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Eugenio in Via Di Gioia e rovere @ Flowers Festival

Ad un mese dall’uscita dell’ultimo album, gli Eugenio in via di Gioia non hanno perso tempo per tornare sui palchi italiani, ritrovarsi e recuperare la bellezza derivante dallo stare insieme. Il 15 luglio è la volta del Flowers Festival che li ha ospitati, insieme ai rovere, sul palco del Parco della Certosa di Collegno. 

Ad aprire il “doppio” concerto sono stati i Mons, band di Grugliasco, che per l’occasione ha ricevuto una targa di riconoscimento dal sindaco della città. La rock band è in parte conosciuta grazie alla partecipazione al programma RAI “The band”, dove è stata seguita dal cantautore Marco Masini. In pochi secondi i Mons riescono a conquistare anche chi ancora non li conosce e scaldano il pubblico in attesa dell’inizio del concerto. La folla balla e si diverte, rimanendo piacevolmente incuriosita dalla forza espressiva dei cinque giovani sul palco.

I rovere sul palco del Flower Festival (foto di Alessia Sabetta)

Sono le 21:00 quando i rovere salgono sul palco e, dopo i primi accordi di “astronauta” – brano tratto dall’album dalla terra a marte, uscito lo scorso febbraio – arriva Nelson Venceslai, il frontman della band, che con il microfono in mano, un cappellino lilla in testa e un po’ d’ansia in volto, dà “il la” ai fan pronti a cantare con lui. I rovere erano attesi all’Hiroshima Mon Amour (locale torinese ed ente organizzatore del festival) lo scorso marzo, ma a causa della pandemia il concerto è stato posticipato. La band è stata dunque “promossa” a opening act degli Eugenio, all’interno del “tour 2022” della band bolognese.

I rovere provano a coinvolgere i fan con brevi dialoghi che introducono la maggior parte dei brani; il concerto dura un’ora circa e vengono alternati alcuni singoli del nuovo album a brani più vecchi e conosciuti dal pubblico più affezionato.

Foto di Alessia Sabetta

Il gruppo si diverte, nonostante la confessione del cantante di un’iniziale preoccupazione di non essere all’altezza della situazione. Tra una canzone e l’altra, trasformano una gaffe in un momento su cui ridere tutti insieme: per tutta l’attesa prima del concerto (già mentre i fan in fila ascoltavano il sound-check), infatti, si vocifera di un “segreto” non celato, che riguarda Nelson e la sua incapacità di ricordare i testi delle canzoni. Già dal primo brano i più attenti si rendono conto di alcune modifiche estemporanee che vengono sottolineate dai musicisti della band (Lorenzo Stivani alla tastiera, Luca Lambertini alle chitarre) e da Nelson stesso, che urla di aver sbagliato quando se ne rende conto. Il tutto diventa ancora più divertente quando suonano la canzone “looney” in cui un verso recita «Canto una canzone e sbaglio le parole», su cui tutti cominciano a ridere captando la reference. Commovente il momento in cui il palco si svuota e rimangono Nelson e il chitarrista Pietro Posani, che inizia a suonare il brano “crescere” in versione acustica creando un clima molto intimo. Ancora qualche altra canzone e si arriva alla chiusura del concerto, con il brano “peter pan”. Il gruppo si congeda annunciando l’inizio della seconda parte della serata.

Gli Eugenio in Via Di Gioia, come da programma, arrivano sul palco alle 22:30 e aprono la data torinese del tour “Amore e Rivoluzione” con il brano di apertura dell’album omonimo, “Quarta rivoluzione industriale”. Il gruppo si esibisce in casa, nella città che li ha visti crescere negli ultimi dieci anni, durante i quali sono passati dall’essere sconosciuti al distinguersi sul panorama nazionale e internazionale al punto da ricevere addirittura la nomina dal comune di Torino come ambasciatori delle eccellenze. 

Nonostante questo concerto arrivi alla metà del tour, i ragazzi sembrano aver appena iniziato, assaliti da sentimenti di preoccupazione misti ad adrenalina, speranzosi di essere apprezzati ma coscienti di avere di fronte un pubblico pronto a sostenerli. Da subito si appropriano del palco con l’energia che li contraddistingue conquistando il pubblico, piuttosto eterogeneo, composto anche da bambini – in prima fila – e dai loro genitori, con indosso magliette del merchandising.

Eugenio in Via Di Gioia (foto di Alessia Sabetta)

Il concerto prosegue serenamente insieme al gruppo Senza fiato (trombone, tromba, sax e percussioni), che aveva già suonato con la band in altre occasioni. Tra brani del nuovo album e quelli più datati, si presentano sul palco due ospiti: Michelangelo Di Gioia, papà di Paolo Di Gioia (batteria e percussioni), che suona qualche brano alla tastiera e, a sorpresa, Duffy che entra con un tamburello durante la canzone “Plot twist”, di cui è il produttore.  Immancabile il cubo di Rubik gigante lanciato alla folla perché lo scombinasse, in modo da permettere a Eugenio Cesaro (cantante) di risolverlo durante l’esecuzione di “Prima di tutto ho inventato me stesso”.

A un certo punto la band chiede il silenzio e il pubblico, come stregato, si calma, permettendo l’introduzione di “Giovani illuminati”, inno che la band aveva regalato − qualche anno fa − ai millennials totalmente assorbiti nel digitale e «illuminati da una realtà a risparmio energetico», come recita il testo del brano. Spiritosa, invece, la presentazione di “Non vedo l’ora di abbracciarti” che vede Lorenzo Federici (basso) ed Emanuele Via (tastiere e fisarmonica) coinvolti in un siparietto in cui impersonano – grazie ad un effetto sonoro– le due vocine in conflitto nella testa di Eugenio. Lo scambio diverte il pubblico ma anche gli artisti sul palco, che improvvisano le battute a suon di botta e risposta prima di lasciare posto al brano. L’emozione coinvolge anche la band: Eugenio si toglie l’auricolare e rimane affascinato dalle voci del pubblico che sovrastano la musica e, suggerisce ai suoi compagni di fare lo stesso, per poter percepire la magia del momento.

Eugenio mostra il cubo appena risolto mentre canta (Foto di Alessia Sabetta)

Il concerto degli Eugenio in Via di Gioia sembra una serata tra amici (migliaia di amici) che si rincontrano ad una festa e cantano insieme, lasciando da parte tutte le preoccupazioni. Non esistono barriere, il palco non rappresenta un impedimento, non pone distanza con il pubblico. Il rapporto con quest’ultimo, sempre molto sincero, rimane una componente importante del gruppo, che coinvolge i fan in qualsiasi occasione possibile. Una delle ultime è stato il flashmob in piazza San Carlo a Torino, quando un pacifico esercito di fan ha creato insieme alla stessa band la scritta “Ti amo ancora” per il videoclip di “Terra”, brano con cui si conclude il concerto.

Foto di Alessia Sabetta

Alla fine della serata, i fan si dirigono all’uscita ancora affascinati dall’amore e dal desiderio di cambiare il mondo con un’azione collettiva. Consapevoli che l’invito da parte della band ad un cambiamento di rotta ha, in qualche modo, attecchito. Non saranno gli anni delle rivoluzioni e della controcultura hippie, ma la potenza trainante degli Eugenio sembra rappresentare il nuovo orizzonte del cambiamento.

a cura di Alessia Sabetta

La musica di Yann Tiersen in una nuova veste al Flowers Festival

Spogliata di ogni suono acustico, sul palco del Flowers Festival la musica di Yann Tiersen sembra perdere le sembianze umane e accompagnare l’ascoltatore in un viaggio astratto e astrale. 

La data del 14 luglio 2022 a Collegno (TO) è stata  per Yann Tiersen l’ultima tappa in Italia del tour 11 5 18 2 5 18, titolo dell’ultimo album del compositore francese uscito il 10 giugno 2022. Ad introdurre il concerto è QuinQuis, compositrice, cantante e fotografa bretone, moglie dal 2016 del compositore francese. La sua sensibilità si percepisce fin dalla prima nota e la sua voce vibra con delicatezza nel turbinio di suoni elettronici e pianoforte.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Lorenzo De Matteo

La musica di Yann Tiersen si è negli anni avvicinata gradualmente all’elettronica e il pubblico aveva già potuto ascoltare lavori frutto di una nuova ricerca sonora in Kerber, album uscito nell’agosto 2021, che però manteneva ancora un contatto con la naturalezza del suono ed entrava in relazione con le note del pianoforte, dalla struttura melodica ed organica. Dopo neanche 10 mesi viene pubblicato l’album 11 5 18 2 5 18, in cui Yann Tiersen sembra compiere un ulteriore passo: 9 brani completamente elettronici, frutto di un processo compositivo che attraverso continue mutazioni rende irriconoscibili i sample di partenza.

La musica si fa puro ritmo e colore, lo spazio scenico infatti è dominato da giochi di luce attentamente studiati e la figura umana ne risulta sovrastata e messa in disparte. Sul proscenio scende dall’alto un grande telo bianco semitrasparente, creando una sottile barriera tra il pubblico e il palcoscenico. L’animazione di luce sul telo dialoga con quelle sul fondale del palco e lo spazio scenico prende le sembianze di un portale, in cui la musica prende vita e trasforma ciò che la circonda. Nel mezzo sono presenti, dietro le loro console, Yann Tiersen e il visual artist Sam Wiehl.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival, foto di Fabio Marchiaro

Il concerto è un susseguirsi di suoni, colori e immagini, senza interruzione se non per gli applausi del pubblico.

Iniziando con brani dal carattere più lieve e dalle tinte chiare, si procede poi verso pezzi dal suono più aggressivo, con Tiersen che gioca magistralmente in un equilibrio dinamico tra tinte scure e colori accesi. 

In chiusura per un ultimo momento di sospensione ipnotica ritorna sul palco QuinQuis e la sua voce leggera incanta il pubblico con “13 1 18 25  (6 5 1 20. 17 21 9 14 17 21 9 19)”, ottavo e ultimo brano dell’album, frutto della collaborazione tra la compositrice e Tiersen: i titoli dei brani non sono infatti più dei luoghi fisici e reali, come nell’album precedente, ma delle sequenze di numeri. 

Attraverso forme astratte e artificiali, frutto dell’intelligenza umana, Yann Tiersen sembra voler risalire a una primordiale forma di vita, ripercorrendo la storia della Terra e della sua civilizzazione da una prospettiva più ampia: l’uomo è al centro in quanto artefice, ma vedendosi dallo Spazio, si accorge di essere energia, un insieme di particelle di luce parte dell’intero Universo.

Dalla pagina Facebook del Flowers Festival

La sensazione è che non tutto il pubblico sapesse delle ultime sperimentazioni del compositore, e fosse lì più per la sua fama che per ascoltare una versione live del suo album.  Durante l’esecuzione dei brani la maggior parte del pubblico rimane seduto, come si fa per un ascolto “tradizionale”, pochi decidono di ascoltare in piedi, lasciandosi muovere dalle suggestioni ritmiche delle composizioni.

Probabilmente molti sono rimasti piuttosto sorpresi dal concerto e ancora “storditi” si saranno domandati se i titoli dei brani con tutti quei numeri avessero a che fare con la serie televisiva Stranger things.

Mantenendo momenti in cui gioca con la semplicità del minimalismo, Yann Tiersen ha trovato senza dubbio una nuova chiave per esprimere l’essenza della sua poetica, riuscendo a regalare durante il concerto momenti di grande potenza espressiva.

 A cura di Stefania Morra

Quattro esibizioni in un solo concerto: Irama @ Stupinigi Sonic Park

Ci sono concerti che vengono ricordati come adrenalinici, altri come commoventi, e poi ci sono artisti come Irama, che è riuscito a portare sul palco del Stupinigi Sonic Park un turbinio di emozioni che difficilmente può essere descritto. Filippo Maria Fanti, in arte Irama, inizia a farsi notare nel panorama televisivo e musicale partecipando nel 2016 a Sanremo nella categoria Nuove Proposte e poi nel 2018 al talent show Amici di Maria De Filippi risultando vincitore della categoria Canto, per poi tornare a Sanremo nel 2019, 2021 e 2022 – classificandosi secondo nella categoria Campioni con “Ovunque Sarai”.

Ad aprire la serata del 16 luglio 2022 alla Palazzina di Caccia di Stupinigi è Giorgia Li Vecchi – in arte Giøve – cantautrice torinese classe ‘99. A luglio 2021 ha preso parte all’Altamarea Festival e ad ottobre 2021 ha vinto il premio al miglior testo al Premio Bianca D’Aponte, competizione riservata alle cantautrici. Prima volta di fronte a così tanti spettatori, Giøve non nasconde l’emozione, ma cerca sin da subito di coinvolgere il pubblico chiedendo di battere le mani all’unisono. Molti sono gli spettatori che la sentono cantare per la prima volta, altri sono già suoi grandi fan: nasce un vero e proprio tifo, con cartelloni, urla e Instagram stories con le lacrime agli occhi. 

Giorgia Li Vecchi (Giøve) sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

Pochi minuti di pausa, un bambino in braccio al genitore che chiede a gran voce «Ma quando arriva Irama?!», ed ecco che sale sul palco Epoque, nome d’arte di Janine Tshela Nzua, cantante e rapper di origine congolese, nata a Torino e cresciuta tra Parigi e Bruxelles. Tra i singoli che porta davanti al pubblico c’è “Boss (io & te)”. brano che mischia italiano, lingala e francese e che l’ha portata al successo; tornerà poi più avanti nella serata, al fianco di Irama, per cantare con lui il featuring “Moncherie”.  Più volte ripete «Nichelino, ci sei?», attirando l’attenzione non solo con la sua voce ma anche con un atteggiamento sicuro sulla scena. 

Irama ed Epoque sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

È la volta del tanto atteso Irama, che compare sul palco tra le note di “Mediterranea”, mentre il pubblico esplode in un grido di gioia. Si alternano singoli più conosciuti come “Arrogante” ed il nuovo “PAMPAMPAMPAMPAMPAMPAMPAM”; altri che «vediamo quanti la conoscono»: “È la Luna”. Nel buio della notte, il cantante chiede ai fan di accendere le torce del telefono, per cantare tutti insieme il brano che «dopo stasera» porterà «sempre nel cuore»: “Ovunque sarai”. Al suo fianco durante la serata è presente anche Fré Monti – Francesco Monti –, per cantare insieme il singolo “Milano”. 

Irama e Francesco Monti (Fré Monti) sul palco del Stupinigi Sonic Park (foto: Chiara Vecchiato)

Un’esibizione all’insegna dell’eterogeneità musicale: a cominciare dalla cantautrice Giøve, passando per il rap cosmopolita di Epoque e arrivando al pop di Irama, accompagnato dalla voce di Fré Monti. Generi diversi e artisti differenti, ognuno con il proprio percorso, che hanno saputo unirsi in un unico obiettivo: quello di lasciare ai propri fan, e non solo, un’emozione, da portarsi dietro fino al prossimo concerto. 

A cura di Chiara Vecchiato

Brillanti e coraggiose: Ditonellapiaga e Margherita Vicario al Flowers Festival

Al Flowers Festival di Collegno nella serata del 13 luglio 2022 è stata la volta di Margherita Vicario e Ditonellapiaga che hanno fatto ballare ed emozionare il pubblico. Le due cantautrici hanno portato sul palco con coraggio le loro forti personalità, raccontandosi con le loro scelte stilistiche e i loro testi; in punti diversi delle loro carriere, ma entrambe con alle spalle una formazione anche di tipo teatrale, entrambe si distinguono per i loro progetti mai scontati e frutto di un’autentica ricerca personale.

Foto di Isabella Ravera

Ad aprire il concerto è stata Caffellatte (nome d’arte della cantautrice, attrice e scrittrice barese Giorgia Groccia, classe 1994), che con la sua delicatezza e essenzialità ha regalato al pubblico una golden hour accompagnata da note leggere e malinconiche. 

Poi arriva il momento dei set principali, e sul palco sale per prima Ditonellapiaga (pseudonimo di Margherita Carducci, cantautrice romana classe 1997), che apre il concerto con “Morphina” per poi alternare pezzi dalle facce mutevoli – come richiama il titolo del suo album d’esordio Camouflage –, ma che mantengono un’anima comune. Senza grandi scenografie, accompagnata da una band (Benjamin Ventura alla tastiera, Alessandro Casagni alla batteria, Adriano Matcovich al basso) e con la sua forte presenza scenica, Ditonellapiaga riesce a far vibrare il palco, non risultando mai ripetitiva e coinvolgendo il pubblico. 

Spiccano indubbiamente le sue capacità performative: molto attento è l’uso del movimento, con momenti di coreografia veri e propri, che sembrano richiamare modelli internazionali come Madonna e Britney Spears. Non da meno è la capacità interpretativa della cantautrice, che emerge sia negli intermezzi recitativi, sia nel canto, e che rende il suo live dinamico e mai piatto. 

Elettrica e brillante, Ditonellapiaga lascia il pubblico carico di energia e curioso di vedere quali saranno le sue future evoluzioni come artista. 

Foto di Isabella Ravera

A seguire è il momento di Margherita Vicario, che non manca mai nel dimostrare il suo affetto per Torino. Subito prima del concerto scrive in un post su Instagram: «Torino le ho scritte tutte lì da te! Con alti e bassi, è dal 2018 che vuoi bene anche a me.» E il pubblico torinese non può che ricambiare, cantando a squarciagola ogni canzone. 

Dietro di lei, a fare da scenografia sono tre pannelli bianchi su cui compaiono le parole “Egalité”, “Fraternité” ed “Abaué”, quest’ultima titolo del primo singolo pubblicato sotto InriTorino e che nel 2019 ha sancito l’inizio della sua collaborazione con Dade, musicista e produttore torinese e fondatore della stessa Inri.

Per chi l’aveva conosciuta agli esordi con l’album Minimal Musical e per brani come  “Il bacio” e “Il responsabile”, la pubblicazione di “Abaué” e dell’album Bingo sono stati un mix di stupore e sorpresa. La cantautrice Margherita Vicario di strada ne ha fatta parecchia e, senza mai tradire la sua identità, è passata da suonare in compagnia solamente della sua chitarra, a un progetto completo e maturo, dal sound unico in tutta Italia.

A circa metà concerto le viene portata proprio una chitarra e la cantante introduce il brano “Frollino” così: «Ora posso farvela sentire come l’avevo immaginata, grazie a questa band fantastica». A seguire l’esecuzione del brano, dapprima in versione acustica e poi con l’accompagnamento di tutta la band (Davide Savarese alla batteria, Stefano Rossi al basso, Cristiana Della Vecchia alla tastiera, Elisabetta Mattei al trombone, Riccardo Nebbiosi al sax contralto e Giuseppe Panico alla tromba). Da sottolineare la bravura della corista Micol Touadi, a cui Vicario lascia ampio spazio solistico nel corso del concerto.

Foto di Isabella Ravera

Il motivo di “Abaué” fa da filo conduttore e ritorna più volte durante il live, fino a conclusione. Margherita Vicario incita il pubblico a una sorta di rito di chiusura: un gioco corale a due voci, su cui la cantautrice improvvisa frasi vocali. I fan assistono al suo volteggiare in una danza ricca di espressività, dai caratteri quasi rituali: una donna sicura di sé che può finalmente liberarsi nello spazio che la circonda.

A cura di Stefania Morra

I Pinguini Tattici Nucleari in concerto a Collisioni con La Rappresentante Di Lista

A seguito di un tour sold out nei palazzetti di tutta Italia, i Pinguini Tattici Nucleari si sono esibiti, preceduti dal live de La Rappresentante di Lista, domenica 10 luglio 2022 al Collisioni Festival per la seconda data outdoor del loro “Dove eravamo rimasti tour”.

Dopo dieci anni di attività nelle Langhe cuneesi – Barolo, per la precisione -, e uno stop di un anno causa Covid-19, Collisioni ha ripreso la sua attività in una nuova location, la città di Alba.

L’evento è iniziato alle 20 con l’apertura de La Rappresentante di Lista, il duo formato da Veronica Lucchesi, cantante, e Dario Mangiaracina, polistrumentista, che nel corso dell’estate saranno ospiti dei maggiori festival di musica italiani. Da subito si è creata una forte sinergia con il pubblico di Collisioni, in visibilio per il bacio a stampo (o per meglio dire, bacio lingua-labbra) fra i due durante “V.G.G.G.” (acronimo di “Very Good Glenn Gould”).

Il bacio tra Veronica e Dario (foto di Laura Cagnassi)

Il gruppo ha portato sul palco momenti di riflessione su temi sociali importanti, come l’amore verso se stessi, il cambiamento climatico, fino a un’esplicita contestazione alla guerra con “Resistere”: « No armi, no guerra, no violenza!». Si sono susseguiti momenti di festa e allegria, dal loro ultimo singolo “Diva” fino ai successi sanremesi “Amare” e “Ciao Ciao”, che hanno fatto ballare i 15.000 spettatori di piazza Medford.

La forza de La Rappresentante di Lista si trova proprio nella capacità di affrontare tematiche serie ma con un sound coinvolgente, che entusiasma il pubblico dall’inizio alla fine del concerto. Il centro delle loro esibizioni sono proprio i fan, con cui il duo ha interagito costantemente durante il live: diverse volte Mangiaracina si è avvicinato alla folla che li acclamava, mentre una ragazza ha addirittura chiesto a Lucchesi di regalarle gli occhiali da sole a forma di cuore.

Foto di Laura Cagnassi

Alle 21 le luci del palco si accendono e si sente la voce di Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, che emoziona il pubblico parlando dei due anni difficili che hanno messo a dura prova i giovani; due anni senza concerti, «due anni in cui non c’è restato che piangere, oggi però non ci resta che ridere»: è così che parte “Ridere” e il concerto ha inizio.

La band ripercorre i brani più conosciuti della loro carriera in modo originale e con diversi colpi di scena che fanno divertire il pubblico, come lo stage diving di Zanotti nel mare di folla – non senza un piccolo imprevisto, dato che fa ritorno sul palco con un calzino strappato. Durante “Sashimi”, invece, passa vicino alla transenna per distribuire del sushi ai fan più temerari, in fila ad aspettarli dalle prime ore del mattino.

Foto di Laura Cagnassi

I Pinguini Tattici Nucleari si mostrano dispiaciuti per non aver potuto inserire alcuni brani nel tempo a loro disposizione, perciò decidono di concentrare in un dj set di cinque minuti alcuni estratti di hit come “Ferma a guardare” o “Giulia”.

La band è particolarmente amata dal pubblico eterogeneo del festival, formato da giovani ma anche da adulti, con cui hanno saputo interagire in modo impeccabile: lo hanno fatto ballare, accendere torce, lanciare palloncini o, durante “Ringo Starr”, chinare per poi saltare durante il ritornello.

Sono state ore di musica e successi da cantare a squarciagola, che sembrano essere passate in un attimo proprio grazie alla forte interazione con il pubblico e alla grande intesa tra gli stessi Pinguini.

a cura di Laura Cagnassi

Rock ‘n’ roll will never die: i Guns N’ Roses a San Siro

I fan dei Guns N’ Roses hanno vissuto i giorni precedenti al concerto di San Siro con incertezza. I problemi alle corde vocali di Axl Rose avevano costretto la band californiana ad annullare il concerto di Glasgow dello scorso 5 luglio, minacciando la cancellazione anche del resto del tour. Si è trattato invece di un allarme rientrato: il 10 luglio la band californiana ha infatti regalato un mega-show al pubblico italiano, dopo l’ultima volta in Italia al Firenze Rocks nel 2018.

Sono le 20 spaccate e i 50.000 spettatori attendono con trepidazione l’inizio del live. «Inizieranno davvero puntuali?» ci si domanda tra i fan. Ebbene sì: i Guns (con un atteggiamento poco rock) si attengono alle regole e iniziano puntualissimi. Axl Rose, Slash, Duff McKagan e gli altri musicisti aprono le danze con l’energia di “It’s So Easy”, uno dei brani più movimentati di Appetite For Destruction, il primo album uscito nel 1987. Gli spettatori reagiscono in due modi: c’è chi si alza in piedi e canta a squarciagola e c’è chi resta impassibile, visibilmente ammaliato dal virtuosismo chitarristico di Slash o forse semplicemente in attesa dei singoli più famosi. Chissà. Il pubblico è eterogeneo: dall’adulto malinconico dell’epoca d’oro dell’hard rock al giovane che quando la band californiana cavalcava l’onda del successo non era neppure nato.

Axl Rose non è più il bad boy con la bandana e i capelli lunghi degli anni Novanta, ma dimostra di non aver perso lo smalto di un tempo. Nonostante i problemi degli ultimi giorni, il frontman sfodera la sua voce stridente e le sue movenze sfacciate, corre da una parte all’altra e solo in brevi istanti decide di prendersi una pausa per prendere fiato nel backstage e cambiare outfit.

I Guns propongono una scaletta in cui la maggior parte dei brani risalgono al quadriennio d’oro 1987-1991. “Mr Brownstone”, “Welcome to the Jungle”, “You Could Be Mine” sono solo alcuni dei pezzi in scaletta. Spazio anche per le cover: “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges, che viene intonata da McKagan, in una convincente versione che dimostra le influenze punk del bassista e “Knockin’ On Heaven’s Door” di Bob Dylan, nella versione elettrica diventata un marchio di fabbrica del gruppo.

Uno dei momenti cardine del concerto è il momento riservato ad un lungo assolo di Slash, che, una volta rimasto solo sul palco, dimostra come il tempo per lui sembri essersi congelato. Lo starter pack del chitarrista è quello di sempre: cappello a cilindro, occhiali da sole scuri e folta chioma riccia, con l’aggiunta – per questa volta – di una semplice t-shirt dei Ramones. La tecnica, l’espressività e la velocità si fondono mentre suona, facendo sembrare (apparentemente) semplice ogni singolo suono prodotto dalla sua Gibson Les Paul. Il chitarrista si prende la scena e gli applausi, ma, non pienamente soddisfatto di quanto mostrato, alza ulteriormente l’asticella delle emozioni attaccando con l’intro leggendaria di “Sweet Child O’ Mine”.

Nelle tre ore abbondanti di concerto non può inoltre mancare il momento delle ballate in acustico: si susseguono “Patience” – introdotta da una versione strumentale di “Blackbird” dei Beatles – e “Don’t Cry”. Le ultime energie vengono riservate per “Paradise City”, che chiude la serata facendo scatenare i fan a colpi di headbanging.

A concerto finito, sulla strada della normalità, gli spettatori abbandonano San Siro con il passo lento di chi ha goduto di un concerto atteso da tempo: da prima della pandemia e, forse, da tutta la vita.

A cura di Martina Caratozzolo

(credits immagine in evidenza: © Dan Peled)

Willie Peyote gioca in casa e si prende l’amore del pubblico @ Flowers Festival

Una cosa è certa: Willie Peyote è uno degli artisti torinesi più amati dai suoi concittadini. Venerdì 8 luglio il rapper e cantautore torinese ha avuto finalmente l’occasione di “tornare a casa” — precisamente nella cornice del Flowers Festival a Collegno —, proponendo un grande live per tutti i suoi fan che lo attendevano da tempo.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Ad aprire il concerto ci ha pensato Michael Sorriso, rapper classe ’90 originario proprio di Collegno, che negli ultimi anni è riuscito a farsi notare e apprezzare da vari artisti della scena torinese e non. A suon di rime ha riscaldato il pubblico presente, preparandolo al meglio.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Dopo un’ora di live, tocca al protagonista della serata. Sono le 22:30, il palco è ancora in preparazione ma la gente urla e reclama Peyote sul palco. Un’esplosione di luci e la voce di Michela Giraud aprono il concerto e il rapper finalmente fa la sua comparsa cantando “Fare schifo”, brano che ha anticipato l’uscita dell’ultimo album Pornostalgia (2022) e che vede proprio una collaborazione con la nota comica; è un brano che ricorda il bello di non essere perfetti, soprattutto quando la ricerca della perfezione comporta un perenne senso di insoddisfazione.

Da subito il pubblico dimostra di essere preparato ad intonare a memoria ogni singola canzone della scaletta. Ad ogni nuovo brano un coro si alza dal pubblico, creando un’atmosfera di condivisione veramente unica. Questa sensazione rimane presente per la durata di tutto il concerto, che vede susseguirsi brani tratti da Pornostalgia ma anche pietre miliari della carriera del rapper come “Willie Pooh”, “Porta Palazzo” e “Semaforo”. Non sono mancati i momenti di denuncia sociale, con riferimento a tematiche da sempre trattate anche nelle canzoni di Willie Peyote, come il razzismo e la questione climatica. Tante anche le citazioni nel corso del concerto, dagli Arctic Monkeys a Dr. Dre, sapientemente utilizzate come apripista ad alcuni dei suoi singoli.

Willie Peyote @ Flowers Festival – foto di Erika Musarò

Anche questa volta Willie Peyote ha dimostrato di rimanere coerente con la cifra stilistica che lo ha da sempre contraddistinto: è raro, infatti, che un rapper si faccia accompagnare da una band —in questo caso dalla All Done, band formata da Luca Romeo (basso), Dario Panza (batteria), Daniel Bestonzo (tastiere synth), Enrico Allavena (trombone) e Damir Nefat (chitarra) —. Sicuramente una scelta che contribuisce a rendere ancora più spettacolare ed emozionante ogni suo live.

A cura di Erika Musarò

Achille Lauro @ Stupinigi Sonic Park

Non sarà più il 20 luglio del ‘69 ma sicuramente è sempre domenica quando c’è Achille Lauro sul palco con la sua Electric Orchestra. E il ritorno in pompa magna di Lauro e i suoi dopo tre anni di lontananza dai live debutta proprio di domenica, 3 luglio 2022 al Sonic Park di Stupinigi.

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Leggerezza e adrenalina: Novelo e gli Psicologi @ Flowers Festival

Migliaia di corpi, emozioni e pensieri che diventano una cosa sola nel momento in cui l’artista inizia a cantare: è possibile? Bisognerebbe chiederlo a Novelo e agli Psicologi che sabato 2 luglio, presso il Parco della Certosa Reale di Collegno, si sono esibiti all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour

Andrea Leone – Novelo (foto: Chiara Vecchiato)

Andrea Leone – in arte Novelo – è un cantante italiano che esordisce nel 2018 nel panorama napoletano. È lui ad aprire la serata: occhiali da sole, t-shirt, microfono in mano e sicurezza da vendere; così il cantante saluta il suo pubblico. L’interazione tra i giovani e l’artista è tanta, in poco tempo si battono le mani a ritmo di musica. Nonostante il caldo qualcuno esce dalla zona d’ombra per unirsi al coro, mentre qualcun altro ne approfitta per le ultime risate con gli amici. In poco tempo si crea come un caos ordinato, e le persone sotto il palco aumentano. L’adrenalina sale, mentre la luce del sole lascia il posto alle luci del palco. 

Gli Psicologi – i cantanti Marco De Cesaris, sulla destra, e Alessio Aresu, al centro (foto: Chiara Vecchiato)

«Quanto fate casino Torino?!»: la frase d’ingresso degli Psicologi (duo composto da Marco De Cesaris, in arte Draft, e Alessio Aresu, conosciuto come Lil Kvneki) è anche una sfida per i fan, che da quel momento iniziano a farsi sentire sempre di più. 

La loro scaletta è una salita progressiva verso l’apice, verso il momento in cui viene chiesto al pubblico di saltare, per poi proseguire verso la fine del concerto con singoli più malinconici come “Spensieratezza”. Il duo non perde l’occasione di rivolgere uno sguardo anche al sociale, invitando tutti a dare uno sguardo allo stand di Fridays for Future (movimento ambientalista internazionale di protesta, composto da alunni e studenti), presente durante la serata. 

Gli Psicologi con, al centro del palco, sull’asta del microfono, la bandiera arcobaleno (foto: Chiara Vecchiato)

I più audaci salutano gli Psicologi con cartelloni oppure urlando dalle prime file, nella speranza di ricevere qualche risposta. C’è anche chi osa di più e preferisce lasciare ai due qualcosa di decisamente più personale: un reggiseno. Lil Kvneki unisce le mani, accenna un inchino e mette il regalo al sicuro sul palco. Non saranno solo i fan a portarsi a casa un ricordo.  

A cura di Chiara Vecchiato

Skunk anansie @ Flowers Festival con “Celebrating 25 Years” tour

Il 1° luglio si è tenuta l’ultima delle date italiane degli Skunk Anansie che, in occasione del tour celebrativo per i 25 anni di carriera, si sono esibiti al Parco della Certosa di Collegno per il Flowers Festival.

Ad aprire il concerto sono stati i Manitoba (duo fiorentino già conosciuto per la partecipazione a XFactor 2020) e r.y.f. (pseudonimo di Francesca Morello, cantautrice portavoce della comunità queer) che hanno iniziato a scaldare la serata in attesa dell’arrivo sul palco della band britannica.

Poi le luci stroboscopiche hanno tinto di rosso il palco, su cui si sono posizionati Cass Lewis (basso), Mark Richardson (batteria), Martin Kent (chitarra) ed Erika Footman (cori, tastiere e percussioni). I quattro hanno iniziato a suonare “Yes Is Fucking Political”. Sui primi accordi, che hanno mandato il pubblico in visibilio, è arrivata Skin con una giacca arancione, dei pantaloni di velluto neri e un copricapo che ricordava i capelli della Gorgone Medusa.

Skin con il suo copricapo e Martin Kent (foto di Alessia Sabetta)

Già dai primi secondi sul palco, Skin sembrava intenzionata a tuffarsi sulla folla, proposito rimasto tuttavia irrealizzato. Nonostante ciò, già sul secondo brano in scaletta, “Here I stand”, è riuscita con pochi gesti a incitare al pogo i fan, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione.

Dopo essere sparita giusto il tempo necessario per togliere l’ingombrante copricapo, Skin ritorna in scena sulle note di “Because of You”, per poi scendere dal palco su “I can Dream”, scavalcando le transenne e facendosi spazio tra la folla, incredula di averla accanto. Anche gli altri membri del gruppo – che si muovevano su una passerella montata appositamente sulla scena o si sporgevano sul bordo del palco, quasi a voler farsi osservare per bene – hanno saputo da subito creare una sinergia con il pubblico.

Foto di Alessia Sabetta

La scaletta prevedeva alcuni dei brani più famosi della band e il concerto è proseguito con ritmi serratissimi, senza particolari pause tra un brano e il successivo. Un momento estremamente toccante è stata l’introduzione del brano “Love Someone Else”, in cui Skin si è presa un momento per fare un discorso legato alla libertà degli esseri umani e al principio di uguaglianza, urlando diverse volte «My Body My Choice» (“Il mio corpo, la mia scelta”, celebre slogan nella lotta per il diritto all’aborto) prima di iniziare a cantare.

Al termine, dopo essere uscita di scena per qualche minuto, la band è riapparsa di fronte al pubblico, che non aveva alcuna intenzione di andare via. Nonostante la stanchezza e il caldo evidentemente accusati dai componenti, gli Skunk Anansie hanno continuato a cantare, esibendosi con alcuni dei brani più attesi tra cui le cover di “Higway to hell” degli AC/DC e “Best of You” dei Foo Fighters. 

La band saluta i fan (foto di Alessia Sabetta)

Si chiude così una serata che lascia l’adrenalina di un concerto hard rock, ma anche una nostalgia inspiegabile che sembra aver riportato tutti indietro nel tempo, agli anni ’90, quando la band dominava le scene. Complice forse anche il pubblico, composto per lo più da persone adulte (all’epoca poco più che ventenni), accorse per rivivere quei momenti.

a cura di Alessia Sabetta