“Un purissimo figlio di Satana”, così il cantautore tra i più premiati dal Club Tenco, Vinicio Capossela, definisce uno degli artisti più controversi, discussi, smontati ed elogiati del 2019: il ventunenne Young Signorino, con il quale sceglie di collaborare per una nuova versione di “Peste”, direttamente da Ballate per uomini e bestie, uscito a maggio dell’anno scorso.
I toni morbidi e raffinati, i suoni e le strutture ricercate con testi che attingono dal popolare e il folkloristico e dalla letteratura , di un cantautore dal conclamato successo, che mette d’accordo pubblico e critica, fianco a fianco della semplificazione estrema, della destrutturazione della parola ridotta quasi a blob informe che si plasma con il beat e la musica (vedi “Mmh ha ha ha” o “Olaciaohi”) di un giovane artista, forse incompreso: questi gli ingredienti del featuring che, a sottolineare la distanza con l’originale, si guadagna anche un titolo nuovo “+Peste” e lo zampino di FiloQ, il produttore di Young Signorino.
Nonostante dell’originale sia stata mantenuta la “tribalità medieval-orientale della zurla e dei flauti”, con le parole dello stesso Capossela, che è poi la sonorità distintiva del brano,
Young Signorino e FiloQ lo contaminano, con l’orecchiabile ed efficace ritornello ripetuto da Signorino come un mantra
“la cura non è l’aspirina, crea il tuo clima, resta in cima che la peste si arrampica” in cui si riconosce il suo distintivo uso della metrica, con interventi sul beat e sul sound.
L’epidemia del mondo digitale, in cui l’odio, la diffamazione, il linciaggio mediatico si diffondono in modo rapido e crudele, è la linea principale del testo di Capossela e la “peste” a cui si riferisce il titolo: un concept su cui sembra non ci sia più nulla da dire nel 2020, ma l’originalità di questa operazione, che si voglia definire artistica o mediatica, da parte del cantautore, che fa parte di quella generazione che si è ritrovata, volente o nolente, in mezzo a questa “epidemia” senza avere i mezzi per difendersi o per lasciarsi contagiare, sta nell’uso (o nello sfruttamento?) di un simbolo: Young Signorino è la peste, è il suono della “delazione, della diffamazione, del linciaggio, dello squadrismo, dell’oscenità esibita, del circo massimo del like o dislike, del mascheramento, della fake news, delle virulenze epidemiche”, per citare nuovamente le parole di Capossela stesso nell’intervista per Robinson, in uscita questo sabato.
“+Peste” è un rituale di purificazione, una formula magica per espiare le colpe di una generazione che non riesce, non può, non vuole comunicare con i propri figli.
Vinicio Capossela, come uno stregone, riesce a mettersi in contatto con questa strana creatura con i tatuaggi sul viso e restituisce una versione della sua “Peste” decisamente arricchita.
Foto in evidenza: screenshot dal video di “+Peste”, da Youtube