Da quasi dieci anni, tra i concerti organizzati dall’Unione Musicale di Torino, un appuntamento fisso è quello che il Teatro Vittoria ha con i Lieder di Franz Schubert, che dalla stagione 2011-12 è conosciuto come “Schubertiade”. Questo nome è molto più antico di quanto sembra: risale infatti al 1821, anno in cui il compositore cominciò ad organizzare un ciclo di incontri in cui la musica e la poesia erano le protagoniste indiscusse. Il pubblico cui erano rivolte era piuttosto ristretto e selezionato: musicisti, letterati, artisti e melomani che si riunivano a Vienna per passeggiare tra i boschi e leggere assieme passi dei più noti scrittori e poeti del primo Ottocento, ma soprattutto per conoscere e ascoltare le nuove pagine vocali del loro amico Schubert e di altri importanti compositori del tempo.
Dopo la morte del musicista la tradizione non venne interrotta, tanto che ancora oggi nei teatri di tutta Europa è consuetudine organizzare Schubertiadi. L’Unione Musicale a questo proposito rappresenta un vanto per la nostra città, perché sta realizzando un obiettivo difficile e ambizioso: diventare il primo ente musicale in Italia a proporre l’esecuzione integrale del repertorio liederistico di Schubert, che conta più di 600 opere. Tutto ciò è possibile grazie a un’idea di Erik Battaglia, che insegna musica vocale da camera al Conservatorio G. Verdi di Torino e che si occupa di curare il progetto, selezionando i giovani interpreti tra i migliori allievi ed ex-allievi del corso.
Durante la serata dello scorso 7 maggio si è tenuta la quarta e ultima Schubertiade della stagione 2018-19, con il soprano Maria Valentina Chirico, laureata con lode in musica vocale da camera presso il Conservatorio di Torino, e la pianista Elena Camerlo, laureata con lode in pianoforte e in musica vocale da camera nella stessa istituzione. Le musiciste formano un duo affiatato da anni, e questo sembrerà chiaro anche agli ascoltatori che non dovessero esserne a conoscenza: l’armonia e il perfetto accordo tra voce e pianoforte, che riflettono quel connubio tra poesia e musica tanto cercato da Schubert, rivelano un lavoro e uno studio intenso già a partire dalle prime note.
Maria Valentina Chirico dimostra una padronanza magistrale dello strumento e una resistenza notevole, avendo cantato senza intervalli per un’ora intera, nonché una sensibilità delicata e sottile, che emerge nel corso dello spettacolo tra le parole delle romanze che interpreta. In pochi minuti spazia dalla contemplazione soave di un locus amoenus all’intensità di una preghiera, per poi vestire i panni di Mignon, eroina del Wilhelm Meister goethiano, alla quale il compositore ha dedicato una lunga preparazione. Riesce a dare grande dignità anche a una madre sofferente per la perdita della sua creatura, sia essa la semplice protagonista di un Lied senza titolo o la dea Demetra, il cui dolore è stato cantato da Schubert con il Klage de Ceres, basato su una lunga ballata di Schiller (sicuramente il “pezzo forte” della serata).
Delicatissimo e sapiente l’accompagnamento di Elena Camerlo, che dialoga con il soprano sostenendola e dando grande profondità ai personaggi che si susseguono sulla scena: resteranno impressi ancora a lungo nel cuore del pubblico entusiasta gli accordi del Lied della madre in cordoglio, che avanzano stanchi e sofferenti come i passi della donna che si aggira sconsolata tra le stanze della casa vuota, e quelli irrequieti e vivaci del Rastlose Liebe. L’“amore inquieto” del testo di Goethe è stato proposto in due diverse versioni: accanto a quella di Schubert abbiamo ascoltato anche l’interpretazione che ne ha dato il compositore Carl Friedrich Zelter, appassionata e brillante, ma forse non vicina a quell’equilibrio tanto cercato (e raggiunto) dal vero protagonista della serata.