«T’ho visto: eri tu, –l’accusa di Quasimodo all’Uomo del mio tempo– con la tua scienza esatta, persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta»: è l’atto di dolore di quella menzogna («Andiamo ai campi») giunta sino a noi, che ha sostituito l’insegnamento del Cristo con la legge di Caino; coltivato la pietra e la fionda. Una riflessione che potrebbe prestarsi all’interpretazione implacabile di Riccardo Muti, che dirige Sinfonia n.13, op. 113, «Babij Yar» di Šostakóvič –con il basso Aleksej Tichomirov e Chicago Symphony Orchestra, per CSO Resound quest’anno. L’esecuzione massiccia contro la violenza di dimenticare, la mortificazione di negare, per una trasmutazione dei valori.
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Cage meets Satie
«Per interessarsi a Satie – sosteneva Cage – bisogna cominciare non avendo interessi, accettare che un uomo sia un uomo, lasciar perdere le nostre illusioni sull’idea di ordine, di espressione dei sentimenti e tutti gli imbonimenti estetici di cui siamo gli eredi. Non si tratta di sapere se Satie è valido. Egli è indispensabile»: è l’ago della bilancia della sua vita artistica. Sapientemente Jay Gottlieb e Anne de Fornel (pianisti) interpretano questo pensiero nel loro disco rilasciato da Paraty.
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