Continua il racconto del TOdays Festival, con la seconda giornata che si è svolta sabato 27 agosto. Il pubblico accorso a sPAZIO211 è piuttosto internazionale ed è pronto a godersi una line-up di generi diversi, ma all’insegna della musica suonata. Gli spettatori si godono l’aria da festival che si respira nella periferia torinese, bevendo una birra in compagnia e discutendo di musica.
L’atmosfera si scalda quando a salire sul palco è la band inglese Squid, che con il suono distorto e sporco è in grado di catturare il pubblico dal primo istante. Il revival post-punk sta attualmente vivendo la sua golden age, grazie a band che si fanno portavoce di un sound anni Settanta e Ottanta, come – tra le tante – i Fontaines D.C., gli Idles e gli Shame. Gli Squid, originari di Brighton, non sono da meno: l’album d’esordio Bright Green Field, uscito dopo una serie di ep validi, ha convinto gli spettatori del festival, che hanno accolto il quintetto a colpi di headbanging e pogo sfrenato.
Ollie Judge, batterista e al tempo stesso tempo vocalist della band, è l’anima punk del gruppo, che a furia di colpi su piatti e rullante dà il groove per la schizofrenia mostrata sul palco. Il loro set è un susseguirsi frenetico di brani feroci, che si alternano a jam strumentali, beat elettronici, momenti ambient per soli fiati e cenni jazz. Tra i brani proposti c’è “Narrator”, otto minuti in pieno stile Talking Heads e Wire che sfocia in una frenesia di voci sconnesse, e le immancabili “Houseplants” e “G.S.K”. Lo sperimentalismo degli Squid è la ricetta giusta per scaldare i motori per il resto della serata.
Congedati gli Squid è tempo di cambiare decisamente atmosfera. Sul palco salgono le Los Bitchos, quartetto tutto al femminile proveniente da Londra. La band propone un vero e proprio party strumentale, fatto di rimandi caraibici e di ritmi della cumbia colombiana. L’assenza dei testi nei loro brani non si fa sentire: la loro performance convince gli spettatori, che improvvisano anche qualche passo di danza in maniera spensierata. La fine dell’estate alle porte non intacca lo spirito del pubblico, che si gode l’atmosfera gioiosa a mo’ di festa sulla spiaggia.
La loro musica dance rock dall’energia contagiosa ha attirato l’attenzione di molti, tra i quali Alex Kapranos dei Franz Ferdinand. Il loro album d’esordio Let the Festivities Begin! – eseguito per intero sul palco di Torino – è stato infatti prodotto dal frontman della band inglese.
La serata prende una svolta quando sul palco salgono i Molchat Doma. “Il cielo su Torino sembra muoversi al tuo fianco” cantavano i Subsonica ed è proprio così che è andata durante l’esibizione della band bielorussa. I fulmini hanno contribuito alla scenografia, fino a quando la minaccia non si è trasformata in un temporale torrenziale. Paradossalmente lo scenario perfetto per la musica dei Molchat, che con il loro sound dark hanno trasportato il pubblico in una dimensione crepuscolare.
Una miscela vincente di post-punk, new-wave e synth-pop, con influenze dei Joy Division e dei Cure (da segnalare a proposito l’apertura di un brano con il riff iniziale di “A Forest”). La voce cupa di Egor Shkutko e l’uso massivo del synth da parte di Roman Komogortsev convincono gli spettatori, che cercano un riparo dalla pioggia senza perdere di vista ciò che accade sul palco.
La pioggia cessa e uno scosso pubblico torna in un parterre ormai inondato dal fango. Ma per FKJ aka French Kiwi Juice – il producer e polistrumentista francese nu jazz di musica elettronica – si può sopportare il disagio provocato dal maltempo. L’eleganza della sua musica è testimoniata dall’allestimento del palco: un salotto con tanto di divani e lampade dalla luce calda, che rendono il clima familiare. FKJ ringrazia il pubblico per essere rimasto nonostante la pioggia, dopodiché attacca a suonare, destreggiandosi con talento tra tastiere, chitarre, loop station e strumenti a fiato. Il temporale, però, torna in maniera ancora più intensa e i fan si dividono tra chi torna a casa in anticipo e chi balla sotto il diluvio. “The show must go on”, dunque il polistrumentista e i musicisti proseguono proponendo un’esibizione sensoriale, ricca di melodie jazz. “Tadow”, il suo brano più famoso, chiude il concerto ed è il premio finale per i più temerari.
Sul cammino di casa c’è la sensazione di aver vissuto due realtà opposte: da una parte l’energia dei Squid e il party delle Los Bitchos, dall’altra la cupaggine dei Molchat e le vibes ipnotiche di FKJ. Comunque sia, anche nel day two il pubblico esce soddisfatto dalle quattro ore di live.
A cura di Martina Caratozzolo