‘‘Geografie’’ si chiama la tredicesima edizione di MiTo Settembre Musica. Quest’anno il festival ha offerto al suo pubblico un viaggio musicale che attraversa nazioni e territori con oltre 128 concerti distribuiti tra Milano e Torino. Era dedicato alla musica folkloristica dei Balcani l’appuntamento di mercoledì 18 settembre al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. ‘‘Balcani Aumentati’’ attraversa un lungo viaggio sonoro, scavando a fondo nelle particolari melodie del folklore albanese, croato, kossovo, ungherese e ceco.
Un pianoforte e una viola, questo e il duo prescelto per condurre la serata verso la ricerca di nuovi ritmi e accattivanti melodie. Un duro compito attribuito a due strumentisti che a primo impatto non hanno niente a che fare con i Balcani: Danusha Waskiewicz violista tedesca accompagnata da Andrea Rebaudengo pianista e compositore italiano. Paolo Marzocchi pianista e compositore poliedrico ha dato poi un contributo fondamentale conducendo una dettagliata ricerca sul repertorio specifico, nonché trascrivendo e riadattando i pezzi più famosi delle Albanian Folksongs.
Il concerto si apre con Margjelo una delle canzoni più famose della musica popolare albanese, scritta da Prenkë Jakova, più famoso compositore locale che prese l’impegno di ricostruire l’identità musicale del suo paese, partendo proprio dallo sfruttamento delle canzoni popolari. La dolcissima melodia in tipico ritmo albanese (7/8) accompagna il pubblico con altre due canzoni molto note Pranvera filloi me ardhe (La primavera sta arrivando) e Vaj si kenka ba dirnjaja (Ahimè, come siamo andati a finire). Ci spostiamo in Croazia con heimat #2, prima esecuzione Italiana della composizione di Tomislav Šaban, il quale trasforma il duo piano-viola in un trio utilizzando molto la parte percussiva degli strumenti. Un mix di ritmo e linee melodiose che trasmette allo stesso tempo sensazioni di pace e ambiguità.
Nel 1955 il compositore ceco Bohuslav Martinů scrisse una sonata per viola e pianoforte che rispecchia perfettamente l’equilibro tra linguaggio popolare, felicità melodica e scrittura complessa. Tutti questi elementi vengono rispettati rigorosamente nell’esecuzione di Danusha Waskiewicz: la virtuosa violista, accompagnata in modo eccellente da Andrea Rebaudengo, trascina il pubblico verso un percorso sonoro che fa venire i brividi. Il climax resta lo stesso anche con i Canti popolari ungheresi di Béla Bartók: il libero utilizzo di tutti i dodici suoni della scala cromatica fa in modo che queste canzoni manifestino un elemento distintivo in mezzo a tanta diversità. L’atmosfera festiva esplode improvvisamente con l’armoniosa voce di Danusha, la quale accompagna la sua esecuzione con un leggero e sentito canto che si intreccia perfettamente con gli elementi popolari della musica balcanica.
Tutto si conclude con Encore, una piccola composizione del terzo protagonista della serata, Paolo Marzocchi: un pezzo nato per gioco a casa di un suo carissimo amico, che raccoglie perfettamente tutte le caratteristiche di un ‘bis’ d’eccezione. L’esecuzione brillante dei solisti porta il pubblico a un’esplosione di applausi strepitosa, che stimola un altro bis sempre di area balcanica.