Archivi tag: hiroshima mon amour

Un concerto “Insuperabile”: Rkomi per il Flowers Festival

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Giovedì 30 giugno 2022 presso il Parco della Certosa Reale di Collegno si è tenuto il concerto di Rkomi all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour. Il cantante si era già fatto conoscere collaborando con artisti come Elodie, Elisa e Irama e partecipando nel 2022 al Festival di Sanremo.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

L’atmosfera è da subito concitata: ci sono maturandi che non vedono l’ora di festeggiare, giovani coppie, genitori con figli e anche qualche solitario che coglie l’occasione per fare nuove amicizie. I fan fremono e l’ansia dell’attesa è palpabile; più volte iniziano cori per chiamare l’artista sul palco: «Mirko! Mirko!» (nome di battesimo del cantante). Nel frattempo, come riscaldamento per il vero e proprio concerto, qualcuno inizia ad accennare i primi movimenti di testa e bacino con la musica che risuona dalle casse sul palco; i genitori cominciano a spruzzare i bambini con l’antizanzare e a prenderli sulle spalle.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Entra Rkomi sul palco – «Ciao Torino!» – e il pubblico smette di fare qualsiasi cosa, cominciando ad applaudire ed esultare. Si sollevano i primi cartelloni e le prime urla, i fan – principalmente di sesso femminile – sono in visibilio. Si apre il concerto e il cielo comincia a lampeggiare proprio mentre Rkomi solleva il microfono verso gli spettatori, che stanno cantando a squarciagola: per un attimo tutto sembra fermarsi e sono loro i protagonisti della serata. I bassi arrivano a vibrare dritti nel petto, aumentando l’adrenalina; nelle canzoni più romantiche scatta qualche bacio.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc
Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Si conclude con “Luna piena” e scendono le prime gocce di pioggia. Nessuno si ripara, sta per iniziare il pezzo successivo, ma basta una folata di vento – che di lì a presto diventerà bufera – per fare cambiare idea alle 4000 persone che si trovano di fronte al palco; in un attimo Rkomi e i suoi musicisti capiscono che non possono continuare. «Ci rivedremo presto» comunica tristemente sui social, e per i fan questa sarà un’avventura da raccontare.

A cura di Chiara Vecchiato

N.B. Per venire incontro al pubblico di Rkomi, (che ha potuto godere soltanto di un concerto a metà) il Flowers Festival ha deciso di far valere il biglietto dello stesso concerto (in formato digitale o cartaceo) per uno dei seguenti spettacoli:

5/07: Carmen Consoli/Casadilego
6/07: Gemitaiz
7/07: Manuel Agnelli
10/07: Ernia
11/07: Noyz Narcos/Rancore/Gemello/Rico Mendossa
13/07: Margherita Vicario/Ditonellapiaga/Caffellatte
14/07: Yann Tiersen
15/07: Eugenio in Via di Gioia/Rovere
16/07: Ariete

svegliaginevra in concerto all’Hiroshima Sound Gardena

Pensieri sparsi sulla tangenziale è il secondo album di svegliaginevra, uscito l’aprile scorso e presentato martedì 7 giugno durante la serata di inaugurazione dell’Hiroshima Sound Garden, la rassegna estiva dell’Hiroshima Mon Amour.

Ginevra Scognamiglio, nome di battesimo dell’artista di origine campana, ha esordito nel 2020 con il singolo “senza di me.”, che le ha permesso di essere selezionata per Sanremo Giovani 2021. Dopo l’album di debutto Letasche bucate di felicità (2021), del quale ha cantato diversi pezzi durante la serata, il secondo album è stato arricchito da diverse collaborazioni tra cui M.E.R.L.O.T., cmqmartina e Zero Assoluto. Di questi ultimi, Ginevra ci tiene a sottolineare come siano stati tra i suoi gruppi preferiti fin dall’infanzia, quando passava le domeniche mattina ad aspettare i loro video su MTV, e di come cantare insieme a loro sia stato un sogno che si realizza.

Credits: https://www.instagram.com/svegliaginevra/

Tra i palazzi del quartiere Lingotto, l’atmosfera nel giardino dell’Hiroshima è tranquilla e famigliare. svegliaginevra comincia il concerto con “Un pezzo mio”, che mette subito in chiaro l’amore dell’artista per ciò che fa, canta: «Musica, musica, musica, musica, serve per stare bene, serve per stare bene». Nel pubblico c’è qualcuno che canticchia sottovoce, qualcun altro che batte le mani a tempo, qualche curioso. Per tutta la serata, Ginevra è accompagnata dalla chitarra di Alessandro Martini: insieme creano un bel duo, dando ai brani un tono più folk, forse il più adatto per una serata estiva.

Durante il concerto la musicista racconta qualche aneddoto per ogni canzone, rendendole tutte un po’ speciali a modo loro. Canta “qualcosa!” e raccomanda di dire sempre le cose come stanno e “CALMA” perché «Con calma si fa tutto, La Spezia è ancora in Serie A». Chiude il live con “Come fanno le onde”, uno dei suoi brani più ascoltati su Spotify, tra i più ballabili e che subito si insinua nella testa degli spettatori.

Decisamente un buon inizio per Hiroshima Sound Garden che prevede altri appuntamenti nel corso dell’estate, tra cui diverse artiste come ceneri (1 Luglio), Prim (8 Luglio), Sleap-e (7 Settembre).

Tauro Boys @ Hiroshima Mon Amour

I Tauro Boys ci hanno dedicato un tour intero, l’ultimo, ma che internet non renda felici è piuttosto chiaro. Il 26 maggio ci sono almeno tre generazioni diverse nella sala Majakovskij dell‘Hiroshima Mon Amour, a sudare, pogare ed esorcizzare ansie e paure dei
figli di internet. Ci sono gli ultratrentenni che si rifiutano di crescere e gli universitari coetanei del trio romano, in bilico tra Gen Z e Millennials. Ma ci sono anche gli adolescenti che in fila per entrare parlano dell’interrogazione di matematica il giorno dopo e poi urlano a squarciagola di voler morire. Yang Pava, Prince e MXMLN arrivano sul palco in una sala già infiammata non solo dal caldo infernale ma anche dall’entusiasmo di un pubblico che per la maggior parte è al primo concerto dopo la fine delle restrizioni Covid. La voglia di tornare ad
un idealizzato mondo pre-pandemia è tale che non servono grandi doti da animale da palcoscenico per farsi acclamare a gran voce. Ma i Tauro hanno sempre avuto un certo appeal sul pubblico, sanno muoversi bene, interagire con i fan e tra di loro, fare battute col microfono in autotune e tutti quei cliché da cui i trap boys non possono sfuggire. La setlist
pesca principalmente dall’ultimo album, Tauro Tape 3, la cui prima traccia, “Cobain Codeine”, apre anche il live. Ma i successi degli album precedenti, come “Marilyn”, non vengono certo dimenticati e i fan li accolgono sempre con un certo trasporto emotivo a cui il
trio romano non si è mostrato indifferente.


Qualcuno potrebbe rimproverare agli artisti della scena urban e dintorni di non muovere un dito sul palco – in fondo, si tratta di basi e mic in autotune – e chiedersi il motivo per cui si senta il bisogno di andare ad un concerto del genere. La lontananza dei grandi spettacoli pop dalle performance di artisti come i Tauro Boys è abissale, ma è proprio questo il punto. Non si tratta di uno show da ammirare, ma di un momento collettivo, comunitario per cantare insieme quel pezzo che condividiamo su Instagram e ascoltiamo su Spotify in solitudine, con un sostanziale annullamento della distanza artista-pubblico. Un discorso analogo – ma in realtà non così tanto – si potrebbe fare con i cantautori indie, o itpop che dir si voglia, che si pongono in un’ottica di identificazione dell’ascoltatore nei testi delle canzoni e nelle figure degli stessi cantanti. Ma il gap è piuttosto ampio: il cantautore indie non è esattamente “uno di noi”, gode in ogni caso dello status di artista, il più delle volte anche di strumentista, che dà vita alla “magia” della musica e della sua sensibilità e la dona ai suoi ascoltatori. Artisti come i Tauro Boys nella quasi totalità dei casi non suoneranno mai uno strumento sul palco anche se poi lo sanno fare davvero – e non fanno niente che non farebbe anche un fan preso a caso dall’audience. Ecco che un live come questo e come quello di tanti altri rapper e trap boys italiani trova il suo senso, ed ecco che i Tauro Boys, quando salgono sul palco, diventano, assieme al pubblico tutto, la Tauro Gang.



Mobrici all’Hiroshima Mon Amour: il racconto del live

Lo scorso 5 maggio all’Hiroshima Mon Amour Mobrici ha presentato live il suo ultimo album Anche le scimmie cadono dagli alberi, pubblicato lo scorso novembre. Dopo essersi esibito in qualità di frontman dei Canova nei maggiori club italiani, il cantautore lombardo è ripartito in tour con il nuovo progetto solista.

Fin dal pomeriggio, davanti al locale si è radunata una schiera di fan che ha atteso sotto la pioggia l’apertura dei cancelli, pur di essere tra le prime file e godersi il concerto da sottopalco. Il pubblico – a maggioranza femminile – si è intrattenuto con l’opening di Leandro, cantautore siciliano trapiantato a Torino che ha presentato gli inediti dell’album in uscita questo mese.

Mobrici si presenta con un cappello a cilindro e la sua fedele chitarra acustica. Il set è spoglio, senza scenografie ed effetti, ma con un solo sfondo che emerge alle spalle dell’artista e a quelle dei musicisti: quattro cuori stilizzati in lacrime, che sembrano costituire una sorta di manifesto della sua poetica musicale. Ad attenderlo alla destra del palco c’è anche un pianoforte, che a tratti contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più intima.

©: Martina Caratozzolo

La tracklist è un susseguirsi dei brani dell’ultimo album e dei singoli più conosciuti – ed amati – dei Canova. La malinconia nell’aria è palpabile: la maggior parte del pubblico accorso al locale è infatti fan di vecchia data dell’indie rock della ex band del cantante, scioltasi nel 2020. Vedere in scaletta brani come “Manzarek”, “Threesome” e “14 sigarette” non può che riportare alla mente dei fan i ricordi legati ad un gruppo che ha intrapreso strade differenti.

©: Martina Caratozzolo

Il cantautore tra un brano e l’altro ne approfitta per interagire con il pubblico, creando simpatici siparietti con chi da sottopalco si scatena. Quando torna serio, rivela che ogni brano nasce da esperienze e storie sentimentali vissute personalmente; dunque, tutto ciò che scrive gli serve da sfogo per esorcizzare ciò che prova. Gli spettatori torinesi non sbagliano un colpo e cantano a squarciagola, guadagnandosi l’affetto del cantautore che afferma: «Per voi canto qualche brano in più, ma non ditelo ai fan delle altre città».

Il live si chiude con “Vita sociale”, uno dei brani più movimentati in scaletta. Mobrici saluta e il pubblico gli dedica un sentito applauso. L’Hiroshima si svuota timidamente: il passo lento con cui gli spettatori varcano l’uscita è il finale dal sapore agrodolce di una serata ricca di emozioni.

a cura di Martina Caratozzolo

BRAVI RAGAZZI ALL’HIROSHIMA MON AMOUR

I bravi ragazzi non stanno più nei brutti quartieri, ma nella sala Majakovskij dell’Hiroshima Mon Amour, dove, giovedì 7 aprile, Gianni Bismark ha consumato l’unica data torinese del suo tour. L’occasione non è soltanto l’uscita dell’ultimo album, appunto, Bravi ragazzi, ma anche quella del ritorno ai live in piedi, senza mascherine e a capienza massima. Non è certo cosa da poco, soprattutto per quegli artisti e quei progetti che sul calore del pubblico contano parecchio, più degli album in studio, più del grande live in sé. Se la cultura pop – visuale e spettacolarizzante – funziona in fin dei conti anche su canali comunicativi diversi, sono le musiche urban ad avere più bisogno della vicinanza fisica del pubblico. E l’eccezionalmente ventosa serata non ha fermato centinaia di under 25 che si sono accalcati sotto il palco dell’Hiroshima per sudare, cantare, urlare e celebrare la fine delle restrizioni. 

Il clima è familiare, da “pochi ma boni”, come ripete spesso Gianni tra un pezzo e l’altro e tra un sorso di un non meglio precisato cocktail e l’altro. L’atmosfera è quella del piccolo live del rapper di quartiere, di quelli con la stessa claque di fan appassionati che non si perde nemmeno una tappa; del rapper di quartiere che fa quello che fa perché non si immagina in nessun altro posto nella vita, che non ha alternative per sentirsi vivo. Qui sta il cortocircuito di Gianni Bismark, punto di forza del suo progetto: non c’è l’estetica trap dell’eccesso e del mostrare di “avercela fatta” a tutti costi, non c’è nemmeno la pretesa di fare del rap old school raffinato o simil-intellettuale. La street credibility inseguita in maniera più o meno reale dai rapper della generazione 2016 non c’è più e quello che rimane è soltanto lui, Tiziano, vero nome del rapper romano. Tiziano e i suoi bravi ragazzi, che si lasciano prendere per mano e trasportare in una Roma da tramonto sul Pincio, un po’ malinconica e un po’ criminale. 

La tracklist del concerto è fluida: Gianni canta sia brani tratti dall’ultima fatica, sia da Nati Diversi che non aveva potuto portare live nel 2020 causa Covid – sia da Re senza corona, l’album che l’ha lanciato in cima alle classifiche hip-hop. La piccola folla davanti a lui non sbaglia un colpo e canta tutto a squarciagola con la mano sul cuore, come solo nei migliori concerti intimi si può fare. La distanza artista-fan non esiste, è completamente appiattita e Gianni termina il live scendendo dal palco e cantando in mezzo al pubblico, in una sorta di abbraccio collettivo post-pandemia. Al grido di “se beccamo fuori”, poi, sparisce dietro le quinte, lasciando la scena. 

È da figure come quelle di Gianni e di Paky che la scena urban italiana sta virando verso una direzione nuova, un superamento della trap, ma anche del rap classico tout-court, che oggi suona vintage, ma anche vecchio e saturo – e l’ultimo album di Fabri Fibra lo dimostra piuttosto bene. C’è vita dopo Sfera Ebbasta? La risposta è proprio qui: nella voce secca e in primo piano, in un autotune quasi sempre impercettibile se non assente, in una lirica cruda, diretta e semplice, senza pretese, più vera che mai. 

PSICOLOGI @ Hiroshima Mon Amour

Gioventù che brucia

“È  dal 2001 che sono insicuro” urlano i giovani e giovanissimi nella sala Majakovskij dell’Hiroshima Mon Amour di Torino, insieme agli Psicologi, che lo scorso venerdì 24 gennaio, hanno cantato tutta la disillusione, la paura, la rabbia della generazione Z.

Continua la lettura di PSICOLOGI @ Hiroshima Mon Amour