Tutti gli articoli di Francesca Modoni

Quartetto Jerusalem: l’incanto cameristico 

La sera del 19 febbraio Unione Musicale ha portato sul palco dell’auditorium del Conservatorio «Giuseppe Verdi» il Quartetto Jerusalem. Il quartetto israeliano, composto da Alexander PavlovskySergei BreslerOri Kam e Kyril Zlotnikov, vanta una storia trentennale: formatosi infatti nel 1993, ha debuttato per la prima volta nel 1996. 

La serata ha visto l’esecuzione di un programma che includeva epoche e stili diversi, dal classicismo di Mozart alla modernità inquieta di Šostakovič, fino al calore espressivo del romanticismo del quintetto di Brahms. Quest’ultimo ha incluso la partecipazione della clarinettista Sharon Kam, nota protagonista del panorama cameristico ed ospite dei principali festival internazionali, si dedica non solo alla musica classica, ma spazia anche verso il jazz. 

Quando si spengono le luci dell’auditorium ed entrano i quattro musicisti, comincia la magia.
La serata si apre con Wolfgang Amadeus Mozart ed il Quartetto in do maggiore per archi K.465 (Le Dissonanze), ultimo di un ciclo di sei quartetti che Mozart dedicò ad Haydn, chiamato così per l’introduzione di armonie insolite per l’epoca nel primo movimento. Il violoncello fa strada, seguito a turno dagli altri componenti, instaurando un’atmosfera cupa e misteriosa.

Bastano poche battute per cogliere le capacità degli strumentisti. Attraverso la loro coesione nel suonare riescono ad esaltare questo capolavoro mozartiano. Ogni movimento è stato curato nel minimo dettaglio espressivo: Pavlovsky, primo violino, ci ha mostrato la sua cantabilità espressiva, mentre il violoncellista K. Zlotnikov rispondeva con passaggi di scrittura simile, creando un dialogo musicale di grande suggestione. Il suono è elegante e dinamico, i fraseggi legati tra di loro fanno capire perfettamente l’intenzione del compositore.

Nell’ultimo movimento, i musicisti non si risparmiano nell’intensità dell’esecuzione, riuscendo a renderlo frizzante nelle sue diverse riprese variate, diventando come un corpo unico e suscitando nella conclusione un immediato applauso, fortissimo, da parte di tutto il pubblico. 

Il panorama sonoro cambia totalmente con una delle ultime composizioni di Dimitrij Šostakovič: il Quartetto n° 12 in re bemolle minore per archi op.133. Il violoncello apre con una scala progressiva ascendente, la protagonista del primo movimento, che verrà infatti ripresa da ciascun componente. I musicisti ci hanno fatto entrare nel loro mondo, esaltando in modo eccellente le dinamiche creando tensioni per poi liberarle, scambiandosi sguardi che facevano sentire ancora di più la loro coesione. Successivamente il discorso cambia, dando vita ad impulsi che caratterizzano il secondo movimento con accenti forti e pizzicati precisi. Il violoncellista emerge nuovamente nelle piccole cadenze: un suono deciso, un vibrato forte dalla sensibilità travolgente. È un movimento davvero arduo, ma l’esecuzione è impeccabile. Il pubblico manifesta entusiasmo applaudendo nuovamente in modo energico. 

foto da Unione Musicale, Sharon Kam

Nell’ultima parte del programma i musicisti hanno suonato il Quintetto in si minore per clarinetto e archi op. 115 di Johannes Brahms, con l’ospite Sharon Kam. In questo caso esordiscono i due violini, e basta questo attacco per coglierne l’espressività: sembrano collegati da un filo. La clarinettista si è fatta riconoscere con il suo suono corposo e tondeggiante: una bellissima scoperta.

A seguire il clarinetto viene sostenuto dagli archi: quando inizia a dialogare con il primo violino sembra essere stati catapultati in una favola.

Ricevono ancora una volta grandi applausi, e così decidono di regalarci un bellissimo bis: se hanno iniziato con Mozart, come ha detto la clarinettista Sharon Kam non potevano non finire con lui. Ci suonano, dunque, con altrettanta maestria, il Quintetto per clarinetto e archi in la maggiore K. 581 di Mozart.

Il Quartetto Jerusalem è riuscito ad esaltare questi capolavori cameristici: si percepisce con chiarezza l’intesa unica che hanno saputo creare negli anni, e che si traduce in esecuzioni magistrali dal sound affilatissimo. Una favolosa serata musicale che sicuramente in molti porteranno nel cuore. 

A cura di Francesca Modoni

Sanremo 2025 – Le pagelle della prima serata

Inizia la settimana Sanremese: alla 75° edizione del Festival di Sanremo torna Carlo Conti, dopo ben 10 anni dalla sua prima conduzione al Festival (l’ultima volta fu direttore artistico nel 2017). 

Un bellissimo messaggio di pace da parte delle cantanti Noa e Mira Awad che hanno cantato insieme “Imagine” di John Lennon. Sale sul palco anche Jovanotti che porta la sua felicità cantando un medley delle sue canzoni. Una prima serata, l’11 febbraio, molto scorrevole e ci ha permesso di non fare troppo tardi pur mostrandoci una panoramica su tutti i 29 cantanti in gara.

GAIA – “Chiamo io chiami tu” 
Sembra che all’inizio non sentisse in cuffia ma inizia lo stesso con sicurezza, viene accompagnata dai ballerini che esaltano ancora di più la sua presenza scenica. Una voce pulita, una “dea saffica” che domina il palco con stile. 

VOTO: 27

FRANCESCO GABBANI – “Viva la vita” 
Gabbani porta sul palco un brano solare, un inno alla vita che ci invita a guardare il mondo senza malizia e a vivere senza riserve. Magari fosse così…

VOTO: 20

RKOMI – “Il ritmo delle cose” 
Mirko era molto sicuro sul palco, probabilmente avrà preso freddo non portando la maglia della salute. Un ritmo ansiogeno dato dalla nota ribattuta del pianoforte, violento decrescendo troppo ripetitivo. Un brano che punta ad un’intensità emotiva che però non arriva. 

VOTO: 23

NOEMI – “Se t’innamori muori” 
Scende le scale accompagnata da Carlo Conti, evitando altre cadute. 
La sua interpretazione carica di emozione viene sostenuta dalla sua vocalità impeccabile, riesce a dare più valore al testo della canzone portata in gara.

VOTO: 26

IRAMA – “Lentamente”
La sua voce se pur intensa, fatica a trovare sfumature che rendano il pezzo davvero coinvolgente. 
Sembra che qualcosa cambi nel momento in cui si toglie quel cappotto… si sarà tolto un peso, il finale è più sentito in questa prima performance. 

VOTO: 22

COMA COSE – “Cuoricini” 
Volevano fare un omaggio ai Ricchi e Poveri? Rimangono sempre iconici ma questa ripetitività stanca. Ci si aspettava “Fulmini e tempesta” invece solo cuoricini stucchevoli. 

VOTO: 21 

SIMONE CRISTICCHI – “Quando sarai piccola”
Una dedica intensa e toccante, parole cariche di significato come solo lui sa fare. La sua emozione è stata palpabile, la forza del testo sovrasta la vocalità in questo caso. Ha portato ad una standing ovation con lacrime agli occhi. 

VOTO: 29

MARCELLA BELLA – “Pelle diamante” 
Sale sul palco molto coraggiosa, porta una canzone che celebra l’indipendenza della donna e si accompagna anche con qualche movimento coreografico che enfatizza alcune parole. 

VOTO: 25

ACHILLE LAURO – “Incoscienti giovani” 
Prova a conquistare con il suo carisma ma questa volta senza un colpo di scena incisivo. Un brano molto vecchio stile, un “amore disperato”, accompagnato da un morbido assolo del sassofono.  

VOTO: 26 

GIORGIA – “La cura per me”
Ci regala una performance straordinaria, un talento vocale capace di emozionare e incantare. Riuscirebbe a rendere intensa anche la lista della spesa, l’orchestra insieme al pubblico si alza in piedi per acclamarla. 

VOTO: 29 

WILLIE PEYOTE – “Grazie ma no grazie” 
Ottima introduzione data dal jingle della chitarra, un brano molto ironico che molto probabilmente diventerà meme. 

VOTO: 25

ROSE VILLAIN – “Fuorilegge” 
Una vera “fuorilegge” che si muove in una piccola coreo con un tocco alla Lady Gaga, molto intensa e sicura riesce a catturare l’attenzione. 

VOTO: 26

OLLY – “Balorda nostalgia” 
Molto convinto e senza paura, si sentiva a suo agio sul palco. Intonato e profondo ma manca qualcosa. 

VOTO: 23 

ELODIE – “Dimenticarsi alle 7” 
Magnetica, non ha bisogno di troppi artifici, basta la sua presenza e il suo modo di interpretare per catturare l’attenzione. Diversa dalle volte precedenti ma sempre sul pezzo. 

VOTO: 27

SHABLO FEAT GUÈ, JOSHUA, TORMENTO – “La mia parola” 
Accompagnati dal coro Gospel risultano comodi sul palco, una street song super orecchiabile. 

VOTO: 27 

MASSIMO RANIERI – “Tra le mani un cuore”
Ci riprova anche quest’anno, porta un brano con un’impronta riconoscibile restando nella sua comfort zone. Un volto conosciuto che fa piacere rivedere al festival. 

VOTO: 25

TONY EFFE – “Damme ‘na mano” 
Un Tony Effe che sembra voler interpretare un’altra persona… se voleva essere più serio non ci è riuscito, da apprezzare però il coraggio. 

VOTO: 18…

SERENA BRANCALE – “Anema e core”
È riuscita a portare un po’ di movimento in tutta la serata con suoni del sud. Sta bene sul palco, super credibile. 

VOTO: 26

BRUNORI SAS – “L’albero delle noci” 
Un brano sulla figlia e gli affetti familiari, uno dei favoriti dalla critica. Molto sicuro nella performance, buona la prima. 

VOTO: 27

MODÀ – “Non ti dimentico” 
Tornano dopo anni sul palco del Festival, ma questa performance è stata deludente… un lamento fastidioso. 

VOTO: 19 

CLARA – “Febbre”
Rispetto all’anno scorso sembra più impavida e consapevole, sa stare sul palco ma non convince ancora. Probabilmente ci sentiremo quest’estate. 

VOTO: 23 

LUCIO CORSI – “Volevo essere un duro” 
Molto sincero, arriva senza fare troppi giri senza essere troppo pesante. Super coerente nella performance. 

VOTO: 26

FEDEZ – “Battito”
Si può dire tanto in questi giorni su di lui, ma sa scrivere. Percepibile un po’ di ansia nell’aria, ma alla fine è riuscito a concludere bene la performance, una vera mina.  

VOTO: 24 

BRESH – “La tana del granchio” 
Un brano piacevole che suona bene, un po’ sottotono e senza una grande energia. Il pubblico sembra apprezzare molto il suo debutto. 

VOTO: 25

SARAH TOSCANO – “Amarcord” 
Fresca dal talent di Amici risulta sul palco molto abile, una voce che potrebbe con il tempo diventare più forte. 

VOTO: 21 di incoraggiamento 

JOAN THIELE – “Eco” 
Una sorpresa, un brano con ritmo molto coinvolgente e una bella voce. Ha convinto. 

VOTO: 27

ROCCO HUNT – “Mille vote ancora” 
Una bella performance, padroneggia la scena senza paura coinvolgendo. Per Rocco Hunt è “nu vot buon”.

VOTO: 26

FRANCESCA MICHIELIN – “Fango in paradiso” 
Questa volta scandisce le parole, la rottura con il “tipo” le ha dato forza per questa esibizione sentita. 

VOTO: 24

THE KOLORS – “Tu con chi fai l’amore” 
Prima di esibirsi hanno fatto regali fuori dall’Ariston, molto ironici. Hanno concluso bene questa prima serata con un ritmo incalzante e frizzante. Ci hanno conquistati? 

VOTO: 26

A cura di Francesca Modoni