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Musidams consiglia : i 10 migliori singoli di febbraio

Smaltito Sanremo… e ora qualcosa di completamente diverso, ecco i nostri suggerimenti musicali divisi tra uscite italiane e estere.

Laura Agnusdei – “The Drowned World”
Artista bolognese, sassofonista a metà tra sperimentazione e underground. Il singolo è estratto dal nuovo album, Flowers Are Blooming In Antarctica, che riflette sull’emergenza climatica. Il brano scelto prende ispirazione dall’omonimo romanzo fantascientifico di J.G. Ballard. Inizia come una marcia jazz standard, per poi rallentare e virare in atmosfere elettroniche oniriche e post-apocalittiche. Ci si sente storditi, si percepisce il caldo asfissiante di un mondo sommerso, non da immondizie musicali, ma da desolazione.

Voto 30/30

Francesco Di Bella feat. Colapesce – “Stella che brucia”
Dal nord si passa al sud, ma al centro c’è sempre il sax, che questa volta ci trasporta in una lunga notte solitaria. Il ritorno dell’artista napoletano con l’album Acqua Santa, che in questo brano insieme a Colapesce descrive la fatica («sagliuta appesa») e il coraggio («vedimmo ‘e cammenà») dell’amore in modo poetico. La iacuvella, il tira e molla, i dispiaceri, le aspettative, tratti rilevanti che ci fanno bruciare e ci fanno vivere. L’unione dei due funziona, soprattutto a livello vocale, mentre la musica firmata da Marco Giudici riecheggia le ballad di Pino Daniele.

Voto 26/30

Jake La Furia – “64 no brand“
Dopo la reunion dei Club Dogo, Jake e Guè hanno pubblicato a distanza di poche settimane i loro nuovi progetti solisti. In questo caso si tratta del suo quarto album Fame, interamente prodotto da The Night Skinny. Il singolo, meta-promozionale, punta il dito contro le collaborazioni tra industria musicale e brand, usando la stessa forma, le 64 barre, con in mezzo un cambio di beat. Una radiografia critica e personale sullo stato del rap italiano. Jake si definisce nomade, integrato nel sistema, ma ostinatamente contro chi vorrebbe cambiarlo o cancellarlo. Ancora una volta cronaca di resistenza di un successo costruito da zero.

Voto 27/30

Teamcro feat. 72-Hour Post Fight – “Salomon”
Giovane collettivo di Parma, quattro rapper e produttori che mescolano in modo tagliente trap, elettronica noise e jazz nel loro nuovo progetto teamcro tape. In questo singolo, non a caso insieme a una band altrettanto sperimentale, sentiamo nu-jazz puro. L’approccio creativo è libero, non segue regole prefissate, sicuramente una proposta fuori dagli schemi che se ne frega delle classifiche.

Voto 28/30

Queen of Saba – “CAGNE VERE” (odioeffe remix)
Il duo veneto affida la propria canzone manifesto a un trattamento techno hardstyle. Un remix non scontato che potenzia l’incisività del brano originale, trovando un aggancio interessante tra sfondo elettronico e voce in primo piano. Pop LGBT che oltre ai contenuti cerca di spingersi verso angoli nuovi, meno accomodanti, senza compromessi di facciata.

Voto 25/30

Oklou – “blade bird”
Artista francese figlia delle sperimentazioni musicali di PC Music, tra hyperpop e R&B. Il singolo chiude l’album d’esordio choke enough parlando di relazioni tossiche, controllo, autolesionismo. La voce esprime tutto il dolore interiore con un tono dolce mentre la musica si frammenta sempre di più tra chitarre acustiche e suoni sintetici. La ricerca di libertà, metafora dell’uccello che scappa dalla gabbia, va di pari passo con la sua carriera personale, sempre oltre i confini imposti.

Voto 27/30

John Glacier – “Home”
Al di là della Manica, dall’underground londinese esce Like A Ribbon, un altro debutto molto atteso. In questo brano mix di rap, elettronica e post-punk, Glacier ci consegna versi d’amore ipnotici, naturali e spontanei. In alcuni aspetti potrebbe ricordare M.I.A. o Dean Blunt, ma l’eccitazione calda che ci trasmette è sicuramente un tratto personale.

Voto 28/30

Doechii – “Nosebleeds”
Brano pubblicato a sorpresa per festeggiare la vittoria di Alligator Bites Never Heal come miglior album rap ai Grammy. Un freestyle che vuole essere un discorso di ringraziamento in musica. La rapper si focalizza sulla sua carriera, le difficoltà che ha attraversato e le persone che l’hanno spronata a crescere. Lei rimane comunque seduta sui gradini più economici (i nosebleeds), senza vantarsi, il suo talento adesso è visibile a tutti, anche da molto lontano.

Voto 26/30

Panda Bear – “Ends Meet”
Ultimo di tre singoli, in attesa dell’uscita del nuovo album Sinister Gift. Panda Bear in questo brano insieme ai membri degli Animal Collective, crea un viaggio psichedelico al termine di un incontro con una donna ma, forse, anche con una sostanza. La concretizzazione musicale è sempre notevole, tra un groove che si fa quasi ossessivo, chitarre dilatate e frammenti corali. Premesse di un insieme che speriamo sia altrettanto compatto e definito.

Voto 29/30

Saya Gray – “Shell (Of a Man)”
Musicista nippo-canadese che ha da poco pubblicato Saya, il suo secondo album. Ascoltando il singolo principale entriamo nel guscio non di un uomo ma di una relazione spinosa e piena di crepe. La donna minacciosa è pronta a fare di tutto, ma la voce soffice e carezzevole nasconde dell’altro. Chitarre fingerpicking e batteria leggera creano un accompagnamento che scivola bene sulla costruzione del brano, tra momenti più oscuri e altri lirici e luminosi.

Voto 30/30

         A cura di Alessandro Camiolo

Mobb Deep, la storia dell’hip-hop in concerto all’Hiroshima Mon Amour

Il cinquantesimo anniversario della nascita dell’hip-hop, nel 2023, è stata una tra le grandi celebrazioni musicali degli ultimi anni. L’intervallo del Superbowl e il tributo ai Grammy sono alcuni degli eventi che ne hanno sancito la rilevanza. Proprio i Grammy introdussero la categoria miglior album rap nel 1996, riconoscendo un nuovo genere ormai consolidato. Erano gli anni della rinascita della scena di New York, dei grandi esordi di Nas (Illmatic) e Biggie (Ready to die).

Proprio sull’onda lunga di questi successi era uscito The Infamous il secondo album del duo Mobb Deep, che quest’anno celebra i trent’anni della pubblicazione. Per l’occasione è stato allestito un Infinite Tour mondiale, che ha toccato anche l’Italia con varie tappe nelle città principali.

Siamo andati a sentirli venerdì 14 febbraio all’Hiroshima Mon Amour, in una lunga serata all’insegna della cultura hip-hop.

In apertura dj Double S ha movimentato il pubblico con un grande affondo nel rap statunitense degli anni 90, creando un mix perfetto tra hit parade, scratch e strumentali sincopate. Salgono poi sul palco Junk, rapper canadese che si esibisce accompagnato dal dj Mastafive e subito dopo Kriisie, insieme a DJ L.E.S.

Foto a cura di Davide La Licata/piuomenopop.it

Quest’ultimo si occupa poi di richiamare l’attenzione del pubblico sull’origine del duo che sta per esibirsi, sul quartiere di newyorchese di Queensbridge, dove lui è cresciuto insieme a Nas e ha realizzato la hit “Life’s a Bitch”.

È giunto il momento delle leggende. Havoc e Big Noyd, sostituto del compianto Prodigy, fanno il loro ingresso nell’estasi generale del pubblico e danno il via alla performance. Nella prima parte l’ordine dei brani è rigorosamente quello dello storico album, incluse le skit. Sugli schermi vediamo i videoclip originali, mentre sul palco buio i due ricreano la vita periferica, oscura e allo sbando di quei tempi. Havoc, concentrato nelle sue strofe, si muove giusto a incitare il pubblico, mentre Big Noyd, col volto nascosto dal cappuccio mima efficacemente ogni frase.

Foto a cura di Davide La Licata/piuomenopop.it

La carrellata di brani sembra non finire mai, tra cui gli immancabili successi dei primi anni duemila “Get Away” e “Win Or Lose”. Viene più volte evocata l’assenza di Prodigy, le cui strofe vengono rappate a fasi alterne dai due, con grande rispetto. Nei momenti più importanti rimangono in silenzio, ma è il pubblico a rappare in coro alla voce di Prodigy che esce dalle casse.

Foto a cura di Davide La Licata/piuomenopop.it

Tra tanti cappelli a visiera e capelli bianchi, genitori con figli, cd e vinili sbandierati di continuo dal pubblico, l’attenzione è totale, non servono discorsi, conta solo la musica. La serata si chiude con il più grande successo dei Mobb Deep, “Shook Ones Pt. II”. La folla sembra quella dello scontro finale di 8 Mile, mani alzate e tutti che rappano la strofa di apertura.

Foto a cura di Davide La Licata/piuomenopop.it

I Mobb Deep hanno presentato un ampio catalogo di successi che ci ha fatto viaggiare tra diversi anni ed epoche nostalgiche dell’hip-hop. Il loro reality-rap, fatalista, pieno di suoni sinistri e minacciosi, rimarrà per sempre una pietra miliare.

Take these words home and think it through

(estratto da “Shook Ones Pt. II”)

                                                                        A cura di Alessandro Camiolo