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Luppolo in rock: le nostre impressioni

L’ultima giornata del festival Luppolo in Rock, domenica 17 luglio, è stata una full immersion nelle sonorità metal più classiche e ortodosse. Direttamente dalla Bay Area di San Francisco, si sono esibiti infatti sul palco Cremonese TestamentExodus e Heathen, ovvero tre dei nomi più rappresentativi della scena thrash metal californiana per anzianità di carriera e repertorio. Purtroppo, a causa di ritardi accumulati alla partenza perdiamo l’esibizione dei nostrani Skanners ed Extrema, giungendo al Parco delle Colonie Padane giusto in tempo per lo show degli Heathen.

Il concerto degli Heathen è un evento nell’evento. La band suona per la prima volta in Italia dopo più di un decennio, ma il tempo non sembra aver infiacchito i musicisti, protagonisti di uno show all’altezza delle aspettative. Gli Heathen non sono di certo una band prolifica in termini di repertorio (hanno all’attivo solo quattro dischi in più di trentacinque anni di carriera), tuttavia la qualità dei brani in scaletta, uniti ad una prova energica e chirurgica hanno portato alla giusta temperatura il pubblico. Come ci si poteva immaginare è stato dato ampio spazio alle canzoni di Empire of The Blind, ultimo lavoro in studio del gruppo uscito nel 2020 e che solo ora sta avendo modo di essere testato in sede live a causa della pandemia. Le canzoni tengono assolutamente testa ai classici più datati, come per esempio l’eccellente singolo incalzante e massiccio “Blood To Be let”. Ovviamente però sono i cavalli di battaglia “Goblin’s Blade”, “Death By Hanging” e “Hypnotized” a fare sfaceli tra il pubblico, che entusiasta innesca i primi poghi della giornata. L’affiatamento della band è evidente e a livello puramente tecnico e di esecuzione non ci sono sbavature di alcun tipo da segnalare. Al contrario, nonostante i volumi non ottimali per la resa delle chitarre -da sempre perno e valore aggiunto della proposta degli Heathen – bisogna dire che il gruppo ha saputo dare prova del proprio valore dimostrando di meritare lo status di cult band conquistato negli anni. Bravi!

 Quando gli Exodus salgono sul palco si scatena il finimondo. Il pubblico, già caldo dopo la prova degli Heathen e per la temperatura rovente, implode in un circle pit ininterrotto ed alimentato a birra e thrash metal. È l’atmosfera ideale per assistere al concerto del gruppo, noto sin dagli esordi per le esibizioni energiche e la capacità di coinvolgere la folla. C’è un vero e proprio scambio di energie tra l’audience e gli Exodus e tanto più il pogo diventa scalmanato, tanto più la band suona inferocita. E tutto questo è possibile per pochi, semplici motivi. In primo luogo la scaletta molto intensa e piena di classici come “Bonded By Blood”, “A Lesson In Violence”, “And Then There Were None”, “Strike of the Beast”, “Deathamphetamyne” e l’inno da moshpit per eccellenza The Toxic Waltz da un lato e gli affilatissimi brani estratti dagli ultimi lavori Bood In Blood Out (2014) e Persona Non Grata (2022) che altro non fanno che gettare ulteriore benzina sul fuoco. Oltre ai brani, la band può vantare nel suo organico membri carismatici: il frontman dalla voce alta e strozzata Steve “Zetro” Souza, vero animale da palco e capace di cantare testi chilometrici con un flow quasi rap. O il chitarrista Gary Holt dallo stile tagliente e precisissimo, era molto atteso dal pubblico sia perché le canzoni le ha scritte lui, sia perché era assente dal palco da troppi anni con gli Exodus poiché in prestito ai colleghi Slayer. O ancora il batterista Tom Hunting, autore di una prova maiuscola per cattiveria e precisione nonostante sia reduce da una serie di gravi problemi di salute. E infine perché gli Exodus incarnano l’idea platonica della violenza. Non una violenza gratuita e banale, bensì organizzata, ordinata e perfettamente oliata nella sua cinica efficienza. La loro è un’esibizione che mira alla pancia e all’istinto dell’ascoltatore invitandolo a sfogare catarticamente le sensazioni negative accumulate nel tempo pogando, facendo crowd surfing e l’immancabile wall of death. Al tempo stesso però gli Exodus sanno essere in qualche modo distaccati da tutto ciò sottolineando ironicamente quanto sia solo “a good friendly violent fun in store for all” (da “The Toxic Waltz”).

Il concerto dei Testament è certamente meno irruente rispetto a quello degli Exodus, ma ugualmente valido perché vede protagonista quella che è attualmente e probabilmente la migliore formazione thrash metal sulla piazza. Chuck Billy (voce), Alex Skolnick ed Eric Peterson (chitarre), Steve Di Giorgio (basso) e Dave Lombardo (batteria) dominano la scena potendo contare esclusivamente sull’altissima padronanza tecnica dei rispettivi strumenti, sull’estrema nonchalance con cui eseguono i brani impegnativi per chiunque e su un’intesa reciproca sul palco derivata da anni di tour. Personalmente avevo già avuto modo di vedere i Testament nel 2017 quando al posto di Dave Lombardo suonava Gene Hoglan e le impressioni sono grossomodo le stesse, con la differenza che con l’ex Slayer dietro le pelli i nostri hanno guadagnato in termini di groove e potenza. Le rullate e i fill di Lombardo sono sempre nervosi e venati da un approccio hardcore che rende le canzoni vibranti, energiche, vive. Per carità, Gene Hoglan gli è probabilmente superiore tecnicamente, ma nei Testament si è sempre limitato ad essere un turnista di lusso perfetto per macinare le ritmiche senza cedimento alcuno e nulla di più. Lombardo è il batterista metal per eccellenza ed è perfetto in questo contesto perché, oltre ad essere impeccabile, riesce in qualche modo a personalizzare ciò che suona col suo particolare stile esecutivo. E si sente. Soprattutto quando i Testament si lanciano a testa bassa sull’esecuzione dei loro classici da “The New Order” a D.N.R (Do Not Resuscitate), a “Souls of Black” fino alle acclamate e conclusive “Over the Wall” e “Alone in the Dark” riproposta in una versione allungata pensata appositamente per far cantare l’ultimo coro del festival al pubblico.

Nel complesso l’ultima giornata del Luppolo in Rock è trascorsa in modo molto piacevole e per una volta, ci è sembrato quasi di non essere ad un tipico festival musicale italiano. L’ottima selezione musicale unita all’offerta gastronomica e alle buone birre artigianali vendute a prezzi onesti ci hanno fanno intendere che eventi di questo tipo possono svolgersi anche nel Belpaese, dando ai metallari tricolori un modello di festival di cui andare finalmente orgogliosi. 

A cura di Stefano Paparesta

Quattro esibizioni in un solo concerto: Irama @ Stupinigi Sonic Park

Ci sono concerti che vengono ricordati come adrenalinici, altri come commoventi, e poi ci sono artisti come Irama, che è riuscito a portare sul palco del Stupinigi Sonic Park un turbinio di emozioni che difficilmente può essere descritto. Filippo Maria Fanti, in arte Irama, inizia a farsi notare nel panorama televisivo e musicale partecipando nel 2016 a Sanremo nella categoria Nuove Proposte e poi nel 2018 al talent show Amici di Maria De Filippi risultando vincitore della categoria Canto, per poi tornare a Sanremo nel 2019, 2021 e 2022 – classificandosi secondo nella categoria Campioni con “Ovunque Sarai”.

Ad aprire la serata del 16 luglio 2022 alla Palazzina di Caccia di Stupinigi è Giorgia Li Vecchi – in arte Giøve – cantautrice torinese classe ‘99. A luglio 2021 ha preso parte all’Altamarea Festival e ad ottobre 2021 ha vinto il premio al miglior testo al Premio Bianca D’Aponte, competizione riservata alle cantautrici. Prima volta di fronte a così tanti spettatori, Giøve non nasconde l’emozione, ma cerca sin da subito di coinvolgere il pubblico chiedendo di battere le mani all’unisono. Molti sono gli spettatori che la sentono cantare per la prima volta, altri sono già suoi grandi fan: nasce un vero e proprio tifo, con cartelloni, urla e Instagram stories con le lacrime agli occhi. 

Giorgia Li Vecchi (Giøve) sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

Pochi minuti di pausa, un bambino in braccio al genitore che chiede a gran voce «Ma quando arriva Irama?!», ed ecco che sale sul palco Epoque, nome d’arte di Janine Tshela Nzua, cantante e rapper di origine congolese, nata a Torino e cresciuta tra Parigi e Bruxelles. Tra i singoli che porta davanti al pubblico c’è “Boss (io & te)”. brano che mischia italiano, lingala e francese e che l’ha portata al successo; tornerà poi più avanti nella serata, al fianco di Irama, per cantare con lui il featuring “Moncherie”.  Più volte ripete «Nichelino, ci sei?», attirando l’attenzione non solo con la sua voce ma anche con un atteggiamento sicuro sulla scena. 

Irama ed Epoque sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

È la volta del tanto atteso Irama, che compare sul palco tra le note di “Mediterranea”, mentre il pubblico esplode in un grido di gioia. Si alternano singoli più conosciuti come “Arrogante” ed il nuovo “PAMPAMPAMPAMPAMPAMPAMPAM”; altri che «vediamo quanti la conoscono»: “È la Luna”. Nel buio della notte, il cantante chiede ai fan di accendere le torce del telefono, per cantare tutti insieme il brano che «dopo stasera» porterà «sempre nel cuore»: “Ovunque sarai”. Al suo fianco durante la serata è presente anche Fré Monti – Francesco Monti –, per cantare insieme il singolo “Milano”. 

Irama e Francesco Monti (Fré Monti) sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

Un’esibizione all’insegna dell’eterogeneità musicale: a cominciare dalla cantautrice Giøve, passando per il rap cosmopolita di Epoque e arrivando al pop di Irama, accompagnato dalla voce di Fré Monti. Generi diversi e artisti differenti, ognuno con il proprio percorso, che hanno saputo unirsi in un unico obiettivo: quello di lasciare ai propri fan, e non solo, un’emozione, da portarsi dietro fino al prossimo concerto. 

A cura di Chiara Vecchiato

I Pinguini Tattici Nucleari in concerto a Collisioni con La Rappresentante Di Lista

A seguito di un tour sold out nei palazzetti di tutta Italia, i Pinguini Tattici Nucleari si sono esibiti, preceduti dal live de La Rappresentante di Lista, domenica 10 luglio 2022 al Collisioni Festival per la seconda data outdoor del loro “Dove eravamo rimasti tour”.

Dopo dieci anni di attività nelle Langhe cuneesi – Barolo, per la precisione -, e uno stop di un anno causa Covid-19, Collisioni ha ripreso la sua attività in una nuova location, la città di Alba.

L’evento è iniziato alle 20 con l’apertura de La Rappresentante di Lista, il duo formato da Veronica Lucchesi, cantante, e Dario Mangiaracina, polistrumentista, che nel corso dell’estate saranno ospiti dei maggiori festival di musica italiani. Da subito si è creata una forte sinergia con il pubblico di Collisioni, in visibilio per il bacio a stampo (o per meglio dire, bacio lingua-labbra) fra i due durante “V.G.G.G.” (acronimo di “Very Good Glenn Gould”).

Il bacio tra Veronica e Dario (foto di Laura Cagnassi)

Il gruppo ha portato sul palco momenti di riflessione su temi sociali importanti, come l’amore verso se stessi, il cambiamento climatico, fino a un’esplicita contestazione alla guerra con “Resistere”: « No armi, no guerra, no violenza!». Si sono susseguiti momenti di festa e allegria, dal loro ultimo singolo “Diva” fino ai successi sanremesi “Amare” e “Ciao Ciao”, che hanno fatto ballare i 15.000 spettatori di piazza Medford.

La forza de La Rappresentante di Lista si trova proprio nella capacità di affrontare tematiche serie ma con un sound coinvolgente, che entusiasma il pubblico dall’inizio alla fine del concerto. Il centro delle loro esibizioni sono proprio i fan, con cui il duo ha interagito costantemente durante il live: diverse volte Mangiaracina si è avvicinato alla folla che li acclamava, mentre una ragazza ha addirittura chiesto a Lucchesi di regalarle gli occhiali da sole a forma di cuore.

Foto di Laura Cagnassi

Alle 21 le luci del palco si accendono e si sente la voce di Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, che emoziona il pubblico parlando dei due anni difficili che hanno messo a dura prova i giovani; due anni senza concerti, «due anni in cui non c’è restato che piangere, oggi però non ci resta che ridere»: è così che parte “Ridere” e il concerto ha inizio.

La band ripercorre i brani più conosciuti della loro carriera in modo originale e con diversi colpi di scena che fanno divertire il pubblico, come lo stage diving di Zanotti nel mare di folla – non senza un piccolo imprevisto, dato che fa ritorno sul palco con un calzino strappato. Durante “Sashimi”, invece, passa vicino alla transenna per distribuire del sushi ai fan più temerari, in fila ad aspettarli dalle prime ore del mattino.

Foto di Laura Cagnassi

I Pinguini Tattici Nucleari si mostrano dispiaciuti per non aver potuto inserire alcuni brani nel tempo a loro disposizione, perciò decidono di concentrare in un dj set di cinque minuti alcuni estratti di hit come “Ferma a guardare” o “Giulia”.

La band è particolarmente amata dal pubblico eterogeneo del festival, formato da giovani ma anche da adulti, con cui hanno saputo interagire in modo impeccabile: lo hanno fatto ballare, accendere torce, lanciare palloncini o, durante “Ringo Starr”, chinare per poi saltare durante il ritornello.

Sono state ore di musica e successi da cantare a squarciagola, che sembrano essere passate in un attimo proprio grazie alla forte interazione con il pubblico e alla grande intesa tra gli stessi Pinguini.

a cura di Laura Cagnassi

Willie Peyote gioca in casa e si prende l’amore del pubblico @ Flowers Festival

Una cosa è certa: Willie Peyote è uno degli artisti torinesi più amati dai suoi concittadini. Venerdì 8 luglio il rapper e cantautore torinese ha avuto finalmente l’occasione di “tornare a casa” — precisamente nella cornice del Flowers Festival a Collegno —, proponendo un grande live per tutti i suoi fan che lo attendevano da tempo.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Ad aprire il concerto ci ha pensato Michael Sorriso, rapper classe ’90 originario proprio di Collegno, che negli ultimi anni è riuscito a farsi notare e apprezzare da vari artisti della scena torinese e non. A suon di rime ha riscaldato il pubblico presente, preparandolo al meglio.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Dopo un’ora di live, tocca al protagonista della serata. Sono le 22:30, il palco è ancora in preparazione ma la gente urla e reclama Peyote sul palco. Un’esplosione di luci e la voce di Michela Giraud aprono il concerto e il rapper finalmente fa la sua comparsa cantando “Fare schifo”, brano che ha anticipato l’uscita dell’ultimo album Pornostalgia (2022) e che vede proprio una collaborazione con la nota comica; è un brano che ricorda il bello di non essere perfetti, soprattutto quando la ricerca della perfezione comporta un perenne senso di insoddisfazione.

Da subito il pubblico dimostra di essere preparato ad intonare a memoria ogni singola canzone della scaletta. Ad ogni nuovo brano un coro si alza dal pubblico, creando un’atmosfera di condivisione veramente unica. Questa sensazione rimane presente per la durata di tutto il concerto, che vede susseguirsi brani tratti da Pornostalgia ma anche pietre miliari della carriera del rapper come “Willie Pooh”, “Porta Palazzo” e “Semaforo”. Non sono mancati i momenti di denuncia sociale, con riferimento a tematiche da sempre trattate anche nelle canzoni di Willie Peyote, come il razzismo e la questione climatica. Tante anche le citazioni nel corso del concerto, dagli Arctic Monkeys a Dr. Dre, sapientemente utilizzate come apripista ad alcuni dei suoi singoli.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Anche questa volta Willie Peyote ha dimostrato di rimanere coerente con la cifra stilistica che lo ha da sempre contraddistinto: è raro, infatti, che un rapper si faccia accompagnare da una band —in questo caso dalla All Done, band formata da Luca Romeo (basso), Dario Panza (batteria), Daniel Bestonzo (tastiere synth), Enrico Allavena (trombone) e Damir Nefat (chitarra) —. Sicuramente una scelta che contribuisce a rendere ancora più spettacolare ed emozionante ogni suo live.

A cura di Erika Musarò

Il circo della foresta di Caparezza in concerto @ Flowers Festival

Sono le 21:30 di lunedì 4 luglio 2022 quando il palco del Flowers Festival di Torino viene invaso da esseri erbacei che serpeggiano in modo minaccioso: non è un’invasione aliena, ma l’inizio del concerto di Caparezza (anche se ci sarebbero poche differenze tra le due).

Caparezza affronta il suo passato sotto forma di musicassetta/gogna, assieme al vocalist Diego Perrone (foto: Mattia Caporrella)

Il festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour e ospitato nel Parco della Certosa Reale di Collegno, accoglie la sesta data dell’Exuvia Tour: un tutto esaurito all’insegna dei brani dell’omonimo ottavo album del rapper pugliese. Un pubblico temerario e appassionato, che ha sfidato sole e pioggia sin dalle prime ore del mattino e nell’attesa, ammazza il tempo lanciando aeroplanini di carta verso il palco (non senza esultazioni a bersaglio centrato), fin quando Caparezza apre il suo spettacolo: primi brani in scaletta “Canthology”e “Fugadà”.

Un concerto che si muove tra numerose scenografie e costumi incentrati attorno alla natura, la foresta e i riti di passaggio. Nelle due ore e un quarto dello spettacolo se ne vedono di tutte: da serpenti e mantidi religiose giganti per “Contronatura”, fino all’adulazione del Dio Cicala, insetto simbolo di Exuvia («può sembrare una bestemmia ma non lo è, giuro» sottolinea Caparezza), che introduce “Vieni a ballare in Puglia”. Il siparietto che convince di più è un’allegoria sui social media, avvelenati dalla «fede cieca nelle proprie convinzioni» raccontata attraverso una versione esilarante dell’Orlando Furioso, trampolino di lancio per “Vengo dalla Luna”, immancabile nelle scalette di Caparezza.

Una delle scenografie più di spicco: un castello di carte per “Il mondo dopo Lewis Carroll” (foto: Mattia Caporrella)

Caparezza, oltre alla sua fidata e talentuosa band, si avvale di quattro performer che coprono un ruolo a metà tra ballerini e attori teatrali, trasformando lo spettacolo in un vero e proprio circo della foresta. Non mancano i brani più intimi, in cui spicca molto di più il lato musicale: in particolare l’arrangiamento di “La Certa” dona al brano, già potentissimo, un’energia ancora più folgorante. 

Verso il finale, un papà avvicina la lettera di suo figlio per il rapper al palco: con un sorriso sincero, Caparezza ringrazia e chiude il set principale con “Ti fa stare bene”. Il bis è affidato a «una canzone che è stata il mio rito di passaggio, che per un periodo ho anche smesso di suonare perché sono una testa calda. Ve la dedico, perché il vostro rito di passaggio arriverà senz’altro». La canzone in questione, “Fuori dal tunnel”, lascia il pubblico in un’atmosfera gioviale e di sgomento: un po’ per il caldo (nota di merito al festival che ha prontamente fornito acqua gratuita durante tutta la giornata), un po’ per lo spettacolo di altissimo livello musicale, teatrale e culturale che si è appena concluso. Solo Caparezza riesce in questo: i suoi concerti sfiorano l’happening, ma sono molto di più: sono celebrazioni trionfanti del mondo dell’immaginario – del resto «art is better than life», – «l’arte è meglio della vita» -, e questo il rapper di Molfetta lo sa bene.

Caparezza e i suoi performers in preghiera al Dio Cicala (foto: Mattia Caporrella)

Immagine in evidenza: Mattia Caporrella

A cura di Mattia Caporrella

Achille Lauro @ Stupinigi Sonic Park

Non sarà più il 20 luglio del ‘69 ma sicuramente è sempre domenica quando c’è Achille Lauro sul palco con la sua Electric Orchestra. E il ritorno in pompa magna di Lauro e i suoi dopo tre anni di lontananza dai live debutta proprio di domenica, 3 luglio 2022 al Sonic Park di Stupinigi.

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Leggerezza e adrenalina: Novelo e gli Psicologi @ Flowers Festival

Migliaia di corpi, emozioni e pensieri che diventano una cosa sola nel momento in cui l’artista inizia a cantare: è possibile? Bisognerebbe chiederlo a Novelo e agli Psicologi che sabato 2 luglio, presso il Parco della Certosa Reale di Collegno, si sono esibiti all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour

Andrea Leone – Novelo (foto: Chiara Vecchiato)

Andrea Leone – in arte Novelo – è un cantante italiano che esordisce nel 2018 nel panorama napoletano. È lui ad aprire la serata: occhiali da sole, t-shirt, microfono in mano e sicurezza da vendere; così il cantante saluta il suo pubblico. L’interazione tra i giovani e l’artista è tanta, in poco tempo si battono le mani a ritmo di musica. Nonostante il caldo qualcuno esce dalla zona d’ombra per unirsi al coro, mentre qualcun altro ne approfitta per le ultime risate con gli amici. In poco tempo si crea come un caos ordinato, e le persone sotto il palco aumentano. L’adrenalina sale, mentre la luce del sole lascia il posto alle luci del palco. 

Gli Psicologi – i cantanti Marco De Cesaris, sulla destra, e Alessio Aresu, al centro (foto: Chiara Vecchiato)

«Quanto fate casino Torino?!»: la frase d’ingresso degli Psicologi (duo composto da Marco De Cesaris, in arte Draft, e Alessio Aresu, conosciuto come Lil Kvneki) è anche una sfida per i fan, che da quel momento iniziano a farsi sentire sempre di più. 

La loro scaletta è una salita progressiva verso l’apice, verso il momento in cui viene chiesto al pubblico di saltare, per poi proseguire verso la fine del concerto con singoli più malinconici come “Spensieratezza”. Il duo non perde l’occasione di rivolgere uno sguardo anche al sociale, invitando tutti a dare uno sguardo allo stand di Fridays for Future (movimento ambientalista internazionale di protesta, composto da alunni e studenti), presente durante la serata. 

Gli Psicologi con, al centro del palco, sull’asta del microfono, la bandiera arcobaleno (foto: Chiara Vecchiato)

I più audaci salutano gli Psicologi con cartelloni oppure urlando dalle prime file, nella speranza di ricevere qualche risposta. C’è anche chi osa di più e preferisce lasciare ai due qualcosa di decisamente più personale: un reggiseno. Lil Kvneki unisce le mani, accenna un inchino e mette il regalo al sicuro sul palco. Non saranno solo i fan a portarsi a casa un ricordo.  

A cura di Chiara Vecchiato

Un concerto “Insuperabile”: Rkomi per il Flowers Festival

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Giovedì 30 giugno 2022 presso il Parco della Certosa Reale di Collegno si è tenuto il concerto di Rkomi all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour. Il cantante si era già fatto conoscere collaborando con artisti come Elodie, Elisa e Irama e partecipando nel 2022 al Festival di Sanremo.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

L’atmosfera è da subito concitata: ci sono maturandi che non vedono l’ora di festeggiare, giovani coppie, genitori con figli e anche qualche solitario che coglie l’occasione per fare nuove amicizie. I fan fremono e l’ansia dell’attesa è palpabile; più volte iniziano cori per chiamare l’artista sul palco: «Mirko! Mirko!» (nome di battesimo del cantante). Nel frattempo, come riscaldamento per il vero e proprio concerto, qualcuno inizia ad accennare i primi movimenti di testa e bacino con la musica che risuona dalle casse sul palco; i genitori cominciano a spruzzare i bambini con l’antizanzare e a prenderli sulle spalle.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Entra Rkomi sul palco – «Ciao Torino!» – e il pubblico smette di fare qualsiasi cosa, cominciando ad applaudire ed esultare. Si sollevano i primi cartelloni e le prime urla, i fan – principalmente di sesso femminile – sono in visibilio. Si apre il concerto e il cielo comincia a lampeggiare proprio mentre Rkomi solleva il microfono verso gli spettatori, che stanno cantando a squarciagola: per un attimo tutto sembra fermarsi e sono loro i protagonisti della serata. I bassi arrivano a vibrare dritti nel petto, aumentando l’adrenalina; nelle canzoni più romantiche scatta qualche bacio.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc
Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Si conclude con “Luna piena” e scendono le prime gocce di pioggia. Nessuno si ripara, sta per iniziare il pezzo successivo, ma basta una folata di vento – che di lì a presto diventerà bufera – per fare cambiare idea alle 4000 persone che si trovano di fronte al palco; in un attimo Rkomi e i suoi musicisti capiscono che non possono continuare. «Ci rivedremo presto» comunica tristemente sui social, e per i fan questa sarà un’avventura da raccontare.

A cura di Chiara Vecchiato

N.B. Per venire incontro al pubblico di Rkomi, (che ha potuto godere soltanto di un concerto a metà) il Flowers Festival ha deciso di far valere il biglietto dello stesso concerto (in formato digitale o cartaceo) per uno dei seguenti spettacoli:

5/07: Carmen Consoli/Casadilego
6/07: Gemitaiz
7/07: Manuel Agnelli
10/07: Ernia
11/07: Noyz Narcos/Rancore/Gemello/Rico Mendossa
13/07: Margherita Vicario/Ditonellapiaga/Caffellatte
14/07: Yann Tiersen
15/07: Eugenio in Via di Gioia/Rovere
16/07: Ariete

BECK LIVE ALL’ANFITEATRO DEL VITTORIALE DI GARDONE RIVIERA.

Domenica 26 giugno 2022, ore 20: il sole splende sulla sponda bresciana del Lago di Garda. Gli edifici, le vie e le piazze che caratterizzano il Vittoriale degli Italiani sembrano una cartolina ritagliata da un film di Federico Fellini; molte ragazze indossano lunghi vestiti a fiori, i bambini giocano nel piazzale mentre si attende l’apertura dei cancelli che conducono all’Anfiteatro per la nuova edizione della rassegna musicale Tener-a-mente.

Foto: Eleonora Iamonte

A completare questo dipinto apollineo e paradisiaco è l’entrata in scena di Beck  poco dopo le 21:40. Il cantautore statunitense appare in vesti quasi angeliche, indossando un completo bianco; nuvole di fumo gialle e blu lo avvolgono mentre canta e suona la chitarra acustica. 

Dopo aver eseguito i primi brani in versione solista, arriva una brusca interruzione: la band sale sul palco, le luci diventano psichedeliche; restare seduti è davvero una sfida e la maggior parte del pubblico in platea si alza in piedi per ballare. Il giardino dell’Eden sembra ora essersi trasformato in una discoteca a cielo aperto: per gli amanti del groove e dei ritmi avvolgenti il vero paradiso inizia ora.

Foto: Eleonora Iamonte

Beck dà vita ad un concerto che ripercorre i suoi quasi trent’anni di carriera presentando alcuni dei suoi primi successi come “Loser”, ma anche brani freschi di pubblicazione come “Take it Back”, realizzato con l’artista Jawny (pseudonimo di Jacob Lee-Nicholas Sullenger). 

L’esperienza sonora strizza l’occhio al funk, all’indie-rock, all’hip hop, al grunge, al pop e all’R&B, muovendosi tra l’acustico e l’elettronico. La voce calda e inconfondibile di Beck, avvolta in una spiccata quantità di riverbero, riesce a fondersi alla perfezione con le armonie vocali presenti nei campioni sonori diventando la firma definitiva dell’autore, riconoscibile in ogni brano. 

Foto: Eleonora Iamonte

Il clima che si respira all’interno dell’Anfiteatro – che ha una capienza massima di circa 1500 persone – è familiare e informale: Hansen parla al pubblico, chiede amichevolmente ad una signora di avvicinarsi agitando davanti a lui il suo ventaglio per riprendersi dal caldo.

L’evento si chiude alle 23:20 circa, con il vociare malinconico degli spettatori che richiamano sul palco il cantante; Beck torna in scena per un’ultima canzone, eseguita solo con voce a cappella e armonica.

A cura di Eleonora Iamonte

Take care, take care, take care: la musica torinese in festa per il Sermig

Domenica 12 giugno. L’estate, alle porte della Falchera, viene inaugurata con una fervida serata all’insegna della musica, ospiti ben quattro complessi torinesi. Al Barrio va in scena Take care, take care, take care, un vero e proprio festival di beneficenza di ispirazione post-rock, i cui proventi sono stati destinati per intero al Sermig di Torino. L’atmosfera calza a pennello con le alte temperature: i musicisti, già conosciuti e ben affermati nel panorama cittadino, accendono un pubblico di età abbastanza variegata, tutt’uno nella voglia di divertirsi e godere dell’evento all’interno del locale.

Narratore Urbano sul palco del Barrio. All credits: Martina Caratozzolo

Intorno alle 21 apre le danze il Narratore Urbano, lasciando da subito la sua impronta personale, indicata con la calzante definizione di cantautorap. La poderosa carica del suo gruppo – assolutamente da segnalare la base ritmica – sposa testi densi e graffianti, tra immagini tenere dal fondo amaro (come in “Granchietti”) e la schietta denuncia sociale di “Sei, in un paese meraviglioso”. Una voce che urla al mondo, ottima tenuta di palco, presenti scatenati.

Post-Kruger.

Subito dopo è il turno dei Post-Kruger, che nell’affiatamento generale raccolgono il testimone con grande grinta. Le sonorità, spesso vagamente elettroniche, si snodano attraverso riff incisivi: dal tiro ribollente di “Kintsugi”, singolo fresco di uscita che mette voglia di saltare a tempo, all’accattivante passo di “Acufene”, un rock ricco di sfumature eterogenee valorizza testi impregnati di immagini oniriche, a volte crude, e una voce che non ha paura di osare su registri alti.

Gli Alberi.

Gli Alberi sono il terzo gruppo della serata. La voce femminile, delicata e melodica, e la controparte maschile, potente e a tratti abrasiva nel suo growl, la fanno da padrone. Sono pezzi che, pur sviluppando la traccia post-rock con interessanti tematiche ambientali, si addentrano volentieri in meandri dal sapore metal: non per nulla il nome del loro progetto venturo sarà Now Heavier. Pubblico sospeso tra l’incanto e il pogo sfrenato, colto inoltre di sorpresa da un featuring con lo stesso Narratore Urbano.

CIJAN.

A chiudere l’evento sono i CIJAN. Il loro repertorio forse meglio ricalca l’accezione più dura e pura del genere portante, combinata con elementi di forte originalità sonora e compositiva. Spazio limitato per le voci, sapiente cocktail di momenti immersivi e saturazioni strumentali: la scena la tiene quasi tutta la musica. Degni di nota “Mercurial” e “Homecoming”, tanto per citarne un paio. L’atmosfera di un sogno ad occhi aperti regala ai presenti il miglior modo di concludere una serata ben organizzata e con musica di alto livello.

Impossibile, dulcis in fundo, non citare Giovanni Bersani, organizzatore della serata e denominatore comune di tutte e quattro le band. Il polistrumentista si destreggia magistralmente tra tastiere, percussioni e chitarre: un eclettico tuttofare, capace di suonare praticamente senza soluzione di continuità per tutta la durata dell’evento. Una serata di quelle che verranno ricordate a lungo sulla scena di Torino.

A cura di Carlo Cerrato