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Sanremo 2024 − Le pagelle della serata cover

Tra problemi tecnici, borsettine scippate e pubblico in rivolta dopo i primi cinque posti si è conclusa la penultima serata sanremese. 

Sangiovanni e Aitana – Medley “Farfalle” e “Mariposas”

Aitana (molto brava) e l’arrangiamento orchestrale sono un tentativo di innalzare una canzone poco interessante. Ma non aiutano.

Voto: premio autostima 

Annalisa, La Rappresentante di Lista, Coro Artemia – “Sweet Dreams”

Bello l’incastro tra le diverse voci: la Rappresentante e le sue note acute, Annalisa con il tono graffiante, il coro che si dimostra una presenza piacevole e non eccessiva. Tutto si incastra bene, in una performance bella, potente e con una spinta fortissima. Annalisa risponde a chi continua a dire che è brava solo a fare brani per i lidi.

Voto: 27

Rose Villain e Gianna Nannini – Medley Gianna Nannini

Rose non inizia al meglio, si riprende, e le due insieme tentano un’armonizzazione che di armonico ha poco, per poi contagiare anche Gianna Nannini che dimostra difficoltà di intonazione. Il tutto termina con un “sei nell’animaaaaaaa” fin troppo urlato. Il pubblico nonostante ciò sembra apprezzare.

Voto: 18, ma con qualche lezione di canto in più

Gazzelle e Fulminacci – “Notte prima degli esami”

A parte un po’ di incertezza iniziale regalano un momento mistico − complici alcune armonizzazioni inaspettatamente ben riuscite − con l’Ariston illuminato dalle torce dei cellulari come se fossero davvero tutti riuniti fuori dai cancelli della scuola la notte prima degli esami. I due sono stati bravi in fin dei conti.

Voto: 23

Thr Kolors e Umberto Tozzi – Medley Umberto Tozzi

Umberto Tozzi intermezzato da Italodisco perché la persecuzione fino al mese scorso non ci bastava.

Voto: 22

Alfa e Roberto Vecchioni – “Sogna ragazzo sogna”

Sembra strano sentire Alfa cantare qualcosa che non sia una canzonetta per TikTok e infatti, dopo un iniziale annebbiamento accanto a Vecchioni, si riprende la scena con la strofa inedita dimostrando di potersi dedicare a qualcosa di più interessante di una canzone che inizia con “Yoo-hoo”.

Voto: 23

Bnkr44 e Pino D’angiò – “Ma quale idea”

Iniziano col botto intonatissimi con l’accompagnamento al pianoforte: basterebbe già così. Non fosse che regalano una performance leggera e divertente senza prendersi veramente sul serio (marchio di fabbrica del collettivo). La base musicale originale, con innesti testuali inediti che non sembrano fuori posto, aggiungono il tocco in più. E quindi se la sono giocata benissimo, bravi! 

Voto: 28

Irama e Riccardo Cocciante – “Quando finisce un amore”

Irama è una comparsa rispetto a Cocciante, che lo annichilisce del tutto. La canzone è tra i pilastri della musica italiana, ma l’esibizione ha il sapore di un compitino in cui Irama non eccelle

Voto: 18

Fiorella Mannoia e Francesco Gabbani – Medley “Che sia benedetta” e “Occidentali’s karma”

Almeno si sono divertiti, contenti loro.

Voto: 19

Santi Francesi e Skin – “Hallelujah”

Hallelujah rischia di risultare banale, vista la ridondanza con cui viene proposta. Ma Skin è bravissima e anche Alessandro De Santis sfoggia tutte le sue doti canore. Partono con una bella spinta e crescono d’intensità, fino a un momento di stacco che all’inizio ha un impatto un po’ strano. Ma tutto sommato sono potenti.

Voto: 26

Ricchi e Poveri e Paola & Chiara – Medley “Sarà perché ti amo” e “Mamma Maria”

Che succede se le regine del trash di Sanremo 2023 incontrano i reali del trash Sanremo 2024? Qualcosa di talmente tanto caotico che Grignani e Arisa, l’anno scorso, in confronto sono stati dei pivelli. 

Voto: Angela rivelaci la ricetta dell’allegria

Ghali e Ratchopper – Medley dal titolo “Italiano Vero”

Il tentativo di provocazione è evidente, però sembra manchi qualcosa e infatti è un po’ sottotono. Tuttavia, Ghali sta sfruttando il palco del Festivàl per fare politica con la sua arte e bisogna dargliene atto.

Voto: 24

Clara, Ivana Spagna, Coro Voci Bianche – “Il cerchio della vita”

Togliere la parte in lingua zulu dal cerchio della vita è come togliere il soffritto dal ragù.  Un po’ insipida.

Voto: 20

Bertè e Venerus – “Ragazzo mio”

Venerus è tra le figure più interessanti del panorama indie/alternative: lo dimostrano gli esperimenti con le cover di Battisti che ha proposto nel corso dell’ultimo tour e la produzione inedita. Piazzarlo sul palco solo per fare l’accompagnamento chitarristico è un grandissimo spreco. Peccato per l’occasione ghiottissima di cui siamo stati privati.

Voto: le aspettative erano troppo alte

Geolier, Guè, Gigi D’Alessio, Luchè – Medley dal titolo “Strade”

Un mix di strade un po’ sgarrupate in un’esibizione studiata per rimanere sobria. Ma piazzare Gigi D’Alessio non è propriamente la scelta più sobria.

Voto: 18 per la simpatia

Angelina Mango e Quartetto d’archi dell’orchestra di Roma – “La rondine”

Angelina Mango decide di dare il tutto per tutto e fa versare le lacrime ai presenti e non solo. Si preannunciava una performance commovente, ma nessuno se l’aspettava così tanto da lasciare attoniti.

Voto: cosa le si può dire?

Alessandra Amoroso e Boomdabash – Medley 

Alessandrina cara hai aperto con un frammento soul e con la voce graffiante con cui potresti fare faville, ma poi hai deciso di trasformare l’Ariston in un lido di Gallipoli a metà agosto per un momento di celebrazione salentina. Tutto condito con il pathos di un arrangiamento degno del premio oscar per la miglior colonna sonora. 

Voto: premio Salentu intra lu core 

Dargen D’Amico e Belnova Orchestra – Omaggio a Ennio Morricone

Nonostante le dissonanze del pianoforte e dei violini, l’attenzione si focalizza sulle parole del testo e neanche Dargen perde l’occasione di farsi portavoce di messaggi sociali.

Voto: 23

Mahmood e Tenores de Bitti – “Come è profondo il mare”

Mahmood sa di essere bravo e non perde occasione per dimostrarlo. Alla fine però, passa in sordina.

Voto: sei il primo della classe e lo sai

Mr.Rain e Gemelli diversi – “Mary”

Stava andando tutto bene finchè Mr. Rain non ha iniziato a cantare “Supereroi”.

Voto: 18 politico

Negramaro e Malika Ayane – “La canzone del sole”

Sangiorgi e Malika inscenano la storia di due ragazzini alla prima cotta, che si sfiorano e si scambiano sguardi con gli occhi a cuoricino mentre lui le dedica “le bionde trecce” che quando hai 13 anni fa sempre figo.

Voto: premio saggio dell’oratorio

Emma Marrone e Bresh – Medley Tiziano Ferro

Se c’è Tiziano Ferro il momento karaoke parte spontaneamente, quindi sarebbe stato difficile fare male. In più Emma funziona bene con i trapperini. Comunque l’esibizione passa un po’ inosservata.

Voto: 19

Il Volo e Steff Burns – “Who wants to live forever”

Solo a Il Volo poteva venire in mente di interpretare i Queen in chiave lirico-pop. Il motivo rimarrà per sempre sconosciuto.

Voto: tutto bene da lassù, Freddie?

Diodato e Jack Savoretti – “Amore che vieni, amore che vai”

De Andrè è sempre molto rischioso, ma i due si destreggiano bene in una cover che non è niente male.

Voto: 23

La Sad e Donatella Rettore – “Lamette”

Loro hanno detto «non deve avere senso, deve solo sembrare un casino», anche se Donatella Rettore a stento si regge in piedi e continua a urlare nelle sue interazioni con Amadeus.

Voto: 20

Il Tre e Fabrizio Moro – Medley Fabrizio Moro

C’è davvero bisogno di dire qualcosa sull’ennesima esibizione di Fabrizio Moro che canta Fabrizio Moro?

Voto: ci vediamo la prossima edizione

Big Mama, Gaia, Sissi, La Niña – “Lady Marmelade”

Il quartetto femminile da uno scossone da torpore portando sul palco tutto il girl power, slay, sorellanza di cui c’è bisogno. Per fortuna, anche.

Voto: 25

Maninni ed Ermal Meta – “Non mi avete fatto niente”

Vedi Fabrizio Moro, con una piccola variazione: se i bidoni fossero stati microfonati avrebbero fatto la differenza.

Voto: ci vediamo la prossima edizione

Fred De Palma ed Eiffel 65 – Medley Eiffel 65

Arrangiamento orchestrale, dance pop, freestyle e autotune creano un marmellone di cose che sembra addirittura piacevole alla quarta serata in cui ci costringiamo a questo supplizio (un po’ masochista, ma Sanremo è Sanremo). In condizioni normali non reggeremmo neanche dopo le prime quattro battute. In più loro si improvvisano animatori della casa di riposo cercando di dare una svegliata al pubblico.

Voto: ma che bravi questi animatori!

Renga e Nek – Medley di Renga e Nek

Questa notte è stato definito l’ottavo peccato capitale: Renga e Nek che si autocelebrano cantando i loro successi. Come se non bastasse, alla fine dell’esibizione mettono su un teatrino che dovrebbe far ridere. E invece fa solo sperare che tutto finisca in fretta.

Voto: premio egoriferiti

a cura di Alessia Sabetta

SANREMO 2023 – Le pagelle della quarta serata

Arrivati alla quarta puntata la stanchezza inizia a farsi sentire: le puntate iniziano sempre alla stessa ora, ma non sai mai quando finiscono. Ad un passo dalla finale, la serata dedicata alle cover e ai duetti sicuramente aiutano a riaccendere gli animi.

La puntata inizia con la mancanza di Gianni Morandi sul palco, che raggiunge poi Amadeus in tenuta da corsa per affrontare la lunga maratona musicale che sarebbe durata ben 4 ore, con oltre 56 artisti sul palco. Noi li abbiamo visti tutti, quindi ecco le nostre pagelle.

Ariete & Sangiovanni – Centro di gravità permanente di Franco Battiato             

Le premesse erano buone: due giovani promesse della musica italiana e uno dei brani più amati di Battiato. Doveva essere un omaggio, ma si è rivelato un fiasco totale. La scarsa presenza scenica e la pessima intonazione di entrambi gli artisti ha portato ad un risultato estremamente deludente e a tratti imbarazzante. Forse la prossima volta sarebbe meglio scegliere qualcosa di più adatto alle proprie capacità.

Voto: 10/30

Will & Michele Zarrillo – Cinque giorni di Michele Zarrillo                

Premetto di essere cresciuta con le canzoni di Zarrillo e risentire “Cinque giorni” a distanza di anni (tanti) è stato un bel salto nel passato. Will riesce ad essere convincente, ma appena Zarrillo sale sul palco la scena è tutta sua. Esibizione carina, senza infamia né lode.

Voto: 23/30

Elodie & Big Mama – American Woman di Lenny Kravitz                

Wow e dico wow, sicuramente tra le esibizioni migliori di questa quarta serata. Una scelta musicale potente a cui Elodie riesce a tener testa con disinvoltura. Un’esibizione sexy e rock, arricchita dalle barre in italiano di Big Mama. Un duetto più che azzeccato! Menzione d’onore per lo scippo della borsetta: Piero Pelù è fiero di Elodie e +20 punti al FantaSanremo.

Voto: 30/30

Olly & Lorella Cuccarini – La notte vola di Lorella Cuccarini             

L’utilizzo sfrenato dell’auto-tune mi ha disturbato e non poco: forse avrei preferito una versione più “pulita”. Olly bravo, ma non meritevole di chissà quale encomio. Sicuramente il brano e la presenza della Cuccarini (con tanto di balletto) ha aiutato a evitare che quest’esibizione cadesse nel dimenticatoio.

Voto: 20/30

Ultimo & Eros Ramazzotti – Medley di Eros Ramazzotti                 

Ultimo sceglie Eros Ramazzotti per proporre un medley con i maggiori successi di quest’ultimo: ma chi era davvero l’ospite? Ultimo pervenuto solo quando Ramazzotti ha ammesso di non ricordare le parole. Era tutto vero o solo un modo per far finalmente esibire il vero artista in gara? Che dire Eros, sei riuscito a far cantare tutti, Ultimo compreso.

Voto: 21/30

Lazza con Emma & Laura Marzadori – La fine di Nesli              

Il rapper dei record (il suo Sirio è l’album rap più apprezzato del 2022) incontra Emma Marrone e il primo violino della Scala di Milano per proporre una versione alternativa di “La Fine” (brano di Nesli, diventato famoso grazie a Tiziano Ferro). Un’esibizione semplice ma anche emozionante, che ha convinto molti, me compresa. Lazza è sicuramente la rivelazione di questa 73° edizione del Festival.

Voto: 27/30

Tananai con Don Joe & Biagio Antonacci – Vorrei cantare come Biagio Antonacci di Simone Cristicchi             

Abbiamo capito che la brutta esperienza dell’anno scorso ha fatto solo del bene a Tananai e questa serata duetti ne è la prova. La comparsa a sorpresa di Biagio ha regalato un’esibizione decisamente interessante: le due vocalità si mescolavano molto bene – non mi dispiacerebbe una loro futura collaborazione –. Le donne di tutte le età ringraziano.

Voto: 28/30

Shari & Salmo – Diavolo in me, medley di Zucchero          

È un dato di fatto che Salmo sia un artista talentuoso: la sua versione dei brani di Zucchero ne è la prova. Shari invece aveva dimenticato di fare i gargarismi prima di salire sul palco e ha scelto di recuperare proprio in quel momento. Con o senza di lei, l’esibizione sarebbe stata la stessa.

Voto: 18/30

Gianluca Grignani & Arisa – Destinazione Paradiso di Gianluca Grignani           

Premio sobrietà non pervenuto. Un’esibizione da panico, nel vero senso della parola, che a un certo punto ha fatto sentire ubriaca anche me. Meno male per Arisa che è riuscita a portare avanti la canzone e che ci ha regalato uno dei meme migliori di questo Sanremo. Gianluca ti vogliamo bene, ma no.

Voto: Meno male per Arisa/30

Leo Gassmann con Edoardo Bennato & Quartetto Flegreo – Medley di Edoardo Bennato        

Non c’è molto da dire, sicuramente una bella esibizione. Leo Gassman è riuscito a non sparire dietro l’immensità di Bennato e questo è un bene. Bellissima la scelta di portare sul palco il Quartetto Flegreo, che da circa dieci anni collabora con il cantautore.

Voto: 27/30

Articolo 31 & Fedez – Medley degli Articolo 31           

Forse sarebbero bastati solo J-Ax e Dj Jad, la presenza di Fedez è apparsa un po’ inutile. Gli Articolo 31 cantano gli Articolo 31, quindi il successo è assicurato: tutti siamo cresciuti con le loro canzoni e tutti abbiamo cantato durante la loro performance. Menzione d’onore per Dj Jad che prova a fare la break.

Voto: 25/30

Giorgia & Elisa – Luce (tramonti a Nord Est) di Elisa e Di sole e d’azzurro di Giorgia            

Sicuramente il duetto più atteso della serata: d’altronde, quanto è bello veder cantare insieme due delle voci più belle del panorama musicale italiano? Le aspettative sono state tutte confermate regalandoci un’esibizione da sogno. Standing ovation.

Voto: 30/30

Colapesce Dimartino & Carla Bruni – Azzurro di Paolo Conte     

Premetto di aver dato questo voto solo per lei, anche perché Carla non si vedeva da un po’, soprattutto in veste di cantante; eppure è stata l’unica a star dietro la canzone, mentre Colapesce e Dimartino hanno faticato parecchio. Veramente un peccato, mi aspettavo molto di più.

Voto: 20/30

I Cugini di Campagna & Paolo Vallesi – La forza della vita di Paolo Vallesi e Anima mia dei Cugini di Campagna             

Ammetto di non conoscere Paolo Vallesi, quindi ero un po’ impreparata a questo duetto. È stata una bella esibizione – anche perché portando dei loro brani non sarebbe potuta andare diversamente –, e “Anima mia” è sicuramente stata la canzone più coinvolgente.

Voto: 23/30

Marco Mengoni & Kingdom Choir – Let It Be dei Beatles                 

Ok, forse i cori gospel hanno stancato un po’ tutti, ma non me. Che Mengoni si sia ispirato ad Achille Lauro dopo che l’anno scorso si era fatto accompagnare dall’Harlem Gospel Choir? “Let It Be” dei Beatles trova una nuova versione “colorata” dalla bellissima voce di Marco. Tra le esibizioni migliori della puntata, senza ombra di dubbio.

Voto: 30/30

gIANMARIA & Manuel Agnelli – Quello che non c’è degli Afterhours                 

Bravo Manuel, hai fatto un’esibizione meravigliosa! Ah, mi state dicendo che non era solo? Beh, allora gIANMARIA è passato completamente inosservato. Mi dispiace, ma il frontman degli Afterhours ha catalizzato tutta l’attenzione (giustamente).

Voto: 18/30

Mr. Rain & Fasma – Qualcosa di grande di Cesare Cremonini                            

Ma l’auto-tune è ormai diventato indispensabile? Ma poi, perché deve essere utilizzato in maniera così prepotente? Ecco come rovinare una canzone in poche semplici mosse. Senza parole.

Voto: No comment/30

Madame & Izi – Via del Campo di Fabrizio De André                  

Portare un brano di De André al Festival della Canzone Italiana è un po’ come avvicinarsi alla gabbia dei leoni indossando il celebre meat dress di Lady Gaga. La cover non è stata così terribile – anche se Izi si sentiva veramente poco –, ma di nuovo è stato fatto un utilizzo spropositato dell’auto-tune. Posso accettarlo con un brano della Cuccarini, ma non in uno di Faber.

Voto: 23/30

Coma_Cose con Baustelle – Sarà perché ti amo de I Ricchi e Poveri               

Modalità: uscita di coppia che va in un bar karaoke. L’esibizione non è stata brutta, ma piuttosto monotona e scialba. Con una scelta come questa mi aspettavo qualcosa di più allegro, magari anche un po’ trash. Forse l’avrei vista perfetta per Rosa Chemical che le avrebbe sicuramente dato più carattere.

Voto: 23/30

Rosa Chemical & Rose Villain – America di Gianna Nannini              

Scelta del brano molto azzeccata, soprattutto considerando il personaggio di Rosa Chemical. Duetto ben scelto, Rose Villain è stata impeccabile, forse anche più di lui: da tenere sott’occhio assolutamente. Esibizione piena di eccessi in tutti i sensi, vedi la leccata allo stivale e la presenza di un plug anale sul palco. Sinceramente non mi aspettavo nulla di diverso.

Voto: 25/30

Modà & Le Vibrazioni – Vieni da me de Le Vibrazioni              

La cover non era male, ma non era davvero una cover. Perché parliamoci chiaro, Le Vibrazioni hanno cantato loro stessi accompagnati da altri (in questo caso i Modà). È ovvio che quello che ne viene fuori sia fatto bene e funzioni.

Voto: 19/30

Levante & Renzo Rubino – Vivere di Vasco Rossi               

Levante sembra un po’ sottotono in questo Festival e anche con la cover non è riuscita a risollevare la situazione. Il brano di Vasco poteva essere una buona occasione per riscattarsi dagli scarsi risultati delle sere precedenti, ma niente. Presenza di spessore quella di Renzo Rubino, inquadrato una sola volta durante l’esibizione.

Voto: 24/30

Anna Oxa & Iljard Shaba – Un’emozione da poco di Anna Oxa       

Con l’ennesimo look discutibile, la vera regina di questo festival ha voluto giocare facile: cosa c’è di più semplice di portare un proprio pezzo, in cui canti completamente da sola? Brava, per carità, ma forse le urla sono state un po’ too much. Shaba ha fatto la sua comparsa solo alla fine del pezzo per far roteare il violoncello, molto scenografico. Naturalmente scherzo.

Voto: 24/30

Sethu & bnkr44 – Charlie fa surf dei Baustelle                          

Carina, divertente e giovanile. Hanno cercato di rendere proprio un brano lontano anni luce dal loro stile, e tutto sommato non gli è andata male. Ma nulla di più, sicuramente un’esibizione che cadrà nel dimenticatoio. I bnkr44 meglio di Sethu.

Voto: 20/30

LDA con Alex Britti – Oggi sono io di Alex Britti 

Come per Will e gIANMARIA, l’artista in gara risulta completamente surclassato dalla presenza dell’ospite, in questo caso Alex Britti. LDA lo noti solo perché si muove come se stesse trattenendo la pipì. Forse avrei preferito un duetto padre e figlio.

Voto: 23/30

Mara Sattei & Noemi – L’amour toujours di Gigi D’Agostino

Finalmente Mara si è svegliata, o meglio, finalmente si è fatta notare. Nelle altre serate è passata completamente in sordina, complice un brano poco interessante. Eppure Sattei ha tanto da dare e con questo omaggio a Gigi D’Agostino ne abbiamo avuto la prova. Peccato per la scelta sbagliata del duetto: Noemi poco adatta a questo genere di brani.

Voto: 26/30

Paola e Chiara con Merk&Kremont – Medley di Paola&Chiara

Altro momento epico che aspettavamo da tutta la serata. L’attesa è stata però ripagata con un medley/mashup in degno stile anni 2000: le canzoni di Paola e Chiara incontrano altri brani simbolo come “Hung Up” di Madonna, “Can’t Get You Out of My Head” di Kylie Minogue. Il risultato? Tutti a cantare e a ballare sulle sedie nostalgici dei tempi ormai passati.

Voto: 29/30

Colla Zio con Ditonellapiaga – Salirò di Daniele Silvestri          

Peccato che la loro esibizione sia arrivata a fine serata e dopo l’hype generato dalle sorelle Iezzi. Performance molto carina e fresca, con Ditonellapiaga che si conferma una delle novità musicali più interessanti degli ultimi anni. Anche i Colla Zio non sono da meno, sicuramente meglio di tutte le altre giovani promesse in gara.

Voto: 27/30

A cura di Erika Musarò

SANREMO 2023 – Le pagelle della terza serata

Fra cantanti dispersi, bambini rapiti da Amadeus perché tifosi del Milan e Gianni Morandi che sale su un piedistallo per provare l’ebbrezza di essere alti come Paola Egonu, anche la terza serata del Festival di Sanremo 2023 è volta al termine. È stata dura tirare avanti fino alle 2, ma eccoci qua puntuali con le nostre pagelle.

Paola & Chiara – Furore

La due sorelle si presentano con un abito di pizzo total black e puntano tutto sulla colata di brillantini in faccia per aprire il varco di luce che ci teletrasporterà ai primi anni 2000; la musica dance e il corpo di ballo arricchiscono la produzione degna di Eurovision. Potrebbe essere difficile raggiungere il Contest, ma per ora sembra essere un’ottima coreografia per TikTok.

Voto: 21/30

Mara Sattei – Duemila Minuti

È chiara l’impronta di thasup e Damiano David, tra gli autori del brano. Ci si aspettava forse  qualcosa di più fresco – tenendo sempre in considerazione la presenza del fratello −, ma rimane una canzone con una sua dignità. Performance sottotono con una Sattei un po’ rauca che non ha dato il meglio di sé (come invece aveva fatto la prima serata).

Voto: 24/30

Rosa Chemical – Made in Italy

Rosa Chemical vuole essere iconico e gli basta poco per riuscirci. Un electro-swing perfetto per un giro sul tagadà e ci siamo guadagnati la dose di trash di cui c’è sempre bisogno.

Voto: 100/30

Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato

Sono solo le 21:08 e Grignani ci regala il 70% dei meme della sera. Ci sono problemi tecnici, lui alza la mano e arrivano i primi flashback di guerra, ma per fortuna non ci sono rose sul palco. Lui si scusa, spiega che non si sente in cuffia e chiede di ricominciare. Questo comporta la perdita di 50 punti al FantaSanremo (e forse anche delle nostre orecchie). Poi una scena surreale al termine del brano: dopo essersi tolto la giacca per mostrare la scritta “NO WAR” sbrilluccicosa sulla camicia (+10 e +5), scappa via lasciando Amadeus con il mazzo di fiori in mano e la stessa espressione del Bugo gate.

Voto: 18/30 (x2)

Levante – Vivo

Continuiamo tutti a chiederci perché Levante abbia deciso di decolorare sia i suoi capelli e che la sua produzione musicale. Rimane il messaggio profondo che sottende al brano e una Levante che ci lascia le sue spiegazioni tramite twitter. Niente da aggiungere.

Voto: 23/30

Tananai – Tango

Tananai è il riscatto di tutti coloro che “è intelligente, ma non si applica”. Per questa sua seconda partecipazione sveste i panni del bad boy e indossa quelli del secchione seduto in prima fila con gli occhiali e la camicia. Ha riversato tutto il dolore della relazione andata male nello studio del canto: infatti è intonatissimo. Ed è impeccabile anche nei look da bravo ragazzo. Sarebbe tutto perfetto se non stessimo parlando di Tananai, lo stesso che lo scorso anno brindava per l’ultimo posto in classifica. Quindi bella la consapevolezza, bello il fatto che si stia riprendendo la sua rivincita ma Tananai, per favore, ritorna in te.

Voto: 24/30

Lazza – Cenere

C’erano delle aspettative, poche, ma nessuno avrebbe mai scommesso su questo brano. Invece la combo produzione di Dardust (che funziona sempre) e la scrittura di Lazza porta i suoi frutti. Il brano rimane in testa dopo il primo ascolto e sembra essere destinato a piacere sempre di più. Quello che non funziona è il completo di velluto rosso zebrato, ma lui è pur sempre un maranzino.

Voto: 27/30

LDA – Se poi domani

Direttamente dalla cerchia dei nipotini di Maria ed erede di Gigi D’Alessio nazionale avrebbe potuto regalarci grandissime soddisfazioni. Eppure, la sua è una canzone destinata a cadere nell’oblio. LDA però sta giocando benissimo la sua partita al FantaSanremo, per questo lo perdoniamo e gli diamo dei punti in più.

Voto: 18/30 politico

Madame – Il bene nel male

Anche in questo caso la produzione di Dardust è dirompente. Il testo in pieno stile Madame, in alcuni punti sembra un disco rotto. Tutto sommato è una canzone che fa ballare e si rivela abbastanza piacevole.

Voto: 23/30

Ultimo – Alba

L’unica alba che aspettiamo è quella del giorno in cui Ultimo avrà la sua svolta Tananai (quello vecchio però). Ultimo propone una canzone da Ultimo: inspiegabilmente si guadagna il secondo posto nella classifica generale. Per il secondo posto di Fedez erano stati accusati i followers della Ferragni. E tu, Ultimo, ci sveli il tuo segreto?

Voto: rimandato al prossimo appello/30

Elodie – Due

Questo brano sembra un po’ sbiadito. È una hit estiva, ma con gli angoli smussati. Però funziona bene, a differenza dell’olio cosparso sul corpo di Elodie. Menzione speciale per Carolina Bubbico che oltre a dirigere l’orchestra, intona i cori di accompagnamento.

Voto: 25/30

Mr. Rain – Supereroi

Classica ballad sanremese. Tutto già visto e sentito, tranne Amadeus che a fine esibizione si carica in spalla uno dei bambini del coro come fosse un sacco di patate. Canzone né troppo interessante, né troppo poco, si riesce a cantare già dopo il secondo ascolto. In gara tra quelle che passeranno di più in radio.

Voto: 23/30

Giorgia – Parole dette male

Questo è un brano che va ascoltato e riascoltato per potersi convincere che, tutto sommato, la strizzata d’occhio alle vibes anni ’90 funziona. Ovviamente meglio concentrarsi sulla versione in studio, perché due volte su due Giorgia sembra avere qualche problemino esecutivo. La seconda volta meglio della prima, ma siamo ancora lontani da un’esecuzione degna della suddetta. Vuoi vedere che Tananai a questo giro supera anche la prima della classe?

Voto: 23/30

Colla zio – Non mi va

Sul fatto che si tratti della quota caciarona dell’edizione non ci sono dubbi. Simil Lo Sato Sociale anni ’90, pur essendo milanesi (quasi non si direbbe) non cantano in corsivo. Tra i più interessanti delle nuove proposte, sono da tenere d’occhio.

Voto: 23/30

A cura di Alessia Sabetta

Marco Mengoni – Due Vite

Marco Mengoni porta un brano costruito a tavolino per mettere in risalto le sue doti vocali senza tuttavia riuscirci al 100%: fa fatica e si vede, ma al pubblico sembra non interessare e lo premia con una standing ovation – la prima del Festival – e con il primo posto nella classifica generale. Bonus per l’outfit nostalgico dei Village People.

Voto: 23/30

Colapesce e Dimartino – Splash

Sono poche le garanzie al Festival, e una di queste è sicuramente il duo Colapesce Dimartino. Un inizio che sembra ricordare un brano di Carmen Consoli per poi sfociare in un sound nostalgico dalle vibes anni ’80. Non diventerà virale come “Musica Leggerissima” ma va bene così, ci piace lo stesso.

Voto: 26/30

Coma_Cose – L’addio

I Coma_Cose puntano sulla loro complicità e sull’interpretazione per cercare di farci dimenticare la loro mediocre performance canora. Molto carini, ma la canzone non convince.

Voto: 22/30

Leo Gasmann – Terzo Cuore

Leo Gasmann che plagia i Pinguini Tattici Nucleari con l’aiuto di Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Il risultato non è entusiasmante.
P.S. La canotta della salute non andava di moda l’anno scorso?

Voto: 20/30

Cugini di Campagna – Lettera 22

I Cugini di Campagna sembrano brillare più del nostro futuro con questo brano scritto da La Rappresentante di Lista. Non solo convincono, ma si impegnano anche a fare punti al FantaSanremo.

Voto: 23/30

Olly – Polvere

Sono le 00:40 quando Amadeus decide di graziarci con un brano un pochino più ritmato e allegro, facendoci riprendere dall’abbiocco potente. Inedito senza troppe pretese ma con un ritornello che si fa ricordare. Tutto sommato un buon debutto per Olly.

Voto: 21/30

Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima)

Anna, chi ti ha fatto male? Diccelo, ti prego.

Voto: Premio Aiello/30

Articolo 31 – Un bel viaggio

Gli Articolo 31 decidono di tornare alla ribalta con un polpettone nostalgico degli anni ’90. Forse avrebbero potuto essere nostalgici per conto loro, senza partecipare a Sanremo.

Voto: 20/30

Ariete – Mare di guai

Ariete riprende ad indossare il suo classico berretto e con esso sembra recuperare anche l’intonazione. Stavolta il fattore Dardust non riesce a fare la differenza e il brano passa in sordina per la critica, ma viene comunque premiato al televoto.

Voto: 21/30

Sethu – Cause perse

Ogni volta che cerco di ricordarmi questo brano puntualmente non ci riesco. Però Sethu sembra avere potenziale, quindi gli diamo la sufficienza.

Voto: 18 politico/30

Shari – Egoista

Una bella voce sprecata su un brano dimenticabile: strano visto che la produzione porta la firma di Salmo – oltre a quelle di Riccardo Puddu e Luciano Fenudi –. Speriamo di sentirla presto in qualcosa di più interessante.

Voto: 19/30

gIANMARIA – Mostro

gIANMARIA canta e ci crede davvero. Quasi quasi ci crediamo anche noi.

Voto: 21/30

Modà – Lasciami

I Modà hanno un pregio: quello di essere riconoscibili. Talmente riconoscibili che se cambi una canzone con un’altra non si nota assolutamente la differenza. D’altronde è lo stesso per Kekko Silvestre, che da 20 anni è sempre uguale. Ma come si fa?  

Voto: 22/30

Will – Stupido

Will sa che non vincerà Sanremo ma lotta con tutte le sue forze per portarsi a casa almeno il premio del FantaSanremo. Anche per lui un brano che passa piuttosto inosservato.

Voto: 22/30

A cura di Ramona Bustiuc

SANREMO 2023 – Le pagelle della seconda serata

La seconda serata della 73° edizione del Festival di Sanremo ha riservato diverse sorprese ai telespettatori. Non sono mancate, però, altrettante delusioni. Tra uno sbadiglio e un balletto, ecco i quattordici brani che vanno a completare quelli presentati nella prima serata. 

Will – Stupido

Ad aprire le danze ci pensa un emozionato Will. Non si può non provare tenerezza per lui, che sul palco dell’Ariston esordisce con la voce tremante e l’adrenalina delle grandi occasioni. Empatia a parte, il suo è un brano sicuramente non indimenticabile.

Voto: 23/30

Modà – Lasciami

Il ritorno del gruppo di “Un tappeto di fragole” non lascia il segno rispetto ai successi del passato. Un attacco in sordina del frontman Kekko Silvestre sfocia in un ritornello orecchiabile e da… Modà. Data la grande aspettativa del pubblico si poteva fare di meglio.

Voto: 20/30

Sethu – Cause perse

Presenza nervosa quella di Sethu. De gustibus, certo, ma il brano appare fin dalle prime note un’accozzaglia trita e ritrita di cliché. L’ultima posizione in classifica a fine serata conferma quanto di poco interessante mostrato sul palco. Gli ultimi saranno i primi? Non di certo in questo caso.

Voto: 19/30

Articolo 31 – Un bel viaggio

Alla loro prima partecipazione al festival J-Ax e DJ Jad portano sul palco un brano che celebra la loro carriera prima della separazione artistica. Domina il loro stile di sempre e non passa inosservata una parte in scratch, ma nulla di entusiasmante.

Voto: 24/30

Lazza – Cenere

Stupisce e non poco Lazza. La produzione firmata Dardust dà carattere ad un brano che già dal primo ascolto lascia il segno. L’outfit nero di paillettes scintilla come la sua performance.

25/30

Giorgia – Parole dette male

In teoria una delle favorite, in pratica una performance decisamente al di sotto delle aspettative. Un brano sottotono, così come la sua voce che a tratti è risultata imprecisa. Il palco dell’Ariston non perdona, nemmeno se sei Giorgia e hai una carriera ricca di successi intramontabili. 

Voto: 23/30

Colapesce, Di Martino – Splash

Non è facile tornare convincere dopo un successo come “Musica Leggerissima”. Lo scetticismo viene però spazzato via rapidamente dai due cantautori siciliani, che portano freschezza sul palco. Un brano dalle nuances vintage che convince al primo ascolto e probabilmente una hit radiofonica che sentiremo a lungo. Nota dolente: le metro affollate al posto del mare.

Voto: 27/30

Shari – Egoista

La firma di Salmo c’è, ma non si direbbe. Un brano che risulta anonimo e una performance altrettanto piatta. Ma abbiamo ascoltato di peggio.

Voto: 22/30

Madame – Il bene nel male

Avere una propria personalità artistica riconoscibile è fondamentale. Madame rientra senza dubbio in questa categoria e lo dimostra in un brano che assomiglia a ciò che ha già prodotto in precedenza senza però risultare ripetitiva. A volte rimanere nella propria zona di comfort premia e questa ne è la prova.

Voto: 25/30

Levante – Vivo

Un brano senza infamia e senza lode che probabilmente ha bisogno di essere ascoltato più volte per risultare incisivo, soprattutto a livello testuale. La presenza scenica di Levante, però, è un dato di fatto e la sua grinta è contagiosa. 

Voto: 24/30

Tananai – Tango

L’ultimo posto della scorsa edizione con “Sesso Occasionale” ha paradossalmente fatto cavalcare l’onda del successo a Tananai, alzando l’asticella delle aspettative. I telespettatori pronti a ballare sono rimasti incollati sul divano, con in sottofondo una ballad piatta e piena di frasi fatte. Nota positiva: meno stonature rispetto alla passata edizione.

Voto: 23/30

Rosa Chemical – Made In Italy

Un brano divertente e orecchiabile, che movimenta una seconda serata a tratti noiosa. Rosa Chemical risponde alle critiche dei giorni scorsi rimanendo credibile e non facendosi inghiottire dal personaggio. Molto probabilmente l’outsider di questa edizione.

Voto: 24/30

LDA – Se poi domani

Un brano adolescenziale di cui avremmo fatto volentieri a meno. Data l’ora tarda e la performance banale, un Deus Ex Machina che calasse sull’Ariston a ristabilire l’ordine e chiudere le danze sarebbe stato gradito.

Voto: 18/30

Paola&Chiara – Furore

Grande attesa per l’iconico duo pop di inizio anni duemila. Paola&Chiara sfoggiano un outfit scintillante e un brano disco dance arricchito da una coreografia facilmente replicabile. A tratti dà l’impressione di essere costruito ad hoc per l’Eurovision.

Voto: 21/30

A cura di Martina Caratozzolo

Sono una diva o non sono più niente

La rappresentante di lista al Teatro della Concordia

Scatta una notifica di BeReal collettiva mentre un sessantenne si lamenta della morte del vinile. I glitter, i crop top e le calze a rete, i mocassini indie, le barbe incolte, le giacche a vento in sconto dai cinesi. È il caos. È il pop. È il Teatro della Concordia di Venaria Reale che il 9 novembre ha ospitato La Rappresentante di Lista per la tappa torinese del MyMamma Tour 2022.

A luci accese finalmente si vedono le facce che pochi minuti prima erano attaccate allo schermo del telefono, sorridenti, contrite per il troppo urlare e sgolarsi, unite in un limone appassionato tra il fumo del ghiaccio secco. I glitter sono già andati via, come i bicchieri vuoti che scricchiolano sotto tacchi e anfibi, mentre la sicurezza intima agli ultimi superstiti di uscire. La magia si è rotta bruscamente ma le orecchie ancora ronzano nel silenzio della notte di Venaria, tra un discutibile paninaro che illumina il buio pesto della periferia torinese con patatine a prezzi discutibili e birre annacquate. Ma la folla sciama contenta verso le macchine e il bus notturno, soddisfatta di uno spettacolo che non ha lasciato niente al caso e ha funzionato dannatamente bene.

La rappresentante di Lista @ Teatro Concordia di Venaria Reale

La Rappresentante di Lista si trovava su una strada difficile: due Festival di Sanremo di fila per un duo più o meno indie che non ha mai fatto davvero il botto possono pesare. Il limbo dei vecchi fan che si lamentano dei cambiamenti e i nuovi che vogliono ballare con le mani, con le gambe e con il culo è dietro l’angolo. Ma i Sanremo pesano soltanto se non sai cosa fare della patata bollente che ti sei tirato in mano. E Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina hanno capito esattamente cosa farne: il risultato è una pomme de terre da ristorante stellato.

Il percorso teatrale dei due è sempre più evidente: scenografia, costumi e coreografie curate al dettaglio, uno show in atti con una scaletta che sembra più una divisione in scene di una pièce piuttosto che la tracklist di un live pop. Veronica si muove sul palco come una performer contemporanea, balla, provoca, salta, dà sfoggio del suo range e della sua vocalità pulita e quasi lirica alla Antonella Ruggiero e ogni tanto si lascia andare a sorrisi emozionati che il pubblico coglie con piacere. Dario, dall’alto di stivali rossi laccati con tacco squadrato, si muove tra chitarra, microfono, pianoforte e il piccolo Mac, pentolone magico del mixing.

Con una messa in scena così curata c’è il rischio di risultare freddi e distaccati, di dare ragione a chi lamenta la svolta mainstream. Ma La Rappresentante di Lista ha pensato anche a questo, non l’ha lasciato al caso e a metà concerto Veronica rompe la quarta parete e parla direttamente ai fan, con un discorso che non sembra nemmeno preparato e anche se lo fosse, sarebbe la finzione del teatro, a cui tutti un po’ crediamo lo stesso. Crediamo anche ai pezzi vecchi e nuovi riarrangiati per incontrare meglio l’atmosfera di un tour nei club, più elettronici che mai. Crediamo a “Resistere“, ad “Alieno“, a “Questo corpo” e ad “Amare” e crediamo pure al momento dj set tamarro con musicisti e pubblico che ballano insieme M.i.a. e gli Outkast.

Se il teatro, come il pop, è finzione, quello che rende veri La Rappresentante di Lista è che non hanno un album uguale all’altro, eppure sono sempre gli stessi. E il pubblico lo sa, sotto i riflettori e la cassa dritta e a palco spento. Sotto i costumi e dietro le scenografie rimane il gusto di uno spettacolo vero, a cui si crede volentieri. Sipario, bonne nuit e ciao ciao.

A cura di Clarissa Missarelli

Achille Lauro @ Stupinigi Sonic Park

Non sarà più il 20 luglio del ‘69 ma sicuramente è sempre domenica quando c’è Achille Lauro sul palco con la sua Electric Orchestra. E il ritorno in pompa magna di Lauro e i suoi dopo tre anni di lontananza dai live debutta proprio di domenica, 3 luglio 2022 al Sonic Park di Stupinigi.

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Il riposo dello stripper – Achille Lauro all’Eurovision 2022

All I need is love”: no, non siamo in un nostalgico revival dell’amore universale anni ’60, ma nel 2022, sul palco del contest musicale più seguito d’Europa. Dietro il microfono c’è Achille Lauro, che canta, ansima, bacia il suo chitarrista Boss Doms, si struscia sulla scenografia, cavalca un toro meccanico, dà fuoco agli strumenti, poi ringrazia e se ne va. I fan sono contenti ma non sorpresi, il pubblico italiano è in visibilio, quello internazionale un po’ meno. Contro ogni pronostico, “Stripper”, il brano che Lauro ha scritto appositamente per l’ESC, non passa in finale e perde contro performance decisamente più sottotono. Domandarsi cosa sia successo è lecito, rispondere è complicato.

La sconfitta di Achille Lauro al Festival di Sanremo era scontata: non solo per un brano debole e che ha soltanto le tinte sbiadite di quello che era stato “Rolls Royce”, nel 2019, ma anche per una performance poco brillante e non certo all’altezza di quello che Lauro ha costruito attorno al suo personaggio e alla sua presenza in determinati contesti. Molto meno ovvia, tuttavia, è apparsa la sua candidatura all’Eurovision 2022 per rappresentare San Marino. Che la visibilità di un palco come quello di ESC fosse nelle mire di Lauro fin dall’inizio è piuttosto chiaro. Come è altrettanto chiaro che qualcosa, in tutti questi corsi e ricorsi, sia andato storto. La figura di Lauro da sempre genera cortocircuiti, come spesso accade con figure investite, più o meno volontariamente, dello stato di icona del momento. Icona della trap a Sanremo 2019 – con un brano che di trap ha poco e niente -, icona di liberazione sessuale e identitaria nel 2020, icona della moda nel 2021: Lauro ha creato attorno a sé, al suo corpo, agli abiti che indossa, a come parla e come scrive, tutta una serie di discorsi che si porta dietro ogni volta che sale su un palco, specialmente in contesti mainstream e popolari.

Foto: Nderim Kaceli

Dal bacio con Boss Doms, alla scenografia in fiamme, agli outfit, quello che il pubblico di Sanremo e quello di Eurovision hanno visto sul palco e in diretta su Rai1 non è niente di nuovo nel progetto artistico di Lauro. Il destinatario del suo spettacolo non è la comunità dei fan, di chi effettivamente compra i biglietti per i live, i vinili in edizione limitata o il merch. L’efficacia dello show di Lauro e il suo team, che ha avuto indubbiamente un forte impatto almeno fino al 2020, dipende anche e soprattutto dal destinatario, dal target che dovrebbe essere più o meno sconvolto nel vedere un uomo con un corpo tutt’altro che androgino o efebico, che gioca con outfit e identità non binarie. Oppure quello ristretto e comunitario che coglie in un brano i continui riferimenti dalla cultura pop o dalla carriera di Lauro stesso, in un infinito rincorrersi di citazioni e autoreferenzialità. Ma l’Eurovision non è Sanremo e “Stripper” non è “Rolls Royce” e forse sta proprio qui la chiave di volta per comprendere – e accettare – l’effettiva sconfitta di Lauro al contest 2022, a discapito di quanto una certa fetta di pubblico italiano pensasse. Se “Domenica” (il brano dello scorso Sanremo) suona come uno svogliato tentativo di riprodurre il senso, le sonorità e gli arrangiamenti di 1969, l’album che ha strappato Lauro alla trap, “Stripper” si inserisce nella direzione degli ultimi due lavori in studio, Lauro e Achille Idol Superstar. L’evidente operazione che Lauro sta inseguendo ormai da anni non è la ricerca della hit radiofonica, ma piuttosto un tentativo di trovare la canzone-inno. La pretesa di una costruzione musicale complessa o ricercata decade, in favore di melodie volutamente immediate, liriche che “parlino a tutti”, strutture semplici e universali. Il focus non è Franco Battiato, ma “Albachiara”, per intenderci. Ma un brano come “Stripper” non funziona su un palco come quell’Eurovision, specialmente nell’edizione subito successiva alla vittoria dei Maneskin, di cui il brano di Lauro, ad una fetta non piccola del pubblico europeo è sembrato una brutta copia. 

Avrebbe funzionato meglio sul palco dell’Ariston? Per quanto sia complicato e forse poco interessante fare la storia con i se e con i ma, vale la pena di riflettere in questi termini. “Rolls Royce”, in un contesto e in un momento in cui Lauro era ancora un perfetto sconosciuto, è suonato come una ventata d’aria fresca in una kermesse stanca e incapace di intercettare le novità. Pian piano le cifre stilistiche di Lauro sono diventate parte integrante del personaggio: il collage di riferimenti pop, la lirica per accumulazione, gli outfit-opere d’arte, il personaggio dandy misterioso che non si capisce mai cosa provi davvero. Tutti questi discorsi sono Lauro stesso ed esistono ogni volta che sale su un palco come quello del Festival di Sanremo, al momento unico luogo in cui funzionano davvero. Senza i precedenti che solo il pubblico italiano coglie, “Stripper” non può avere lo stesso impatto. Ecco che agli ascoltatori europei e appassionati di Eurovision, più giovani, più internazionali, più informati, due chitarre elettriche e qualche riferimento pop non fanno effetto. 

Foto: Nderim Kaceli

Lauro sa scrivere, sa performare e sa interpretare e questo lo ha dimostrato fin dagli esordi della sua carriera, fin dai primi mixtape, da “Barabba” e dalla trap. L’utopistica pretesa di piacere a tutti, la nevrosi di produrre un album all’anno e non riconoscere quando è meglio mollare la presa, le eccessive costruzioni egoriferite che sottendono ogni sua mossa artistica o di marketing: sono forse questi gli ingredienti del cocktail che sta portando Lauro su un terreno pericoloso. “St’amore è panna montata al veleno, ne voglio ancora”, cantava in “Me ne frego” e oggi più che mai suona come uno sguardo allo specchio, una resa, forse inconscia. Lauro, a poco più di trent’anni e in meno di cinque, ha disegnato una parabola che molti artisti non vedranno in una carriera. Ed è proprio questo, forse, il momento di fare un passo indietro, per quanto sia spaventoso. Di vivere così, c’est la vie, Rolls Royce. 

A cura di Clarissa Missarelli

Incontro con Duccio Forzano: la regia di Eurovision

L’Eurovision si è concluso da diversi giorni, ma l’attenzione sull’evento è ancora alta. L’ Università di Torino ha cavalcato l’onda di questo interesse concludendo con il “botto” la rassegna Universo per Eurovision che, nelle scorse settimane, aveva accompagnato studenti, professionisti e curiosi alla scoperta di un festival dalle mille sfaccettature. L’ultimo incontro, dal titolo The sound of Beauty – La Regia di Eurovision, si è tenuto il 18 maggio all’Auditorium del complesso Aldo Moro. In quest’occasione Duccio Forzano, regista di Eurovision 2022 insieme a Cristian Biondani ha dialogato con Daniela Cardini, docente all’Università IULM di Milano. Forzano è uno dei più noti registi televisivi italiani in passato anche regista di diverse edizioni del Festival di Sanremo.

Durante la durata dell’incontro Forzano ha dimostrato la grandissima passione che ha per il suo lavoro, ben visibile sia nel momento pratico in cui deve dirigere la sua troupe – è stato mostrato un video che lo  riprendeva alla regia di Sanremo 2019 –, sia nel momento in cui si è trovato a spiegare i retroscena. 

Il dialogo è stato molto naturale e ha toccato diversi argomenti, accomunati da quella che secondo Forzano è la responsabilità di un regista: quella di raccontare una storia nel pieno rispetto di quello che sta accadendo sul palco, avendo come fine ultimo quello di emozionare il pubblico.

Con un flashback Forzano ritorna agli anni in cui è stato alla regia del programma Che Tempo Che Fa, condotto da Fabio Fazio, ritenendolo uno dei lavori più complessi della sua carriera: il suo inserimento è stato graduale e, dopo essere entrato un po’ in punta di piedi, è riuscito ad integrarsi nel nuovo ambiente, dove ha coniugato semplicità, capacità di racconto e competenze sfruttando regia, scenografia e grafica. Il tutto unito ad un elemento che ha definito come parte di sé stesso: la musica, che gli ha insegnato a comprendere il ritmo e l’esistenza di suoni e silenzi anche nelle conversazioni.

Insegnamento necessario per un regista dal momento che «la regia è ritmo», è la capacità di giocare d’anticipo, prevedendo quello che succederà per garantire allo spettatore maggiore fluidità possibile nella fruizione del prodotto. Proprio riferendosi agli spettatori ha espresso quella loro competenza intrinseca di riuscire a comprendere quando ci sono degli errori nella “grammatica delle inquadrature”, pur non avendo preparazione in campo.

Di lui come fruitore, Forzano si è detto incapace di riuscire a guardare qualcosa senza utilizzare l’occhio critico di chi lavora ogni giorno all’interno della cabina di regia e ne conosce la complessità: si tratta di un lavoro in cui bisogna «codificare» le cose di tutti i giorni e imparare da esse (nel suo caso il tassametro di un taxi o il bagno di un ristorante) e farle proprie, cercando di valorizzare quello che si sta facendo. Valorizzazione che nel caso di Eurovision si è rivelata complessa: Forzano ha raccontato, infatti, che gli artisti avevano in mente una loro idea, spesso non compatibile con la dimensione televisiva. Il suo compito – come quello dell’altro regista con cui ha diviso il lavoro nelle giornate del contest, Cristian Biondani – era quello di portare al massimo delle possibilità l’idea degli artisti, cercando di evitare tutti gli errori del caso.

Foto: Alessia Sabetta

Il risultato ottimale può essere raggiunto solo tramite il lavoro di squadra. Forzano ha affermato che deve esserci sinergia tra regista e operatori, si deve percepire tutta l’energia positiva, e la fiducia deve essere imprescindibile; un rapporto bilaterale che funziona solo nel momento in cui gli input e i feedback arrivano anche da parte della troupe, di cui il regista è pronto a cogliere consigli e osservazioni. Il regista ritiene che Eurovision – o «Eurosong», come spesso gli capita di chiamarlo –, gli abbia fatto comprendere tantissimo riguardo alla visione d’insieme del lavoro.

Per concludere, Cardini ha citato Confucio: «Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita». Forzano ha risposto che svegliandosi la mattina si sente un privilegiato e se è riuscito lui ad arrivare fin qui partendo dai filmini dei matrimoni (dove non veniva pagato), allora tutti possono farcela. Testimonianza, questa, che dimostra che una luce in fondo al tunnel c’è sempre e che a volte, basta perseguire il proprio obiettivo credendoci fino in fondo per raggiungerlo.

a cura di Alessia Sabetta

Sanremo 2022 – Le pagelle della seconda serata

Fra sketch comici che non fanno ridere, monologhi infiniti, ritardi e cambiamenti in scaletta, anche la seconda serata di questo Sanremo 2022 è andata – per fortuna, aggiungerei -.

Sangiovanni – “Farfalle”
Sangiovanni, ovvero un confetto rosa che spunta direttamente dall’era house degli anni ‘80 per aggiungere un po’ di auto tune a questo festival – giusto perché non bastava -. Se “Malibu” non vi è bastata, preparatevi a sentirlo in radio anche quest’estate.
Voto: 24/30

Giovanni Truppi – “Tuo padre, mia madre, Lucia”
Giovanni Truppi si presenta con un look degno delle migliori spiagge di Sanremo e canta anche come se fosse ad uno dei migliori falò delle spiagge di Sanremo. Testo bellissimo, performance dimenticabile.
Voto: Camp Rock/30

Le vibrazioni – “Tantissimo”
Caro Sarcina, è proprio vero, fa male tantissimo questa canzone, perchè non c’è proprio verso che azzecchi una nota. Forse è tempo di prendere in considerazione la pensione e di lasciare il palco a chi stona un po’ meno.
Voto: anche basta/30

Emma – “Ogni volta è così”
Un ritorno sul palco dell’Ariston un po’ sottotono per Emma: è ormai chiaro che questo Sanremo se lo stiano contendendo Dardust e Mahmood, dato il loro coinvolgimento in quasi tutti i brani in gara. E si vede.
Voto: 23/30

Matteo Romano – “Virale”
Un Matteo Romano emozionantissimo alla sua prima apparizione davvero importante, che sorprende piacevolmente. C’è un buon margine di miglioramento.
Voto: 23/30

Iva Zanicchi – “Voglio Amarti”
Iva Zanicchi torna a Sanremo cercando di rimpiazzare la sensuale performance di Orietta Berti dello scorso anno, ma con scarsi risultati. +1 CFU per l’esibizione senza autotune.
Voto: 20/30

Ditonellapiaga e Rettore – “Chimica”
Un’accoppiata interessante su un pezzo ancora più interessante, che fa ballare dall’inizio alla fine, con un ritornello che sembra non uscirti più dalla testa. Divertente e leggero.
Voto: 27/30

Elisa – “O forse sei tu”
Elisa ritorna a Sanremo dopo 21 anni e lo fa col botto, garantendosi il podio di questa edizione grazie a una canzone lieve, sublime, perfettamente in linea con lo stile del Festival. Approvatissima.
Voto: 28/30

Fabrizio Moro – “Sei tu”
Sì, sei tu, proprio tu, Fabrizio Moro, che hai deciso di plagiare “Che sia benedetta” di Fiorella Mannoia. E non posso perdonartelo.
Voto: premio originalità/30

Tananai – “Sesso occasionale”
Tananai decide di debuttare sul palco di Sanremo con un tributo alle sigle dei cartoni animati di Cristina d’Avena, ma meno intonato. Il “Sesso e ibuprofene” urlato di Aiello di Sanremo 71 però non si batte.
Voto: premio nostalgia/30

Irama – “Ovunque sarai”
Irama decide di omaggiare tutti i nonni d’Italia indossando un centrino, poi cerca di vincere facile con una canzone in perfetto stile Disney. Ottime doti vocali sprecate su un brano mediocre.
Voto: 22/30

Aka7even – “Perfetta così”
Aka7even tira fuori il completo più anonimo dal suo armadio per regalarci una hit estiva da boyband del 2010 – chi vuole intendere intenda -. Carina, ma dimenticabile.
Voto: 22/30

Highsnob e Hu – “Abbi cura di te”
I Coma Cose incontrano Brunori Sas per tirare fuori qualcosa di interessante verso il finire della serata. Bonus per Hu che reclama i fiori anche per il suo collega.
Voto: 25/30

A cura di Ramona Bustiuc

Sanremo 2022 – Le pagelle della prima serata

La rinascita dopo la pandemia, i balletti di TikTok, la retorica un po’ anni ‘80 della canzone ballabile che nasconde un testo impegnato: così si presenta la 72° edizione del Festival di Sanremo. La conduzione artistica di Amadeus, che persevera e ci riprova per la terza volta, tenta di accontentare nonni e nipoti, tra vaghi ricordi di Dalla e autotune. 

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