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Modestia a parte: Biffy Clyro live a Milano

Lo scorso giugno il trio scozzese dei Biffy Clyro aveva chiuso l’ultima giornata del Download Festival, uno dei festival di maggior rilevanza nel panorama della musica live britannica. La band, capitanata da Simon Neil alla chitarra e alla voce, assieme ai gemelli Ben e James Johnston batteria e basso – riscuote da anni di un successo clamoroso in madrepatria; al pari di gruppi come Foo Fighters o Muse, i Biffy Clyro hanno ampiamente dimostrato di saper riempire gli stadi. Lo stesso non si può dire dei loro concerti all’estero, dove la production è molto più modesta.

I Biffy Clyro sul palco di Carroponte (foto: Mattia Caporrella)

É questo il tipo di spettacolo che il gruppo sta portando in giro per l’Europa da qualche settimana, a sostegno dei due album “fratelli” A Celebration of Endings e The Myth of the Happily Ever After. Mercoledì 14 settembre tocca all’Italia: siamo vicino a Milano, al Carroponte di Sesto San Giovanni. I fan si sono radunati, nonostante il tempo molto incerto, fin dalla notte prima, creando un’atmosfera più simile ad un campeggio (complice anche l’area adibita) che alla fila di un concerto. Alle 20:15 si spengono le luci: gli olandesi De Staat irrompono sul palco, scatenandosi all’insegna di un dance-rock eccentrico, con riferimenti all’immaginario dei Talking Heads nella loro presenza scenica.

Gli eccentrici De Staat durante la sfuriata finale del loro set con “Witch Doctor” (foto: Mattia Caporrella)

Esattamente un’ora dopo, i Biffy Clyro accompagnano dolcemente il pubblico verso il loro show con “Dum Dum”, per poi strattonarlo con prepotenza con “A Hunger in Your Haunt”, grazie alla sua energia prorompente. La scaletta è satura di stili diversi: dal punk rock al cardiopalma (“That Golden Rule”), all’AOR da cori da stadio (“Biblical”), esperimenti progressive (“Slurpy Slurpy Sleep Sleep”), fino al pop puramente commerciale (“Re-arrange”). Il concerto culmina con, in qualche modo, la crasi di tutti questi elementi: oltre al classico “Many of Horror”, nel bis c’è “Cop Syrup”, un brano caratterizzato dalle sue impennate, discese, crescendo orchestrali, parti confinanti con lo shoegaze, urla punk e arpeggi di chitarra non troppo lontani dai Genesis. Il pubblico è estasiato: in sole due ore i Biffy Clyro hanno dimostrato di saper coinvolgere con qualsiasi genere proposto, suonando un greatest hits (con l’adeguato spazio agli ultimi lavori) con un’energia spiazzante.

Il trio in uno dei tanti momenti “a raccolta” durante il concerto. Si notano anche i turnisti, tra cui due violiniste. (foto: Lorenzo Roy)

Di poche parole, la band lascia piuttosto parlare il repertorio, limitandosi a ringraziamenti sparsi in un italiano molto improvvisato (colpisce il “grazie mille Milano tutti” di Neil). Il light show particolarmente ispirato riesce a massimizzare la resa del modesto impianto. Niente effetti pirotecnici, mega schermi, coriandoli o scenografie: tre ragazzi (sette contando i turnisti), la loro musica, e un pubblico di appassionati. Quello dei Biffy Clyro è uno spettacolo intimo, vivace, creativo, imprevedibile, e non c’è schermo LED di ultima generazione che regga il confronto.

Immagine in evidenza: Lorenzo Roy

A cura di Mattia Caporrella

Yungblud al Carroponte: Life On Mars Tour

Dopo tre anni di assenza in Italia, mercoledì 18 maggio Yungblud è tornato a cantare a Milano, questa volta riempiendo il Carroponte di Sesto San Giovanni nell’unica data italiana del Life On Mars Tour.

Dopo neanche un giorno dall’annuncio di Yungblud – terzo album del cantante la cui uscita è prevista per il 2 settembre prossimo –, il ventiquattrenne inglese Dominic Harrison ha avuto finalmente l’occasione di suonare dal vivo anche nel nostro Paese i brani di weird! (2020)

Il sole non è ancora scomparso dietro al muro di amplificatori al centro del palco quando arrivano le Nova Twins, duo rock londinese composto dalla cantante Amy Love e dalla bassista Georgia South. Scelta a dir poco perfetta per aprire il concerto: non siamo ancora al ritornello del primo brano che il pubblico – a maggioranza under 25 e rigorosamente vestito in stile punk rock – si sta già muovendo a ritmo.

Sono invece da poco passate le 21 quando tutte le luci si spengono e dopo un video introduttivo risuonano le note iniziali di “Strawberry Lipstick”: Yungblud corre sul palco ed incita subito tutti a saltare con lui. La sua energia coinvolge in pochi secondi i presenti: è praticamente impossibile non ballare con il cantante che ti obbliga a farlo.

Credits: https://www.instagram.com/carroponteofficial/

In pochi minuti volano birre e plettri. Yungblud canta uno dei suoi ultimi singoli, “The Funeral”. I fan intonano con lui il brano, che parla di amare sé stessi e accettarsi così come si è. Il concerto non è iniziato neanche da una ventina di minuti e il cantante appare già sinceramente commosso, forse sorpreso di trovare fan così affezionati, che non sbagliano neanche una parola dei suoi testi. Anche durante i pezzi più lenti come “mars” – una ballata che racconta la storia di una fan transgender, ma più in generale la storia di chi si è sempre sentito diverso – non viene mai meno la sua energica presenza scenica.

Credits: https://www.instagram.com/carroponteofficial/

Oltre i brani del secondo album, la scaletta prevede anche alcuni pezzi dal primo e vari singoli più recenti, ad esempio “Memories” realizzata in collaborazione con Willow e “Fleabag”, sempre dai toni pop-punk.  Con il proseguire della serata – e il diminuire dei capi di vestiario addosso a Yungblud, che per gli ultimi brani rimane in pantaloncini e bretelle – aumentano le interazioni con il pubblico: prima una proposta di matrimonio, poi il coming out di un fan. Si è creata un’atmosfera quasi intima, forse difficile da credere pensando alla quantità di gente presente. 

Yungblud elogia l’accoglienza italiana, «Ho trovato una famiglia qui a Milano» e aggiunge «Ho speso diciannove anni della mia vita sentendomi giudicato per essere diverso, ma volete sapere come riesco a essere su questo palco oggi ed essere chi voglio? È grazie ad ognuno di voi». E nel caso in cui qualcuno avesse ancora dubbi riguardo il suo affetto nei confronti dei fan, ad un certo punto inizia a indicare ogni presente nelle prime file ripetendo «Ti amo, ti amo, ti amo».

Il live si chiude con “Machine Gun (F**k the NRA)”, un brano che denuncia la facile accessibilità alle armi negli USA. Ma sono i cori di “Loner” intonati dal pubblico a fare da sottofondo mentre lentamente il Carroponte si svuota.