Era il 30 marzo 2018 quando i Måneskin suonavano per la prima volta a Torino. Freschi del secondo posto ad X Factor avevano presentato al pubblico dell’Hiroshima Mon Amour due brani inediti (“Chosen” e “Recovery”) in un repertorio di sole cover. Chi usciva da quel live – compresa la sottoscritta – si accorse dell’impatto scenico del gruppo romano, ma le incertezze riguardanti il loro futuro erano tante. Un mero prodotto commerciale? Una band per ragazzine? Sono abbastanza rock? Tutte queste domande sono state spazzate via dalla loro clamorosa ascesa internazionale post-vittoria dell’Eurovision 2021. Sabato 25 febbraio i Kool Kids romani sono tornati a Torino da trionfatori. Al Pala Alpitour hanno presentato uno show impeccabile, che ha messo tutti d’accordo nel considerarli mostri da palcoscenico a tutti gli effetti.
Le sorprese non sono di certo mancate: un tendone rosso a mo’ di sipario proietta le loro ombre mentre suonano “DON’T WANNA SLEEP” per poi crollare a terra e dare inizio allo show. “Buonasera signore e signori” direbbero loro, “il rock’n’roll è servito”.
I brani del loro ultimo album Rush si susseguono in scaletta a ritmo forsennato, intervallati da momenti strumentali che mettono in mostra il talento di Victoria De Angelis al basso, di Ethan Torchio alla batteria e del chitarrista Thomas Raggi, che a furia di assoli consuma la sua Telecaster. Il frontman Damiano David interviene poco, ma quando lo fa è tagliente e ironico. Annuncia con stizza “Beggin’”, la cover che ha conquistato il pubblico internazionale, “un brano che ha stancato sia voi che noi”, per poi invitare i fan a togliere i telefoni e godersi lo spettacolo vis à vis.
Dopo un’ora di brani dal groove elettrico che fanno scatenare il pubblico, lo show si sposta al fondo del palazzetto. Un piccolo palco ospita la band tra i fan per il momento acustico della serata. Il Pala Alpitour si illumina con migliaia di lucine durante “Torna a casa”, “Vent’anni” e “Amandoti”.
Tornati sul main stage succede di tutto: dal fuoco sul palco durante “GASOLINE” agli stage diving continui tra il pubblico. I Måneskin annunciano l’ultimo brano in scaletta e fanno salire sul palco una quindicina di fan, che impazziscono e si dimenano durante “KOOL KIDS” – brano che ricorda il post-punk degli Idles–. Ringraziamenti e sparizione dietro le quinte. Ma non è ancora il gran finale. Mancano ancora “THE LONELIEST” e il bis di “I WANNA BE YOUR SLAVE”. Applausi scroscianti e sensazione di aver assistito ad un qualcosa di grande.
La vittoria dell’Eurovision e il conseguente successo mondiale ha spinto la band a premere sull’acceleratore per migliorare a livello tecnico. Il salto di qualità è evidente, complici anche le migliaia di chilometri macinati in tour oltreoceano negli ultimi mesi. La produzione musicale potrà pur strizzare gli occhi al mercato americano, ma il loro talento è innegabile. I Måneskin da sempre attraggono paradossi: da chi li considera l’anti-rock a chi troppo rock. Non ci sono vie di mezzo, come per le grandi rockstars. O li ami o li odi. Da amanti della musica rimanere indifferenti a tale impatto è un grave spreco, così come non assistere ad un loro concerto almeno una volta nella vita. Provare per credere.
Dieci proposte di ascolto tra i migliori singoli usciti nel mese di maggio, secondo Musidams.
Hold My Hand – Lady Gaga
Lady Gaga aveva già dimostrato di saperci fare con le colonne sonore ai tempi di A Star Is Born e questo pezzo scritto per il film Top Gun: Maverick è un’ulteriore conferma del suo talento: “Hold my Hand” è un brano potente ed arricchito con un ritornello esplosivo, perfetto da cantare in macchina a squarciagola. 27/30
N95 – Kendrick Lamar
Dopo un’attesa che sembrava infinita è tornato sulla scena uno dei nomi più importanti del rap odierno: il primo singolo estratto da Mr. Morale and the Big Steppers è una critica feroce alla società di oggi, rivolta in particolare a coloro che possono godere del lusso sfrenato mentre il mondo intorno a loro cade a pezzi a causa della pandemia e delle ingiustizie sociali. 29/30
SUPERMODEL – Maneskin
A un anno dalla loro vittoria all’Eurovision, i Maneskin tornano con un pezzo pop realizzato con la collaborazione di uno dei più grandi hitmakers del millennio, lo svedese MaxMartin. Un brano immediato e orecchiabile che racconta di un amore tossico e di una ragazza che vive la sua vita secondo l’intramontabile filosofia “sesso, droga e rock and roll”. 28/30
This Hell – Rina Sawayama
Una delle artiste più interessanti della nuova scena musicale britannica ci travolge con un singolo ricco di riferimenti alla cultura pop (si passa da Britney Spears a Il diavolo veste Prada) e che suona come un mash up di “Hot Stuff” di Donna Summer e “Beat It” di Michael Jackson. Un pezzo perfetto per le radio e che aumenta l’attesa e le aspettative per il nuovo album Hold the Girl, in uscita a settembre. 28/30
Late Night Talking – Harry Styles
Dopo il grande successo di “As It Was” Harry Styles si presta al bis con il secondo singolo estratto da Harry’s House: il brano ha un sound che sembra riportarci agli anni ’70 ed è un inno all’amore e ai suoi momenti più intimi, come le chiacchierate notturne del titolo. Pronto a conquistare le radio e a diventare uno dei tormentoni di questa estate. 27/30
A cura di Giulia Barge
Tempo– Matteo Bocelli
Chiama l’estate Matteo Bocelli con questo singolo. Si apre con una musica che avremmo potuto sentire in un saloon del far west, ma poi si mischia all’elettronica e a un testo semplice, un misto di inglese e italiano, spesso ripetitivo, ma molto orecchiabile. “Tempo” è uno dei cinque singoli pubblicati sino ad ora, una scalata che porterà nel 2023 all’uscita del tanto atteso album. Questa estate scuramente sentiremo canticchiare per le strade una frase semplice e orecchiabile, “Give me your tempo”. 28/30
Yo Yo – Mika
Su una musica disco, scivola un testo che parla d’amore. Il nuovo singolo di Mika si apre alla possibilità di accettare una situazione amorosa disastrosa con un “What will be, Will be”, non è di certo un richiamo alla compostezza del “Che sarà sarà” della romantica Doris Day, piuttosto la voglia di estraniarsi da una situazione per non pensare al dolore. Questo singolo, che Mika ha già cantato sul palco dell’Eurovision Song Contest, sarà sicuramente la punta di diamante nel prossimo tour. 29/30
You and I – SYML feat Charlotte Lawrence
Una ballad che esprime sentimenti semplici, parlando del coraggio di starsi accanto nonostante le avversità della vita quotidiana e della capacità di accettarsi per ciò che si è. SYML ( “semplice” in gallese) è il nome d’arte di Brian Fennel, che nelle sue canzoni parla di sentimenti forti, attingendo direttamente dalla sua vita personale. La voce leggera di Charlotte Lawrence completa il quadro e da un’idea di universalità al testo e che rende maggiormente piacevole l’ascolto. 29/30
No stress– Marco Mengoni
“Fai come se stanotte fosse l’ultima” è il consiglio che ci dà Marco Mengoni con il suo nuovo singolo. Un brano che invita l’ascoltatore a distaccarsi dalla frenesia quotidiana creandosi un proprio rituale per allontanarsi dallo stress. Una musica di quelle che si ha voglia di sentire davanti al semaforo, di cui non ci si stanca e che si fa canticchiare con distrazione. 27/30
La recette– Slimane
A seguito del grande successo dell’ultimo album Versus in collaborazione con Vitaa, il cantante francese Slimane decide di cimentarsi in un nuovo singolo, un piccolo regalo prima dell’uscita del nuovo album prevista per il prossimo anno. Il testo riporta le parole di un amante che non riesce a rassegnarsi ad un amore giunto al termine. La musica risulta semplice e molto ripetitiva, ma funzionale nel sostenere la grande quantità di parole che essendo in francese godono già di una loro personale musicalità. 27/30
A cura di Milena Sanfilippo
Immagine in evidenza: https://www.instagram.com/maneskinofficial/
Il 14 maggio si è tenuta la finale dell’Eurovision Song Contest 2022, che ha visto l’Ucraina trionfare con 631 punti, seguita da Regno Unito e Spagna − rispettivamente con 466 e 459 punti −. L’Italia si è posizionata comunque molto bene nella classifica generale, conquistando la sesta posizione con 268 punti. La serata conclusiva è stata spettacolare e non ha affatto deluso le aspettative che si erano create anche grazie alle due serate precedenti.
Tanti sono stati i momenti clou: dall’apertura di Laura Pausini che ha incantato il palazzetto con un medley della sua carriera musicale completo di cambi d’abito per ogni brano; alla formidabile esibizione di Mika che ha coinvolto l’intero pubblico: anche lui ha portato un medley di alcuni dei suoi inediti più importanti, in uno spettacolo ricco di effetti speciali. Passando poi per i Maneskin che hanno presentato il loro nuovo inedito “Supermodel”; fino ad arrivare a Gigliola Cinquetti e alla sua eleganza senza tempo. Momenti che hanno tenuto il pubblico incollato allo schermo fino alla fine, quando è stato decretato il vincitore.
È stata una vittoria politica? Sì. Nonostante il nobile sentimento di solidarietà tra popoli − che ha riflesso la situazione geopolitica internazionale −, si sta pur sempre parlando di un contest canoro, in cui la musica dovrebbe appunto essere al primo posto. La canzone ucraina, “Stefania” dei Kalush Orchestra, è ricca di significato e la commistione tra sonorità folk e rap risulta sicuramente originale, ma forse questo non basta dal momento che in gara erano presenti diversi altri brani interessanti sia a livello di linguaggi musicali che di testi. Questa tesi è stata sostenuta dal punteggio che la giuria − composta dai rappresentanti delle diverse nazioni in gara – ha assegnato a “Stefania” è basso: la canzone non raggiunge il podio, nonostante abbia ricevuto il massimo dei punti da parte dei paesi dell’Est Europa. Sarà il giudizio del pubblico a ribaltare poi la classifica generale.
Già da prima dell’inizio del contest l’Ucraina era la favorita per la vittoria: il trionfo dei Kalush Orchestra è stato piuttosto scontato e per niente inatteso. Come per ogni edizione l’unanimità dei pareri non viene mai raggiunta, e se è vero che l’Ucraina ha vinto anche per quello che sta affrontando, è vero anche che diversi sono stati i paesi rivelazione dell’intero contest e il tempo potrà dare loro giustizia.
Si può dire che anche quest’anno Eurovision sia stata una celebrazione che ha unito tanti paesi sotto il segno della musica: è stato bello vedere gli artisti divertirsi, cantare e supportarsi fra loro nel backstage e tra il pubblico, rappresentando appieno lo spirito della manifestazione.
È proprio su questa dimensione gioiosa che si è concentrata la conferenza stampa di chiusura dell’Eurovision Song Contest, tenutasi il 15 maggio 2022 nel Gran Salone dei Ricevimenti di Palazzo Madama.
Ad aprire la conferenza è stato il sindaco Stefano Lo Russo, che in primis ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile l’organizzazione e la realizzazione dell’evento, considerato un punto di partenza per la produzione artistica di Torino. Questo uno degli elementi principali di tutto l’evento, insieme alla volontà di scommettere su una musica portatrice di un divertimento sano e la scelta del Parco del Valentino come luogo dell’Eurovillage, rivelatosi la location ideale per ospitare grandi eventi. Le prossime sfide che il sindaco ha intenzione di portare avanti riguardano la volontà di non disperdere la visibilità che Torino ha acquisito grazie a ESC, si è detto estremamente felice di sentir pronunciare, durante i collegamenti delle varie giurie, il nome della città. Ci tiene, inoltre a dare strutturalità e progressività al turismo nel corso di tutto l’anno, sfruttando un percorso sistematico di altri eventi inseriti all’interno di un quadro più complesso, di cui Eurovision era solo la punta dell’iceberg.
Successivamente è intervenuto Alberto Cirio (Presidente della Regione Piemonte), che ha posto l’attenzione sulla capacità di fare squadra e lavorare in sinergia portando a casa uno spettacolo che fin dall’inizio era stato una sfida per la ricerca di luoghi, modalità e risorse, soprattutto nell’incertezza di una pandemia che dopo due anni rappresenta ancora un enorme problema. Eurovision si è rivelata una consapevolezza collettiva e anche per Cirio una delle sfide più importanti sarà quella di non disperdere il patrimonio che Torino ha in mano in questo momento. «Si festeggia un giorno per la sfida vinta, ma da domani si riprende a lavorare» ha annunciato.
Hanno poi preso parola i due produttori esecutivi di Rai. Per prima ha parlato Simona Mattorelli, che si è detta soddisfatta di quanto ottenuto: lo standard raggiunto è stato molto elevato e sono state impiegate le migliori tecnologie e le eccellenze della Rai per raggiungere il miglior risultato possibile. Poi Claudio Fasulo − che ha esordito dicendo «mi sento come la Cristoforetti», perché costretto ad un collegamento via cellulare a causa del contagio da Covid − ha voluto dare qualche informazione di carattere quantitativo, affermando che la media di share tra le ore 21 e l’1 nella serata finale ha aggiunto il 41.9%, coinvolgendo 6 milioni di telespettatori.
Infine, Stefano Coletta, direttore di Rai 1, ha parlato in rappresentanza dei vertici Rai. Ha raccontato del lavoro complesso che c’è dietro all’apparato organizzativo, ringraziando tutta la forza lavoro che, instancabilmente, si è data da fare “sotto la linea”. Eurovision è stato il punto di partenza di un percorso di bellezza accolto da Torino, che in collaborazione con la Rai ha deciso di veicolare diversi valori. Ha poi parlato dei tre presentatori fortemente voluti – Mika, Laura Pausini e Alessandro Cattelan −, grazie ai quali si è respirato rispetto, libertà e capacità di dare spessore ad ogni diversità, permettendo in questo modo di far apprezzare al pubblico più generalista ogni sfumatura di eterogeneità.
Nello spazio riservato alle domande dei giornalisti, Coletta ha poi voluto sottolineare con una punta di orgoglio che «dopo tanto tempo, nel vocabolario mass mediale dei giovani, Rai 1 non è più un canale spettrale». In questo stesso spazio, dopo una domanda relativa all’impatto economico, il sindaco ha voluto affermare che non si sente di parlare di Eurovision solo in termini di entrate e uscite: si è trattato di un investimento, un servizio donato alla città (che doveva ritornare ad avere degli spazi di socialità) e ai giovani, veri protagonisti dell’evento.
Si è affermato infine che è stato costruito un rapporto positivo tra Rai e Torino, dove Eurovision è servito a rinnovare il rapporto con l’ente. Il prossimo passo è quello di dimostrare a Rai che è utile investire nella città di Torino (e di conseguenza anche in tutto il Piemonte), non perché sia nata qui, ma per le dimostrazioni – anche in termini numerici − che sottendono una nuova mentalità, di cui Eurovision si è fatto portatore.
La rinascita dopo la pandemia, i balletti di TikTok, la retorica un po’ anni ‘80 della canzone ballabile che nasconde un testo impegnato: così si presenta la 72° edizione del Festival di Sanremo. La conduzione artistica di Amadeus, che persevera e ci riprova per la terza volta, tenta di accontentare nonni e nipoti, tra vaghi ricordi di Dalla e autotune.
Fra una regia con spasmi e stacchetti discutibili – ad eccezione ovviamente di Achille Lauro – ecco le pagelle della prima serata della 71esima edizione del Festival di Sanremo secondo Clarissa e Ramona!
In ordine di esibizione:
Arisa – “Potevi fare di più” Canzone tipica sanremese, praticamente un remake di “La notte”. C’è tanto potenziale sprecato. Voto: 24/30
Colapesce Dimartino – “Musica Leggerissima” TheGiornalisti con vibes di un agosto degli anni ’70. Molto radiofonica, sicuramente la sentiremo spesso. Voto: 25/30
Aiello – “Ora” Un vago inizio alla Call Me Maybe con un crescendo che culmina in un ictus. Mi aspettavo di meglio, ma sicuramente andrà migliorando con l’ascolto. Voto: ?/30
Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome” Un Fedez emozionatissimo e una Francesca Michielin splendida. Una combo già provata e approvata in passato, ma che in questo caso non esplode. Voto: 23/30
Max Gazzè e la Trifluoperazina Monstery Band – “Il Farmacista” Max Gazzè plagia sé stesso con un look fra Noè e Nostradamus. Un po’ deludente. Voto: 20/30
Noemi – “Glicine” Dimenticabile non solo all’interno del panorama sanremese, ma anche in quello della musica italiana nella sua totalità. Non c’è evoluzione. Voto: 18/30
Madame – “Voce” È da apprezzare il fatto che non si sia snaturata più di tanto. Si è tenuta su un territorio sicuro, che è riuscita a valorizzarla abbastanza bene. Anche qui un buon potenziale piuttosto sprecato. Voto: 24/30
Maneskin – “Zitti e buoni” In assenza di Piero Pelù, ci hanno pensato i Maneskin a fare brutto con i distorsori e qualche parolaccia perché sì siamo sul palco dell’Ariston, ma siamo anche giovani e ribelli. Voto: 25/30
Ghemon – “Momento perfetto” Cugino anni ’70 di Colapesce e Dimartino, per fortuna più per il look che per la canzone. Il sound r’n’b veste bene la vocalità di Ghemon, che naviga in acque tranquille. Voto: 26/30
Coma_Cose – “Fiamme negli occhi” Aleggia il fantasma di Thom Yorke nelle melodie di un brano in cui i Coma_Cose non perdono il loro stile, pur confezionando una hit sanremese e radiofonica a tutti gli effetti. Voto: 28/30
Annalisa – “Dieci” Difficile immaginare qualcosa di più anonimo e scialbo. Più che dimenticabile. Voto: 18/30
Francesco Renga – “Quando trovo te” Anche quando Le Vibrazioni non sono in gara a Sanremo, in qualche modo ci sono lo stesso. Per l’occasione, coi capelli ricci. Voto: ma basta/30
Fasma – “Parlami” Non basta usare l’autotune a manetta per essere giovane e fare la trap. Ma Fasma ci crede e sforna una discreta canzoncina da teenager innamorato. Voto: Tik Tok/30
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