Gioventù che brucia
“È dal 2001 che sono insicuro” urlano i giovani e giovanissimi nella sala Majakovskij dell’Hiroshima Mon Amour di Torino, insieme agli Psicologi, che lo scorso venerdì 24 gennaio, hanno cantato tutta la disillusione, la paura, la rabbia della generazione Z.
Sembrano ancora increduli, Marco De Cesaris e Alessio Aresu aka
Drast e Lil Kaneki, di quello che accade sotto ai loro occhi, del successo, forse inaspettato, che ha tutto il sapore della rivalsa sociale dei figli di adolescenze turbolente, di quartieri difficili, di padri in galera (“hanno arrestato mio padre, questo Natale lo ha festeggiato tra le sbarre, senza regali sotto l’albero”, dice Kaneki in “Diploma”, con la voce strozzata che sfuma nel ritornello).
Un pubblico di ragazzi e ragazze, per la maggior parte nati tra il 1998 e il 2004, molti dei quali al loro primo concerto, sembrano ritrovare negli Psicologi una rappresentazione musicale e sociale che, forse, oggi manca nel panorama italiano e reagiscono positivamente anche agli interventi più politicamente schierati:
dal “chi non salta è leghista” alla frecciatina di Drast a Matteo Salvini e al suo “suonare i campanelli per rompere le palle alla gente”.
La fame di rivalsa, la voglia di scappare senza dimenticare le proprie origini, gli accenni di autotune sono quelli di Sfera Ebbasta, di Capo Plaza, della Dark Polo Gang (non a caso i due EP pubblicati dagli Psicologi, 2001 e 1002, contano collaborazioni con alcuni nomi di punta della scena trap italiana come Greg Willen e Side Baby) ma non c’è niente dell’estetica dell’eccesso e del linguaggio della trap negli Psicologi che sputano testi diretti, semplici, intimi, in felpa nera e cappuccio su arrangiamenti essenziali, spesso solo chitarra e voce secca, che non cerca per forza l’intonazione, a favore di quel marchio di “autenticità” tipico dell’indie oggi, del cantautorato e del folk ieri.
Nessun arzigogolo ermetico da interpretare sui social per fare a gara a chi è più indie, Drast e Kaneki mettono in musica la paura del fallimento e del futuro, la rabbia verso le istituzioni e il potere di un paese che ha dimenticato i suoi figli e non li vuole ascoltare, con i toni forti e politici, di “Robin Hood” (“sogno una casa per tutti i miei amici e che qualcuno vada a sparare a Salvini”) e dell’antifascista “Alessandra” o la malinconia arpeggiata di “Autostima” e “Futuro”.
A diciotto e diciannove anni, Drast e Lil Kaneki sono troppo giovani per essere indie, troppo indie per essere trap ma sono, la voce autentica della nuova, cosiddetta generazione Z: disillusa, fragile, arrabbiata, che ha bisogno di dare forma ai suoi fantasmi e che ha trovato, negli Psicologi, qualcuno che possa farlo.