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Paolo Fresu chiude il Torino Jazz Festival 2024

Anche quest’anno, il 30 aprile 2024, si conclude il Torino Jazz Festival nella giornata internazionale UNESCO del jazz. Una giornata significativa non solo per il festival ma per tutta la musica jazz che, nel corso di questi undici giorni, abbiamo imparato ad apprezzare e amare in tutte le sue forme e declinazioni. 

Stefano Zenni sul palco dell’auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del festival, lavorando con passione e con amore per la musica: dagli autisti, al personale di sala, dallo staff tecnico al pubblico e naturalmente gli artisti… la lista sarebbe lunghissima ma è soprattutto doveroso ricordare e ringraziare tutti coloro che stanno dietro le quinte, non sono visibili e non ricevono gli applausi del pubblico. La musica è un fare che si costruisce insieme, tutto e tutti contribuiscono alla creazione di un evento come questo, un festival dalla portata internazionale che unisce e crea legami. 

Sono proprio nuovi legami quelli che ha voluto creare il Torino Jazz Festival per concludere queste giornate musicali, affidando a Paolo Fresu e al suo quintetto, a Paolo Silvestri in qualità di direttore – e non solo – e alla Torino Jazz Orchestra, una produzione originale: un rapporto e un concerto nato proprio dalla collaborazione artistica del festival con gli artisti stessi. 

Paolo Fresu Quintet – foto da cartella stampa TJF

Per celebrare i quarant’anni del quintetto e l’uscita del nuovo album contenente tre dischi totalmente improvvisati, Paolo Silvestri − grande compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra che coniuga jazz e musica contemporanea con musiche popolari spaziando da opere sinfoniche a colonne sonore per film passando per composizioni per spettacoli teatrali e di danza − ha accettato la sfida di trascrivere per orchestra alcune parti dei brani improvvisati. Nasce così un dialogo continuo tra orchestra e quintetto, che sembrano due mondi apparentemente separati: l’orchestra con una formazione tradizionale e schierata mentre, sul lato opposto, il quintetto in piedi, libero di muoversi e improvvisare sui suoi stessi brani, ormai divenuti scritti e “riproducibili”. 

Dopo aver ascoltato e vissuto sulla propria pelle la carica energica di Mats Gustafsson e i The End la sera prima, il pubblico viene catapultato in un’altra dimensione del jazz: suoni morbidi, mai aggressivi, in cui i vari timbri emergono uno alla volta per poi fondersi in un’unica entità sonora.
Una forma di jazz che − se pur colorata da qualche suono più innovativo − resta legata a un lirismo toccante e un gusto narrativo che unisce e alterna dolcezza, malinconia, ritmicità ed energia, rimanendo sempre ben calibrata. Nulla è eccessivo, tutto è in perfetto equilibrio con il resto: la melodia prevale con qualche influenza blues e la tromba di Fresu trasporta la mente degli spettatori in alcuni film degli anni ’50, per poi riportarli alla realtà con qualche tema più inquietante e “minaccioso”.

Paolo Silvestri – foto da cartella stampa TJF

Quasi come se ad oggi fosse un obbligo per apparire “al passo con i tempi”, Fresu utilizza effetti di distorsione del suono e di eco che lasciano nell’aria il ricordo di ciò che si è ascoltato. Cosciente probabilmente del fatto che le sue composizioni sono già ricche e complete semplicemente con i suoni acustici degli strumenti, il trombettista utilizza con parsimonia l’elettronica che non risulta mai essere preponderante. Non utilizzare questi effetti non avrebbe tolto nulla all’esecuzione, probabilmente, invece, le avrebbe donato una maggiore aura “paradisiaca”, di “purezza” e leggerezza.  

Come bis il quintetto ha suonato “Sono andati?” dalla Bohème di Puccini – brano nostalgico e romantico – seguito da un brano di Alice Cooper, “Only Women Bleed” – il più energico della serata – nella versione jazz di Carmen McRae.

Un concerto che, anche se non ha avuto lo stesso successo di quello di Zorn (probabilmente perché la componente ritmica, che fa muovere il pubblico, è stata messa da parte per lasciare spazio al lirismo melodico), ha comunque concluso il festival mantenendo alto il livello artistico. 

Il pubblico si sta forse abituando a nuove sonorità? O forse il festival ha insegnato a comprendere quante forme e contaminazioni diverse di jazz esistono? Ora non ci resta che aspettare la prossima edizione 2025, che dopo il successo di quest’anno, speriamo non deluda le aspettative – ormai molto alte. 

A cura di Ottavia Salvadori

Standing ovation al TJF: l’energia di John Zorn

Un altro concerto sold out per il Torino Jazz Festival, che per la prima volta collabora con il secondo festival jazzistico della città: Jazz Is Dead. La partnership ha consentito di realizzare un concerto di altissimo profilo, invitando il 28 aprile 2024 sul palco dell’Auditorium Agnelli del Lingotto il sassofonista John Zorn: artista poliedrico e figura chiave nel panorama della musica contemporanea, abile nello spaziare tra diversi generi musicali dal jazz al rock passando per l’hardcore punk e la sperimentazione. Ad accompagnarlo è il New Masada Quartet, nuova incarnazione di una delle formazioni di Zorn che dal 1994 ha registrato numerosi album riunendo musicisti affini alla sensibilità artistica del sassofonista, il quale a Torino coordina e dirige in modo innovativo, divertente ed energico il gruppo.

Il concerto è stato un turbinio di energia fin dalle primissime note. Senza tentennamenti, Kenny Wollesen ha suonato la sua batteria con colpi decisi e ad alto volume, che hanno impresso ritmi ballabili generando un groove ipnotico al cui stimolo non si poteva che rispondere muovendo qualche dito, gamba e testa. A sostenere la base ritmico-armonica anche nei momenti più free, c’era il contrabbasso di Jorge Roeder. Sul palco anche Julian Lage, il più giovane del gruppo, alla chitarra elettrica per creare un dialogo melodico con il sax di Zorn. Nelle sezioni più contrappuntistiche Lage non è riuscito molto ad emergere sui suoni potenti ed energici dei tre veterani dello strumento.

New Masada Quartet – foto da cartella stampa TJF

Zorn, oltre a suonare in maniera impeccabile il suo sax passando da suoni stridenti avanguardistici a melodie della tradizione ebraica, ha diretto magistralmente i suoi compagni. Avendo perfettamente in mente il sound che voleva generare, con semplici ma espressivi gesti riusciva a tradurre il suo pensiero di movimento rendendolo comprensibile ai componenti dell’ensemble i quali, quasi telepaticamente, rispondevano dimostrando quanto il quartetto fosse affiatato. Oltre a dirigere gli attacchi e le uscite dei vari strumenti, Zorn ha controllato anche il modo esecutivo dei musicisti al fine di creare un particolare tipo di timbro o di ambiente sonoro. La libertà del quartetto è comunque intrinseca alla musica suonata; le soluzioni armoniche espressive e fantasiose erano frutto di un’improvvisazione ricca che mescolava diverse influenze di generi musicali in un equilibrio energico. 

Composizioni ritmico-melodiche venivano accostate, o mescolate, a brani più sperimentali in cui i suoni si moltiplicavano a dismisura sfruttando gli strumenti in tutte le loro potenzialità. Quasi come se si stesse ascoltando musica da un apparecchio elettronico che permette il controllo del volume, il quintetto ha modulato le intensità dei suoni creando dei passaggi dinamici fluidi o repentini con grandissima abilità.

Un concerto adrenalinico non solo per i musicisti ma anche per il pubblico che non è riuscito a trattenere l’entusiasmo: con una standing ovation la sala è esplosa in un lunghissimo applauso che non voleva lasciare nel silenzio la sala del Lingotto in cui ancora riverberavano i suoni del quintetto. 

A cura di Ottavia Salvadori

il festival dell’ avant-pop C2C compie 20 anni

Il 18 ottobre all’interno del Lingotto Fiere si è tenuta la conferenza stampa per la presentazione della nuova edizione di C2C, che festeggia il suo ventennale. Nato nel 2002, il festival indoor più grande d’Italia è stato da sempre palcoscenico di una certa avanguardia musicale, che strizza l’occhio ai panorami internazionali con il coinvolgimento di artisti provenienti da tutto il mondo. Un progetto culturale che preserva e rilancia l’identità di Torino come città contemporanea.

A presentare il festival è stato Sergio Ricciardone, direttore artistico del C2C Festival e presidente dell’Associazione Culturale Situazione Xplosiva insieme a Carlo Pastore.

C2C

Quattro giorni di musica con 35 artisti di varie nazionalità per 31 show, di cui 13 debutti e 12 esclusive italiane. Ma C2C non è solo musica: dal 3 al 6 novembre sarà possibile partecipare a numerose performance e talk. Questa XX edizione, che vede già tutte le date sold out, segnerà il record assoluto di presenze con partecipanti provenienti da 40 nazioni di tutto il mondo, consolidando il C2C tra i festival più interessanti a livello internazionale.

Ricciardone ha spiegato le novità rispetto al 2019, come il nuovo simbolo del festival che pone al centro il corpo e la sua libertà, la necessità di aggregazione particolarmente sentita dopo due anni di inattività. Un’altra novità è la nuova attenzione all’impatto sociale e ambientale: tra i partner è presente Plenitude, società controllata da Eni che si occupa della commercializzazione di energia elettrica e gas implementando lo sfruttamento delle energie rinnovabili, che supporterà la manifestazione nel suo percorso all’insegna della sostenibilità. Secondo il direttore artistico è quindi importante che la cultura non venga percepita solo per scopo turistico ma anche come specchio della società che ci circonda e a cui bisogna prestare attenzione.

I palchi su cui si svolgerà il festival saranno quelli dell’OGR (3-6 novembre) e di Lingotto (4-5 novembre), in una veste completamente inedita: per la prima volta, il main stage di Lingotto sarà all’aperto e vedrà l’utilizzo di nuove tecnologie, mentre nel Padiglione Uno sarà presente un secondo stage in collaborazione con Stone Island che porrà l’attenzione all’arte performativa e al teatro contemporaneo.

Il ventennale di C2C sarà dedicato a due grandi artisti scomparsi nel 2021: Sophie, ultima artista a esibirsi nel 2019 e Franco Battiato, ospite nel 2014, che ha segnato un momento di svolta per il festival.

PROGRAMMA COMPLETO

GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE — OGR TORINO

21:30 – 03:00

ARCA [VE] — ESCLUSIVA ITALIANA

AYA (LIVE AV FT. SWEATMOTHER) [UK] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

LYRA PRAMUK [US/DE]

VENERDÌ 4 NOVEMBRE — LINGOTTO

18:00 – 04:30

MAIN STAGE

CARIBOU [CA]

JAMIE XX [UK]

JOCKSTRAP [UK] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

NALA SINEPHRO [UK] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

TWO SHELL [UK] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

72-HOUR POST FIGHT [IT]

ROOM 2

AUTECHRE [UK]

STONE ISLAND SOUND STAGE

BILL KOULIGAS [UK]

BLACKHAINE [UK] — DEBUTTO ITALIANO

ELENA COLOMBI [IT]

KODE9 [UK]

SABATO 5 NOVEMBRE — LINGOTTO

18:00 – 04:30

MAIN STAGE

BICEP [UK] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

CATERINA BARBIERI [IT] MAKAYA MCCRAVEN [US]

PA SALIEU [UK] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

ROMY[UK]

YEИDRY [IT/DO]

STONE ISLAND SOUND STAGE

NU GENEA CURATE BAR MEDITERRANEO: DEENA ABDELWAHED [FR/TN], DJ PLEAD [AU/LB], MY ANALOG JOURNAL [TR], NU GENEA [IT],

RENATO LEOTTA: ONDINA [IT] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

DOMENICA 6 NOVEMBRE – OGR TORINO

20:30 – 02:00

GANG OF DUCKS X C2C FESTIVAL: HANS ARSEN [IT] & REPTILIAN EXPO [IT] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

MANA [IT] & PEDRO VIAN [SP] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

SABLA [IT] & Đ.K. [FR] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

STENNY [IT] & EHUA [IT] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

XIII [IT] & SELEZIONE NATURALE [IT] — DEBUTTO ED ESCLUSIVA ITALIANA

DOMENICA 6 NOVEMBRE – FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO

17:00 – 19:30

C2C FESTIVAL 20 YEARS OF – CONVERSAZIONE Con Max Dax (curator, music journalist and publisher) e Jazz Monroe (Associate Staff Writer – Pitchfork)

STEFANO BOLLANI & CHUCHO VALDÉS

La tappa a Torino segna la conclusione di un tour partito quest’estate che ha toccato molte città italiane, in cui il genio eclettico di Stefano Bollani ha incontrato uno dei grandi maestri del pianoforte, il cubano Chucho Valdés. Il concerto, basato sull’interazione reciproca tra i due, ha emozionato il pubblico dell’Auditorium del Lingotto ammaliandolo con pezzi perlopiù noti, dalla musica classica a quella cubana, passando per la musica italiana.

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