Da Teramo al Blah Blah di Torino, l’ironia performativa delle Wide Hips 69
15 giugno: il palco del Blah Blah di Torino si apre allo spirito autoironico delle Wide Hips 69, già dichiarato nella locandina grazie all’apposita etichetta di genere “gar(b)age punk”. Nonostante la sua composizione “almost female”, la band ama definirsi al femminile di fronte al pubblico del web, dimostrando un gusto per il gioco di parole che non risparmia la sfera sessuale. Quest’ultima, già fortemente dissacrata nei testi, arriva a intaccare il mondo televisivo più pop con il titolo del loro ultimo album, The Gang Bang Theory.
La performance delle Wide Hips 69 irrompe al Blah Blah senza preavviso, lasciando spazio ad un breve saluto tra il primo e il secondo pezzo. Il pubblico si dispone immediatamente sotto il palco, incuriosito dall’aspetto delle artiste: la cantante, Cristina Di Marco, una bellezza giunonica fino a poco tempo prima incrociata al bancone, ora nelle vesti di sfacciata frontwoman; Daniela “Cha Cha Cha” e Lorena Strummer, rispettivamente basso e chitarra, due donne adulte in total-black che difficilmente si sarebbero associate ad una punk band.
Sesso preponderante e età anagrafica della formazione non possono che colpire chi assiste ad una performance che, come da programma, fa dello scherzo e del kitsch i suoi punti di forza. Boa di piume, battute che giocano su età e forma fisica delle Wide Hips stesse, riferimenti diretti a sesso e dintorni scandiscono i momenti di pausa tra un brano e l’altro, coinvolgendo soprattutto Luciano Di Matteo, batterista e unica macchiettistica componente maschile della band, e la cantante.
Di quest’ultima spicca senz’altro, aldilà di un’interpretazione teatrale e ammiccante dei testi, l’energia e la disinvoltura con cui cui il corpo reagisce alle suggestioni sonore, lanciandosi in twist, saltelli sul posto e headbanging; una consapevolezza coreografica che non lascia spazio all’esagerazione, accompagnata da una voce agilmente divisa tra punk e soul e spesso filtrata da un vivacissimo megafono rosa o scandita a ritmo di sonagli.
Arricchiti da interessanti momenti di protagonismo del basso, i brani delle Wide Hips 69 (di cui proponiamo una preview qui sopra) rimangono ancorati al sound punk, con un forte rischio di cadere nella monotonia. Tale pericolo è scongiurato, il più delle volte, da una sapiente interazione col pubblico, direttamente coinvolto nel ballo o chiamato a partecipare come membro “involontario” della band, laddove la cantante dirigerà il theremin direttamente sulle prime file.
In conclusione, le Wide Hips 69 propongono al pubblico un’esperienza spiritosa e coinvolgente che copre l’intera durata del concerto, non dimenticando di inserire, nel listino-prezzi a fondo sala, anche le voci relative ad eventuali rapporti sessuali (per scherzo, s’intende!).
A cura di Zeno Slaviero