Poche ore prima del concerto tenuto martedì 10 dicembre, Lingotto Musica annuncia che il tanto atteso direttore argentino Gustavo Dudamel per lievi motivi di salute è costretto a lasciare la guida dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Mihhail Gerts: direttore d’orchestra Estone classe 1984. Una notizia inattesa per il pubblico torinese, il quale non vedeva l’ora di accogliere sul palco dell’Auditorium Giovanni Agnelli uno dei direttori più premiati della sua generazione, ma come si dice: la salute viene prima di tutto!
Il concerto si apre con una della più famose sinfonie operistiche di Rossini: la Sinfonia dalla Semiramide. La prima introduzione, Allegro vivace, inizia con un lungo assolo del corno seguito subito dopo da una modulazione tematica presentata da viole e violoncelli. Un racconto melodico eseguito perfettamente dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia tramite la dinamicità delle scale e dei pizzicati rossiniani. Il finale in crescendo chiude la sinfonia in un’atmosfera trionfante, seguita dai numerosi applausi del pubblico.
Si passa da Rossini a Schubert con la Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore. L’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia crea una sinergia particolare con il pubblico tramite le meravigliose melodie di Schubert. Il primo movimento, Largo, presenta due temi con caratteristiche molto contrastanti tra loro, invece nel secondo movimento, Andante, troviamo un Tema con sei variazioni composto per omaggiare Haydn, uno dei punti di riferimento del giovane Schubert. Nel terzo e nel quarto movimento: Minuetto e Presto vivace, si ritorna all’espressività ritmica dell’inizio tramite i continui forzando e le numerose appoggiature evidenziate dagli archi. Mihhail Gerts conduce maestosamente questa corsa infinita portando tutta l’orchestra a chiudere in prestissimo il finale della sinfonia.
Una necessaria pausa fa riprendere fiato al pubblico e all’orchestra, che si prepara a proseguire il concerto con uno dei primi capolavori per grande orchestra di Brahms: Sinfonia n. 1 in do minore Op. 68. Ci sono voluti circa vent’anni, dalle prime tracce del primo tempo di questa sinfonia, alla sua prima esecuzione a Karlsruhe nel 1876. L’atmosfera del primo movimento, Allegro, è epica a tratti eroica con i tre temi che si generano continuamente l’uno dall’altro. Invece il secondo movimento, Andante sostenuto, svela una sonorità quasi cameristiche dell’orchestra con dialoghi interni e assoli dei violini e dei corni caratterizzati da un intenso lirismo brahmsiano. Mihhail Gerts è riuscito in poco tempo a stabilire un legame di trasparenza e generosità con tutta l’orchestra, la quale segue il suo direttore in ogni sua mossa. Forse Dudamel sarebbe stato più coinvolgente?! Chissà… ma intanto l’eleganza di Gerts non è stata in nessun momento fuori luogo. La musica continua con: Un poco allegretto e grazioso, una sorta di intermezzo che si sviluppa a poco a poco attraverso i contrastanti pizzicati degli archi che si spostano continuamente dal battere al levare. Tutto esplode nel maestoso inno dell’Allegro non troppo ma con brio il quale chiude la sinfonia in un glorioso finale. Applausi a non finire per Mihhail Gerts e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i quali salutano il pubblico, augurando a nome di tutta la Lingotto Musica: Buone feste e felice anno nuovo!
Vorrei sapere se il grande direttore Gustavo Dumadel. Riprenderà a dirigere o se la sua esperienza direttoriale si può considerare conclusa
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