Uno degli appuntamenti più attesi della stagione sinfonica 2019-2020 Osn RAI, di giovedì 6 e venerdì 7 febbraio, vedeva protagonista il famoso violinista Leonida Kavakos. Il musicista di origine greca, con una brillante carriera internazionale, porta al pubblico torinese tutta la sua musica vestendo contemporaneamente i panni di solista e direttore d’orchestra.
Kavakos entra in scena tra i numerosi applausi del pubblico, dando immediatamente il via al primo pezzo della serata: Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61 di Ludwig van Beethoven. Contemporaneo alla quarta sinfonia, questo è l’unico concerto per violino e orchestra composto da Beethoven. Durante l’introduzione orchestrale dell’inizio, Kavakos prende le vesti del direttore trasmettendo tutta la sua energia all’orchestra la quale dimostra potenza ed eleganza già dalle prime note. Il passaggio da direttore a solista è immediato, appena finita l’introduzione Kavakos si gira verso il pubblico prendendo il suo spazio sonoro con decisione ed espressività. Un violinista eccezionale che con la sua tecnica impeccabile riesce a raccontare passo dopo passo la bellezza di questa composizione, chiudendo l’Allegro non troppo in una cadenza da brividi. Si passa dai virtuosismi del primo tempo al dolce Larghetto, secondo tempo dell’concerto che mostra un Kavakos diverso che dialoga maestosamente con l’orchestra tramite dei magici sospiri musicali. L’orchestra segue gli accenni sonori del violino, muovendo le dinamiche musicali con elasticità e finezza. L’espressività diventa la parola chiave per descrivere anche il terzo ed il quarto movimento, nel quale il violinista intreccia ancora di più le dinamiche del violino con le linee orchestrali, esplodendo maestosamente in un grandioso finale.
Gli applausi infiniti infiammano il pubblico torinese, il quale chiede con insistenza un bis dal solista. Kavakos ringrazia e risponde con l’Adagio dalla Sonata n. 1 in sol minore di Bach. Il pubblico scoppia di nuovo in numerosi applausi, chiudendo così la prima parte del concerto.
Nella seconda parte Kavakos prende totalmente le vesti di direttore d’orchestra, sostituendo il suo amato violino con la bacchetta. Un piccolo cambiamento di programma annunciato ad inizio concerto, porta in scena la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 di Johannes Brahms, invece della precedente Sinfonia n. 1 in do minore Op. 68 dello stesso autore. Un po’ come nel concerto di Beethoven anche nella quarta sinfonia di Brahms la potenza dirompente del primo tempo (Allegro non troppo), contrasta fortemente con la dolcezza e la delicatezza del secondo tempo, Andante moderato. L’orchestra segue Kavakos in ogni suo movimento, e sembra quasi che la melodia scorra dalla sua bacchetta trasformandosi nei suoni degli strumenti musicali. Nel terzo movimento l’atmosfera cambia di nuovo, e questa volta è la musica di Brahms a giocare con il pubblico, attraverso i pizzicati in levare e lo scintillante suono del triangolo. Nel finale Kavakos chiede ancora più potenza all’orchestra, intrecciando fiati e archi attraverso un intenso crescendo, il quale chiude la sinfonia in fortissimo. Il pubblico entusiasta esplode di nuovo in numerosi applausi, chiudendo così una serata piena di emozioni e buona musica.