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Sanremo 2022 – Le pagelle della serata cover

Attesa più dell’elezione del Presidente della Repubblica, la serata delle cover al 72° Festival di Sanremo è finalmente arrivata, tra piacevoli sorprese e dolorosissime conferme.

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Sanremo 2022 – Le pagelle della seconda serata

Fra sketch comici che non fanno ridere, monologhi infiniti, ritardi e cambiamenti in scaletta, anche la seconda serata di questo Sanremo 2022 è andata – per fortuna, aggiungerei -.

Sangiovanni – “Farfalle”
Sangiovanni, ovvero un confetto rosa che spunta direttamente dall’era house degli anni ‘80 per aggiungere un po’ di auto tune a questo festival – giusto perché non bastava -. Se “Malibu” non vi è bastata, preparatevi a sentirlo in radio anche quest’estate.
Voto: 24/30

Giovanni Truppi – “Tuo padre, mia madre, Lucia”
Giovanni Truppi si presenta con un look degno delle migliori spiagge di Sanremo e canta anche come se fosse ad uno dei migliori falò delle spiagge di Sanremo. Testo bellissimo, performance dimenticabile.
Voto: Camp Rock/30

Le vibrazioni – “Tantissimo”
Caro Sarcina, è proprio vero, fa male tantissimo questa canzone, perchè non c’è proprio verso che azzecchi una nota. Forse è tempo di prendere in considerazione la pensione e di lasciare il palco a chi stona un po’ meno.
Voto: anche basta/30

Emma – “Ogni volta è così”
Un ritorno sul palco dell’Ariston un po’ sottotono per Emma: è ormai chiaro che questo Sanremo se lo stiano contendendo Dardust e Mahmood, dato il loro coinvolgimento in quasi tutti i brani in gara. E si vede.
Voto: 23/30

Matteo Romano – “Virale”
Un Matteo Romano emozionantissimo alla sua prima apparizione davvero importante, che sorprende piacevolmente. C’è un buon margine di miglioramento.
Voto: 23/30

Iva Zanicchi – “Voglio Amarti”
Iva Zanicchi torna a Sanremo cercando di rimpiazzare la sensuale performance di Orietta Berti dello scorso anno, ma con scarsi risultati. +1 CFU per l’esibizione senza autotune.
Voto: 20/30

Ditonellapiaga e Rettore – “Chimica”
Un’accoppiata interessante su un pezzo ancora più interessante, che fa ballare dall’inizio alla fine, con un ritornello che sembra non uscirti più dalla testa. Divertente e leggero.
Voto: 27/30

Elisa – “O forse sei tu”
Elisa ritorna a Sanremo dopo 21 anni e lo fa col botto, garantendosi il podio di questa edizione grazie a una canzone lieve, sublime, perfettamente in linea con lo stile del Festival. Approvatissima.
Voto: 28/30

Fabrizio Moro – “Sei tu”
Sì, sei tu, proprio tu, Fabrizio Moro, che hai deciso di plagiare “Che sia benedetta” di Fiorella Mannoia. E non posso perdonartelo.
Voto: premio originalità/30

Tananai – “Sesso occasionale”
Tananai decide di debuttare sul palco di Sanremo con un tributo alle sigle dei cartoni animati di Cristina d’Avena, ma meno intonato. Il “Sesso e ibuprofene” urlato di Aiello di Sanremo 71 però non si batte.
Voto: premio nostalgia/30

Irama – “Ovunque sarai”
Irama decide di omaggiare tutti i nonni d’Italia indossando un centrino, poi cerca di vincere facile con una canzone in perfetto stile Disney. Ottime doti vocali sprecate su un brano mediocre.
Voto: 22/30

Aka7even – “Perfetta così”
Aka7even tira fuori il completo più anonimo dal suo armadio per regalarci una hit estiva da boyband del 2010 – chi vuole intendere intenda -. Carina, ma dimenticabile.
Voto: 22/30

Highsnob e Hu – “Abbi cura di te”
I Coma Cose incontrano Brunori Sas per tirare fuori qualcosa di interessante verso il finire della serata. Bonus per Hu che reclama i fiori anche per il suo collega.
Voto: 25/30

A cura di Ramona Bustiuc

Sanremo 2022 – Le pagelle della prima serata

La rinascita dopo la pandemia, i balletti di TikTok, la retorica un po’ anni ‘80 della canzone ballabile che nasconde un testo impegnato: così si presenta la 72° edizione del Festival di Sanremo. La conduzione artistica di Amadeus, che persevera e ci riprova per la terza volta, tenta di accontentare nonni e nipoti, tra vaghi ricordi di Dalla e autotune. 

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BLACK MIDI @TODAYS FESTIVAL

Tornare a un concerto dopo più di un anno e mezzo è stata un’esperienza quasi surreale, ma norme anti-Covid e posti a sedere a parte è stato un ritorno a una semi-normalità quasi necessario. E quale miglior modo per tornare alla musica dal vivo se non coi black midi, freschi del secondo album che li ha confermati come uno dei più interessanti gruppi rock degli ultimi 2-3 anni?

Foto: TODAYS Festival

TODAYS Festival, tenutosi allo Spazio 211 dal 26 al 29 agosto, è arrivato alla sesta edizione e quest’anno tra gli artisti vantava nomi come Andrea Laszlo De Simone, I Hate My Village, black midi, Iosonouncane, The Comet Is Coming, Motta e Shame, giusto per citarne alcuni. La serata di venerdì 26 è iniziata con gli I Hate My Village, con un concerto davvero coinvolgente che sicuramente è servito a dare un bel mood alla serata, facendo tornare a provare emozioni ormai dimenticate da mesi e mesi.

Dopo un’intro fatta di feedback e basso distorto i black midi sono partiti in quarta con “953” e “Near DT, MI”, brani del primo album che sono stati suonati con così tanta energia da non far notare la mancanza del secondo chitarrista (attualmente in pausa dal gruppo per motivi personali). Lo stesso discorso vale per quelli dell’ultimo album, Cavalcade, come “John L” o “Slow”, eseguiti senza il reparto di fiati presente nel disco ma comunque di grande impatto. Notevoli inoltre gli inediti come “Sugar/Tzu” e i brani suonati alla chitarra acustica, che insieme alle varie jam, sono stati l’ennesima prova della creatività e delle capacità tecniche del gruppo, fra cui sicuramente spicca quella del batterista Morgan Simpson.

Foto: TODAYS Festival

Davvero uno show impressionante, suonato tutto d’un fiato senza pause o interazioni col pubblico, ma non sono mancati momenti ironici inseriti qua e là subdolamente nei brani, ai quali il gruppo ci ha già abituati in passato (Greep ha suonato il riff di “Sweet Child O’ Mine” durante la prima canzone). Una setlist quasi perfetta se non per la mancanza di “bmbmbm”, brano ormai diventato iconico tra i fan del gruppo.

Come accennato già prima, è stato fantastico poter tornare a un concerto, anche stare in coda al bar non mi è dispiaciuto, tuttavia è un periodo pieno di incertezze e non ci resta che sperare che le cose migliorino il prima possibile, perché vivere uno show del genere pogando a pochi metri dal palco e guardarlo da seduti purtroppo sono due cose diverse.



Sanremo 2021 – PAGELLE FINALI

È uno strano Sanremo questo. E no, non solo per l’auto parodia di Ibrahimovic che imita sé stesso e riesce comunque ad intrattenere più di Fiorello, e nemmeno perché è dovuta arrivare Francesca Michielin a ricordarci che siamo nel 2021, così de botto. È uno strano Sanremo perché manca qualcosa. Mancano gli abbracci, manca il red carpet, manca il pubblico. Anche se di quest’ultima assenza non si è accorto nessuno, dato l’innato brio da pomeriggio in bocciofila che caratterizza da sempre la platea dell’Ariston. E ora che la settimana santa sta per volgere al termine, si tirano le somme di questo quantomeno anomalo 71° Festival della canzone italiana. Sempre nel nome delle tre A: Amore, Amadeus, Achille Lauro.

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Le pagelle di sanremo 2021 – seconda serata

E anche la seconda serata del 71esimo Festival di Sanremo si è conclusa, dando spazio alle esibizioni degli ultimi 12 concorrenti di quest’edizione. Anche Irama – che inizialmente era stato escluso a causa di un tampone molecolare positivo appartenente a un membro del suo staff – è riuscito a prendere parte alla gara, anche se non totalmente dal vivo.

Vediamo dunque le pagelle di questa seconda parte del Festival, presentate sempre in ordine di esibizione:

Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato”
Orietta Berti torna alla carica con un abito sberluccicante e una canzone dal testo fra l’erotico e il cringe, con una linea melodica nello stile de “Il Volo”.
Voto: Premio del cuore/30

Bugo – “E invece sì”
Con un’intonazione degna di qualcuno a cui è stato appena tranciato un dito senza anestesia e un ciuffo in stile Justin Bieber nel 2013, Bugo decide di plagiare Battisti prolungando la nostra sofferenza all’infinito.
Voto: Andava meglio l’anno scorso/30

Gaia – “Cuore Amaro”
Pezzo radiofonico con un ritornello dal ritmo reggaeton, già pronto per scalare le classifiche. Carina, ma mi aspettavo di più.
Voto: 22/30

Lo Stato Sociale – “Combat Pop”
Qualche anno fa cantavano di passare una vita in vacanza, eppure non hanno rispettato l’impegno. Quindi ecco un tentativo di musica demenziale andato male. Malissimo.
Voto: 19/30

La Rappresentante di Lista – “Amare”
Discretamente bene, anche se l’originalità chiaramente non è una prerogativa di questa edizione del Festival.
Voto: 23/30

Malika Ayane – “Ti piaci così”
Tedio interminabile contornato da brillantini.
Voto: 18/30

Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti”
Canzone impeccabilmente sanremese ed orecchiabile, interpretata in modo ottimo. Top 7 assicurata.
Voto: 24/30

Extraliscio con Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti – “Bianca Luce Nera”
Dopo oltre 60 anni, il ritmo dell’habanera torna a Sanremo più forte che mai. Evitabile tanto quanto il trio Cinquetti – Leali – Bella.
Voto: 21/30

Random – “Torno a te”
Caro Random, mi stai simpatico, sei giovane e ti voglio bene. Ma avresti dovuto prendere qualche lezione di canto in più. Forse più che qualcuna.
Provaci ancora Sam/30

Fulminacci – “Santa Marinella”
Piacevole, non si è snaturato, sicuramente una gioia in mezzo al mortorio di questa sera.
Voto: 25/30

Willie Peyote – “Mai dire mai (la locura)”
Come ogni anno è necessaria la presenza di una canzone con una critica sociale. Questa volta tocca a Willie Peyote, che riesce a portare a termine il compito in maniera abbastanza originale – ma non troppo -.
Voto: 26/30

Gio Evan – “Arnica”
Gio Evan ci prova con una canzone a metà fra un plagio a Simone Cristicchi e uno a Fabrizio Moro. Ovviamente non risulta credibile in nessuno dei due casi.
Voto: “Scrittore e poeta, cantautore, umorista e performer ma lui non lo sa e vola lo stesso”/30

Irama – “La genesi del tuo colore”
Uno dei pochissimi pezzi che sembrano dare una parvenza di vita a questo Sanremo piuttosto lagnoso. Il bridge è molto figo.
Voto: 26/30

A cura di Ramona Bustiuc

LE PAGELLE DI SANREMO 2021 – Prima Serata

Fra una regia con spasmi e stacchetti discutibili – ad eccezione ovviamente di Achille Lauro – ecco le pagelle della prima serata della 71esima edizione del Festival di Sanremo secondo Clarissa e Ramona!

In ordine di esibizione:

Arisa – “Potevi fare di più”
Canzone tipica sanremese, praticamente un remake di “La notte”. C’è tanto potenziale sprecato.
Voto: 24/30

Colapesce Dimartino – “Musica Leggerissima”
TheGiornalisti con vibes di un agosto degli anni ’70. Molto radiofonica, sicuramente la sentiremo spesso.
Voto: 25/30

Aiello – “Ora”
Un vago inizio alla Call Me Maybe con un crescendo che culmina in un ictus. Mi aspettavo di meglio, ma sicuramente andrà migliorando con l’ascolto.
Voto: ?/30

Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome”
Un Fedez emozionatissimo e una Francesca Michielin splendida. Una combo già provata e approvata in passato, ma che in questo caso non esplode.
Voto: 23/30

Max Gazzè e la Trifluoperazina Monstery Band – “Il Farmacista”
Max Gazzè plagia sé stesso con un look fra Noè e Nostradamus. Un po’ deludente.
Voto: 20/30

Noemi – “Glicine”
Dimenticabile non solo all’interno del panorama sanremese, ma anche in quello della musica italiana nella sua totalità. Non c’è evoluzione.
Voto: 18/30

Madame – “Voce”
È da apprezzare il fatto che non si sia snaturata più di tanto. Si è tenuta su un territorio sicuro, che è riuscita a valorizzarla abbastanza bene. Anche qui un buon potenziale piuttosto sprecato.
Voto: 24/30

Maneskin – “Zitti e buoni”
In assenza di Piero Pelù, ci hanno pensato i Maneskin a fare brutto con i distorsori e qualche parolaccia perché sì siamo sul palco dell’Ariston, ma siamo anche giovani e ribelli.
Voto: 25/30

Ghemon – “Momento perfetto”
Cugino anni ’70 di Colapesce e Dimartino, per fortuna più per il look che per la canzone. Il sound r’n’b veste bene la vocalità di Ghemon, che naviga in acque tranquille.
Voto: 26/30

Coma_Cose – “Fiamme negli occhi”
Aleggia il fantasma di Thom Yorke nelle melodie di un brano in cui i Coma_Cose non perdono il loro stile, pur confezionando una hit sanremese e radiofonica a tutti gli effetti.
Voto: 28/30

Annalisa – “Dieci”
Difficile immaginare qualcosa di più anonimo e scialbo. Più che dimenticabile.
Voto: 18/30

Francesco Renga – “Quando trovo te”
Anche quando Le Vibrazioni non sono in gara a Sanremo, in qualche modo ci sono lo stesso. Per l’occasione, coi capelli ricci.
Voto: ma basta/30

Fasma – “Parlami”
Non basta usare l’autotune a manetta per essere giovane e fare la trap. Ma Fasma ci crede e sforna una discreta canzoncina da teenager innamorato.
Voto: Tik Tok/30

https://youtu.be/MJhkALvLs0s

A cura di Clarissa Missarelli e Ramona Bustiuc

Moncalieri Jazz Festival 2020 Vive!

La XXIII edizione in live streaming

Con una proiezione del logo in Piazza Caduti per la Libertà, al grido di «Moncalieri Jazz 2020 Vive!!» si annuncia che quest’anno, nonostante tutto, la XXIII edizione del Festival si farà. In questo momento difficile in cui tante rassegne artistiche e tanti festival sono stati cancellati, il Festival, sotto la guida del direttore artistico Ugo Viola, avrà luogo, con tutti i rischi e le problematiche che ne derivano.

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To be or not to bop

Una jam session di All-Star tutta torinese

Il concerto conclusivo del TJF di domenica 11 Ottobre si svolge al Combo, locale alla moda a pochi metri da Porta Palazzo: di giorno marasma di persone e bancarelle, di notte luogo di concerti ed eventi di una certa risonanza. Il concerto comincia alle 22.00, ma alle 21.30 i posti sono già quasi tutti esauriti: un Jazz Festival che sembrerebbe esclusivo, ma è solo l’effetto delle limitazioni di posto dovute all’emergenza sanitaria. Non è un caso che il titolo della serata sia To be or not to bop, come l’autobiografia di Dizzy Gillespie, tra i trombettisti più famosi del bebop; sicuramente lo stile più conosciuto, il jazz per antonomasia.

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MiTo 2020: Lo spirito della Nona

Il festival MiTo di quest’anno ha ospitato a Torino il duo di pianisti Bruno Canino e Antonio Ballista, interpreti della Nona Sinfonia di Beethoven nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, in una sala del Conservatorio Giuseppe Verdi mezza vuota per ragioni note, e chi si trova a doverne scrivere una recensione non sa da dove cominciare. Quello che posso fare è limitarmi a suggerire delle impressioni personali.

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