Tutti gli articoli di Claudia Meli

Anastacia celebra alle OGR i 25 anni di “Not that kind”

Anastacia torna in Italia, alle OGR di Torino il 19 marzo, per celebrare il venticinquesimo anniversario dell’album Not that kind. È, infatti, solo dopo 25 anni dal suo esordio – dopo una pausa dovuta a problematiche di salute – che la cantante può finalmente portare in tour il lavoro che l’ha resa una delle icone pop degli anni duemila.

Da cartella stampa, foto di Giorgio Perottino

Se aveste la possibilità di viaggiare nel tempo per 90 minuti dove scegliereste di andare? Forse “i primi anni del 2000″ non sarebbe la risposta più comune, eppure vi perdereste una gran bella vibe. Nessun timore però, potete recuperarla al prossimo live di Anastacia. Nessuna nota negativa in ciò, che sia chiaro. La carica e la potenza vocale di Anastacia non lasciano spazio a momenti di tentennamento scenico e la performance risulta impeccabile. Ciò che è inaspettato è invece il pubblico; si passa da ragazze che commentano gli outfit delle sciure glitterate e paragonano l’ambiente a quello del kappa, a signore e signori di una certa età che probabilmente vogliono rivivere la loro gioventù. Il multiverso? Sicuramente un bel confronto generazionale.

Da cartella stampa, foto di Giorgio Perottino

Andando nel vivo dello show: Anastacia fa capolino sul palco sbucando dalla porta, parte della scenografia essenziale insieme a quattro finestre, cantando “One day in your life”. Continua poi, dopo dei brevi ringraziamenti iniziali, cantando altri brani celebri affiancata da due coristi/ballerini/intrattenitori con i quali si cimenta in brevi e semplici coreografie sulle note di “Paid my dues” e “Staring at the sun” scaldando il pubblico, ormai pronto ad urlare “Sick and tired”. A riempire invece i momenti di cambio abito ci pensa la sua band formata da percussioni varie e batteria, chitarra, tastiera e basso. I musicisti si cimentano in assoli strumentali e omaggi ad altre icone pop degli anni duemila. Sarà poi invece la stessa Anastacia ad omaggiare i Guns N’ Roses con “Sweet Child o’ Mine”, brano presente nel suo album di cover It’s a Man’s world. Il concerto volge al termine poi con i brani più celebri: “Not that kind”, “I’m Outta Love” e “Left outside the love” cantata a cappella insieme al pubblico. 

Ciò che rimane di questo concerto è sicuramente la semplicità e il divertimento di Anastacia, che regge il palco e intrattiene il pubblico con lo stesso entusiasmo e la stessa carica di una ventenne, ma con un’esperienza ventennale che le permette di non sbagliare una virgola. 

Claudia Meli

Alessio Bondì e la sua “Fiesta Nivura” all’Off Topic

Con tamburi e tamburelli siciliani Alessio Bondì fa il suo ingresso all’Off Topic, attraversando il pubblico per arrivare sul palco e dare inizio a quello che si è rivelato essere un viaggio nella tradizione sicula. È così che il cantautore palermitano classe ’88 dà inizio al concerto che presenta il suo ultimo album Runnegghiè: opera che sintetizza la ricerca di Bondì, insieme al produttore Fabio Rizzo, sul folklore della sua isola.

Il lavoro sui ritmi della tradizione viene esplicitato in primis dalla strumentazione utilizzata, soprattutto per la presenza di  una chitarra a dieci corde e di una batteria “scomposta”, che mette insieme elementi moderni – come un pad elettronico – e percussioni “inventate” e ricavate da materiali poveri. Ciò che rimane una costante della musica di Bondì è invece l’utilizzo del dialetto, fattore identitario che non lo abbandona neanche nelle interazioni con il pubblico. Forse richiamare l’attenzione del pubblico usando il palermitano incute più timore? Risulta più autorevole? Ottima scelta comunque.

Tornando al nostro viaggio, possiamo trovare momenti più allegri e di festa che si contrappongono ovviamente a momenti più riflessivi. Brani come “Satarè”, “Santa Malatia”, “Wild rosalia” o “Vucciria” hanno la potenza di trasformare l’Off topic nelle strade di Palermo e portare tutti, sia i grandi che i bambini presenti, a ballare e a saltare in mezzo a quella che diventa Piazza Sant’Anna. Da questi momenti di divertimento e spensieratezza, si passa ad una dimensione di raccoglimento quasi rituale, con il solo accompagnamento della chitarra acustica e a volte di un sintetizzatore vocale. Da “Taddarita” a “Cascino”, brani che fanno riferimento a storie e filastrocche della tradizione, passando anche da pezzi più vecchi come “Rimmillu ru’ voti” e “200 voti” si crea un momento di grande emotività.

Il concerto si conclude poi nello stesso modo in cui è iniziato: Bondì insieme agli altri componenti della band – Fabio Rizzo alla chitarra, Donato Di trapani alla tastiera e Carmelo Graceffa alle percussioni- attraversa, con tamburi e tamburelli siciliani, il parterre fino ad arrivare alla regia dei fonici. Questa volta però a cantare «semu na cosa sula» («siamo una cosa sola», per i nordici più incalliti) si è tutti, perché quello che questo concerto e che Alessio Bondì sono riusciti a fare è stato proprio di unire, a prescindere dalla provenienza.
Nessuna bandiera linguistica in questo rituale di appartenenza.

A cura di Claudia Meli