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Domani e per sempre: il primo romanzo di Ermal Meta presentato al Salone del Libro

Domenica 22 maggio al Salone del Libro Ermal Meta ha presentato il suo libro Domani e per sempre, pubblicato il 19 maggio dalla casa editrice La nave di Teseo. Dopo una carriera dedicata alla musica, la penna del cantautore e polistrumentista albanese si è prestata alla stesura di un romanzo che narra una storia in parte autobiografica.

All’inizio della conferenza – moderata da Michela Mantovan – Ermal Meta ha affermato che fino a qualche anno non avrebbe mai pensato di scrivere un libro, in quanto per lui «fare lo scrittore è una cosa seria». Tuttavia, il tempo di riflessione avuto a disposizione durante la pandemia ha cambiato le carte in gioco e la scrittura gli è servita come valvola di sfogo. Il cantautore ha infatti sentito un’urgenza dettata dalla voglia di narrare una storia ambientata nella sua terra d’origine: l’Albania.

Ermal Meta al Salone del Libro [credit foto: Martina Caratozzolo]

Domani e per sempre ha come protagonista Kajan, un bambino albanese che vive gli anni bui della Seconda guerra mondiale con una passione che lo accompagna: il pianoforte. Kajan è mosso da due emozioni: la speranza e la paura, che lo portano a buttare il cuore oltre l’ostacolo in più occasioni e a compiere azioni impensabili nel corso della sua tenera età. La copertina arancione del romanzo mette in primo piano un adulto che tiene per mano un bambino, quasi nel tentativo di guidarlo verso una meta. Tuttavia, la trama non è stata del tutto svelata per invitare i lettori a scoprirla pagina dopo pagina durante la lettura.

Tramite questo romanzo Ermal Meta ha ricordato il dramma vissuto dal popolo albanese durante la dittatura di Enver Hoxha, un periodo che il cantautore ha dovuto subire prima del suo sbarco in Italia all’età di 13 anni. L’ispirazione è stata infatti dettata dai suoi primi anni di vita, in cui viveva costantemente in una situazione di terrore, spesso nascosto nei bunker sotto i palazzi per sfuggire ai bombardamenti.

Il cantautore ha voluto inoltre condividere il suo primo ricordo legato alla musica, per risaltare l’importanza che la cultura può avere anche nei momenti più drammatici: il primo ascolto di “Thriller” di Michael Jackson, che lo sorprese e gli fece affermare «da grande voglio fare il musicista».

Ermal Meta al Salone del Libro [credit foto: Martina Caratozzolo]

Domani e per sempre è senza dubbio un romanzo che è costato uno sforzo emotivo all’autore: i ricordi passati hanno fatto tornare in mente a Meta il senso di colpa vissuto per essersi lasciato alle spalle la sua patria all’improvviso, senza riuscire a salutare chi gli stava più a cuore. Il motore che lo ha spinto nella fase di scrittura è stato il voler andare a fondo nella sofferenza vissuta dal suo popolo, per far conoscere una storia che spesso viene ignorata.

L’atmosfera che si respirava all’interno della sala in cui si è tenuto l’incontro lasciava trapelare l’ammirazione del pubblico per il cantautore albanese, che si è messo a nudo per presentare il suo romanzo. I fan hanno poi avuto l’occasione di scambiare qualche chiacchiera durante il firmacopie.

La fine dell’incontro è solo un arrivederci, poiché presto Ermal Meta partirà in tour estivo: in Piemonte i fan potranno rivederlo il 16 luglio ad Asti al festival AstiMusica, accompagnato dalla sua band.

A cura di Martina Caratozzolo

Pacifico: incontro al Salone Del Libro 2022

Domenica 22 maggio il Palco Live del Salone del Libro di Torino ha visto performance e conferenze di importanti figure della musica italiana, una fra tutti Pacifico, nome d’arte di Gino de Crescenzo. Autore e cantante di spicco, penna per Celentano, Nannini, Venditti (fra gli altri), nel 2022 Pacifico ha fatto il suo esordio nella narrativa autobiografica con il romanzo Io e la mia famiglia di Barbari, edito da La Nave di Teseo e presentato durante un incontro che ha visto intrecciarsi musica e riflessioni incentrate soprattutto sulla migrazione interna in Italia del secondo dopoguerra.

Dopo un breve set per chitarra e voce accompagnato alla viola da Antonio Leofreddi, il moderatore e scrittore napoletano Alessio Forgione chiede a Pacifico di leggere un breve estratto dal romanzo, che vuole «disinnescare la povertà con la fantasia». Come molte famiglie agli inizi degli anni ’60, anche quella dell’autore decide di emigrare da Napoli a Milano in cerca di altre opportunità. Non c’è pietismo nel racconto di De Crescenzo, non c’è autoassoluzione e spesso è la stessa fantasia a prendere il sopravvento. Il nucleo fondamentale è costituito da persone-personaggi, quasi tutte provviste di un soprannome evocativo del loro carattere: “Il sultano”, “La Sciamana”, “La carabiniera”. Questa scelta è dovuta all’estrema pudicizia della famiglia di Pacifico, cresciuto da una madre con un’infanzia vissuta in orfanotrofio.

Foto: Martina Caratozzolo

Dopo una riflessione su come nei romanzi degli scrittori meridionali spesso le donne si trovino al centro della narrazione – mentre al contrario gli uomini sono «soffusi, distanti» –, Forgione chiede al cantautore di approfondire la relazione fra i genitori – due dei pochi personaggi che invece vengono chiamati con il loro nome, Pia e Guido –. Pacifico sorride nel definire l’amore fra i due un «amore sovietico»: non mostravano mai alcun segno di cedimento, insieme erano unitissimi, una fortezza; il sentimento continua a durare nonostante la vedovanza della madre, che ogni tanto vede ancora il marito girare per casa: «”Quando vieni ci parli tu”, mi dice. E allora le chiedo “Ma perché non lo fai tu?” “Perché io ho paura”. Sa che è un fantasma, ma è troppo abituata alla sua presenza.»

Sempre a proposito della madre, De Crescenzo racconta che è stata lei ad avvicinarlo alla musica, ma con suo estremo disappunto ha abbandonato il pianoforte per la chitarra, compratagli dal padre nonostante il costo esorbitante; è un gesto da cui Pacifico sembra ancora essere commosso, essendo sempre stato cresciuto con la filosofia del «Prima il dovere e poi il piacere».

Fra risate complici e scambi di battute con il pubblico numeroso l’incontro finisce, non prima che Pacifico si esibisca con un altro brano – questa volta al pianoforte, forse per accontentare in qualche modo anche Mammà –.

Immagine in evidenza: Martina Caratozzolo

A cura di Ramona Bustiuc

Marina Rei al Salone del Libro

Un giorno nuovo è il titolo del libro di Marina Rei, uscito lo scorso 28 aprile per la casa editrice La Corte. Il 22 maggio l’autrice ha presentato il suo romanzo al Salone del Libro di Torino, dialogando con Gianni La Corte, autore e fondatore della casa editrice.

Marina Rei, cantautrice e percussionista, ha deciso di raccontare una storia che intreccia luoghi, valori e cose a lei molto care. Scrivere un libro non era in realtà il fine, ha spiegato durante l’incontro: dopo un periodo difficile, ha scelto di utilizzare la scrittura in prosa come mezzo per far defluire i pensieri e le sensazioni in un appuntamento con carta e penna, diventato fisso. C’erano un tempo e un luogo per la scrittura, come fosse un rituale.

Un giorno nuovo racconta la fine di una storia d’amore complicata e di una donna che si dimostra sensibile ma anche estremamente coraggiosa, capace di fare qualcosa di importante grazie alla sua passione: dare vita ad una onlus in cui insegna a suonare uno strumento musicale a bambini che diversamente non ne avrebbero l’opportunità. La musica è importante per la protagonista del libro, quanto per la stessa autrice, che ne ha fatto una professione e ne conosce il potere salvifico.

Foto: Alessia Sabetta

Scrivere un libro o scrivere una canzone ha secondo Rei un punto di partenza in comune: l’intuizione. Esiste un momento creativo in cui si è ispirati, si prende il ritmo e si scrive senza riuscire a fermarsi. La differenza sta nel fatto che in una canzone si è costretti alla ritmica e alle strutture, a differenza del libro in cui (anche se ci sono dei passaggi importanti da fare) si è più liberi.

Anche il punto d’arrivo è comune. Se una canzone ha un riscontro immediato da parte del pubblico che la ascolta dal vivo, per il libro il riscontro è invece più lento. Questa “attesa” però non turba l’autrice, perché sa che ogni cosa deve fare il suo decorso. Motivo per cui sia nel caso delle canzoni, che nel caso del libro, ha deciso di “lasciar andare”, aspettando la chiusura del ciclo.

Un ciclo che con il libro si è concluso nel momento in cui tante persone le hanno detto che leggendolo hanno avuto l’impressione di star ascoltando una sua canzone: «Sapere questo è una cosa bella per me. Mi fa pensare all’esistenza di una continuità».

a cura di Alessia Sabetta