Spesso si discute sul rapporto tra la musica classica e le fasce più giovani della popolazione ed è nella scuola che viene trovata una delle cause di un quasi insanabile distacco. Per invertire questa tendenza è dunque necessario partire dall’istruzione, cosa che evidenzia anche Antonio Valentino – il nuovo direttore artistico dell’Unione Musicale, che presenta Short Track – nella recente intervista rilasciata al MusiDAMS: «se non c’è formazione vi è meno curiosità».
Ed è proprio questo l’elemento scatenante di Short Track, una rassegna di sei brevi concerti «per tutte le orecchie» trasmessi in streaming gratuitamente. Il repertorio è infatti decisamente accessibile, costituito da brani celeberrimi, da Für Elise di Beethoven a Le Stagioni di Vivaldi. L’intento è quello di costruire un’interazione col pubblico, anche invitandolo a salire sul palco per immergersi nella musica dalla prospettiva di chi la suona. Proprio la musica da camera, fatta di pochi esecutori, permette un rapporto ravvicinato con l’ascoltatore, rimuovendo le usanze formali tipiche del concertismo odierno. Ad eseguire i brani sono principalmente giovani studenti del conservatorio, che si alternano a seconda dell’organico di ogni episodio. Sono Tommaso Santini, Eleonora Minerva e Giulio Franchi (violini), Giorgia Lenzo e Francesco Vernero (viole), Lucia Sacerdoni e Clarissa Marino (violoncello) e Matteo Gorrea (contrabbasso).
La scena di ogni concerto è minimale: vediamo il palco illuminato da pochi fari posti dietro ai musicisti, a qualche metro di distanza. Valentino è vestito completamente di nero – così come il pianista, Mirko Bertolino – mentre viene inquadrato da più angolazioni: la regia è ben curata e – per quanto non sia fondamentale per la fruizione del concerto, va detto – contribuisce a creare un’atmosfera intima e a focalizzare l’attenzione dello spettatore. Il primo appuntamento si apre con Für Elise. Veniamo introdotti all’ascolto del brano con una breve spiegazione, per passare all’analisi dei punti salienti, che ascoltiamo passo dopo passo, isolati dall’insieme della composizione, così scomposta per poter gettare uno sguardo nuovo su musiche che pensavamo di conoscere a menadito. Subito dopo ascoltiamo la musica per intero, secondo una modalità che si ripeterà per ogni pezzo. L‘Improvviso op. 90 n. 3 di Franz Schubert è il secondo ed ultimo pezzo del primo episodio. La melodia, suonata da sola, è avvolgente ma spoglia senza l’accompagnamento del basso, che ci viene fatto sentire dopo. Questo flusso di note viene paragonato efficacemente al percorso di un fiume, che passa dalla calma placida alla turbolenza.
Schubert ritorna anche nel secondo episodio, questa volta con una delle sue più celebri composizioni per archi: il Trio op. 100. È l’adagio il movimento più iconico dell’opera, di cui Valentino accenna l’accompagnamento al pianoforte. La cellula ritmica, una serie di accordi ripetuti, richiama il moto del tempo che avanza inesorabile, quasi una prefigurazione della morte del compositore, sopravvenuta poco dopo la stesura del trio. Accompagnano Valentino Piergiorgio Rosso al violino e Francesca Gosio al violoncello, a costituire il Trio Debussy, in attività ormai da più di trent’anni. È un’esecuzione accorta e introspettiva, che manifesta il lungo studio su quest’opera protratto negli anni dal Trio, come dichiarato da Valentino nell’intervista al MusiDAMS. Un notevole cambio di registro espressivo, nonché salto temporale, è introdotto dal Libertango di Astor Piazzolla, che rivoluziona il genere del tango con un travolgente ritmo sincopato.
Il terzo episodio è incentrato su Mozart, con Eine kleine Nachtmusik, che in quest’occasione abbiamo modo di conoscere meglio, spingendoci oltre il fin troppo noto primo movimento, abusato da call center e pubblicità. Sentiamo così l’evoluzione delle linee melodiche di questo brano, scritto per le serate a corte, che quasi narrano una storia, sviluppata con leggiadria, un movimento dopo l’altro, facendo immergere l’ascoltatore in atmosfere da aristocrazia mitteleuropea.
L’appuntamento successivo tratta una composizione ancora più celebre: il Canone di Pachelbel. Se Eine kleine Nachtmusik è rappresentativo dei brani classici più utilizzati e inflazionati, questo ne è l’epitome. Per l’appunto, vengono brevemente arrangiate dall’ensemble alcune canzoni pop che hanno sfruttato la melodia di Pachelbel; sfugge un sorriso ai musicisti dopo questa simpatica dimostrazione di plagio. Anche L’Aria sulla quarta corda di J.S. Bach è sicuramente un tema molto noto, soprattutto agli spettatori di Super Quark, da cui la puntata prende spunto per il titolo Super(q)archi. Ascoltata per quintetto d’archi anziché per orchestra, presenta un suono decisamente diverso, ravvicinato, che permette di cogliere singolarmente tutte le sfumature e le fioriture melodiche che costellano il brano. Analogamente succede con la Danza dei cavalieri, di Sergej Prokof’ev, che non perde la sua maestosità neanche con un organico ridotto; acquista invece un carattere più intimo e delicato l’intermezzo dai colori romantici, accurata rappresentazione dell’incontro effimero tra Romeo e Giulietta in casa Capuleti.
Il quinto episodio è monotematico come il terzo, incentrato sulle Stagioni di Vivaldi. Dal celebre Allegro della Primavera al tenero Largo dell’Inverno, riscopriamo queste melodie celebri, ben contestualizzate da Valentino, che ci guida attraverso suggestioni e immagini, in linea con le descrizioni appuntate da Vivaldi per i movimenti di ciascuna stagione. Anche nel difficile attacco del Presto dell’Estate, l’ensemble non perde la sua abilità esecutiva che, salvo qualche rara stonatura(d’altronde non si tratta ancora di professionisti), si mantiene su un buon livello per tutti i brani da loro eseguiti.
La rassegna si conclude con un ironico omaggio al valzer, osservato da tre diverse angolazioni. Iniziamo dalla Vienna di Johann Strauss Jr. con il suo famosissimo Kaiser-Walzer (Valzer dell’Imperatore), scritto in occasione della visita dell’imperatore Francesco Giuseppe all’imperatore tedesco. Ci spostiamo in Russia con il Valzer dei fiori, tratto da Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, dal carattere leggero e sognante. Il pezzo finale della rassegna è anche il più moderno: il Valzer n. 2 del compositore russo Šostakóvič, che testimonia come il fascino di questa danza sia arrivato fino al Ventesimo secolo. Si percepisce la malinconica rassegnazione del compositore – censurato più volte dal regime di Stalin – desideroso di rompere gli schemi culturali posti dalla russia sovietica: un compito tanto arduo quanto malvisto dal dittatore.
Finisce così Short Track, in quest’epoca un’iniziativa simile a molte altre nella forma, ma non nel contenuto. Tra aneddoti bizzarri e riferimenti pop (sia in accezione culturale che strettamente musicale) abbiamo potuto assistere a un concerto dal carattere più accessibile, meno impostato e più interattivo(per adesso non completamente), nel segno di quella curiosità che fa muovere gli animi e da cui possono nascere le cose migliori.