Marzo è un buon mese: tanti singoli in vista dell’uscita dei nuovi album e dei tour estivi e primaverili. Ecco la nostra top10.
“L’arte di lasciare andare” – Baustelle
Non c’è molto da dire su questo brano, se non che per fortuna i Baustelle sono tornati a fare i Baustelle rock folk, con un brano dal significato quasi esistenziale. La canzone tratta del difficile processo di imparare a lasciar andare, di abbandonare la frenesia che ci spinge a vivere le giornate sempre di corsa, accettando la nostra mortalità. Il tutto è accompagnato da un ritmo incalzante che richiama i “vecchi” Baustelle di “Charlie fa surf”, con quella miscela unica di introspezione ed energia. Un ritorno alle origini, che sa essere riflessivo e al tempo stesso potente.
Voto: 28/30
“Sigarette” – Lucio Corsi
Se Zeno Cosini fosse vivo, “Sigarette” sarebbe la sua canzone. Lucio Corsi, invece, come un Philippe Delerm contemporaneo, riesce a rendere piccoli momenti quotidiani delle poesie degne di tutta l’attenzione possibile. Infatti, il momento della sigaretta diventa un pretesto per una riflessione esistenziale, dove ogni boccata scandisce il ritmo dei pensieri tra desiderio e nostalgia. La melodia degli archi, delicata e avvolgente, alleggerisce il testo e lascia spazio a una profondità che (come per ogni brano di Corsi) non si può ignorare.
Voto: 29/30
“Buio” – Eugenio in Via Di Gioia
“Buio” è il singolo con cui gli Eugenio hanno lanciato il loro nuovo album, L’amore è tutto. Dopo dieci anni di carriera, la band ha deciso di portare un tema nuovo e inaspettato: l’amore. Sebbene il gruppo sia conosciuto per le canzoni impegnate socialmente, in questo album si affronta l’amore in modo furbo. A primo impatto, infatti, le canzoni potrebbero sembrare semplici ballate romantiche, ma leggendo tra le righe si scoprono temi più profondi. “Buio” ne è un perfetto esempio: sembra una canzone che parla della mancanza della propria metà, ma in realtà racconta di alienazione, solitudine e delle difficoltà nel costruire relazioni profonde. Un giro di pianoforte ad libitum, un quartetto d’archi e un contrappunto vocale rafforzano il pensiero ossessivo e opprimente espresso dal testo, dove la distanza emotiva sembra difficile da colmare.
Voto: 27/30
“Mangia la mela” – Erica Mou e Carolina Bubbico
“Mangia la mela” è la prima collaborazione tra le due artiste ed è dedicata alle loro figlie, ma anche a tutte le donne di oggi e di domani. Il testo parla di empowerment femminile e di disobbedienza delle imposizioni sociali. Invita le donne a mangiare la mela, appunto, come aveva fatto Eva in un atto di autodeterminazione e non di peccato. La produzione, molto fresca, si avvicina a una salsa donando al brano un carattere irriverente e frizzante, che si sposa benissimo con il significato del testo. Un inno alla ribellione e un invito a riscrivere le proprie regole.
Voto 28/30
“scs” – Crookers e okgiorgio
Questo singolo è tutta una presabene e anche se non hai la presabene a forza di muovere la testa a ritmo di elettronica-techno-house, ti viene.
Avvertenze: in un attimo potreste passare dalla leggerezza all’ingorgo interminabile di pensieri aggrovigliati, ma fa parte del gioco, a quanto pare.
Voto: 29/30
“Reptile Strut” – Calibro 35
I Calibro 35 con “Reptile Strut” annunciano il loro nono album in uscita a giugno. La band ha spiegato, in merito, che «Il ramarro è un sauro dal colore verde acceso, rapidissimo nei movimenti, ha un incedere scattante e cambia spesso il passo. Per questo è difficile catturarlo. Reptile Strut parte da queste premesse». Il brano, in effetti, spazia dal jazz al rock, per passare al funk, ha una continua interazione tra i vari strumenti e un groove di basso che rimane ben piantato nelle orecchie.
Voto: 25/30
“Picón” – Populous
Populous campiona la ghiaia vulcanica in alcune zone di Lanzarote per trasformarla nella parte percussiva del brano. Il singolo, che preannuncia l’uscita di Isla Diferente, il nuovo album del producer pugliese, vuole far scoprire Lanzarote dal punto di vista sonoro. “Picón” porta con sé un’energia cosmica potentissima, mistica ed esoterica, che riesce a evocare la forza primitiva e quasi sacrale della natura dell’isola.
Voto: 29/30
“Your Name Forever” – MGK
In “Your Name Forever”, MGK rende un emozionante tributo a Dingo, un amico che è venuto a mancare prematuramente. Il brano si distingue per un sound che alterna strofe rappate a ritornelli energici, di chiara ispirazione rock e metal anni 2000. A rendere ancora più potente questa dedica, MGK è affiancato da alcuni amici di Dingo, tra cui M. Shadows e la chitarra di Synyster Gates, entrambi degli Avenged Sevenfold, Oli Sykes dei Bring Me The Horizon, Mod Sun.
Voto: 24/30
“Morto a galla” – Carl Brave
Carl Brave sta ormai a Roma esattamente come il Colosseo, il maritozzo e i sampietrini che definiscono l’identità della città e raccontano la storia della capitale. È la voce che narra le sue strade, i suoi angoli, le sue luci e ombre. E proprio le ombre di Roma emergono da “Morto a galla”, che racconta di una città ipocrita e immorale. Il contrappunto delle strofe rap e del ritornello ritmato e orecchiabile, cifra stilistica del cantautore, lo riportano in pista, riportando noi che lo ascoltiamo agli anni d’oro dell’indie italiano.
Voto: 26/30
“Sogni” – I Patagarri
La band, con il sound che richiama la Parigi degli anni ’20, in questo brano si chiede quali siano i sogni di chiunque, soprattutto di personalità socialmente controverse, tra cui fascisti, ladri e terroristi. In un pienone di archi, fiati e percussioni sincopate, che accentuano il carattere scanzonato e ironico della band, il brano si trasforma in un’affermazione universale: alla fine, tutti sognano (anche se a volte sembra impossibile ricordare cosa si è sognato al risveglio). I sogni, in questa canzone, diventano l’elemento che annulla le differenze tra buoni e cattivi, tra persone comuni e straordinarie, mettendo in luce l’umanità condivisa che ci accomuna.
Voto: 26/30
Alessia Sabetta