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Rock-ish Festival: la festa della musica rock a sPAZIO211

Il 30 giugno a sPAZIO211 è andato in scena il Rock-ish Festival, prima edizione del festival torinese dedicata al rock indipendente alternativo. Una rassegna organizzata dalla Pan Music Production che ha preso vita nei mesi precedenti, quando ad aprile e maggio si sono svolte le prime due serate. Date le temperature estive e la capienza raggiunta, i live si sono svolti questa volta nell’area open-air del locale, con un doppio palco che ha visto esibirsi otto band: i Nakhash, gli Zyp, i Domani Martina, i Cara Calma, I Boschi Bruciano, gli Atlante, The Unikorni e i Gomma.

La serata viene aperta dai Nakhash, la band astigiana capitanata dalla voce incisiva di Elisabetta Rosso. Il gruppo indie rock rompe il ghiaccio con un groove che fa ballare i presenti, in particolare durante i brani “Woody Allen” e “Ostriche e Whisky”.

I Nakhash (credit foto: Martina Caratozzolo)

Ad infiammare il main stage ci pensano successivamente gli zYp. Il loro sound sfocia nel blues, nella psichedelia e nello stone. I brani che si susseguono in scaletta sono principalmente quelli del loro ultimo album omonimo zYp, uscito nel 2021. L’atmosfera onirica, in linea con il tramonto che sta facendo capolino su Torino, viene smorzata dal sound distorto del nuovo singolo “Diamoci fuoco”.

Gli Zyp (credit foto: Martina Caratozzolo)

I Domani Martina sono il terzo gruppo della serata. La band diverte, si diverte e presenta il nuovo singolo “Simone”. L’energia di una base musicale ricca di chitarre e ritmicamente travolgente si contrappone ai testi a tratti malinconici. Memorabile il riff dell’intro di “Io non voglio” e l’energia contagiosa di “Prima o poi”.

I Domani Martina (credit foto: Martina Caratozzolo)

Subito dopo è il turno dei Cara Calma. La band bresciana presenta brani dell’ultimo album GOSSIP!, uscito lo scorso gennaio. La voglia di scatenarsi del pubblico viene soddisfatta dal gruppo, che accende il festival spingendo sui pedali, in particolare durante “VMDV” e “Balla sui tetti”. Spazio anche per il nuovo singolo “Valanga”.

I Cara Calma (credit foto: Martina Caratozzolo)

Il festival continua con I Boschi Bruciano. Il duo cuneese, composto dai fratelli Pietro e Vittorio Brero – rispettivamente voce e chitarra e batteria -, infiamma il live. I possenti colpi di batteria donano il groove necessario per scatenare il pogo, in particolare durante il brano “Fuoco”, che già solo dal titolo preannuncia l’energia generata. 

I Boschi Bruciano (credit foto: Martina Caratozzolo)

Successivamente è il turno degli Atlante. Il trio torinese porta live l’ultimo album paure/verità e si conferma come uno dei gruppi cardini della musica emergente torinese. La band travolge i presenti in un vortice di suoni, generando una dinamica in continuo movimento, a tratti impreziosita dai suoni del synth. La matrice rock unita ad una wave più elettronica viene apprezzata dagli spettatori che si scatenano sottopalco, mentre il cielo minaccia la tempesta con tuoni e lampi.

Gli Atlante (credit foto: Martina Caratozzolo)

La penultima band ad esibirsi è The Unikorni. Il duo grunge rock sfida il temporale e si esibisce sotto la battente pioggia. I presenti, coinvolti dai possenti riff di Fabrizio Pan (voce e chitarra della band e label manager Pan Music) e dai colpi di batteria di Giorgia Capatti, tengono il ritmo a furia di headbanging. Tra i brani proposti c’è “Tacchi a spillo”, il nuovo singolo del duo.

The Unikorni (credit foto: Martina Caratozzolo)

A chiudere le danze ci pensano i Gomma. La band casertana propone un post-punk cupo ed emotivo, impreziosito da testi con suggestioni cinematografiche e letterarie. La voce spettrale della cantante ricorda a tratti quella di Siouxsie Sioux. L’atmosfera sospesa, intervallata a momenti di pogo sfrenato, regala ai presenti il modo migliore per concludere la serata.

I Gomma (credit foto: Martina Caratozzolo)

Gli amanti della musica rock hanno trovato il festival ideale per godere di una serata fatta di musica e divertimento. Il Rock-ish Festival si presenta dunque come una novità della scena torinese che funziona e convince.

A cura di Martina Caratozzolo

Skunk anansie @ Flowers Festival con “Celebrating 25 Years” tour

Il 1° luglio si è tenuta l’ultima delle date italiane degli Skunk Anansie che, in occasione del tour celebrativo per i 25 anni di carriera, si sono esibiti al Parco della Certosa di Collegno per il Flowers Festival.

Ad aprire il concerto sono stati i Manitoba (duo fiorentino già conosciuto per la partecipazione a XFactor 2020) e r.y.f. (pseudonimo di Francesca Morello, cantautrice portavoce della comunità queer) che hanno iniziato a scaldare la serata in attesa dell’arrivo sul palco della band britannica.

Poi le luci stroboscopiche hanno tinto di rosso il palco, su cui si sono posizionati Cass Lewis (basso), Mark Richardson (batteria), Martin Kent (chitarra) ed Erika Footman (cori, tastiere e percussioni). I quattro hanno iniziato a suonare “Yes Is Fucking Political”. Sui primi accordi, che hanno mandato il pubblico in visibilio, è arrivata Skin con una giacca arancione, dei pantaloni di velluto neri e un copricapo che ricordava i capelli della Gorgone Medusa.

Skin con il suo copricapo e Martin Kent (foto di Alessia Sabetta)

Già dai primi secondi sul palco, Skin sembrava intenzionata a tuffarsi sulla folla, proposito rimasto tuttavia irrealizzato. Nonostante ciò, già sul secondo brano in scaletta, “Here I stand”, è riuscita con pochi gesti a incitare al pogo i fan, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione.

Dopo essere sparita giusto il tempo necessario per togliere l’ingombrante copricapo, Skin ritorna in scena sulle note di “Because of You”, per poi scendere dal palco su “I can Dream”, scavalcando le transenne e facendosi spazio tra la folla, incredula di averla accanto. Anche gli altri membri del gruppo – che si muovevano su una passerella montata appositamente sulla scena o si sporgevano sul bordo del palco, quasi a voler farsi osservare per bene – hanno saputo da subito creare una sinergia con il pubblico.

Foto di Alessia Sabetta

La scaletta prevedeva alcuni dei brani più famosi della band e il concerto è proseguito con ritmi serratissimi, senza particolari pause tra un brano e il successivo. Un momento estremamente toccante è stata l’introduzione del brano “Love Someone Else”, in cui Skin si è presa un momento per fare un discorso legato alla libertà degli esseri umani e al principio di uguaglianza, urlando diverse volte «My Body My Choice» (“Il mio corpo, la mia scelta”, celebre slogan nella lotta per il diritto all’aborto) prima di iniziare a cantare.

Al termine, dopo essere uscita di scena per qualche minuto, la band è riapparsa di fronte al pubblico, che non aveva alcuna intenzione di andare via. Nonostante la stanchezza e il caldo evidentemente accusati dai componenti, gli Skunk Anansie hanno continuato a cantare, esibendosi con alcuni dei brani più attesi tra cui le cover di “Higway to hell” degli AC/DC e “Best of You” dei Foo Fighters. 

La band saluta i fan (foto di Alessia Sabetta)

Si chiude così una serata che lascia l’adrenalina di un concerto hard rock, ma anche una nostalgia inspiegabile che sembra aver riportato tutti indietro nel tempo, agli anni ’90, quando la band dominava le scene. Complice forse anche il pubblico, composto per lo più da persone adulte (all’epoca poco più che ventenni), accorse per rivivere quei momenti.

a cura di Alessia Sabetta

Elisa live @ Stupinigi Sonic Park tra intimità e fulmini

Ci sono concerti e concerti: c’è chi propone uno show sofisticato rinunciando all’empatia e all’improvvisazione, e c’è chi invece sale sul palco, attacca a suonare e si connette col suo pubblico immediatamente. Elisa appartiene a quest’ultima categoria.

Elisa live al Sonic Park – foto di: Matteo Bosonetto

In un Parco di Stupinigi graziato da una piacevole brezza, i fan della cantautrice friulana hanno assistito a uno show caratterizzato dalla spontaneità della sua protagonista. Elisa alterna una precisione tecnica disarmante, sia negli arrangiamenti live della sua band che nella performance, a momenti di dialogo con il pubblico colmi di genuinità.

Lo show ha inizio alle 21:20 con una successione di brani tratti dall’ultimo album, Ritorno al futuro / Back to the Future:Let Me” apre le danze, e dopo un breve inciampo tecnico («Speriamo almeno non si alzi il vento» dice Elisa, alludendo al drammatico incidente della precedente tappa del tour a Bassano, dove il tetto del palco è crollato), seguono “Come sei veramente”, “Show’s Rollin” e “Palla al centro”, che vanta della partecipazione virtuale di Lorenzo Jovanotti. L’energia è già alle stelle, ma quando Elisa imbraccia la chitarra acustica lanciandosi in “Rainbow”, il concerto decolla ufficialmente.

Elisa e il chitarrista Andrea Rigonat – foto di: Matteo Bosonetto

Uno degli elementi di spicco dello spettacolo è il quintetto di coriste, un misto di talenti internazionali che hanno dato ai brani una spinta soul/gospel notevole. A loro si deve uno dei momenti più belli del concerto, durante il quale si avvicinano a fronte palco, sedendosi assieme ad Elisa su delle casse colorate, per esibirsi in un set di canzoni più intime, “Broken” fra tutte. Durante “Anche fragile” scappa qualche lacrima: «Si fa anche questo ai concerti. È fatto apposta» rassicura la cantautrice.

La seconda parte della serata è caratterizzata da un’imponente tempesta di lampi che si avvicina minacciosa al palco. Elisa la affronta col suo humor spontaneo: «Adesso suoniamo al doppio della velocità! No scherzo, ma almeno preghiamo». Quella che poteva essere una minaccia, però, ben presto si trasforma in un elemento in più ad accrescere un’atmosfera già elettrizzata. Le luci del palco si fondono assieme a quelle dei fulmini. L’effetto è molto suggestivo, e viene evidenziato anche da Elisa su Instagram, dopo il concerto: «Grazie per avermi fatto toccare il cielo stasera, per averlo toccato insieme a noi. Noi e i fulmini e l’acqua che non è scesa. È rimasta a giocare con le nuvole[…]»

Il pubblico e il palco di Elisa – foto di: Matteo Bosonetto

Tra le note di “A modo tuo”, dedicata a tutti i bambini presenti e al loro futuro, Elisa saluta Torino – un saluto un po’ frettoloso visto l’imminente pioggia, ma che soddisfa e riempie di gioia, grazie a una serata di grande musica e grande autenticità.

Immagine in evidenza: Matteo Bosonetto

A cura di Mattia Caporrella


Un concerto “Insuperabile”: Rkomi per il Flowers Festival

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Giovedì 30 giugno 2022 presso il Parco della Certosa Reale di Collegno si è tenuto il concerto di Rkomi all’interno del cartellone del Flowers Festival, organizzato da Hiroshima Mon Amour. Il cantante si era già fatto conoscere collaborando con artisti come Elodie, Elisa e Irama e partecipando nel 2022 al Festival di Sanremo.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

L’atmosfera è da subito concitata: ci sono maturandi che non vedono l’ora di festeggiare, giovani coppie, genitori con figli e anche qualche solitario che coglie l’occasione per fare nuove amicizie. I fan fremono e l’ansia dell’attesa è palpabile; più volte iniziano cori per chiamare l’artista sul palco: «Mirko! Mirko!» (nome di battesimo del cantante). Nel frattempo, come riscaldamento per il vero e proprio concerto, qualcuno inizia ad accennare i primi movimenti di testa e bacino con la musica che risuona dalle casse sul palco; i genitori cominciano a spruzzare i bambini con l’antizanzare e a prenderli sulle spalle.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Entra Rkomi sul palco – «Ciao Torino!» – e il pubblico smette di fare qualsiasi cosa, cominciando ad applaudire ed esultare. Si sollevano i primi cartelloni e le prime urla, i fan – principalmente di sesso femminile – sono in visibilio. Si apre il concerto e il cielo comincia a lampeggiare proprio mentre Rkomi solleva il microfono verso gli spettatori, che stanno cantando a squarciagola: per un attimo tutto sembra fermarsi e sono loro i protagonisti della serata. I bassi arrivano a vibrare dritti nel petto, aumentando l’adrenalina; nelle canzoni più romantiche scatta qualche bacio.

Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc
Rkomi @ Flowers Festival – Foto: Ramona Bustiuc

Si conclude con “Luna piena” e scendono le prime gocce di pioggia. Nessuno si ripara, sta per iniziare il pezzo successivo, ma basta una folata di vento – che di lì a presto diventerà bufera – per fare cambiare idea alle 4000 persone che si trovano di fronte al palco; in un attimo Rkomi e i suoi musicisti capiscono che non possono continuare. «Ci rivedremo presto» comunica tristemente sui social, e per i fan questa sarà un’avventura da raccontare.

A cura di Chiara Vecchiato

N.B. Per venire incontro al pubblico di Rkomi, (che ha potuto godere soltanto di un concerto a metà) il Flowers Festival ha deciso di far valere il biglietto dello stesso concerto (in formato digitale o cartaceo) per uno dei seguenti spettacoli:

5/07: Carmen Consoli/Casadilego
6/07: Gemitaiz
7/07: Manuel Agnelli
10/07: Ernia
11/07: Noyz Narcos/Rancore/Gemello/Rico Mendossa
13/07: Margherita Vicario/Ditonellapiaga/Caffellatte
14/07: Yann Tiersen
15/07: Eugenio in Via di Gioia/Rovere
16/07: Ariete

MITO Settembre Musica: presentata la sedicesima edizione del festival

Nella mattinata del 29 giugno è stata presentata al Museo della Radio e della Televisione Rai di Torino e in contemporanea agli studi Rai di Milano la sedicesima edizione di MITO Settembre Musica, che si terrà dal 5 al 24 settembre 2022. A presentare la programmazione i sindaci delle due città Stefano Lo Russo e Giuseppe Sala, i rispettivi assessori alla cultura Rosanna Purchia e Tommaso Sacchi, il direttore artistico Nicola Campogrande e la presidente Anna Gastel.

Durante la conferenza stampa si è data grande rilevanza al tema dell’edizione di quest’anno: la luce, una metafora per uscire dal buio della pandemia, una ripartenza per la musica e la cultura simboleggiata dal ritorno delle grandi orchestre, grandi assenti nelle ultime due edizioni a causa delle restrizioni sanitarie.

Il festival, in partnership con Intesa Sanpaolo, guarda al futuro e all’Europa. Il desiderio degli organizzatori, infatti, è di uscire dai confini italiani realizzando un collegamento con Lione; possibilità che verrà discussa nei prossimi mesi.

La Philarmonia Orchestra aprirà il festival con lo spettacolo Luci Immaginarie [credits: Mark Allan]

L’evento sarà inaugurato dalla Philarmonia Orchestra diretta da John Axelrod all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto e darà il via a due settimane in cui il pubblico potrà godere di composizioni eseguite per la prima volta dal vivo in Italia, nonché di contenuti eseguiti appositamente per il festival; ci saranno inoltre eventi dedicati ai più piccoli che godranno della partecipazione di Elio nelle vesti di voce recitante. Non mancheranno certo recital pianistici del grande repertorio svolti in location intime e che permetteranno di riscoprire le composizioni di artisti come Bach, Debussy, Čajkovskij, Chopin e Beethoven. Non meno importanti saranno i due appuntamenti in cui il Meta4 Quartet porterà in scena la storia e l’evoluzione del quartetto d’archi.

MITO Settembre Musica 2022 porterà a Torino anche il pianista Ivo Pogorelich che sentiremo nello spettacolo Luci Erranti, il tenore Ian Bostridge che proporrà Les Illuminations op. 18 di Benjamin Britten e Barbara Hannigan che nel concerto Luci Celesti ricoprirà il ruolo di direttrice d’orchestra e soprano. La chiusura del festival è invece affidata alla Mahler Chamber Orchestra e al pianista Leif Ove Andsnes, che omaggeranno Mozart con lo spettacolo Cristalli.

Pogorelich suonerà composizioni di Ravel, Mozart, Chopin e Schumann [credits: Pierre-Anthony Allard]

Tra i concerti più curiosi segnaliamo Luce Viola che vedrà come protagonista e solista la viola, Luci Bestiali dedicato ad Il carnevale degli animali di Camille Saint – Saëns e Animalia di Carlo Boccadoro, nuovissima opera inedita. Da non perdere l’evento organizzato per festeggiare i duecento anni di indipendenza del Brasile intitolato Luci Brasiliane, occasione in cui suoneranno la Neojiba Orchestra e la pianista Maria João Pires.

Sarà possibile seguire l’evento grazie alla cronaca di Rai Radio 3 e ad uno speciale che andrà in onda su Rai 5. Per maggiori informazioni sul festival, sui diversi appuntamenti e sulle sedi in cui si svolgeranno i concerti è possibile consultare il sito di MITO Settembre Musica: https://www.mitosettembremusica.it/it/programma/calendario/torino/2022.

Immagine in evidenza: Gianluca Platania

A cura di Giulia Barge

BECK LIVE ALL’ANFITEATRO DEL VITTORIALE DI GARDONE RIVIERA.

Domenica 26 giugno 2022, ore 20: il sole splende sulla sponda bresciana del Lago di Garda. Gli edifici, le vie e le piazze che caratterizzano il Vittoriale degli Italiani sembrano una cartolina ritagliata da un film di Federico Fellini; molte ragazze indossano lunghi vestiti a fiori, i bambini giocano nel piazzale mentre si attende l’apertura dei cancelli che conducono all’Anfiteatro per la nuova edizione della rassegna musicale Tener-a-mente.

Foto: Eleonora Iamonte

A completare questo dipinto apollineo e paradisiaco è l’entrata in scena di Beck  poco dopo le 21:40. Il cantautore statunitense appare in vesti quasi angeliche, indossando un completo bianco; nuvole di fumo gialle e blu lo avvolgono mentre canta e suona la chitarra acustica. 

Dopo aver eseguito i primi brani in versione solista, arriva una brusca interruzione: la band sale sul palco, le luci diventano psichedeliche; restare seduti è davvero una sfida e la maggior parte del pubblico in platea si alza in piedi per ballare. Il giardino dell’Eden sembra ora essersi trasformato in una discoteca a cielo aperto: per gli amanti del groove e dei ritmi avvolgenti il vero paradiso inizia ora.

Foto: Eleonora Iamonte

Beck dà vita ad un concerto che ripercorre i suoi quasi trent’anni di carriera presentando alcuni dei suoi primi successi come “Loser”, ma anche brani freschi di pubblicazione come “Take it Back”, realizzato con l’artista Jawny (pseudonimo di Jacob Lee-Nicholas Sullenger). 

L’esperienza sonora strizza l’occhio al funk, all’indie-rock, all’hip hop, al grunge, al pop e all’R&B, muovendosi tra l’acustico e l’elettronico. La voce calda e inconfondibile di Beck, avvolta in una spiccata quantità di riverbero, riesce a fondersi alla perfezione con le armonie vocali presenti nei campioni sonori diventando la firma definitiva dell’autore, riconoscibile in ogni brano. 

Foto: Eleonora Iamonte

Il clima che si respira all’interno dell’Anfiteatro – che ha una capienza massima di circa 1500 persone – è familiare e informale: Hansen parla al pubblico, chiede amichevolmente ad una signora di avvicinarsi agitando davanti a lui il suo ventaglio per riprendersi dal caldo.

L’evento si chiude alle 23:20 circa, con il vociare malinconico degli spettatori che richiamano sul palco il cantante; Beck torna in scena per un’ultima canzone, eseguita solo con voce a cappella e armonica.

A cura di Eleonora Iamonte

John Frusciante is back: il live dei Red Hot Chili Peppers al Firenze Rocks

I biglietti per il live dei Red Hot Chili Peppers al Firenze Rocks erano stati messi in vendita a novembre 2019. All’epoca il chitarrista della band californiana era Josh Klinghoffer; tuttavia, un annuncio del 15 dicembre dello stesso anno ha rivoluzionato tutto: John Frusciante è tornato nel gruppo che aveva lasciato, per la seconda volta, nel 2009. È bastato questo per far breccia nel cuore dei fan e per rendere ancora più speciale l’attesa di un concerto sold out e più volte rimandato per via della pandemia.

Il 18 giugno è servito del coraggio ai fan per riversarsi nella rovente Visarno Arena fin dalle prime ore del pomeriggio. Il pubblico che affolla la venue è eterogeneo, dall’adulto che segue il gruppo dagli albori degli anni Ottanta al ragazzino che ha scoperto il loro funk rock tramite Spotify. Ciò che li accomuna, però, è la passione e l’emozione per il ritorno dal vivo della formazione classica, quella che è stata la mente di due pietre miliari del rock come Blood Sugar Sex Magic e Californication.

Nell’attesa del concerto, ad intrattenere il pubblico ci hanno pensato quattro artisti: su tutti NAS, la leggenda dell’hip hop mondiale. Prima di lui si sono esibiti anche il rapper italiano Tedua – che ha fatto storcere il naso ad un pubblico troppo rockettaro per il genere proposto dall’artista -, la popstar californiana Remi Wolf e la band bolognese Savana Funk, il cui chitarrista di stampo hendrixiano ha invece entusiasmato i presenti.

Alle 21:30 le luci si spengono: il momento tanto atteso è giunto. A dare il via c’è la jam strumentale di Frusciante e Flea, che dimostrano di non aver perso la complicità di un tempo. La loro improvvisazione dà inizio a “Can’t Stop”, che apre le danze facendo scatenare la folla. Il tuffo nel passato continua con “Dani California” e “Charlie” per poi passare ad alcuni brani di Unlimited Love, il nuovo album della band uscito lo scorso aprile. Tuttavia, la loro intenzione è chiara: celebrare il repertorio della loro carriera, più che promuovere il loro ultimo lavoro (in scaletta vi erano infatti solamente cinque brani tratti da esso).

I Red Hot sul palco del Firenze Rocks (credit foto: Gabriele Ferrara)

Il tempo scorre a ritmo di slapping, funk e jam session improvvisate. L’emozione del pubblico è palpabile: il coro dei 65mila presenti è così forte da sembrare una sola voce. I Red Hot sorprendono e si divertono sul palco: Flea appare instancabile correndo da una parte all’altra; Kiedis sembra rivitalizzato dalla presenza di Frusciante, il quale si lascia andare a riff ed assoli intramontabili e dulcis in fundo Chad Smith, che nonostante possa apparire nascosto tra la batteria e il gong, è un instancabile fonte di groove e ritmo.

Il caldo patito durante la giornata lascia spazio all’adrenalina e al pogo. I presenti si scatenano infatti durante “Nobody Weird Like Me” e “Give It Away”, perdendo ogni inibizione e lasciandosi totalmente sopraffare dalla musica. La Visarno Arena riprende fiato solamente durante l’intro-medley di “Californication”, un momento intimo tra chitarrista e bassista, che ricorda ai fan quello dello Slane Castle del 2003, che hanno visto e rivisto su Youtube.

L’encore è composto da “By the Way, il brano con cui si conclude il concerto. Flea torna sul palco camminando sulle mani in verticale e Frusciante appoggia la testa sulla spalla di Kiedis una volta suonata l’ultima nota. L’alchimia tra la band è tornata, così come l’entusiasmo del pubblico nel rivedere la band dopo anni di attesa.

Gli applausi del pubblico a fine concerto (credit foto: Martina Caratozzolo)

Uniche pecche: la scaletta decisamente corta (solamente 16 brani) e l’assenza del brano simbolo Under the Bridge“. Tuttavia, siamo sicuri che una volta sul cammino di casa i fan siano tornati sognanti dall’ora e mezza di live vissuta, perché questa volta John Frusciante è tornato davvero.

A cura di Martina Caratozzolo

(credit immagine in evidenza: © Andrea Ripamonti)

Un quartetto jazz in mille luoghi: il Buster Williams Quartet per il Torino Jazz Festival

Il 16 giugno 2022 si è tenuto, presso le Officine Grandi Riparazioni, il concerto dal titolo “Something more”, per il Torino Jazz Festival; a suonare era il Buster Williams Quartet, con Buster Williams (contrabbasso) alla guida del gruppo composto da Steve Wilson (sassofono alto e tenore), George Colligan (pianoforte) e Lenny White (batteria). Due figure centrali, quelle di Williams e White, che per tutto il concerto hanno intrattenuto il pubblico modulando il ritmo musicale a seconda delle emozioni che volevano suscitare in quel momento, o che forse loro stessi stavano provando.   

Foto: Chiara Vecchiato

Dopo le presentazioni, i musicisti iniziano a suonare, portando sin da subito una ventata di freschezza e leggera allegria. Una tranquillità che durerà per poco: in un attimo, infatti, si viene trasportati all’interno della complicità del quartetto e tra uno scambio di sorrisi e l’altro, ci si sente pervasi dalla voglia di alzarsi e ballare su quelle note vivaci. Qualcuno si limita a dondolare il piede o scuotere leggermente la testa, qualcun altro non si osa ma vorrebbe. Già al termine del primo brano il pubblico si sbilancia in un grande applauso. 

Una brevissima pausa, il tempo di un respiro, e si ricomincia. Un’atmosfera nuova, sembra di stare tra le nuvole: tutto diventa effimero, sfuggente. Gli effetti scenografici, con un’illuminazione dietro ai musicisti e il fumo sul palco, dà allo spettatore l’impressione di essere avvolto in uno spazio indefinito, ma presto tutto viene rovesciato e il brano si carica di vivacità; batterista e pianista si danno uno sguardo d’intesa  facendosi trasportare dalla linea melodica del contrabbasso: Colligan si anima e sembra ballare con le dita sul pianoforte, mentre White accenna sorrisi, agita testa e busto. Wilson – quando non suona – riprende fiato chiudendo gli occhi, rapito lui stesso dall’emozione. Williams rimane al centro, immobile, accarezzando le corde del contrabbasso con le dita segnate dalla sua lunga storia, una carriera che lo ha visto comparire in dischi storici di Herbie Hancock, Art Blakey, Herbie Mann, McCoy Tyner, Dexter Gordon, Roy Ayers, o come sensibile accompagnatore di voci quali Bobby McFerrin, Sarah Vaughan, Nancy Wilson e Betty Carter.

Il tempo corre e poco dopo non siamo più sulle nuvole o in un raffinato locale di New York a bere un Dirty Martini, l’impressione è quella di assistere all’inizio di un concerto rock o di essere su una spiaggia a osservare le onde del mare agitarsi e poi trovare pace. Ciò che si ascolterà ad un concerto jazz non è mai scontato, così come le emozioni che quella serata lascerà, perché come recita la scritta sugli schermi all’interno della Sala Fucine: «Il jazz è ordinato? Un brano ha un inizio e una fine. Nel mezzo è imprevedibile». 

    A cura di Chiara Vecchiato

Take care, take care, take care: la musica torinese in festa per il Sermig

Domenica 12 giugno. L’estate, alle porte della Falchera, viene inaugurata con una fervida serata all’insegna della musica, ospiti ben quattro complessi torinesi. Al Barrio va in scena Take care, take care, take care, un vero e proprio festival di beneficenza di ispirazione post-rock, i cui proventi sono stati destinati per intero al Sermig di Torino. L’atmosfera calza a pennello con le alte temperature: i musicisti, già conosciuti e ben affermati nel panorama cittadino, accendono un pubblico di età abbastanza variegata, tutt’uno nella voglia di divertirsi e godere dell’evento all’interno del locale.

Narratore Urbano sul palco del Barrio. All credits: Martina Caratozzolo

Intorno alle 21 apre le danze il Narratore Urbano, lasciando da subito la sua impronta personale, indicata con la calzante definizione di cantautorap. La poderosa carica del suo gruppo – assolutamente da segnalare la base ritmica – sposa testi densi e graffianti, tra immagini tenere dal fondo amaro (come in “Granchietti”) e la schietta denuncia sociale di “Sei, in un paese meraviglioso”. Una voce che urla al mondo, ottima tenuta di palco, presenti scatenati.

Post-Kruger.

Subito dopo è il turno dei Post-Kruger, che nell’affiatamento generale raccolgono il testimone con grande grinta. Le sonorità, spesso vagamente elettroniche, si snodano attraverso riff incisivi: dal tiro ribollente di “Kintsugi”, singolo fresco di uscita che mette voglia di saltare a tempo, all’accattivante passo di “Acufene”, un rock ricco di sfumature eterogenee valorizza testi impregnati di immagini oniriche, a volte crude, e una voce che non ha paura di osare su registri alti.

Gli Alberi.

Gli Alberi sono il terzo gruppo della serata. La voce femminile, delicata e melodica, e la controparte maschile, potente e a tratti abrasiva nel suo growl, la fanno da padrone. Sono pezzi che, pur sviluppando la traccia post-rock con interessanti tematiche ambientali, si addentrano volentieri in meandri dal sapore metal: non per nulla il nome del loro progetto venturo sarà Now Heavier. Pubblico sospeso tra l’incanto e il pogo sfrenato, colto inoltre di sorpresa da un featuring con lo stesso Narratore Urbano.

CIJAN.

A chiudere l’evento sono i CIJAN. Il loro repertorio forse meglio ricalca l’accezione più dura e pura del genere portante, combinata con elementi di forte originalità sonora e compositiva. Spazio limitato per le voci, sapiente cocktail di momenti immersivi e saturazioni strumentali: la scena la tiene quasi tutta la musica. Degni di nota “Mercurial” e “Homecoming”, tanto per citarne un paio. L’atmosfera di un sogno ad occhi aperti regala ai presenti il miglior modo di concludere una serata ben organizzata e con musica di alto livello.

Impossibile, dulcis in fundo, non citare Giovanni Bersani, organizzatore della serata e denominatore comune di tutte e quattro le band. Il polistrumentista si destreggia magistralmente tra tastiere, percussioni e chitarre: un eclettico tuttofare, capace di suonare praticamente senza soluzione di continuità per tutta la durata dell’evento. Una serata di quelle che verranno ricordate a lungo sulla scena di Torino.

A cura di Carlo Cerrato

REGIO OPERA FESTIVAL 2022: il teatro dà appuntamento su Tinder

Mercoledì 1° giugno preso l’Aula Magna di Palazzo dell’Arsenale si è tenuta la conferenza stampa per la presentazione del Regio Opera Festival 2022. In questa seconda edizione, che prevede opere, concerti e balletti dal 7 giugno al 17 settembre, si riconferma come location l’imponente cortile di Palazzo dell’Arsenale, sede del Comando per la formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino.

I partecipanti alla conferenza [credit: pagina Facebook Teatro Regio Torino]

«Un modo diverso di andare a spettacolo e fare di questo festival un evento popolare», questo il leitmotiv di coloro che sono intervenuti durante la conferenza stampa per dare voce a questa edizione del Regio
Opera Festival. Un’edizione ricca di novità e particolarmente orientata verso i giovani.

La grande innovazione di questa stagione consiste nella campagna digitale in collaborazione con IED – Istituto Europeo di Design, al fine di riuscire a coinvolgere anche i Millennialse la Generazione Z. Il Regio Opera Festival sarà presente, oltre che sui social media tradizionali come Facebook e Instagram, anche su Tinder. Ebbene sì, sono stati aperti dei veri e propri profili per i principali protagonisti delle opere sulla nota app di dating – Carmen, Turiddu, Tosca etc. – con cui gli utenti della piattaforma potranno interagire e chattare avvicinandosi al mondo dell’opera lirica e del balletto in un modo nuovo. L’intento è quello di uscire dagli schemi per incontrare il linguaggio contemporaneo dei giovani, invogliandoli a scoprire una realtà che spesso percepiscono come inaccessibile (link al video presentazione campagna digitale https://youtu.be/sRjM-06jSV0).

Profilo Tinder di Turiddu [credits: pagina Facebook Teatro Regio Torino]

L’intuizione di portare la musica nel cortile di Palazzo dell’Arsenale nasce, come sottolinea il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo, dalla volontà di rendere la musica un veicolo per la promozione del territorio. Dopo i ringraziamenti al Generale di Divisione Marco D’Ubaldi per la collaborazione, il primo cittadino afferma che la vocazione del Regio Opera Festival è portare i torinesi a vivere al meglio gli spazi della città, sull’onda di esperienze pregresse come Regio metropolitano ed Eurovision Village.

Il cortile di Palazzo dell’Arsenale [credit: foto ufficiali Regio Opera Festival]

Una grande platea all’aperto pronta a ritrovare una relazione con il pubblico, spiega il Sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin, insistendo sull’idea di un festival popolare che avvicini giovani e tutti
coloro che non hanno mai vissuto l’esperienza del Regio. Popolare nei prezzi – dalla vendita delle card a prezzi ridotti, agli ingressi per under 30 particolarmente convenienti – e popolare anche nelle scelte del repertorio.

A tal proposito a prendere la parola è il Direttore Artistico Sebastian F. Schwarz, il quale ha presentato il programma composto da ventuno appuntamenti di vario tipo ed un repertorio di opera lirica che si muove
nell’arco di cinquant’anni: in ordine di esecuzione Cavalleria Rusticana di Mascagni (7-9-11 giugno), Carmen di Bizet (21-23-26 giugno), Tosca di Puccini (5-7-10 luglio) e Don Checco di De Gioiosa (26-28- 30 luglio).

Non ci resta che fare match e goderci la stagione estiva.

A cura di Alessandra Mariani