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Jazz is Dead! 2023: gli Irreversible Entanglements al Cinema Massimo

La sera del 3 giugno nella sala 1 del Cinema Massimo si è tenuto lo spettacolo Irreversible Entanglements: Men at Work, evento nato dalla collaborazione tra il festival Jazz is Dead! e il Museo Nazionale del Cinema. Dopo l’anteprima al Cap10100 e le serate del 26, 27 e 28 maggio al Bunker, la sesta edizione del festival torinese è proseguita con una produzione volta a valorizzare una parte del Fondo Vittorio Zumaglino dedicata al lavoro nella Torino degli anni ’30 e ’40, con l’accompagnamento musicale del collettivo free jazz americano Irreversible Entanglements.

Foto di Elisabetta Ghignone.

Solo un paio di riflettori e la luce dello schermo del cinema illuminano la band, che inizia a suonare quasi in punta di piedi mentre viene proiettato il montaggio delle immagini di Vittorio Zumaglino curato da Nadia Zanellato: l’intensità della performance aumenta gradualmente e segue pari passo lo sviluppo del montaggio, che più diventa serrato e più porta la musica a creare un’atmosfera ipnotica e affascinante, dando vita a percorsi sonori apparentemente infiniti.

Foto di Elisabetta Ghignone.

Gli Irreversible Entanglements portano sul palco testi dedicati alla centralità dell’amore nella nostra vita e all’importanza delle proprie radici, rivolgendo inoltre uno sguardo al futuro: le parole vengono pronunciate dalla voce perentoria e decisa di Moor Mother, leader del gruppo, che con un piglio da predicatrice si rivolge al pubblico e si lascia andare ai suoni del resto del collettivo, formato da Luke Stewart, Keir Neuringer, Aquiles Navarro e Tcheser Holmes.

Al termine dell’esibizione, gli organizzatori dell’evento, con il sostegno del pubblico, chiedono un piccolo bis, immediatamente concesso: Moor Mother chiede di pronunciare con lei la frase “We can be free”, e su queste quattro parole si chiude ufficialmente lo spettacolo della band.

Foto di Elisabetta Ghignone.

Si conclude tra gli applausi del pubblico e anche alcuni gridi di approvazione l’iniziativa extra del Jazz is Dead! 2023, che è riuscita a creare un paesaggio sonoro assolutamente inedito unendo l’immagine di una Torino lontana e a noi sconosciuta a suoni appartenenti ad un altro mondo e ad un’altra epoca, ancora poco familiari nel mainstream italiano odierno. Sicuramente, coloro che hanno avuto modo di vedere gli Irreversible Entanglements all’opera non potranno fare a meno di desiderare di immergersi ancora una volta nel loro mondo: un’occasione perfetta per farlo sarà l’uscita del loro nuovo progetto a settembre, annunciato in esclusiva proprio durante la serata.

Foto in evidenza di Elisabetta Ghignone.

A cura di Giulia Barge

SEEYOUSOUND 2023: Miucha – The Voice of Bossa Nova

Oltre a ripercorrere la storia della bossa nova, il documentario Miucha. The Voice of Bossa Nova, uscito nel 2022, riesce a raccontare una tematica – quella di genere – senza cadere nel mainstream e nel melodrammatico. Tutto è profondamente radicato nelle parole di Miucha – nome d’arte della cantante e compositrice brasiliana Heloisa Maria Buarque de Hollanda – e nella complessa realtà che visse.

Tra le proposte del Festival di cinema ad argomento musicale Seeyousound di Torino, alla sua nona edizione, Miucha. The Voice of Bossa Nova, riesce in 98 minuti di film a offrire uno scorcio inedito sulla vita privata di Miucha, musicista che ha vissuto la nascita della bossa nova e di cui è stata interprete tutta la vita. Liliane Mutti, sceneggiatrice e co-regista, e Daniel Zarvos, regista e produttore, riescono a ricostruire con grande equilibrio, sensibilità e un tocco di ironia, le vicende e le dinamiche della vita della cantante tramite lettere personali, diari registrati come audio su cassette e acquarelli realizzati dalla stessa Miucha. Da questa raccolta di materiale emerge con forza come il percorso che la portò ad affermarsi come cantante solista sia stato lungo e tortuoso: per molto tempo Miucha restò ai margini della storia della bossa nova, oscurata dai grandi nomi già noti. Lei stessa dichiara «Pensavo mi fosse proibito stare sul palco. Non mi consideravo una cantante. Era come una favola, che può succedere o meno. Non pensavo che potesse succedere a me.»

Miucha e Tom Jobim – Immagine dal film

Fin dall’infanzia Miucha visse in ambienti dove erano quasi esclusivamente gli uomini a cantare e suonare sui palchi, fino a temere che la carriera artistica fosse una cosa riservata al genere maschile e tenendo così nascosta per diverso tempo la sua vocazione. Nel 1965 sposò João Gilberto, uno dei massimi esponenti della bossa nova, di cui divenne anche la corista. I due si traferirono in breve tempo a New York e nel 1966 nacque la loro prima figlia, Bebel Gilberto. Il matrimonio inizialmente idilliaco andò peggiorando con il trascorrere del tempo, rivelandosi opprimente e doloroso.

La scrittura, la musica e le altre modalità di espressione artistica sono state necessarie alla cantante per reagire a ciò che la circondava e a ruoli sociali prestabiliti in cui non si ritrovava, come quello di moglie, madre, sorgente di forza e ispirazione per il marito, nonché risolutrice in casa di ogni problema. Con fermezza e desiderio, Miucha riuscirà ad andare via e cambiare vita, trovando nuove possibilità per vivere una vita felice, nuovi spazi dove potersi esprimere liberamente e trovare una propria identità musicale. Nel corso degli anni Miucha incise moltissimi album fra cui Getz/Gilberto, pubblicato nel 1964 e uno degli album di bossa nova più famosi nella storia. Nonostante questo, raramente le vennero accreditati i diritti e il suo nome rimase lontano dalle copertine dei dischi. Solamente a quarant’anni riuscì finalmente a incidere il suo primo album inedito, Miucha, uscito nel 1980. Fondamentale fu l’incontro con Antonio Carlos Jobim: tra i due iniziò una grande collaborazione musicale da cui nacquero gli album Miúcha & Antonio Carlos Jobim – vol. 1 e il successivo Miucha & Tom Jobim – vol. II, pubblicati rispettivamente nel 1977 e nel 1979.

Il documentario ha visto la sua anteprima italiana il 26 febbraio 2023 e, per chi se lo fosse perso, vedrà una seconda proiezione mercoledì 1 marzo alle ore 18 al Cinema Massimo.

Trailer del film Miucha – The voice of Bossa Nova

A cura di Stefania Morra