Lonquich, Ahss e Bronzi per Brahms
OFT Airlines, così si chiama la stagione concertistica 2018-2019 dell’Orchestra Filarmonica di Torino, dove ogni concerto è concepito come un’esperienza di volo verso una nuova meta. Il nono appuntamento della stagione si è tenuto il 14 maggio al Conservatorio ‘‘Giuseppe Verdì’’, con una meta molto particolare chiamata ‘complicità’.
Prima di allacciare le cinture e partire verso questo nuovo viaggio, si nota quello che l’OFT ha giocosamente chiamato ‘il gioco delle sedie’, lo scambio equo di due orchestre che presenta il primo indizio verso il Leitmotiv della serata. L’OFT infatti ha eseguito mesi fa a Vicenza il concerto ‘Passione’, lasciando adesso il posto all’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza (OTO) che propone al pubblico torinese una serata all’insegna di Brahms. Il viaggio sonoro è pilotato da Alexander Lonquich, pianista e direttore d’orchestra di origine tedesca, da anni supervisore e direttore principale della OTO.
Come promesso, la serata profuma di complicità già dalle prime note del doppio concerto in la minore per violino, violoncello e orchestra, che vede protagonisti – Gregory Ahss, violinista di origine russa ed Enrico Bronzi violoncellista e direttore d’orchestra. Il duetto d’amore tra violino e violoncello composto da Brahms, si presenta con un grado maggiore di potenza e musicalità espandendosi su tutta l’orchestra guidata da Lonquich. I due eccezionali solisti conducono un dialogo virtuoso che si alterna tra tecnica ed emozione da un movimento all’altro. Il pubblico viene catturato dalla padronanza e precisione sonora che si intreccia con la presenza scenica di ogni singolo elemento. Una narrazione attraverso la musica prodotta dalla fusione di tre elementi, violino, violoncello e orchestra, che modifica il nostro naturale concetto dualistico di complicità. La coda finale, che ripropone come spesso succede in Brahms una vera e propria elaborazione del motivo principale del ritornello, è un campanello d’allarme che riconduce al gran finale del doppio concerto, attraverso una rapida ed energica conclusione orchestrale. Applausi a non finire per i due solisti che ringraziano il pubblico con un bis d’eccezione, eseguendo il secondo movimento della Sonata per violino e violoncello di Maurice Ravel.
Una necessaria pausa, fa riprendere fiato al pubblico che si prepara a proseguire il viaggio iniziato verso le sonorità brahmsiane. Violoncelli e contrabbassi aprono l’Allegro non troppo’, primo movimento della Sinfonia n. 2 in re maggiore: tema d’apertura profondamente melodioso, che prosegue attraverso i fiati. Il Leitmotiv della serata vede protagonista, nella seconda parte, il dialogo tra Lonquich e l’orchestra, rappresentando questa volta il concetto di complicità, come una sensazione di totale fiducia verso colui che guida con rispetto e devozione, aiutando ogni elemento dell’orchestra a raggiungere l’obbiettivo comune della sonorità armoniosa. Il terzo e il quarto movimento, in contrasto con i primi due, si presentano con un carattere più leggero e giocoso, proponendo una serie di variazioni e sfumature timbriche in costante cambiamento. La coda finale riporta delle reminiscenze dei temi precedenti, risvegliando il pubblico dalla magia sonora, e ricordando cosi che ogni viaggio ha una partenza ma anche un punto d’arrivo, e quello che conta in realtà è la complicità creata dall’esperienza in sé.