Martedì 21 gennaio si è svolta al Teatro Regio la prima di
Violanta, atto unico dell’austriaco Erich Wolfgang Korngold. Dopo il debutto
all’Hoftheater di Monaco di Baviera nel 1916, fu la seconda opera del
compositore appena diciassettenne su libretto del drammaturgo Hans Müller. Dopo
aver riscosso grande successo di pubblico e di critica e aver vantato una lunga
storia di rappresentazioni sia in America che nel resto dell’Europa, il titolo
arriva al Teatro Regio di Torino in prima nazionale.
A concludere una stagione operistica caratterizzata da un attento sguardo al classico e al popolare (ne è prova la celebre trilogia verdiana, rappresentata in apertura) è un’opera americana, Porgy and Bess, firmata dai fratelli Ira e George Gershwin. La scelta di portare sul palco del Regio un’opera del repertorio moderno (per sonorità, ambientazione e tematiche) completa così un arco panoramico, destando la curiosità anche del melomane più legato ai classici.
Risale al 1809 l’opera Agnese, rappresentata questo marzo
al Teatro Regio “in prima assoluta in epoca moderna”. Composto da Ferdinando Paër su libretto di Luigi Buonavoglia il melodramma
semiserio riscosse da subito un successo non indifferente, incontrando
l’approvazione di Berlioz e Chopin. Grazie a equilibrio drammaturgico e forte
espressività musicale, quest’opera esercitò una profonda influenza sulla generazione
successiva.
Il sipario è aperto. L’orchestra, diretta dal Donato Renzetti, intona la famosa ouverture dell’opera, e con lo sviluppo della melodia la scenografia prende forma: agli occhi degli spettatori avviene il graduale innalzamento dello specchio, elemento scenico chiave della messinscena firmata da Henning Brockhaus (regia e luci) e Josef Svoboda (scene). L’allestimento, Premio Abbiati 1993, è anche conosciuto propriamente come “La traviata degli specchi”.
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