Currentzis, Traviata di Verdi: Amore e Morte

In collaborazione con Sony Classical, Frammenti è il nuovo progetto di Teodor Currentzis. Abbiamo lasciato il direttore d’orchestra all’interpretazione terrible della Quinta di Beethoven; ora lo vedrà colpire con un altro impegno, che propone scene tratte da opere differenti, e distribuito nel corso dell’anno sui canali digitali. L’obiettivo che si pone il greco, insieme alla sua MusicAeterna, è quello di «ripristinare la bellezza abusata; l’abbondanza dei sapori e colori che sono stati sacrificati all’altare del mainstream e dell’industria della musica». Una dichiarazione provocatoria che denuncia una tradizione mortale; il decostruzionismo con cui si riconosce nell’opposizione alle convenzioni, ai cliché, assurgendo al suo ruolo di sciamano e di inventore.

La prima uscita è La Traviata di Giuseppe Verdi. Traviata, che fa parte della celebre trilogia popolare assieme a Rigoletto e Il Trovatore, è tratta dalla Signora delle Camelie di Dumas figlio. La storia d’amore, il sacrificio di Violetta Valery, è anche quella di una profonda solitudine, il rovescio della medaglia, che si intravede sin dalle prime pagine dell’opera, e che paga senza condizioni. Una solitudine che affiora appena durante la festa del primo atto, tra i calici e i colpi di tosse, e impazza nel finale, contrastando con il carnevale, mentre lei muore laggiù ‒pure circondata dall’affetto di Alfredo e Giorgio Germont, nella versione di Verdi e Piave. È un fiammiferino che infine si estingue nell’ardore che l’illudeva di potere veramente cambiare le cose. Forse in quest’aspetto possiamo cogliere tutta la forza e bellezza che travolge di Traviata, una delle opere verdiane più commuoventi e amate.

Currentzis, con precisione maniacale, esegue il preludio, scena e aria dal terzo atto, con il soprano Nadezhna Pavlova (Violetta), il mezzosoprano Iuliia Saifulmuliokova (Annina), il basso Viktor Shapovalov (Dottor Grenvil) e l’orchestra di MusicAeterna. Un quadro bagnato dal languore nell’esecuzione sublime, che da Currentzis è portata all’estremo della espressività. Il trattamento musicale è cinematografico ‒i frammenti sono realizzati infatti da un’équipe di registi specializzati in film sperimentali e videoarte. La registrazione, avvenuta a San Pietroburgo, è supportata da sequenze che si dissolvono in un elegante bianco e nero. L’incarnazione di luci e di ombre allungate, oltre a creare un effetto di sporcatura da vecchia pellicola, visivamente è l’estensione di un contrasto ‒che segna la protagonista, scissa tra mondano e spirituale, sacro e profano. L’occhio della camera scorre, con un movimento che esplora dall’esterno verso l’interno, e ci presenta inizialmente il direttore, quelle mani che sapienti e misteriose conducono i musicisti, mostrandoli in alternanza mentre ci addentriamo via via nella narrazione. Si tratta di un prodotto artistico di altissima qualità, con un montaggio sinestetico notevole, che coinvolge all’ascolto e la vista a interpretare i concetti riflessi dietro la musica. L’atmosfera onirica, surreale; le visioni, impregnate di significati esoterici, si mescolano, alterate da sfuocature suggestive. Sono luoghi desolati, screpolati dall’abbandono, in cui si annullano le leggi della fisica, gettandoci nella costante di una sospensione che nega il tempo ‒se non fosse per quella natura, le foglioline che nascono tra le pietre e il vento muove, che è il solo segno di vita e dinamismo che possiamo scorgere a suggerire il sentimento di una cesura. Incontriamo una donna (forse Violetta?); seguiamo la trama del vestito nero, poi bianco (forse a simbolo della purezza e doppiezza della stessa Violetta); la corsa scomposta: un passaggio che risente decisamente dell’influenza degli elementi più tipici della videoarte, tra cui proprio le evoluzioni dei corpi.

Suoni diafani, sussurrati presagiscono la morte di Violetta in musica. La scenografia è soffusa e sinistra, chiusa; si percepisce quasi un ritorno dall’oltretomba. Sembra di ascoltare un fantasma, che viene rievocato anzitempo e senza possibilità, prima ancora di non averne: come un’Euridice, impalpabile, in mancanza della carne, per quell’Alfredo pentito al capezzale e tornato per salvarla ormai tardi. Nella Traviata è sempre troppo tardi, e quel «Parigi, o cara, noi lasceremo» è null’altro che una favola bella, cui non si può credere. In Currentzis, questo senso è battuto da un colpo brutale e i disegni circolari, che urtano insieme alle parole di Violetta, poco prima della fine.

L’immagine traslucida, pallida del dolore passato, che si immerge nel buio perdendo i contorni, schiacciata sulla scena come un angelo. Ciò che destabilizza in Currentzis è proprio questa sua capacità di restituire l’essenza di una forma, lo spirituale dalla partitura. In questo caso, si manifesta un’apparizione tormentata, che non chiama alcuna vendetta per quell’esclusione dalla vita. I cantanti intonano tutti limpidamente, impeccabili, continuando il dialogo con la musica ‒esangue, in pianissimo. La tecnica delicata della Pavlova nell’«Addio, del passato bei sogni ridenti» conclusivo si fa poesia e luce ad ogni sillaba, scandito dalla dizione pulita; intessuto di dolcezza in un crescendo, conosce il perdono: «Ah, della traviata sorridi al desïo; a lei, deh, perdona; tu accoglila, o dio. Or tutto finì!». Un pianto non per sé stessa, piuttosto ad Alfredo e il padre Germont; li pensiamo in ginocchio, a lei, nell’ora più dura ‒ovvero il suo perdono alla società, che infine la libera dalla colpa. Il ricongiungimento che, però, non avviene nella realtà della narrazione, ma in una dimensione altra, immaginaria: una soluzione che si può rintracciare anche in altre opere di Verdi, come l’Aida, e che è ben rappresentata anche a livello visivo, dove i due amanti si tengono nell’abbraccio.  

Currentzis si conferma un interprete di grandissima sensibilità e originalità con questa produzione, che non sarebbe stata possibile puntando esclusivamente su una mera tecnica formale, sullo studio, e che tuttavia troviamo, ma è scolpita nell’armonia perfetta degli accordi e delle voci sotto una mistica legge di unità.  

Le foto sono screenshot dal video di “Teodor Currentzis -Fragments Part I -“Traviata”-Act III: Preludio, scena e aria” su YouTube, mentre la foto in evidenza è uno scatto di Nadia Romanova, dal sito ufficiale del musicista.

  

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