Archivi categoria: Stagione 2021/2022

Torino si accende con Cremonini all’Olimpico

Mercoledì 15 giugno 2022 lo Stadio Olimpico di Torino ha accolto Cesare Cremonini per la terza tappa del suo tour che da qui ad un mese lo porterà in giro per gli stadi di tutta Italia. Dopo due anni di attesa a causa della pandemia, il cantautore bolognese può finalmente festeggiare sul palco i venti anni di carriera e nel frattempo promuovere il suo ultimo lavoro in studio, La ragazza del futuro. D’altro canto, la sua folta schiera di seguaci aspettava impaziente il ritorno sulla scena di uno degli artisti più amati nel panorama nazionale da qualche decennio a questa parte.

credits: pagina Facebook ufficiale di Cesare Cremonini

Dopo i successi di Lignano e San Siro, anche l’Olimpico ha risposto entusiasta all’evento, con un esodo di fan di ogni età in fila già dalle prime luci dell’alba, fino a registrare un sold out da 35.000 presenze. Il cantautore felsineo, da parte sua, non ha tradito le aspettative, confermando di essere un vero showman più che un semplice cantante: due ore passate a muoversi su tutto il palco, cantare e ballare senza tregua, sfoggiare con stile look accattivanti, interagire con i suoi fedeli musicisti, accompagnarsi da solo al pianoforte ed alla chitarra, coinvolgere come un sol uomo tutti gli spettatori. Con le sue grandi doti performative, Cremonini è riuscito ad entrare a stretto contatto col pubblico (una rampa lo immerge fisicamente tra la folla) e a trasmettere così energia per tutto il live. Anche le scenografie (fatte di luci, fuochi, insegne ed immagini in movimento) contribuiscono all’impatto visivo ed emotivo. 

credits: pagina Facebook ufficiale di Cesare Cremonini

La scaletta scorre in un giusto equilibrio tra i più grandi successi del cantautore ed alcuni estratti del suo ultimo album, il già citato La ragazza del futuro. È proprio la title track, introdotta da un breve preludio strumentale, ad aprire la serata che, da quel momento in poi, alterna momenti di grande carica adrenalinica ad altri più intimi e sentimentali. Si passa dal rock sostenuto di “PadreMadre” e “Mondo” al groove di “GreyGoose”, il recente singolo “Chimica”, fino a classici strappalacrime come “La nuova stella di Broadway”, “Marmellata #25”, “Poetica” e una struggente “Nessuno vuole essere Robin” a cappella. Quando, poi, parte il riff inconfondibile di “50 special”, lo stadio si lascia andare ad un’esplosione di gioia incontenibile. Menzione a parte merita la toccante esecuzione di “Stella di mare”, con cui Cremonini ci regala un sentito omaggio ad un suo conterraneo ed ispiratore, Lucio Dalla.

credits: pagina Facebook ufficiale di Cesare Cremonini

A fine serata, Cremonini confessa l’emozione per l’esordio su un palco così prestigioso come quello dell’Olimpico di Torino, e ricambia l’affetto offerto da un pubblico altrettanto caloroso e fedele.  Il successo, d’altronde, era garantito: dopo un rinvio forzato ed una lunga attesa, l’artista ed i suoi fan hanno finalmente potuto condividere momenti di gioia e spensieratezza, cantando a squarciagola sulle note di veri e propri inni della musica italiana degli ultimi vent’anni. 

A cura di Ivan Galli

svegliaginevra in concerto all’Hiroshima Sound Gardena

Pensieri sparsi sulla tangenziale è il secondo album di svegliaginevra, uscito l’aprile scorso e presentato martedì 7 giugno durante la serata di inaugurazione dell’Hiroshima Sound Garden, la rassegna estiva dell’Hiroshima Mon Amour.

Ginevra Scognamiglio, nome di battesimo dell’artista di origine campana, ha esordito nel 2020 con il singolo “senza di me.”, che le ha permesso di essere selezionata per Sanremo Giovani 2021. Dopo l’album di debutto Letasche bucate di felicità (2021), del quale ha cantato diversi pezzi durante la serata, il secondo album è stato arricchito da diverse collaborazioni tra cui M.E.R.L.O.T., cmqmartina e Zero Assoluto. Di questi ultimi, Ginevra ci tiene a sottolineare come siano stati tra i suoi gruppi preferiti fin dall’infanzia, quando passava le domeniche mattina ad aspettare i loro video su MTV, e di come cantare insieme a loro sia stato un sogno che si realizza.

Credits: https://www.instagram.com/svegliaginevra/

Tra i palazzi del quartiere Lingotto, l’atmosfera nel giardino dell’Hiroshima è tranquilla e famigliare. svegliaginevra comincia il concerto con “Un pezzo mio”, che mette subito in chiaro l’amore dell’artista per ciò che fa, canta: «Musica, musica, musica, musica, serve per stare bene, serve per stare bene». Nel pubblico c’è qualcuno che canticchia sottovoce, qualcun altro che batte le mani a tempo, qualche curioso. Per tutta la serata, Ginevra è accompagnata dalla chitarra di Alessandro Martini: insieme creano un bel duo, dando ai brani un tono più folk, forse il più adatto per una serata estiva.

Durante il concerto la musicista racconta qualche aneddoto per ogni canzone, rendendole tutte un po’ speciali a modo loro. Canta “qualcosa!” e raccomanda di dire sempre le cose come stanno e “CALMA” perché «Con calma si fa tutto, La Spezia è ancora in Serie A». Chiude il live con “Come fanno le onde”, uno dei suoi brani più ascoltati su Spotify, tra i più ballabili e che subito si insinua nella testa degli spettatori.

Decisamente un buon inizio per Hiroshima Sound Garden che prevede altri appuntamenti nel corso dell’estate, tra cui diverse artiste come ceneri (1 Luglio), Prim (8 Luglio), Sleap-e (7 Settembre).

Remix Tour: Roy Paci in concerto al Cap10100

Domenica 29 maggio 2022, il Cap10100 ha ospitato la prima data del Remix Tour di Roy Paci e la sua formazione, rinnovata appositamente, che si propone di girare l’Italia con una selezione del repertorio Roy Paci & Aretuska

Nella sala si sono riunite persone di ogni età, contesto e gruppo sociale: dai giovani alternativi vestiti con abiti oversize, ai cinquantenni in camicia bianca, passando per coloro che hanno scambiato il concerto per una serata come un’altra in discoteca, fino ad arrivare ai reduci dei party anni ’70 muniti di jeans e chiodo.  Il palco, colorato  di verde dalle luci, subito si riempie con il suono distorto della chitarra di Marco Di Martino, che ha introdotto il brano “Grande la Media Noche” con cui si è aperto il concerto. 

Foto: Alessia Sabetta

Il gruppo è dirompente, gli artisti si divertono sul palco e saltano e ballano al suono dei ritmi proposti brano dopo brano, che spaziano dal reggae al mambo e accompagnando un Roy Paci che, destreggiandosi tra il canto e la sua tromba – appesa all’asta del microfono – si dichiara grato di trovarsi di fronte ad un pubblico che si diverte insieme a lui, dopo anni di silenzio.

Diversi sono stati i momenti di riflessione personale, che hanno coinvolto anche Raphael (seconda voce), in cui sono stati toccati temi differenti sotto forma di introduzione ai vari brani. 

Uno in particolare ha colpito più di tutti il pubblico che è esploso in un applauso collettivo, tra le urla di consenso dei più anziani presenti in sala. Prima del brano, Paci ha affermato «Conta capire dove nasci e sapere che prima o poi le battaglie che hai fatto trovano un senso. Non solo al sud. Se un giorno dovessi smettere di fare musica tornerei a fare volentieri quello che facevo con mio padre, il contadino». E poi ha subito afferrato la tromba, stringendola a sé, come a sottolineare il suo legame con lo strumento.

Foto: Alessia Sabetta

Una brevissima pausa per poi tornare sul palco e concludere con gli ultimi brani, tra cui “Toda Joia toda beleza”, brano del 2007 conosciuto anche dai fan meno assidui del gruppo, che aveva visto la collaborazione degli Aretuska con Manu Chao.

Musica esplosiva, un pubblico entusiasta, una band divertita (e divertente) sono stati gli ingredienti del primo live di un tour che si preannuncia capace di unire varie generazioni, sotto il segno di stili che mescolano diversi mondi e sonorità.

Immagine in evidenza: Alessia Sabetta

a cura di Alessia Sabetta

Il Future Nostalgia Tour di Dua Lipa arriva all’Unipol Arena

In seguito a due anni di rinvii causati dalla pandemia, Dua Lipa è finalmente approdata in Italia con il suo Future Nostalgia Tour: dopo le due tappe sold out di Milano, la cantante ha concluso la sua permanenza italiana all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno il 28 maggio. La grande attesa per l’evento era già intuibile dalla quantità di fan accampati davanti al palazzetto sin dalle prime ore del mattino, con l’obiettivo di accaparrarsi i migliori posti sotto al palco.

Ad aprire il concerto ci ha pensato Griff, giovane artista britannica che trascina il pubblico e lo coinvolge proiettando il testo delle sue canzoni sul mega schermo e facendo intonare all’arena “I Wanna Dance With Somebody” di Whitney Houston.

Alle 21, dopo un breve video di introduzione per scaldare gli spettatori, le note di “Physical” rimbombano nel palazzetto e Dua Lipa sale sul palco, accolta da un caloroso boato: inizia così un’ora e mezza di performance in cui si susseguono canzoni tratte dall’ultimo album Future Nostalgia, vecchie hit e collaborazioni con Calvin Harris, Silk City ed Elton John, che duetta “virtualmente” con la cantante su “Cold Heart”.

Dua Lipa è instancabile: canta e balla senza fermarsi, se non per i cambi d’abito e per salutare i fan accalcati nell’arena, che ricambiano con grande affetto ed energia nonostante le ore passate in coda sotto la pioggia. Gli spettatori cantano dall’inizio alla fine anche i brani meno noti dal grande pubblico e intonano “Sei bellissima”, facendo ampiamente sorridere la popstar britannica.

Il concerto ha tutti gli ingredienti dei grandi eventi pop degli ultimi anni: coreografie arricchite da oggetti di scena come sedie e ombrelli, una passerella da cui Dua Lipa ammicca e saluta il pubblico, una piattaforma che sale sulle teste degli spettatori durante l’esibizione di “Levitating” e momenti più intimi come l’esibizione di “Cold Heart” in cui tutta l’arena accende i flash dei propri telefoni mentre i ballerini portano sul palco una bandiera LGBTQ+.

Credits: https://twitter.com/xhungryforart/status/1530817692449505280?t=_hfgXJ711rCpxBU6_s56WQ&s=19

Lo spettacolo termina con “Don’t Start Now”, cantata con trasporto da tutto il pubblico che quasi copre la voce di Dua Lipa e che viene chiusa da un’esplosione di coriandoli: si conclude così una serata indimenticabile, che conferma il carisma e la presenza scenica dell’artista e consolida la sua posizione come uno dei nomi più importanti e richiesti della scena musicale odierna.

Immagine in evidenza: Dimitra Kanaki (https://www.instagram.com/p/CeI-PdwuD22/?igshid=YmMyMTA2M2Y=)

a cura di Giulia Barge

Tauro Boys @ Hiroshima Mon Amour

I Tauro Boys ci hanno dedicato un tour intero, l’ultimo, ma che internet non renda felici è piuttosto chiaro. Il 26 maggio ci sono almeno tre generazioni diverse nella sala Majakovskij dell‘Hiroshima Mon Amour, a sudare, pogare ed esorcizzare ansie e paure dei
figli di internet. Ci sono gli ultratrentenni che si rifiutano di crescere e gli universitari coetanei del trio romano, in bilico tra Gen Z e Millennials. Ma ci sono anche gli adolescenti che in fila per entrare parlano dell’interrogazione di matematica il giorno dopo e poi urlano a squarciagola di voler morire. Yang Pava, Prince e MXMLN arrivano sul palco in una sala già infiammata non solo dal caldo infernale ma anche dall’entusiasmo di un pubblico che per la maggior parte è al primo concerto dopo la fine delle restrizioni Covid. La voglia di tornare ad
un idealizzato mondo pre-pandemia è tale che non servono grandi doti da animale da palcoscenico per farsi acclamare a gran voce. Ma i Tauro hanno sempre avuto un certo appeal sul pubblico, sanno muoversi bene, interagire con i fan e tra di loro, fare battute col microfono in autotune e tutti quei cliché da cui i trap boys non possono sfuggire. La setlist
pesca principalmente dall’ultimo album, Tauro Tape 3, la cui prima traccia, “Cobain Codeine”, apre anche il live. Ma i successi degli album precedenti, come “Marilyn”, non vengono certo dimenticati e i fan li accolgono sempre con un certo trasporto emotivo a cui il
trio romano non si è mostrato indifferente.


Qualcuno potrebbe rimproverare agli artisti della scena urban e dintorni di non muovere un dito sul palco – in fondo, si tratta di basi e mic in autotune – e chiedersi il motivo per cui si senta il bisogno di andare ad un concerto del genere. La lontananza dei grandi spettacoli pop dalle performance di artisti come i Tauro Boys è abissale, ma è proprio questo il punto. Non si tratta di uno show da ammirare, ma di un momento collettivo, comunitario per cantare insieme quel pezzo che condividiamo su Instagram e ascoltiamo su Spotify in solitudine, con un sostanziale annullamento della distanza artista-pubblico. Un discorso analogo – ma in realtà non così tanto – si potrebbe fare con i cantautori indie, o itpop che dir si voglia, che si pongono in un’ottica di identificazione dell’ascoltatore nei testi delle canzoni e nelle figure degli stessi cantanti. Ma il gap è piuttosto ampio: il cantautore indie non è esattamente “uno di noi”, gode in ogni caso dello status di artista, il più delle volte anche di strumentista, che dà vita alla “magia” della musica e della sua sensibilità e la dona ai suoi ascoltatori. Artisti come i Tauro Boys nella quasi totalità dei casi non suoneranno mai uno strumento sul palco anche se poi lo sanno fare davvero – e non fanno niente che non farebbe anche un fan preso a caso dall’audience. Ecco che un live come questo e come quello di tanti altri rapper e trap boys italiani trova il suo senso, ed ecco che i Tauro Boys, quando salgono sul palco, diventano, assieme al pubblico tutto, la Tauro Gang.



ESC TRA MUSICA, POLITICA E UNA TORINO PRONTA A RINASCERE

Il 14 maggio si è tenuta la finale dell’Eurovision Song Contest 2022, che ha visto l’Ucraina trionfare con 631 punti, seguita da Regno Unito e Spagna − rispettivamente con 466 e 459 punti −. L’Italia si è posizionata comunque molto bene nella classifica generale, conquistando la sesta posizione con 268 punti. La serata conclusiva è stata spettacolare e non ha affatto deluso le aspettative che si erano create anche grazie alle due serate precedenti.

Tanti sono stati i momenti clou: dall’apertura di Laura Pausini che ha incantato il palazzetto con un medley della sua carriera musicale completo di cambi d’abito per ogni brano; alla formidabile esibizione di Mika che ha coinvolto l’intero pubblico: anche lui ha portato un medley di alcuni dei suoi inediti più importanti, in uno spettacolo ricco di effetti speciali. Passando poi per i Maneskin che hanno presentato il loro nuovo inedito “Supermodel”; fino ad arrivare a Gigliola Cinquetti e alla sua eleganza senza tempo. Momenti che hanno tenuto il pubblico incollato allo schermo fino alla fine, quando è stato decretato il vincitore.

È stata una vittoria politica?  Sì. Nonostante il nobile sentimento di solidarietà tra popoli − che ha riflesso la situazione geopolitica internazionale −, si sta pur sempre parlando di un contest canoro, in cui la musica dovrebbe appunto essere al primo posto. La canzone ucraina, “Stefania” dei Kalush Orchestra, è ricca di significato e la commistione tra sonorità folk e rap risulta sicuramente originale, ma forse questo non basta dal momento che in gara erano presenti diversi altri brani interessanti sia a livello di linguaggi musicali che di testi. Questa tesi è stata sostenuta dal punteggio che la giuria − composta dai rappresentanti delle diverse nazioni in gara – ha assegnato a “Stefania” è basso: la canzone non raggiunge il podio, nonostante abbia ricevuto il massimo dei punti da parte dei paesi dell’Est Europa. Sarà il giudizio del pubblico a ribaltare poi la classifica generale. 

Già da prima dell’inizio del contest l’Ucraina era la favorita per la vittoria: il trionfo dei Kalush Orchestra è stato piuttosto scontato e per niente inatteso. Come per ogni edizione l’unanimità dei pareri non viene mai raggiunta, e se è vero che l’Ucraina ha vinto anche per quello che sta affrontando, è vero anche che diversi sono stati i paesi rivelazione dell’intero contest e il tempo potrà dare loro giustizia.

Si può dire che anche quest’anno Eurovision sia stata una celebrazione che ha unito tanti paesi sotto il segno della musica: è stato bello vedere gli artisti divertirsi, cantare e supportarsi fra loro nel backstage e tra il pubblico, rappresentando appieno lo spirito della manifestazione. 

Foto: Alessia Sabetta

È proprio su questa dimensione gioiosa che si è concentrata la conferenza stampa di chiusura dell’Eurovision Song Contest, tenutasi il 15 maggio 2022 nel Gran Salone dei Ricevimenti di Palazzo Madama.

Ad aprire la conferenza è stato il sindaco Stefano Lo Russo, che in primis ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile l’organizzazione e la realizzazione dell’evento, considerato un punto di partenza per la produzione artistica di Torino. Questo uno degli elementi principali di tutto l’evento, insieme alla volontà di scommettere su una musica portatrice di un divertimento sano e la scelta del Parco del Valentino come luogo dell’Eurovillage, rivelatosi la location ideale per ospitare grandi eventi. Le prossime sfide che il sindaco ha intenzione di portare avanti riguardano la volontà di non disperdere la visibilità che Torino ha acquisito grazie a ESC, si è detto estremamente felice di sentir pronunciare, durante i collegamenti delle varie giurie, il nome della città. Ci tiene, inoltre a dare strutturalità e progressività al turismo nel corso di tutto l’anno, sfruttando un percorso sistematico di altri eventi inseriti all’interno di un quadro più complesso, di cui Eurovision era solo la punta dell’iceberg. 

Successivamente è intervenuto Alberto Cirio (Presidente della Regione Piemonte), che ha posto l’attenzione sulla capacità di fare squadra e lavorare in sinergia portando a casa uno spettacolo che fin dall’inizio era stato una sfida per la ricerca di luoghi, modalità e risorse, soprattutto nell’incertezza di una pandemia che dopo due anni rappresenta ancora un enorme problema. Eurovision si è rivelata una consapevolezza collettiva e anche per Cirio una delle sfide più importanti sarà quella di non disperdere il patrimonio che Torino ha in mano in questo momento. «Si festeggia un giorno per la sfida vinta, ma da domani si riprende a lavorare» ha annunciato.

Hanno poi preso parola i due produttori esecutivi di Rai. Per prima ha parlato Simona Mattorelli, che si è detta soddisfatta di quanto ottenuto: lo standard raggiunto è stato molto elevato e sono state impiegate le migliori tecnologie e le eccellenze della Rai per raggiungere il miglior risultato possibile. Poi Claudio Fasulo − che ha esordito dicendo «mi sento come la Cristoforetti», perché costretto ad un collegamento via cellulare a causa del contagio da Covid − ha voluto dare qualche informazione di carattere quantitativo, affermando che la media di share tra le ore 21 e l’1 nella serata finale ha aggiunto il 41.9%, coinvolgendo 6 milioni di telespettatori

Infine, Stefano Coletta, direttore di Rai 1, ha parlato in rappresentanza dei vertici Rai. Ha raccontato del lavoro complesso che c’è dietro all’apparato organizzativo, ringraziando tutta la forza lavoro che, instancabilmente, si è data da fare “sotto la linea”. Eurovision è stato il punto di partenza di un percorso di bellezza accolto da Torino, che in collaborazione con la Rai ha deciso di veicolare diversi valori. Ha poi parlato dei tre presentatori fortemente voluti – Mika, Laura Pausini e Alessandro Cattelan −, grazie ai quali si è respirato rispetto, libertà e capacità di dare spessore ad ogni diversità, permettendo in questo modo di far apprezzare al pubblico più generalista ogni sfumatura di eterogeneità. 

Nello spazio riservato alle domande dei giornalisti, Coletta ha poi voluto sottolineare con una punta di orgoglio che «dopo tanto tempo, nel vocabolario mass mediale dei giovani, Rai 1 non è più un canale spettrale». In questo stesso spazio, dopo una domanda relativa all’impatto economico, il sindaco ha voluto affermare che non si sente di parlare di Eurovision solo in termini di entrate e uscite: si è trattato di un investimento, un servizio donato alla città (che doveva ritornare ad avere degli spazi di socialità) e ai giovani, veri protagonisti dell’evento.

Si è affermato infine che è stato costruito un rapporto positivo tra Rai e Torino, dove Eurovision è servito a rinnovare il rapporto con l’ente. Il prossimo passo è quello di dimostrare a Rai che è utile investire nella città di Torino (e di conseguenza anche in tutto il Piemonte), non perché sia nata qui, ma per le dimostrazioni – anche in termini numerici − che sottendono una nuova mentalità, di cui Eurovision si è fatto portatore.

Immagine in evidenza: Nderim Kaceli

a cura di Alessia Sabetta

Incontro con Duccio Forzano: la regia di Eurovision

L’Eurovision si è concluso da diversi giorni, ma l’attenzione sull’evento è ancora alta. L’ Università di Torino ha cavalcato l’onda di questo interesse concludendo con il “botto” la rassegna Universo per Eurovision che, nelle scorse settimane, aveva accompagnato studenti, professionisti e curiosi alla scoperta di un festival dalle mille sfaccettature. L’ultimo incontro, dal titolo The sound of Beauty – La Regia di Eurovision, si è tenuto il 18 maggio all’Auditorium del complesso Aldo Moro. In quest’occasione Duccio Forzano, regista di Eurovision 2022 insieme a Cristian Biondani ha dialogato con Daniela Cardini, docente all’Università IULM di Milano. Forzano è uno dei più noti registi televisivi italiani in passato anche regista di diverse edizioni del Festival di Sanremo.

Durante la durata dell’incontro Forzano ha dimostrato la grandissima passione che ha per il suo lavoro, ben visibile sia nel momento pratico in cui deve dirigere la sua troupe – è stato mostrato un video che lo  riprendeva alla regia di Sanremo 2019 –, sia nel momento in cui si è trovato a spiegare i retroscena. 

Il dialogo è stato molto naturale e ha toccato diversi argomenti, accomunati da quella che secondo Forzano è la responsabilità di un regista: quella di raccontare una storia nel pieno rispetto di quello che sta accadendo sul palco, avendo come fine ultimo quello di emozionare il pubblico.

Con un flashback Forzano ritorna agli anni in cui è stato alla regia del programma Che Tempo Che Fa, condotto da Fabio Fazio, ritenendolo uno dei lavori più complessi della sua carriera: il suo inserimento è stato graduale e, dopo essere entrato un po’ in punta di piedi, è riuscito ad integrarsi nel nuovo ambiente, dove ha coniugato semplicità, capacità di racconto e competenze sfruttando regia, scenografia e grafica. Il tutto unito ad un elemento che ha definito come parte di sé stesso: la musica, che gli ha insegnato a comprendere il ritmo e l’esistenza di suoni e silenzi anche nelle conversazioni.

Insegnamento necessario per un regista dal momento che «la regia è ritmo», è la capacità di giocare d’anticipo, prevedendo quello che succederà per garantire allo spettatore maggiore fluidità possibile nella fruizione del prodotto. Proprio riferendosi agli spettatori ha espresso quella loro competenza intrinseca di riuscire a comprendere quando ci sono degli errori nella “grammatica delle inquadrature”, pur non avendo preparazione in campo.

Di lui come fruitore, Forzano si è detto incapace di riuscire a guardare qualcosa senza utilizzare l’occhio critico di chi lavora ogni giorno all’interno della cabina di regia e ne conosce la complessità: si tratta di un lavoro in cui bisogna «codificare» le cose di tutti i giorni e imparare da esse (nel suo caso il tassametro di un taxi o il bagno di un ristorante) e farle proprie, cercando di valorizzare quello che si sta facendo. Valorizzazione che nel caso di Eurovision si è rivelata complessa: Forzano ha raccontato, infatti, che gli artisti avevano in mente una loro idea, spesso non compatibile con la dimensione televisiva. Il suo compito – come quello dell’altro regista con cui ha diviso il lavoro nelle giornate del contest, Cristian Biondani – era quello di portare al massimo delle possibilità l’idea degli artisti, cercando di evitare tutti gli errori del caso.

Foto: Alessia Sabetta

Il risultato ottimale può essere raggiunto solo tramite il lavoro di squadra. Forzano ha affermato che deve esserci sinergia tra regista e operatori, si deve percepire tutta l’energia positiva, e la fiducia deve essere imprescindibile; un rapporto bilaterale che funziona solo nel momento in cui gli input e i feedback arrivano anche da parte della troupe, di cui il regista è pronto a cogliere consigli e osservazioni. Il regista ritiene che Eurovision – o «Eurosong», come spesso gli capita di chiamarlo –, gli abbia fatto comprendere tantissimo riguardo alla visione d’insieme del lavoro.

Per concludere, Cardini ha citato Confucio: «Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita». Forzano ha risposto che svegliandosi la mattina si sente un privilegiato e se è riuscito lui ad arrivare fin qui partendo dai filmini dei matrimoni (dove non veniva pagato), allora tutti possono farcela. Testimonianza, questa, che dimostra che una luce in fondo al tunnel c’è sempre e che a volte, basta perseguire il proprio obiettivo credendoci fino in fondo per raggiungerlo.

a cura di Alessia Sabetta

Tananai in concerto al teatro della concordia

Quando Tananai aveva detto sul palco di Sanremo che l’avremmo rivisto all’Eurovision, non pensavamo dicesse sul serio. Venerdì 13 maggio, non al PalaAlpitour – la location del contest – ma al Teatro della Concordia di Venaria si è tenuta in effetti la data torinese del cantante, il cui vero nome è Alberto Cotta Ramusino. E tra la semifinale e la finale di Eurovision, tantissime sono le persone che hanno trovato il tempo per riempire il teatro e assistere al concerto dell’ultimo classificato di Sanremo. Appena salito sul palco anche lui stesso ne sembra particolarmente sorpreso.

È la prima data del tour, ma Tananai non sembra troppo agitato: fin dal primo brano si muove sicuro sul palco, cantando e salutando gli spettatori. Tra una canzone e l’altra non perde l’occasione di chiacchierare e scherzare con il pubblico. Quando gli lanciano un reggiseno dal parterre è entusiasta, afferma che è la prima volta che gli accade. La scaletta prevede diversi brani dall’ultimo album Piccoli boati (2020), alternati con gli ultimi singoli pubblicati quest’anno come “Esagerata” e “Maleducazione”.

Credits: https://www.instagram.com/tananaimusica/

Arriva presto uno dei brani più attesi della serata, “Baby Goddamn”, singolo virale su TikTok nonché disco di platino. La gente balla e canta con Tananai che, elettrizzato, scende più volte tra il pubblico, a volte sporgendosi dalla transenna a volte scavalcandola direttamente e attraversando il teatro gremito. Verso metà serata spunta sul palco un enorme fungo giallo, la band scompare nelle quinte e Tananai si sposta alla console. Da quel momento ai brani cantati si alternano pezzi che ricordano l’inizio della sua carriera quando, sotto il nome di Not For Us, faceva il dj.

Momento centrale è stato quando il pubblico ha iniziato a chiamare l’ospite atteso da tutti i presenti: dopo la prima strofa di Tananai compare infatti  Rosa Chemical, vestito in completo bianco e sorpreso anch’egli dal calore con cui viene accolto. I due cantano “Comincia tu”, duetto sul celebre brano della Carrà presentato in anteprima durante la serata cover dell’ultimo festival di Sanremo. Tananai e il rapper di Alpignano hanno una buona chimica e senza difficoltà fanno ballare tutti i presenti.

Credits: https://www.instagram.com/tananaimusica/

Verso la conclusione del concerto Tananai canta  anche, naturalmente, “Sesso Occasionale”, brano che gli ha permesso di conquistare il venticinquesimo posto al Festival di Sanremo 2022.

Sicuramente Tananai non sarà un erede della nobile arte del bel canto, ma intrattiene e diverte come un valido performer, senza “tirare troppe stecche” (come lui stesso al contrario ha invece affermato più volte).

A cura di Isabella Ravera

Racconti dalla scena chierese: i Limeoni

È opinione diffusa che da un po’ di tempo a questa parte il rock sia un genere piuttosto bistrattato in Italia, eccezion fatta per i gruppi storici che entrano nella categoria degli artisti ritenuti intoccabili. Ai Limeoni (pronunciato “làimoni”) questo sembra però non importare, e “rock” è l’unico termine che può descrivere la loro anima musicale.

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