Tutti gli articoli di Martina Caratozzolo

Alberto Bianco riparte live da Torino

Venerdì 24 novembre Alberto Bianco ha presentato all’Hiroshima Mon Amour il suo nuovo album Certo che sto bene. L’album – registrato in presa diretta a Formentera in una settimana, tra le onde del mare e con la collaborazione di Margherita Vicario e Federico Dragogna dei Ministri – rispetta in pieno lo stile cantautorale dell’artista torinese, che scava in profondità con i testi pur mantenendo un ritmo ballabile ed orecchiabile.

Il pubblico torinese che ha assistito alla prima data del tour non è di certo rimasto deluso. Un live denso e suonato. Sì, suonato è la parola che meglio riassume al meglio il tutto. Bianco sale sul palco assieme alla sua band, imbracciando una chitarra semiacustica, che sarà la sua fedele compagna durante l’ora e mezza di set. Si parte con “Certo che sto bene”, la title track che strizza l’occhio allo stile del duo Colapesce Dimartino. Un paio di brani e arriva quello più famoso del cantautore, “Filo d’erba”, che il pubblico intona all’unisono.

Bianco
credits foto: Martina Caratozzolo

Il clima all’interno del locale è disteso e familiare, la band si diverte e il bassista scherza con Bianco: “Non ti prendono a Sanremo, perché fai ancora gli assoli”, tra le risate generali. Oltre che i brani del nuovo album, il cantautore suona anche alcuni dei brani simbolo della sua carriera, come “Mela” – il suo featuring con Levante –, “Corri Corri” e “Raccontami”. L’ultimo brano in scaletta è “Stelle di giorno”, ma non è ancora tempo di congedare il pubblico. A fine concerto, infatti, il cantautore scambia qualche chiacchiera con i fan che si avvicinano al banchetto del merchandising per portare a casa un ricordo fisico della serata, tra vinili, cd e magliette.

Certo che sto bene dal vivo prende vita e la voce del cantautore appare identica alla versione registrata. In Bianco si percepisce quella dose di autenticità che spesso nella musica odierna manca, tra classifiche e numeri di dischi venduti. La scena musicale torinese è viva e ha tanto da raccontare: Alberto Bianco ne è la prova.

A cura di Martina Caratozzolo

Il club tour di Motta fa tappa all’Hiroshima

Un nuovo album porta con sé una buona dose di pressione e dei fan da convincere. Lo sa bene Motta, che ha iniziato il tour nei club italiani per presentare l’ultimo lavoro La musica è finita, uscito lo scorso ottobre. Il cantautore toscano ha voluto esprimersi, ancora una volta, nella sua dimensione preferita: il live. Venerdì 10 novembre un Hiroshima Mon Amour sold out lo ha accolto con grande affetto e curiosità.

Il palco si presenta ricco di strumenti, tra synth, basso, chitarre elettriche e acustiche. Lo sfondo è un pannello nero con una grande “M” stilizzata e graffiata. Motta sale sul palco accompagnato dalla sua band: Giorgio Maria Condemi alle chitarre, Francesco Chimenti al basso e al violoncello, Davide Savarese alla batteria e la grande novità di questo tour, ovvero Whitemary ai synth, che riassume al meglio alla sperimentazione elettronica ricercata in La musica è finita.

La scaletta si apre con due brani del nuovo album: un’intima versione al piano di “Anime perse” e successivamente l’energetica “La musica è finita”. Una dinamica di suoni e di emozioni fa da fil rouge al concerto, che risulta un continuo alternarsi di momenti emotivi ed energetici. Motta sul palco si sente a suo agio e si esprime liberamente: salta, si inginocchia, scuote la chioma riccia, incita il pubblico a cantare più forte. In scaletta non mancano alcuni dei brani più apprezzati dei fan, come “Del tempo che passa la felicità” e “Sei bella davvero”, dedicata ad una ragazza transgender. L’ospite della serata è Ginevra che, assieme al cantautore, intona “Maledetta voglia di felicità”, uno dei featuring all’interno del disco.

Motta, la sua band e l’ospite Ginevra (credits foto: Martina Caratozzolo)

Motta mostra le sue abilità ritmiche ai tamburi nell’esecuzione di tre brani: “Se continuiamo a correre” – suonata in crescendo –, “Roma Stasera” – in una rabbiosa versione rock – e “Ed è quasi come essere felice”. Dopo aver dato il tutto per tutto, il cantautore si prende l’applauso del pubblico e ringrazia la sua band, annunciando l’ultimo brano in scaletta: “Quello che ancora non c’è”.

Motta (credits foto: Martina Caratozzolo)

Ancora una volta, il cantautore toscano dimostra che la dimensione live è quella che gli si addice meglio. Al contrario di quanto suggerisce il titolo del suo ultimo album, la musica per Motta non finirà finché ad ogni concerto ci metterà così tanta anima e passione. Chi era all’Hiroshima in quella piovosa serata può confermare.

A cura di Martina Caratozzolo

Concerti Fuorisede: gli Aso e i Frenesi al Blah Blah

Scritte sui muri, poster di rock band e odore di birra: il Blah Blah di via Po si presenta così al pubblico che sfida la minaccia pioggia pur di esserci alla prima serata della rassegna “Concerti Fuorisede”. Il 14 settembre ha avuto inizio un nuovo format che ogni mese vedrà esibirsi band ed artisti emergenti in diversi locali torinesi. La prima serata ha visto come protagoniste due band: gli Aso e i Frenesi.

Gli Aso, direttamente da Lecco e per la prima volta in Piemonte, suonano un rock che definiscono «brutto e sporco» per via del sound grezzo. L’inizio strumentale in crescendo incuriosisce il pubblico, che si avvicina timidamente al palco. I loro brani, per lo più inediti non ancora pubblicati, sono in italiano e rimangono impressi in chi li ascolta per via dei giri di basso ostinato e per la performance energetica della band.

Aso
Gli Aso (credits foto: Elisabetta Ghignone)

Alla fine del loro set Narratore Urbano, artista emergente di Torino nelle vesti di presentatore della serata, chiama sul palco i Frenesi. La band piemontese reduce dall’ultima edizione del Premio Buscaglione porta sul palco diverse cover, tra cui “Back to Black” di Amy Winehouse e «Love in Portofino» di Fred Buscaglione, che avevano portato in gara proprio durante il premio, durante il quale ogni artista era invitato a suonare un brano di Buscaglione.

Frenesi
I Frenesi (credits foto: Elisabetta Ghignone)

I Frenesi più che una band sono una famiglia e la loro intesa sul palco è ben chiara fin dalle prime note, tra scherzi e sorrisi. La frontman Martina intona i brani con la sua voce calda e presenta “Organico”, l’ultimo singolo uscito lo scorso giugno. I loro testi trattano tematiche impegnate, come il problema ambientale o la violenza di genere, e hanno come scopo quello di far riflettere le persone attraverso la musica.

Frenesi
I Frenesi (credits foto: Elisabetta Ghignone)

La serata si conclude tra le note di “Love’s stranger” dei Warhaus, ma lo show si sposta al di fuori del locale, dove le band scambiano quattro chiacchiere con chi è venuto ad ascoltarli.

Un buon inizio per una rassegna che nasce con lo scopo di dare spazio agli artisti emergenti di Torino e non solo. Per restare aggiornati sulle prossime date in programma vi consigliamo di seguire il profilo Instagram di “Concerti Fuorisede”.

A cura di Martina Caratozzolo

TOdays Festival: DAY THREE

La fine di un’avventura mette sempre un po’ di malinconia: lo sa bene il pubblico della terza ed ultima serata del TOdays Festival, che domenica 27 agosto ha sfidato la pioggia per godersi i quattro live in programma a sPAZIO211. Porridge Radio, Ibibio Sound Machine, L’Impératrice e Christine and The Queens: una line-up che ha regalato spettacolo.

Muniti di k-way e tanta forza di volontà, i primi spettatori si avvicinano timidamente al palco per ascoltare la prima band in scaletta: i Porridge Radio. La band di Brighton, per due quarti al femminile, propone un mix di art-rock, indie-pop e post-punk. Al centro della scena c’è la frontwoman Dana Margolin, che imbraccia la sua Fender e inizia a intonare i brani dell’ultimo album Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky(2022), in cui è stato lasciato più spazio alle tastiere rispetto al precedente Every Bad (2021) dove invece emergono maggiormente le chitarre. Immancabile “7 seconds”, il brano che piace proprio a tutti. Una band in evoluzione, ma senza dubbio piacevole da ascoltare.

Porridge Radio (foto di Martina Caratozzolo)

La serata si accende con il groove degli Ibibio Sound Machine. Sul palco sono sette e suonano una massiccia dose di strumenti: tromba, trombone, sassofono, synth, mandolino, basso e chitarra elettrica. Il loro afro-funk elettronico fa muovere il pubblico, che si scatena a ritmo in un clima di festa collettiva di fine estate. La personalità frizzante della cantante Eno Williams non passa di certo inosservata: dal primo momento incita al divertimento e lasciarsi trasportare dal sound funky, mentre, con voce intensa, intona i brani della band.

Ibibio Sound Machine (foto di Martina Caratozzolo)

Come annunciato, la pioggia comincia a scendere pesantemente proprio mentre il buio fa capolino su Torino. L’entusiasmo, però, non si spegne e finalmente arriva L’Impératrice per l’ultima tappa del tour dopo due anni in giro per il mondo. La band francese sale sul palco e gli occhi sono tutti per loro: i sei musicisti si schierano davanti al pubblico con delle sagome di cuori attaccate al petto che si illuminano a ritmo. Un impatto visivo considerevole, che sarà una costante della loro performance, così come le sonorità funky e i giri di basso ostinato. Il loro sound disco trasforma l’open air di sPAZIO211 in una discoteca a cielo aperto, in cui il pubblico, su invito in un italiano quasi impeccabile della frontwoman parigina Flore Benguigui, è invitato a lasciarsi andare e ad essere se stesso. Uno show totale che coinvolge e fa dimenticare dei vestiti inzuppati di pioggia. L’applauso finale conferma quanto di buono mostrato e li piazza direttamente nella top tre delle performance migliori di questa edizione. Chapeau, come si direbbe dalle loro parti.

L’Impératrice (foto di Martina Caratozzolo)

Un palco trasformato in un museo neoclassico con statue di leoni, angeli e il David di Michelangelo di schiena. Più che ad un semplice live musical si è assistito ad una performance artistica e teatrale, quando sul palco è salito Christine and the Queens. L’artista francese, attesissimo nella sua prima apparizione italiana, ha partecipato ai maggiori festival del mondo, tra cui il Coachella, il Primavera Sound e il Glastonbury e, come ci si immaginava, ha regalato una performance ipnotica e di grande impatto emotivo. Il fil rouge del concerto sono i brani dell’ultimo album Paranoia, Angels, True Love (2023) – al quale ha collaborato anche Madonna – che vengono interpretati sul palco in maniera eccelsa, in una catarsi di trasformazione, accettazione e bellezza. Abbraccia le statue, lancia fiori, si sveste e riveste da un abito rosso e infine indossa delle ali nere: la trasformazione in angelo è completa dopo un burrascoso percorso, musicale e di vita. La sensazione, una volta finito, è quella di aver assistito ad uno spettacolo di rara bellezza.

Christine and The Queens (foto di Martina Caratozzolo)

Il TOdays è un festival che di anno in anno alza l’asticella nel prendersi il rischio di puntare su artisti validi, ma che in Italia spesso non sono ancora conosciuti. La nona edizione si conclude e sulla strada verso la normalità e la fine dell’estate la sensazione comune è che è stato bello ampliare il proprio bagaglio musicale in un clima di amore e libertà in nome della musica. 

A cura di Martina Caratozzolo

TOdays Festival: DAY TWO

Con le note della prima serata nell’aria, il pubblico torinese si appresta ad assaporare la seconda giornata della nona edizione del TOdays Festival. L’attesa per le band e gli artisti si percepisce fin dal pomeriggio di sabato 26 agosto: una gremita folla si riunisce con anticipo ai cancelli per accedere all’area concerto. Niente più biglietti in cassa, l’evento è sold out per i Gilla Band, Anna Calvi, gli Sleaford Mods e i Verdena.

Sono le 18:30 precise quando la prima band sale sul palco. Gli irlandesi Gilla Band, fino a qualche tempo fa chiamati “Girl Band”, portano tutta la loro energia post-punk. Rumorosi, dissonanti, acidi: si potrebbe riassumere così la loro musica. Dal 2011 i Gilla Band portano avanti un progetto influenzato dall’analisi introspettiva del proprio leader Dara Kiely, che ha a lungo affrontato problemi di salute mentale. La setlist della band, per lo più composta dai brani dell’ultimo album Most Normal (2022), viene percepita come un breve delirio sonico per orecchie abituate a suoni distorti, tant’è che le versioni registrate dei loro brani appaiono a tratti disturbanti, ma che live funzionano benone. Assieme ai Fontaines D.C. sono uno dei gruppi post-punk irlandesi da tenere sott’occhio. Una personalità ben definita e dirompente che convince gli spettatori.

I Gilla Band (credits foto: Martina Caratozzolo)

Congedato il delirio selvaggio dei Gilla Band, è già tempo di ascoltare la prossima artista. Il mood prende una piega totalmente differente con Anna Calvi. La cantautrice britannica si presenta sul palco imbracciando la sua inseparabile Telecaster, con la quale sfoggia tutta la sua tecnica chitarristica. La classe e l’eleganza dell’artista sono una costante per tutto il live, che fila lascio a ritmo dei brani più amati della sua discografia: “Desire”, “Don’t Beat The Girl Out of My Boy”, “Hunter” per citarne alcuni. Il pubblico ascolta rapito e applaude approvando pienamente quanto ascoltato.

Anna Calvi (credits foto: Martina Caratozzolo)

Cala il buio su Torino ed è il momento del progetto più sperimentale dell’intera line-up del festival: gli Sleaford Mods. Già passati dal TOdays nel 2019 – in quell’occasione quasi in sordina, tra le proposte secondarie e non tra gli artisti del main stage –. Sta di fatto che, ogni volta che si esibiscono, sanno bene come catturare l’attenzione. Un duo insolito e grottesco quello composto dalla voce di Jason Williamson e dal musicista ed interprete Simon Parfrement. Quest’ultimo non suona nessuno strumento, ma si limita a seguire la voce rap e sboccata del suo compagno musicale con movenze impetuose e maldestri accenni di danza, il tutto accompagnato da una battente base elettronica e una punk attitude. Williamson ricorda lo stile di Liam Gallagher: non musicalmente, ma nell’atteggiamento sfacciato e nel modo in cui si approccia al microfono, con le mani incrociate dietro la schiena. Tramite la loro musica gli Sleaford Mods vogliono dare voce alle ingiustizie sociali e agli emarginati della società: è questo il messaggio del loro ultimo lavoro UK Grim, uscito lo scorso marzo, che gli spettatori approvano scatenandosi assieme a loro.

Gli Sleaford Mods (credits foto: Martina Caratozzolo)

L’allerta pioggia, poi scongiurata, fa anticipare di mezz’ora l’ultimo live della band probabilmente più attesa: i Verdena. I fratelli Ferrari e Roberta Sammarelli sono accompagnati in tour dal chitarrista Carlo Maria Toller dei Jennifer Gentle, che prende spazio sul palco assieme a loro. Tre, due, uno, via! Si parte con “Paul e Linda” direttamente dall’ultimo album Volevo Magia (2022). Tra successi immortali come “Luna”, “Angie” e “Muori Deelay” e brani più recenti i Verdena si dimostrano in serata e confermano di essere la band alternative rock italiana per eccellenza, capace di mettere d’accordo un pubblico di tutte le età, che poga ma allo stesso tempo si emoziona. Stupiscono con “Il Gulliver”, brano di quasi dodici minuti tratto da Requiem (2007). La ciliegina sulla torta si poteva mettere con un finale migliore, che invece è frettoloso e insapore: la band bergamasca non suona “Valvonauta”, uno dei brani più amati, ma termina con “Miglioramento”, non esattamente il brano che ci si aspetterebbe come ultimo in scaletta. Il pubblico li incita a tornare sul palco per un bis, ma loro sono probabilmente già in camerino. I Verdena sono anche questo e i fan lo sanno. Croce e delizia.

I Verdena (credits foto: Martina Caratozzolo)

La serata giunge al termine in anticipo rispetto al day one, ma anche in questo caso ci si può ritenere ampiamente soddisfatti di quanto vissuto.

A cura di Martina Caratozzolo

TOdays Festival: DAY ONE

Da nove anni, a fine agosto, Torino ha un’energia diversa. L’energia di chi, affidandosi con fiducia alle scelte della direzione artistica, decide di vivere tre giornate all’insegna della musica al TOdays Festival. Un pubblico di fedelissimi che si ritrova di edizione in edizione nella periferia nord della città per godere di una line-up composta per lo più da nomi internazionali e lontani dai circuiti maistream.

Nel torrido pomeriggio di venerdì 25 agosto migliaia di persone hanno gremito l’open space di sPAZIO211 per la prima delle tre giornate di festival. Il caldo non ha frenato l’entusiasmo di un pubblico eterogeneo accorso da svariate parti d’Italia e dall’estero per una line-up per tutti i gusti. I King Hannah, Les Savy Fav, i Warhaus e i Wilco hanno dato il via alla prima delle tre serate di musica. Con una puntualità quasi svizzera i King Hannah sono i primi artisti a salire sul palco. Il duo di Liverpool composto da Hannah Merrick e Craig Whittle ha scaldato l’atmosfera portando live l’album d’esordio I’m Not Sorry, I Was Just Being Me uscito nel 2022. La loro prima volta a Torino e in Italia ha lasciato il segno: il loro sound dream pop ha trasportato gli spettatori in un’atmosfera onirica e fluttuante. I loro punti di forza sono i bassi profondi e la voce magnetica e sensuale di Hannah Merrick, capace di tenere incollato il pubblico. C’è spazio anche per una cover di “State Trooper” di Bruce Springsteen, ovviamente riarrangiata nel loro stile.

I King Hannah (credits foto: Martina Caratozzolo)

Breve pausa per poi riprendere con una band dalla personalità alquanto frizzante. Les Savy Fav salgono sul palco e lo show del frontman Tim Harrington ha inizio. Statunitense di nascita, vichingo d’aspetto, Harrington si presenta con la barba tinta d’arancione per l’occasione. L’impatto visivo era già di per sé considerevole, ma ciò che segue lo sarà ancora di più. Il frontman, munito di microfono con cavo lungo una ventina di metri, lascia il palco per confondersi tra il pubblico, creando dei simpatici siparietti con chiunque gli si presenti davanti – fotografi compresi – ma continuando ad intonare i brani con un cantato sporco di ascendenze hardcore. Un vero e proprio show, al limite tra il comico e il grottesco dato che il frontman resta in boxer, ma che diverte e anima gli spettatori. La musica della band di Brooklin, però, passa in secondo piano dato che il tutto risulta tutto un po’ caotico. Di primo acchito le sonorità dei Les Savy Fauv si potrebbero ricondurre a quelle dei Pixies e dei Fugazi. Non ci sono vie di mezze, musicalmente o li ami o li odi (con molto affetto anche in quest’ultimo caso dato i personaggi).

Tim Harrington di Les Savy Fauv (credits foto: Martina Caratozzolo)

Il momento strappacuore si ha con i Warhaus, band belga capitanata da Maarten Devoldere, che con la sua altra band, i Balthazar, era già passato dal TOdays nel 2019. In quest’edizione, però, è tornato con tanti cambiamenti alle spalle: un nuovo album e, soprattutto, il cuore spezzato. Ebbene, sì, l’ultimo disco Ha Ha Hearbreaker nasce da una cocente delusione amorosa del frontman, che per esorcizzare il dolore ha deciso di scrivere l’intero album in una stanza d’hotel a Palermo, lontano dai riflettori. Il risultato sono dieci brani convincenti, dove si passa dalla sofferenza all’accettazione, che live hanno il potere di emozionare, complice anche l’interpretazione sentita e sensuale di Devoldere. “Love’s stranger”, probabilmente il brano più conosciuto della band, fa muovere il bacino al pubblico, che successivamente si lancia nell’intonare all’unisono la melodia di “Open Window”, dopo che la band l’ha a lungo suonata nella parte strumentale finale.

I Warhaus (credits foto: Martina Caratozzolo)

A chiudere la prima serata ci hanno pensato gli headliner: i Wilco. La band statunitense in attivo dal 1994 ha suonato a Torino nel giorno del cinquantaseiesimo compleanno del suo leader Jeff Tweedy. C’è chi usa una scenografia vistosa per ampliare l’impatto della performance, e c’è chi, punta tutto sulle canzoni, sul suono, senza troppe parole o fronzoli. I Wilco fanno esattamente questo: suonano. E lo fanno molto bene. Dopo essersi allontanati dalla pesante etichetta country che limitava agli esordi la complessità del loro sound, i Wilco sono tornati nel 2022 con un album dal titolo quasi ironico: Cruel Country, ad indicare ironicamente la loro vena country ritrovata, vedasi il brano “Falling Apart (Right Now)”. A sPAZIO211 fila tutto liscio, ma forse addirittura un po’ troppo. La scaletta risulta a tratti piatta e senza momenti di picco emotivo. Una sensazione condivisa da chi, però, non ha macinato ascolti su ascolti della loro discografia. Al contrario, chi è in confidenza con la loro musica non può che aver apprezzato l’abbondante ora di concerto, perché i Wilco sono esattamente questo: un sound piacevole, perfetto per i momenti chill o per i viaggi in macchina. “California Stars” ha trascinato il pubblico negli US, nonostante fossimo a Torino e “Evicted”, il nuovo singolo che anticipa l’uscita a settembre del nuovo album Cousin, ha convinto il pubblico.

I Wilco (credits foto: Martina Caratozzolo)

Sulla via di casa i fan si scambiano pareri e sensazioni, fanno una personale classifica di gradimento degli artisti ascoltati o semplicemente si godono in silenzio le emozioni lasciate dalle cinque ore abbondanti di musica. I riflettori si spengono momentaneamente alla fine della prima serata, in attesa di ascoltare le band della seconda e farsi ancora una volta coinvolgere dalle loro sonorità.

A cura di Martina Caratozzolo

I Placebo a Sonic Park Stupinigi: lo show è servito

Difficile pensare ad uno scenario migliore della Palazzina di Caccia di Stupinigi per il ritorno in Italia dei Placebo. Il caldo c’era, ma la voglia di essere presenti non ha certo fermato il pubblico, formato per lo più da fan di vecchia guardia. La nostalgia degli anni Novanta era nell’aria, percepibile anche dalle t-shirts con i loghi di rock band storiche sfoggiate dai presenti accorsi da ogni parte d’Italia.

A scaldare l’atmosfera del Sonic Park Stupinigi, in attesa degli headliner, ci hanno pensato i Bud Spencer Blues Explosion. Dimostrando come stare sul palco e come costruire un suono distorto e corposo, fatto di dinamiche in crescendo, il duo chitarra e batteria composto da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio ha intrattenuto i presenti.

Brian Molko e Stefan Olsdal hanno fin da subito messo in chiaro le regole della serata: nessun cellulare, nessuna foto, nessun video. La richiesta è quella di godersi a pieno e in presenza l’esperienza live, invece che viverla attraverso uno schermo. Un modo per creare una connessione ancora più autentica e vis-à-vis con la loro musica e nel rispetto del prossimo, evitando di creare quelle fastidiose barriere di cellulari che impediscono la visuale del palco. Il pubblico ha rispettato per tutta la durata del concerto la richiesta, a parte qualche isolato e timido tentativo di strappare un video ricordo di qualche secondo.

Placebo – foto di Daniele Baldi

I Placebo salgono sul palco accompagnati dai musicisti con qualche minuto di ritardo, così da creare ancora più attesa tra i fan. La loro presenza eterea è rinforzata dal look total white. Molko si posiziona alla sinistra del palco e ad ogni brano fa switch di chitarra, per adattare il modello al suono ricercato. Il suo compagno musicale Olsdal non è da meno: si alterna con grinta tra basso e chitarra e si piazza spesso sulla pedana dinnanzi al palco per creare più vicinanza con il pubblico.

La tendenza degli artisti dai grandi numeri, ultimamente, è quella di proporre live pochi brani degli ultimi album per lasciare spazio ai classici del passato che li hanno resi immortali. Vedasi i Red Hot Chili Peppers e i Coldplay, tra i tanti. Un modo che permette a tutti (o quasi) di cantare e godere di brani familiari. In un mondo musicale saturo di nuove proposte sono sempre meno gli ascoltatori che si prendono la briga di ascoltare per intero un album. Le piattaforme digitali hanno impigrito l’ascoltatore, che con un click può facilmente saltare da un brano all’altro e indirizzarsi direttamente sui singoli più ascoltati, tralasciando gli altri. Al contrario, i Placebo prescindono da questo modo di consumare la musica e presentano una scaletta con ben nove brani su diciannove di Never Let Me Go il loro ultimo album uscito lo scorso marzo — e due del penultimo Loud Like Love. Tra i brani più apprezzati dai fan ci sono quelle storiche: “Song To Say Goodbye”, “The Bitter End” e “Too Many Friends”, quest’ultima presentata in un’intima versione al piano.

Durante l’encore si chiude con due cover di spessore: “Shout” dei Tears For Fears e “Running Up That Hill” di Kate Bush, brano tornato alla ribalta nell’ultimo periodo ma che la band aveva già coverizzato nei primi Duemila.

In un mondo musicale fatto di numeri, di condivisioni, di singoli preparati ad-hoc i Placebo dimostrano che per la musica c’è ancora speranza, ma soprattutto rispetto. Vedere un concerto senza le intermediazioni dei cellulari è al giorno d’oggi una pratica a tratti utopistica, ma questo concerto ha mostrato che invece sì, è ancora possibile ed è decisamente bello. Provare per credere.

A cura di Martina Caratozzolo

Foto in evidenza di Daniele Baldi

Le paure e le verità degli Atlante a sPAZIO211

C’è una Torino fatta di stadi, palazzetti e teatri e una Torino di piccoli locali storici: sPAZIO211 è senza dubbio uno di questi. Una realtà senza transenne, senza lunghe code per entrare e senza stress da parcheggio. Una realtà intima dove puoi scambiare qualche chiacchiera con l’artista prima che salga sul palco o scorgere tra il pubblico il membro di una band che avevi visto live qualche settimana prima. Lo sanno bene i fan degli Atlante, che non sono di certo mancati al ritorno live della rock band il 28 aprile scorso, quasi un anno dopo dall’ultimo concerto torinese. Il trio composto da Claudio Lo Russo (voce e chitarra), Andrea Abbrancati (basso) e Stefano Prezzi (batteria) ha dato il benvenuto a Luca de Maria, chitarrista che aveva già collaborato e suonato con la band, ma che da ora in poi sarà una presenza fissa sul palco.

Andiamo con ordine: ad aprire le danze ci pensano gli Est-Egò, band torinese che aveva suonato all’Eurovillage al Parco del Valentino in occasione della scorsa edizione dell’Eurovision Song Contest. Dall’allora, però, tante cose sono cambiate per la band, che si presenta sul palco con una formazione nuova, ma con lo stesso sound onirico e psichedelico di sempre. Basta una manciata di brani, per lo più strumentali, per scaldare il pubblico, che timidamente si appresta sottopalco.

Gli Est-Egò (credits foto: Martina Caratozzolo)

È il momento degli Atlante: il frontman imbraccia la chitarra e suona le prime note distorte di “Materia”, che i fan riconoscono in pochi secondi e iniziano a cantare a colpi di headbanging. Il loro marchio di fabbrica sono le sonorità rock, fatte di riff energetici, combinate a sonorità elettroniche, che Lo Russo propone egregiamente al synth, in linea con il suo progetto solista Lorusso.

Claudio Lo Russo (credits foto: Martina Caratozzolo)

La scaletta è un susseguirsi dei brani di paure/verità, l’ultimo album pubblicato dagli Atlante a fine 2021 firmato Pan Music Production. Non mancano, però, altri brani come “Atlas” e “Bivio” dagli album precedenti e lo spazio per un brano inedito.

La serata avanza e l’atmosfera è calorosa: ci sono cartelloni con dediche, sguardi d’intesa e momenti di pogo. La band lascia il palco, ma il pubblico non è ancora soddisfatto. Difatti, non è ancora finita: mancano tre brani, tra i quali “Venere”, il più apprezzato dai fan, che chiude la scaletta tra gli applausi.

Gli Atlante (credits foto: Martina Caratozzolo)

A concerto finito, ritornando alla normalità, si ha la sensazione che il live sia durato il tempo sufficiente per farti venire voglia di ascoltare gli Atlante in nuove occasioni, in attesa di nuova musica. Gli Atlante sono una delle band emergenti torinesi più note e l’entusiasmo vissuto a sPAZIO211 è la prova dell’affetto che Torino nutre per loro.  

A cura di Martina Caratozzolo

TOdays: presentata la nuova edizione del festival

121 artisti nazionali e internazionali, 12 band da 29 diversi paesi nel mondo, delle quali 8 in esclusiva nazionale e 9 per la prima volta a Torino. Sono queste le premesse della nona edizione del TOdays, il festival torinese in programma dal 25 al 27 agosto a sPAZIO211 e in hub culturali sparsi per la città, come il Mercato Centrale di Porta Palazzo e Cascina Marchesa.

Martedì 6 giugno proprio a Cascina Marchesa si è tenuta la conferenza stampa per presentare la nuova edizione del festival. A presentare gli artisti che saliranno sul palco ci hanno pensato Alessandro Isaia, Segretario Generale di Fondazione per la Cultura Torino, Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura di Torino e Gianluca Gozzi, direttore artistico del festival.

Alessandro Isaia, Rosanna Purchia e Gianluca Gozzi (credits: Martina Caratozzolo)

Lo scopo è quello di promuovere tre giorni di musica al di fuori dall’ordinario, proponendo al pubblico artisti non-mainstream e accrescere la città con una proposta culturale inclusiva e sostenibile. Il direttore artistico Gozzi promette un’edizione per un pubblico transgenerazionale, con la volontà di abbattere ogni genere musicale e sessuale, in quanto vi sarà una rappresentazione femminile altrettanto ricca quanto quella maschile.

I colori scelti per il logo di quest’anno non sono casuali, ma rappresentano i valori che il festival incarna: il rosso, che richiama le emozioni e la passione in continuo divenire e l’argento a cui si associano l’avanguardia, l’innovazione e la modernità.

Il main stage del festival sarà l’open space di sPAZIO211, dove si alterneranno i concerti tra le ore 18.00 e le 24.00 per tutte le tre giornate. Wilco, Verdena e Christine and the Queens sono gli headliner di ciascuna serata, ma la line up è variegata e accontenta ogni gusto.

Il programma e la timetable del festival:

  • Venerdì 25 agosto

18.30 – King Hannah

19.45 – Les Savy Fav

21.05 – Warhaus

22.30 – Wilco

  • Sabato 26 agosto

18.30 – Gilla Band

19.45 – Anna Calvi

21.05 – Sleaford Mods

22.30 – Verdena

  • Domenica 27 agosto

16.00 Enrico Gabrielli in «Le canzonine» con ospiti (all’Auditorium Cecchi Point)

18.30 – Porridge Radio

19.45 – Ibibio Sound Machine

21.05 – L’impératrice

22.30 – Christine And The Queens

Per saperne di più e acquistare i biglietti è possibile consultare il sito ufficiale: http://www.todaysfestival.com/.

A cura di Martina Caratozzolo

Sonic Park Stupinigi 2023: un festival che promette spettacolo

La quinta edizione del festival Sonic Park Stupinigi 2023 riparte da alcuni dei nomi più interessanti della musica italiana e internazionale e dal forte impegno turistico di promozione del territorio in maniera sostenibile. Sono questi i temi emersi alle OGR durante la conferenza stampa di presentazione della nuova edizione del festival torinese. Più precisamente dal 4 al 13 luglio saranno previste sette serate concerto nel giardino storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi di Nichelino.

Quest’anno, per la prima volta, la rassegna di concerti vedrà la collaborazione proprio con OGR Torino: il primo concerto firmato Sonic Park Stupinigi si terrà proprio nella sala Fucine delle Officine, dove il 26 giugno gli Interpol apriranno le danze e saranno protagonisti (dopo cinque anni dopo l’ultima apparizione) di uno dei loro cinque concerti italiani.

credits foto: Martina Caratozzolo

Il festival nasce da un’idea della fondazione Reverse Agency, capitanata dai fratelli Fabio e Alessio Boasi, che in collaborazione con la Regione Piemonte e la città di Nichelino ha l’obiettivo di promuovere e connettere tra loro cultura ed eventi musicali, in un luogo patrimonio dell’Unesco come la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Durante la conferenza hanno dato il loro in bocca al lupo anche il sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo e di Torino Stefano Lo Russo, quest’ultimo in collegamento streaming.

credits foto: Martina Caratozzolo

Il programma che si sviluppa lungo nove giorni, vedrà sette concerti di artisti italiani e internazionali, di ogni genere e gusto. Il 4 luglio si apre con i Simply Red, capitanati da Mick Hucknall, i quali presenteranno al pubblico italiano il loro nuovo album Time. Il 7 luglio è il turno del ritorno dal vivo di Biagio Antonacci. L’8, invece, salirà sul palco Madame – fresca dell’esperienza sanremese e del suo nuovo album L’amore – anticipata dall’opening act della torinese Ginevra. Il 9 luglio il festival continua con la coppia di rapper Guè ed Emis Killa. L’11 luglio il clima sarà internazionale con l’arrivo dei Placebo con special guest i Bud Spencer Blues Explosion.Il nome più atteso arriverà il 12 luglio: Sting, il quale porterà sul palco i suoi brani più famosi da solista e da frontman dei Police. L’ultima data sarà il 13 luglio: i Black Eyed Peas torneranno in Italia dopo la partecipazione come ospiti allo scorso Festival di Sanremo. 

Ecco il riepilogo della line-up del festival:

  • Simply Red – 4 luglio;
  • Biagio Antonacci – 7 luglio;
  • Ginevra e Madame – 8 luglio;
  • Guè ed Emis Killa – 9 luglio;
  • Placebo e Bud Spencer Blues Explosion – 11 luglio;
  • Sting – 12 luglio;
  • Black Eyed Peas – 13 luglio.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale del festival: https://sonicparkfestival.it/

A cura di Martina Caratozzolo