galea (nome d’arte di Claudia Guaglione, cantautrice pugliese classe 2000), che hanno chiacchierato con i moderatori e musicisti Marco Di Brino e Anna Viganò.

Galeffi e Galea con Marco Di Brino e Anna Viganò (credit foto: Alessia Sabetta)

Ad aprire la serata è stato Galeffi con il brano “In questa casa”, tratto dal suo nuovo album Belvedere, uscito lo scorso maggio; a seguire Galea interpreta “Femminuccia”, uno dei singoli contenuti nell’album Come gli americani al ballo di fine anno, pubblicato lo scorso gennaio. Il “salottino musicale” è proseguito con i due che hanno raccontato il programma dei prossimi mesi, molto simile per entrambi i cantautori che, oltre alla scrittura, prevedono un tour-premio post pandemia (così come lo ha inteso Galeffi), per avvertire l’energia di cui sentono di aver bisogno. 

Galea e Galeffi sembrano provenire da due mondi differenti: lui vestito con un paio di pantaloni di velluto, i calzettoni di spugna e l’immancabile cappellino marrone; accompagnato dalla tastiera, nelle sue canzoni racconta la malinconia quotidiana con un pizzico di romanticismo retrò. Lei più sofisticata, magliettina bianca sotto ad un vestitino con spalline sottili sui toni dell’azzurro, avvolge il pubblico con il suo timbro di voce caldo e la sua chitarra acustica. Galea racconta di non aver mai avuto un’epifania che le facesse capire di avere una voce da utilizzare per cantare, perché lo fa da quando ha ricordi. Galeffi, invece, confessa di aver «costruito» pian piano la sua vocalità dopo un primo approccio alla produzione musicale, risalente ad un duo rap con un suo amico delle scuole superiori. L’esperienza è stata utile a fargli capire di provare piacere cercando di scrivere qualcosa su un foglio bianco. 

Galea (credit foto: Alessia Sabetta)

Molto diverso anche l’esordio di entrambi infatti, per il romano è stato frutto di scrittura d’istinto. Mentre per la pugliese, le prime produzioni pubblicate sulle piattaforme sono state più studiate e strutturate, a differenza delle canzoni iniziali, ascoltate solo da pochissime persone a lei vicine, frutto di un approccio (a sua detta un po’ prematuro) avvenuto nel periodo dell’adolescenza.

Tra una canzone e l’altra è stata posta loro la domanda «Se il vostro ultimo disco fosse un film, quale sarebbe?” Anche in questo caso viene rimarcata la provenienza da due mondi totalmente diversi. Galeffi da buon cinefilo cita Il favoloso mondo di Amelie per alcune sonorità che indubbiamente riconducono alle atmosfere parigine un po’ sognanti; cita anche La dolce Vita, come il titolo della seconda traccia del suo album e The Dreamers di Bertolucci. Galea, colta un po’ alla sprovvista, afferma di essere in difficoltà e molto candidamente parla di High School Musical e di «sonorità alla Disney Channel» come concept dell’album.

Galeffi (credit foto: Alessia Sabetta)

All’ultima domanda prima della chiusura, «Cosa faresti se non fossi qui?», Galea risponde di immaginarsi con una laurea magistrale in lettere e Galeffi sceneggiatore di qualche film. Poi hanno concluso cantando e suonando insieme “Occhiaie” (brano con cui Galeffi ha esordito nel 2017) accompagnati dal pubblico.

a cura di Alessia Sabetta