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CAPODANNO: La nostra top 20

Il 2023 è ormai qui, e fra malinconia, ansia ed eccitazione per il nuovo anno – si spera senza un’altra pandemia possibilmente – MusiDams è pronto ad accompagnare il vostro conto alla rovescia.

10:35 – Tiësto feat. Tate McRae

Quando ormai sono passate ore dal countdown e dai trenini l’unica cosa che può ancora tenerti in piedi è una buona dose di musica elettronica: il dj olandese e la cantautrice canadese uniscono le forze per un brano che sicuramente dominerà le radio nell’anno che verrà.

Barbie Girl – Aqua

Un immancabile brano in qualsiasi festa che si rispetti e un must have in vista dell’uscita del film Barbie la prossima estate. Diffidate di chi non canta «I’m a barbie girl, in the barbie world / life in plastic, it’s fantastic» con la mano sul cuore.

Cuff It – Beyoncé

Il secondo singolo estratto dall’album Renaissance è un’esplosione di luci stroboscopiche, stelle e navicelle spaziali: inseritelo nelle vostre playlist di Capodanno e vi assicuriamo che non ci sarà una persona seduta nella sala.

Dancing Machine – Jackson 5

La leggenda narra che il momento più topico sulla pista da ballo sia quando il più intraprendente decide di lanciarsi con il famigerato robot: non c’è canzone migliore per eseguire la famosa street dance se non quella che ha contribuito a popolarizzarla.

Let’s Groove – Earth, Wind & Fire

C’è una serata migliore del 31 dicembre per lasciarsi andare sulle note delle hit del passato? Poco importa se hai sentito questa canzone all’alba degli anni ‘80 o se l’hai scoperta l’altro ieri su TikTok, il groove della leggendaria formazione di Chicago farà sempre il suo sporco lavoro.

A cura di Giulia Barge

DESPECHÁ – Rosalía

Con questo brano Rosalía lancia un messaggio forte e chiaro: non vale la pena essere tristi per persone che non lo meritano, bisogna essere felici e godersi la vita. Decisamente il brano migliore per affrontare il nuovo anno con le vibes giuste.

Firework – Katy Perry

Dal 2010 a questa parte, Katy Perry canta l’inno di chi è timido e insicuro ma vorrebbe soltanto esplodere come i fuochi d’artificio. Capodanno segna sempre la possibilità di un nuovo inizio, e con esso la possibilità di riprendere in mano il proprio destino.

Mon Amour – Gigi d’Alessio

Il neomelodico potrà anche non piacere, ma Gigi d’Alessio rimane comunque il mito delle folle. Dopotutto non c’è nulla di meglio di un «Quando esta noche tramonta el sol, mon amour, mon amour» urlato a squarciagola.

Musica – Fly Project

Non è mai troppo tardi per tornare alle origini della vera musica dance degli anni 2000, non sono mai abbastanza le volte in cui urli “ommalleo simpallao” senza sapere effettivamente cosa la canzone stia dicendo. È tempo di riprendere questa tradizione.

Thoiry Remix – Achille Lauro, Boss Doms feat. Gemitaiz, Quentin40, Puritano

Anche chi non è un grande frequentatore delle discoteche sa che questo pezzo è talmente potente che lo cantano pure i sassi. E per il 2023 Achille Lauro è decisamente quello di cui abbiamo bisogno.

A cura di Ramona Bustiuc

Bad Habit – Steve Lacy

Se per molti Steve Lacy è una delle rivelazioni del 2022, il ventiquattrenne di Compton ha in realtà alle spalle già un EP da solista e numerosi singoli e album con la band The Internet. La sua “Bad Habits”, contenuta in Gemini Rights, è stata tra le canzoni più popolari su TikTok. Il brano parla di tutte le volte che facciamo un passo indietro ed evitiamo di prendere una decisione, direi proprio una brutta abitudine. Che il 2023 sia finalmente l’anno per recuperare tutte le occasioni perse?

Bloody Mary – Lady Gaga

Ritorniamo indietro di qualche anno, precisamente nel 2011. Dopo il successo di “Running Up That Hill” di Kate Bush con Stranger Things, questa volta è toccato alla Mother Monster che ha visto schizzare in Top Ten Spotify la sua “Bloody Mary”. Complice un video divenuto virale che l’accosta all’ormai celebre ballo di Mercoledì Addams, dell’omonima serie firmata Netflix. Un brano per far ballare tutti, anche la nonna.

Kill Bill – SZA

Sicuramente l’inizio del nuovo anno è l’occasione migliore per lasciarsi alle spalle una storia finita male. Ma come reagire alle foto del tuo ex insieme alla sua nuova ragazza durante le festività? Sza, come si evince dal testo della sua nuova canzone, non sembra che l’abbia presa molto bene. Ecco forse è meglio prenderla con filosofia e seguire il consiglio del suo terapista, «Got me a therapist to tell me there’s other men».

KI-KI – Yendry

A maggio, l’artista italo-dominicana è tornata con un nuovo singolo. Il brano parla di indipendenza e dell’importanza di dire di no per prendersi cura di sé. Una celebrazione alla vita per iniziare il nuovo anno con i migliori propositi. Il ritmo latino non vi terrà incollati alla sedia, ne sono certa.

T’Appartengo – Ambra Angiolini

Credo che non ci sia bisogno di presentazioni, in quanto è una delle canzoni italiane più amate, anche dalle nuove generazioni. Dopo 28 anni dalla sua pubblicazione, è bastata l’esibizione di Ambra ad X-Factor per far diventare il brano virale sui social. Un cult intramontabile da cantare a squarciagola mentre si aspetta l’inizio del nuovo anno.

A cura di Erika Musarò

Aria nuova – Fusaro

Anno nuovo, vit… ah no, aria nuova. Non ci sono molte cose da dire su questo brano, va ascoltato in assoluta contemplazione. In un momento propizio come Capodanno speriamo che questa canzone serva a far tornare qualcosa o qualcuno nella nostra vita. E nell’attesa che ci venga a trovare bussando alla porta, come suggerisce Fusaro stesso, ci facciamo travolgere da un pizzico di nostalgia.

È festa – PFM

Potrebbe essere la giustificazione per tutti i momenti scomodi della serata: hai bevuto un bicchiere di troppo e hai inviato molti messaggi imbarazzanti? Non preoccuparti, perché «Come sempre è una festa», e la PFM ha pensato anche a un testo facilissimo da cantare a prova di ubriacatura!

Giornata di merda – Ciliari

Ciliari traduce «Smile, it’s a bad day, not a bad life» con questa canzone che ha un ritmo trascinante, di quelli che ti fanno venire voglia di ballare male e non pensare a niente. Capodanno è preceduto da giornate interminabili di visite dai parenti e delle loro domande scomode, così se anche tu ne hai abbastanza di questa giornata, premi play e scatenati perché «Come è arrivata se ne va». P.S. Buon proposito per l’anno nuovo: ascoltare questa canzone alla fine di ogni brutta giornata (chissà perché, sarà la prima del Wrapped 2023)!

Goo Goo Muck – The Cramps

Lo sappiamo, avete la home di TikTok invasa da questo balletto e vorreste farlo anche voi, ma non ne avete il coraggio. Quest’anno anziché il solito trenino di gruppo tipico di Capodanno fate partire questa canzone e coinvolgete chiunque sia con voi a farvi diventare virali. Chissà, magari farete nascere una nuova tradizione, scardinando il noioso trenino. (Per il balletto è ammessa anche “Bloody Mary” di Lady Gaga).

Valzer dei fiori − Pëtr Il’ič Čajkovskij

Ma poi, chi l’ha detto che Capodanno significhi solo spumante e scintille? Fare le persone un po’ radical chic può essere divertente. Quindi niente festa, solo un bel biglietto per il teatro (magari a Vienna) dove ascoltare questo brano imprescindibile per ogni concerto di Capodanno che si rispetti.

A cura di Alessia Sabetta

NATALE: La nostra top 20

La sessione invernale imperversa, ma Natale è alle porte e questo significa che c’è un altro motivo per procrastinare gli studi. E perché non farlo con le nostre playlist in sottofondo?

Carol of the Bells – Peter Wilhousky

La conosciamo tutti e non può mancare in una playlist di Natale che si rispetti. Un brano natalizio talmente magniloquente e teatrale che se Babbo Natale avesse veramente il lanciafiamme come dicono gli Old 97’s, prenderebbe il posto di “Jingle Bells” o “Santa Claus Is Coming to Town”.

Castaway Angels – Leprous

Il quintetto norvegese ci accompagna lungo un viaggio dinamico all’insegna delle vocals di Einar Solberg, che aumentano costantemente d’intensità con l’andare del brano. Tratta dall’album Aphelion, non è propriamente una canzone di Natale, ma è stata pubblicata a dicembre accompagnata da un video in cui la band è in uno studio sperduto tra i monti innevati, indossando camicie e maglioni invernali, prestandosi perfettamente all’atmosfera. Del resto, ha anche la parola “Angels” nel titolo.

Greensleeves – Blackmore’s Night

Ritchie Blackmore, chitarrista prima dei Deep Purple e poi dei Rainbow, rivisita in chiave folk rock la melodia popolare di tradizione inglese. Riarrangiato da Blackmore, il brano è occasione per sfoggiare il suo virtuosismo sulla chitarra acustica, accompagnato dalla morbida voce di Candice Night.

I Don’t Know What Christmas Is (But Christmas Time is Here) – Old 97’s

Brano festoso e simpatico dall’animo rockabilly che affronta il Natale dal punto di vista di un alieno che cerca di comprenderlo (e infatti apre lo special televisivo natalizio del film Marvel I Guardiani della Galassia). Il testo passa per una miriade di fraintendimenti sulle feste: Babbo Natale riempie le calze di letame e ha un lanciafiamme con cui arrostisce le castagne dei bambini cattivi, mentre gli elfi si preparano a sferrare un attacco letale.

Octavarium – Dream Theater

Cosa c’entra una suite progressive rock di ventiquattro minuti col Natale? Assolutamente niente, ma nel marasma di citazioni ed easter egg musicali presenti in “Octavarium”, i Dream Theater hanno trovato spazio anche per “Jingle Bells” (precisamente al minuto 17:45). Così come Trappola di cristallo si qualifica come film di Natale, allora anche “Octavarium” può benissimo occupare un (ampio) spazio durante le feste, grazie anche alle atmosfere candide della prima metà.

A cura di Mattia Caporrella

Delicate – Damien Rice

Una ballata che invita a guardare avanti e a lasciarsi alle spalle il passato. Il sottofondo giusto per incartare gli ultimi regali e per lasciarsi trasportare lontano dalla voce del cantautore irlandese. Insomma, a Natale la malinconia non è mai troppa.

Do They Know It’s Christmas? – Band Aid

Nel 1984 il supergruppo Band Aid incise questo singolo natalizio per la raccolta fondi in aiuto della carestia in Etiopia. C’erano dentro (quasi) tutti: gli U2, Sting, i Duran Duran, gli Spandau Ballet e molti altri. Per chi sente il bisogno di fare un tuffo negli anni Ottanta.

Hallelujah – Jeff Buckley

Un classico immortale che non può essere dimenticato. In quale versione non ha importanza, se quella originale di Leonard Cohen o una delle tante cover realizzate nel tempo. Noi vi consigliamo la versione di Jeff Buckley, estratta dal leggendario album Grace del 1994 (a proposito di album da ascoltare in questi giorni…).

Happy Xmas (War is Over) – John Lennon e Yōko Ono

Non è Natale senza questo brano che non ha bisogno di presentazioni. In questi giorni di frenesia basta mettersi in ascolto del lavoro creativo di una delle coppie più iconiche dello scorso secolo per dimenticarsi di ogni superficialità. Da ascoltare con la mano sul cuore.

Through The Echoes – Paolo Nutini

I giorni natalizi sono l’occasione giusta per prendersi una pausa ed andare a recuperare i migliori album pubblicati durante l’anno. Last Night In The Bittersweet, l’album dal quale è estratto questo singolo, è senza dubbio uno di questi. Effetto collaterale: la voce graffiata di Paolo Nutini potrebbe rendervi malinconici, ma per tirarvi su sappiamo che avrete a disposizione dosi massicce di prosecco e pandoro.

A cura di Martina Caratozzolo

Ain’t No Mountain High Enough – Tammi Terrel & Marvin Gaye

Questo brano, che sicuramente ricorderete nel finale di Guardiani della Galassia, è la scusa perfetta per evitare le domande imbarazzanti dei parenti ed iniziare a ballare dando il via alla vera festa. Tammi Terrel e Marvin Gaye danno il loro meglio in questo duetto incalzante che lascia una sensazione ottimismo immotivato a tutti coloro che l’ascoltano.

Call Me Irresponsable – Bobby Darin

La voce calda del crooner Darin, la big band con i suoi fiati e i cori di questa canzone proiettano immediatamente l’immagine di una coppia di innamorati su una pista di pattinaggio o di bambini che giocano con la neve. Perfetta come colonna sonora delle giornate che precedono il Natale.

Change The World – Eric Clapton

È il 1996 e il cantante e produttore Babyface chiede a Eric Clapton di registrare insieme questo pezzo per la colonna sonora del film Phenomenon. I cori, le chitarre insieme alle tastiere portano inevitabilmente alla mente gli anni ’90 ed in particolare i film di natale del periodo, da Una poltrona per 2 a Mamma ho perso l’aereo

Your Song – Al Jarreau

Al Jarreau, per chi non lo conoscesse l’unico cantante ad aver vinto il Grammy in tre categorie diverse (jazz, R&B e pop), grazie alla sua voce calda e l’atmosfera soul esegue una versione magistrale del singolo del 1970 di Elton John, ottima per iniziare questa giornata di festa con il piede giusto.

Pearly-Deawdrops’drops – Cocteau Twins

Cambiando genere e decennio arriviamo al singolo del 1984 della band scozzese Cocteau Twins, che grazie al loro particolare timbro e alle atmosfere eteree rendono questa canzone adatta per i momenti più malinconici, ma non per questo tristi, che accompagnano questo periodo.

A cura di Elisabetta Ghignone

Bianco Natale – Achille Lauro feat. Rasty Kilo 

Se gli indie boys odiano il Natale, i trappisti non possono fare a meno di darsi cameratistiche gomitate quando si parla di città innevate, zucchero a velo, polverine bianche, palle di neve e Polo Nord. Lauro non è stato da meno, prima di Amadeus, mamma Rai e i “me ne frego”. 

Christmas Treat – Julian Casablancas

Dagli Strokes Julian si porta dietro il ciuffo un po’ unto che fa tanto brit pop ma anche un po’ di quell’ironia sfacciata che ci piace tanto. “Christmas Treat” è ridere dell’ipocrisia americana – e non solo – del fingere che il Natale renda tutto migliore.

Fairytale of New York – The Pogues

Questa dolceamara ballata folk irlandese ha trasfigurato le censure della BBC e di Mtv per continuare ad essere l’unica vera canzone di Natale per eccellenza. Ce le ha tutte: la tragica storia di immigrazione, i sogni sbiaditi di un domani migliore, una sbornia triste in una prigione di New York il 25 dicembre.

Have Yourself a Merry Little Christmas – Judy Garland

L’archetipo della canzone di Natale del secondo dopoguerra calorosa e familiare ma con un retrogusto di terrificante fatalismo. Perché sì è bello mangiare il tacchino ma magari l’anno prossimo siamo tutti morti. La versione languida di Judy Garland in “Meet me in Saint Louis” è in pieno spirito natalizio post apocalittico.

Il pranzo di Santo Stefano – I Cani

La prima regola dell’indie italiano è non parlare dell’indie italiano. La seconda è che il Natale fa schifo perché significa famiglia, convenzioni sociali, divertimento imposto, regali brutti e altre cose che fanno schifo. Anche I Cani danno il loro ottimo contributo alla causa.

A cura di Clarissa Missarelli

Achille Lauro @ Stupinigi Sonic Park

Non sarà più il 20 luglio del ‘69 ma sicuramente è sempre domenica quando c’è Achille Lauro sul palco con la sua Electric Orchestra. E il ritorno in pompa magna di Lauro e i suoi dopo tre anni di lontananza dai live debutta proprio di domenica, 3 luglio 2022 al Sonic Park di Stupinigi.

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Il riposo dello stripper – Achille Lauro all’Eurovision 2022

All I need is love”: no, non siamo in un nostalgico revival dell’amore universale anni ’60, ma nel 2022, sul palco del contest musicale più seguito d’Europa. Dietro il microfono c’è Achille Lauro, che canta, ansima, bacia il suo chitarrista Boss Doms, si struscia sulla scenografia, cavalca un toro meccanico, dà fuoco agli strumenti, poi ringrazia e se ne va. I fan sono contenti ma non sorpresi, il pubblico italiano è in visibilio, quello internazionale un po’ meno. Contro ogni pronostico, “Stripper”, il brano che Lauro ha scritto appositamente per l’ESC, non passa in finale e perde contro performance decisamente più sottotono. Domandarsi cosa sia successo è lecito, rispondere è complicato.

La sconfitta di Achille Lauro al Festival di Sanremo era scontata: non solo per un brano debole e che ha soltanto le tinte sbiadite di quello che era stato “Rolls Royce”, nel 2019, ma anche per una performance poco brillante e non certo all’altezza di quello che Lauro ha costruito attorno al suo personaggio e alla sua presenza in determinati contesti. Molto meno ovvia, tuttavia, è apparsa la sua candidatura all’Eurovision 2022 per rappresentare San Marino. Che la visibilità di un palco come quello di ESC fosse nelle mire di Lauro fin dall’inizio è piuttosto chiaro. Come è altrettanto chiaro che qualcosa, in tutti questi corsi e ricorsi, sia andato storto. La figura di Lauro da sempre genera cortocircuiti, come spesso accade con figure investite, più o meno volontariamente, dello stato di icona del momento. Icona della trap a Sanremo 2019 – con un brano che di trap ha poco e niente -, icona di liberazione sessuale e identitaria nel 2020, icona della moda nel 2021: Lauro ha creato attorno a sé, al suo corpo, agli abiti che indossa, a come parla e come scrive, tutta una serie di discorsi che si porta dietro ogni volta che sale su un palco, specialmente in contesti mainstream e popolari.

Foto: Nderim Kaceli

Dal bacio con Boss Doms, alla scenografia in fiamme, agli outfit, quello che il pubblico di Sanremo e quello di Eurovision hanno visto sul palco e in diretta su Rai1 non è niente di nuovo nel progetto artistico di Lauro. Il destinatario del suo spettacolo non è la comunità dei fan, di chi effettivamente compra i biglietti per i live, i vinili in edizione limitata o il merch. L’efficacia dello show di Lauro e il suo team, che ha avuto indubbiamente un forte impatto almeno fino al 2020, dipende anche e soprattutto dal destinatario, dal target che dovrebbe essere più o meno sconvolto nel vedere un uomo con un corpo tutt’altro che androgino o efebico, che gioca con outfit e identità non binarie. Oppure quello ristretto e comunitario che coglie in un brano i continui riferimenti dalla cultura pop o dalla carriera di Lauro stesso, in un infinito rincorrersi di citazioni e autoreferenzialità. Ma l’Eurovision non è Sanremo e “Stripper” non è “Rolls Royce” e forse sta proprio qui la chiave di volta per comprendere – e accettare – l’effettiva sconfitta di Lauro al contest 2022, a discapito di quanto una certa fetta di pubblico italiano pensasse. Se “Domenica” (il brano dello scorso Sanremo) suona come uno svogliato tentativo di riprodurre il senso, le sonorità e gli arrangiamenti di 1969, l’album che ha strappato Lauro alla trap, “Stripper” si inserisce nella direzione degli ultimi due lavori in studio, Lauro e Achille Idol Superstar. L’evidente operazione che Lauro sta inseguendo ormai da anni non è la ricerca della hit radiofonica, ma piuttosto un tentativo di trovare la canzone-inno. La pretesa di una costruzione musicale complessa o ricercata decade, in favore di melodie volutamente immediate, liriche che “parlino a tutti”, strutture semplici e universali. Il focus non è Franco Battiato, ma “Albachiara”, per intenderci. Ma un brano come “Stripper” non funziona su un palco come quell’Eurovision, specialmente nell’edizione subito successiva alla vittoria dei Maneskin, di cui il brano di Lauro, ad una fetta non piccola del pubblico europeo è sembrato una brutta copia. 

Avrebbe funzionato meglio sul palco dell’Ariston? Per quanto sia complicato e forse poco interessante fare la storia con i se e con i ma, vale la pena di riflettere in questi termini. “Rolls Royce”, in un contesto e in un momento in cui Lauro era ancora un perfetto sconosciuto, è suonato come una ventata d’aria fresca in una kermesse stanca e incapace di intercettare le novità. Pian piano le cifre stilistiche di Lauro sono diventate parte integrante del personaggio: il collage di riferimenti pop, la lirica per accumulazione, gli outfit-opere d’arte, il personaggio dandy misterioso che non si capisce mai cosa provi davvero. Tutti questi discorsi sono Lauro stesso ed esistono ogni volta che sale su un palco come quello del Festival di Sanremo, al momento unico luogo in cui funzionano davvero. Senza i precedenti che solo il pubblico italiano coglie, “Stripper” non può avere lo stesso impatto. Ecco che agli ascoltatori europei e appassionati di Eurovision, più giovani, più internazionali, più informati, due chitarre elettriche e qualche riferimento pop non fanno effetto. 

Foto: Nderim Kaceli

Lauro sa scrivere, sa performare e sa interpretare e questo lo ha dimostrato fin dagli esordi della sua carriera, fin dai primi mixtape, da “Barabba” e dalla trap. L’utopistica pretesa di piacere a tutti, la nevrosi di produrre un album all’anno e non riconoscere quando è meglio mollare la presa, le eccessive costruzioni egoriferite che sottendono ogni sua mossa artistica o di marketing: sono forse questi gli ingredienti del cocktail che sta portando Lauro su un terreno pericoloso. “St’amore è panna montata al veleno, ne voglio ancora”, cantava in “Me ne frego” e oggi più che mai suona come uno sguardo allo specchio, una resa, forse inconscia. Lauro, a poco più di trent’anni e in meno di cinque, ha disegnato una parabola che molti artisti non vedranno in una carriera. Ed è proprio questo, forse, il momento di fare un passo indietro, per quanto sia spaventoso. Di vivere così, c’est la vie, Rolls Royce. 

A cura di Clarissa Missarelli

“Una voce per San Marino”: San Marino all’Eurovision 2022

Nell’ambito di UniversoxEurovision [ne abbiamo parlato qui] sono state organizzate due iniziative per approfondire la questione della partecipazione di San Marino all’ESC. Martedì 10 maggio si è tenuta una conferenza che ha visto dialogare Alessandro Capicchioni (San Marino RTV, capodelegazione di San Marino a Eurovision) ed Emanuele Lombardini (giornalista).

L’intervento si è concentrato sul rapporto – a tratti controverso – tra il microstato, il contest e l’Italia stessa. San Marino infatti è una realtà particolare, dal momento che, pur avendo un’emittente associata al 50% con la Rai, partecipa al Contest per conto proprio. San Marino viene catapultato nel 2008 ad Eurovision, quando partecipa con “Complice” del gruppo Miodio, senza tuttavia riuscire a raggiungere la finale. Si ripresenta all’Eurovision due anni più tardi, dopo un’interruzione causata da difficoltà economiche. Il problema, spiega Capicchioni, è l’assenza di un’industria musicale strutturata, per cui la quantità dei costi necessari alla partecipazione è un ostacolo per i piccoli Paesi.

‘Una voce per San Marino’ è la nuova competizione canora varata per selezionare il rappresentante di San Marino da inviare a Eurovision; ha debuttato tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, e ha visto la vittoria di Achille Lauro. L’artista ha sicuramente dato notorietà al festival innescando − sempre secondo Capicchioni – quell’idea dettata dalle dinamiche televisive, secondo la quale, dato che l’artista è importante, allora la performance dovrà essere necessariamente all’altezza. Il capodelegazione spende delle parole molto positive per Lauro raccontando come l’artista, molto educato e intelligente, costruisca delle vere e proprie storie attorno alle sue canzoni; così è stato anche per “Stripper”, in gara quest’anno. I riflettori sono puntati su di lui, anche perché è un musicista esuberante e per la prima volta si trova a doversi interfacciare con un contesto molto più spumeggiante e vario rispetto a quello italiano a cui è abituato. Ha accettato questa sfida e tutti sono convinti che saprà stupire, come ha sempre fatto.

L’invito finale è quello di seguire Eurovision dai canali di San Marino, per avere uno sguardo del contest diverso e percepire la realtà di San Marino un po’ di più rispetto al solito.

A cura di Alessia Sabetta

Sempre in prospettiva della prima edizione di ‘Una voce per San Marino’ abbiamo intervistato Andrea Lattanzi, giornalista e inviato a Torino per Libertas.sm.

Lattanzi, che sarà a Torino per seguire dal vivo l’Eurovision Song Contest per Libertas.sm – sito web d’informazione di San Marino e della Romagna – ha trasmesso tutto il suo entusiasmo a proposito della manifestazione, insistendo su quanto essa sia fondamentale nell’«unire diversi Paesi e gli artisti che li rappresentano per alcune notti all’anno nel nome dell’amore e del rispetto per la musica, a prescindere dalla storia e dalla situazione politica. È qualcosa di veramente straordinario». 

Iniziamo con l’esperienza della prima edizione di “Una Voce per San Marino”, dicci un po’ com’è andata.

Penso che la prima edizione di ‘Una Voce per San Marino’ sia stata davvero sorprendente sia per me che per tutta la Repubblica di San Marino. È stato un grandissimo piacere e onore aver ricoperto l’incarico di presidente di una delle tre giurie votanti nella serata finale al Teatro Nuovo di Dogana. Io e gli altri componenti della giuria da me presieduta, ossia Gabriele Fazio (giornalista Agi), e Serena Sartini (giornalista Askanews), abbiamo voluto assegnare il Premio della Critica a Mariateresa Amato, in arte Mate, per la sua canzone “DNA – Donna Non Addomesticata” e il suo percorso come artista emergente dalle selezioni alla finale di ‘Una Voce per San Marino’. Con questo evento artistico, San Marino ha attirato su di sé l’attenzione e la curiosità dei media non solo italiani ma anche internazionali per diversi mesi: non è affatto una roba da poco. Inoltre, San Marino ha finalmente un suo Festival della musica, un po’ come l’Italia con Sanremo o la Svezia con il Melodifestivalen. Spero che possa avere vita lunga!

Cosa ne pensi della vittoria di Achille Lauro?

Vittoria meritatissima quella di Achille Lauro alla prima edizione del festival. Stiamo parlando di un vero e proprio performer a 360 gradi, capace di catalizzare la scena con i suoi brani, i suoi outfit e le sue esibizioni. Nel panorama musicale italiano attuale, Lauro è uno dei pochissimi artisti che sperimenta spaziando da un genere musicale all’altro, porta sul palco qualcosa di diverso e sa far parlare di sé in ogni momento. Sono convinto che Achille Lauro, con la sua partecipazione all’Eurovision Song Contest 2022 a Torino, riuscirà a consacrarsi a livello internazionale e, allo stesso tempo, ad aiutare la Repubblica di San Marino a conquistare per la quarta volta la qualificazione alla finale e, magari, a migliorare il 19° posto ottenuto da Serhat nel 2019.

Qual è la prima cosa che pensi se dico Eurovision 2022?

Quando penso all’Eurovision Song Contest 2022, mi viene subito da dire: ‘Finalmente è ritornato in Italia dopo svariati anni. Evviva!’. L’Eurovision Song Contest è una vetrina importantissima anche per la musica italiana e la sua diffusione in ogni parte del mondo; la Rai ha ben compreso questo concetto tant’è che, dal 2011 in poi, si fa rappresentare ogni anno all’ESC da artisti musicali dalle immense qualità: Raphael Gualazzi, Nina Zilli, Marco Mengoni, Il Volo, Francesco Gabbani, Mahmood, Maneskin, ecc. Anche San Marino Rtv lavora sodo ogni anno per far sì che venga rappresentata al meglio la Repubblica più antica del mondo nella manifestazione canora più seguita e apprezzata: le tre finali conquistate nel 2014, nel 2019 e nel 2021 sono un grandissimo risultato per San Marino, a cui auguro di continuare a raggiungere tanti altri traguardi all’ESC.

Come è percepito l’Eurovision dalla popolazione sammarinese?

I cittadini di San Marino di anno in anno sono sempre più appassionati dell’Eurovision Song Contest. Quest’anno, per esempio, in tantissimi hanno riservato ad Achille Lauro una grande accoglienza ogni volta che è salito sul Titano, perché sono ben consapevoli del fatto che, con lui, la Repubblica di San Marino possa ottenere grandi risultati all’Eurovision Song Contest 2022.

 Noti delle differenze rispetto agli altri anni?

Con il passare degli anni ho notato un miglioramento continuo a livello organizzativo e artistico dell’Eurovision Song Contest e lo apprezzo moltissimo! Tempo fa l’Eurovision veniva definito da molti spettatori e addetti ai lavori come una sorta di circo del trash o persino uno spreco di tempo, energie e soldi, ma fortunatamente da qualche anno non la pensano più così: hanno infatti ammesso che l’ESC è una kermesse canora di altissimo livello che ha saputo e sa tuttora limare i propri difetti, migliorarsi e stare al passo con i tempi. Io sono e sarò sempre un grande fan dell’Eurovision Song Contest e spero che, prima o poi, possa diventare un vero e proprio Worldvision Song Contest coinvolgendo i Paesi dell’Africa, dell’America e dell’Asia.

Quali sono le tue canzoni preferite in gara?

Se nelle scorse edizioni mi piacevano al massimo 5-6 canzoni, quest’anno me ne piacciono invece almeno una decina! Apprezzo molto quelle di Italia, San Marino, Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Norvegia, Polonia, Regno Unito, Serbia e Ucraina.

Chi vedi in finale? Facci un pronostico per il podio!

È veramente difficile ipotizzare il podio dell’Eurovision 2022: come dicevo prima, ci sono davvero tante belle canzoni quest’anno. Mi sento di dire, però, che vedo favorite per la vittoria finale a Torino l’Italia, il Regno Unito, la Svezia, la Norvegia e l’Ucraina.

Se dovesse vincere San Marino, sareste pronti? Sarebbe epocale!

In passato hanno vinto il Lussemburgo, il Principato di Monaco, l’Estonia e la Lettonia, anche San Marino potrebbe un giorno trionfare all’Eurovision. Nella vita niente è impossibile!

A cura di Susanna Terenzi

Achille Lauro si esibisce alla finale di “Una voce per San Marino”

Immagine in evidenza: https://www.sanmarinortv.sm/

A cura di Susanna Terenzi

Sanremo 2022 – Le pagelle della serata cover

Attesa più dell’elezione del Presidente della Repubblica, la serata delle cover al 72° Festival di Sanremo è finalmente arrivata, tra piacevoli sorprese e dolorosissime conferme.

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Sanremo 2022 – Le pagelle della prima serata

La rinascita dopo la pandemia, i balletti di TikTok, la retorica un po’ anni ‘80 della canzone ballabile che nasconde un testo impegnato: così si presenta la 72° edizione del Festival di Sanremo. La conduzione artistica di Amadeus, che persevera e ci riprova per la terza volta, tenta di accontentare nonni e nipoti, tra vaghi ricordi di Dalla e autotune. 

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Sanremo 2021 – PAGELLE FINALI

È uno strano Sanremo questo. E no, non solo per l’auto parodia di Ibrahimovic che imita sé stesso e riesce comunque ad intrattenere più di Fiorello, e nemmeno perché è dovuta arrivare Francesca Michielin a ricordarci che siamo nel 2021, così de botto. È uno strano Sanremo perché manca qualcosa. Mancano gli abbracci, manca il red carpet, manca il pubblico. Anche se di quest’ultima assenza non si è accorto nessuno, dato l’innato brio da pomeriggio in bocciofila che caratterizza da sempre la platea dell’Ariston. E ora che la settimana santa sta per volgere al termine, si tirano le somme di questo quantomeno anomalo 71° Festival della canzone italiana. Sempre nel nome delle tre A: Amore, Amadeus, Achille Lauro.

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Le pagelle di sanremo 2021 – seconda serata

E anche la seconda serata del 71esimo Festival di Sanremo si è conclusa, dando spazio alle esibizioni degli ultimi 12 concorrenti di quest’edizione. Anche Irama – che inizialmente era stato escluso a causa di un tampone molecolare positivo appartenente a un membro del suo staff – è riuscito a prendere parte alla gara, anche se non totalmente dal vivo.

Vediamo dunque le pagelle di questa seconda parte del Festival, presentate sempre in ordine di esibizione:

Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato”
Orietta Berti torna alla carica con un abito sberluccicante e una canzone dal testo fra l’erotico e il cringe, con una linea melodica nello stile de “Il Volo”.
Voto: Premio del cuore/30

Bugo – “E invece sì”
Con un’intonazione degna di qualcuno a cui è stato appena tranciato un dito senza anestesia e un ciuffo in stile Justin Bieber nel 2013, Bugo decide di plagiare Battisti prolungando la nostra sofferenza all’infinito.
Voto: Andava meglio l’anno scorso/30

Gaia – “Cuore Amaro”
Pezzo radiofonico con un ritornello dal ritmo reggaeton, già pronto per scalare le classifiche. Carina, ma mi aspettavo di più.
Voto: 22/30

Lo Stato Sociale – “Combat Pop”
Qualche anno fa cantavano di passare una vita in vacanza, eppure non hanno rispettato l’impegno. Quindi ecco un tentativo di musica demenziale andato male. Malissimo.
Voto: 19/30

La Rappresentante di Lista – “Amare”
Discretamente bene, anche se l’originalità chiaramente non è una prerogativa di questa edizione del Festival.
Voto: 23/30

Malika Ayane – “Ti piaci così”
Tedio interminabile contornato da brillantini.
Voto: 18/30

Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti”
Canzone impeccabilmente sanremese ed orecchiabile, interpretata in modo ottimo. Top 7 assicurata.
Voto: 24/30

Extraliscio con Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti – “Bianca Luce Nera”
Dopo oltre 60 anni, il ritmo dell’habanera torna a Sanremo più forte che mai. Evitabile tanto quanto il trio Cinquetti – Leali – Bella.
Voto: 21/30

Random – “Torno a te”
Caro Random, mi stai simpatico, sei giovane e ti voglio bene. Ma avresti dovuto prendere qualche lezione di canto in più. Forse più che qualcuna.
Provaci ancora Sam/30

Fulminacci – “Santa Marinella”
Piacevole, non si è snaturato, sicuramente una gioia in mezzo al mortorio di questa sera.
Voto: 25/30

Willie Peyote – “Mai dire mai (la locura)”
Come ogni anno è necessaria la presenza di una canzone con una critica sociale. Questa volta tocca a Willie Peyote, che riesce a portare a termine il compito in maniera abbastanza originale – ma non troppo -.
Voto: 26/30

Gio Evan – “Arnica”
Gio Evan ci prova con una canzone a metà fra un plagio a Simone Cristicchi e uno a Fabrizio Moro. Ovviamente non risulta credibile in nessuno dei due casi.
Voto: “Scrittore e poeta, cantautore, umorista e performer ma lui non lo sa e vola lo stesso”/30

Irama – “La genesi del tuo colore”
Uno dei pochissimi pezzi che sembrano dare una parvenza di vita a questo Sanremo piuttosto lagnoso. Il bridge è molto figo.
Voto: 26/30

A cura di Ramona Bustiuc