Siamo arrivati all’ultimo appuntamento dell’OFT Airlines, stagione concertistica 2018-2019 dell’Orchestra Filarmonica di Torino. Il decimo volo, tenuto l’11 giugno al Conservatorio Giuseppe Verdi, ha previsto una destinazione molto particolare chiamata «Magia». L’elemento magico di questo concerto permette di tornare bambini, tramite fiabe, esperimenti e sorprese che solo l’illusione della musica può creare.
Il pubblico viene attrezzato all’entrata con caramelle e uno strumento particolare di plastica, elementi che gli serviranno per la loro esecuzione… opss per chi non avesse letto attentamente il programma il secondo brano prevede solisti d’eccellenza, perché la composizione è un concerto per pubblico e orchestra. Questo fa sì che il concerto inizi direttamente con la prova generale del secondo pezzo, visto che non tutti i «solisti» sono al corrente del loro compito.
Insieme a Giampaolo Pretto direttore dell’Orchestra Filarmonica di Torino entrano in scena anche Carlo Pavese (direttore del pubblico) e Nicola Campogrande l’ideatore del primo concerto composto per pubblico e orchestra. Un po’ come nei voli d’aereo anche questo concerto comincia con delle indicazioni precise, ma non sulle misure di sicurezza, ma su come imparare a suonare degli strani strumenti e diventare solisti in 10 minuti. Nicola Campogrande spiega attentamente come il pubblico debba suonare le caramelle nel primo movimento, trasformando quel rumore fastidioso in un suono ritmato e melodioso. Nel secondo movimento si dovrà cantare una bellissima melodia composta da Campogrande che trasformerà l’intero pubblico in un grande coro, e poi tutto si concluderà con il terzo movimento che vede come protagonista l’ignoto strumento di plastica distribuito ad inizio concerto. Stiamo parlano del kazoo, membranofono, che non emette suono col semplice fiato, ma attraverso la vibrazione delle corde vocali. L’atmosfera creata dal dialogo sonoro tra orchestra e pubblico porta a pensare che le prove siano andate a buon fine, ed è forse arrivata l’ora di dare il via all’inizio ufficiale del concerto.
Come per magia tutto si trasforma, e Giampaolo Pretto e L’Orchestra Filarmonica prendono in mano il timone della serata, aprendo le danze con la più dolce e scherzosa delle ouverture rossiniane. Stiamo parlando della Cenerentola, melodramma giocoso che rappresenta perfettamente l’unione di una della più famose fiabe mai scritte con le magiche ed intense melodie rossiniane. L’orchestra interpreta l’ouverture con scioltezza ed eleganza, caratteristiche che conducono il pezzo verso un finale di grandi applausi.
Il pubblico si prepara velocemente al primo debutto ufficiale come solista, aspettando in silenzio l’entrata del direttore. Carlo Pavese e Giampaolo Pretto danno il via alla loro co-direzione con il primo movimento del concerto chiamato Gourmandish, il quale propone una melodia giocosa e ritmata composta da archi, fiati e caramelle. Dadalian è il secondo movimento, una composizione a forma di specchio che fa viaggiare la melodia composta da Capogrande in diversi territori dell’orchestra e del pubblico, riuscendo a unificare il tutto in un finale da brividi. Il terzo movimento Kazoolingo propone diverse sonorità, chiudendo il concerto con un mix di suoni caotici e risate che portano il pubblico a un auto-applauso finale. Applauso che diventa sempre più forte con l’entrata del compositore in scena, il quale propone come bis un breve passaggio dell’emozionante Dadalian.
Dopo una breve pausa inizia la seconda parte del concerto, dedicata interamente alle magiche sonorità di Maurice Ravel. Un dialogo melodioso tra oboe e clarinetto apre la versione orchestrale della famosa suite per pianoforte Le tombeau de Couperin, un pezzo che dedica ogni suo movimento ad un amico del compositore caduto in guerra. L’Orchestra Filarmonica di Torino personalizza musicalmente ognuno dei sei pezzi della suite, intrecciando con professionalità le diverse linee melodiche, e trasmettendo la giusta tensione ed emozione al pubblico, il quale conclude la suite con un grande applauso.
L’ultimo pezzo è un ritorno alle fiabe: stiamo parlando di Ma Mère l’Oye, altra suite di Maurice Ravel originalmente composta per pianoforte a quattro mani e successivamente ampliata e trascritta per orchestra. Solo i primi due pezzi derivano direttamente dalla raccolta di fiabe Ma Mère l’Oye di Charles Perrault, mentre gli altri discendono da altre fonti. Ogni pezzo, anche se diverso a suo modo, si collega agli altri attraverso la raffinata struttura armonica delle magiche melodie raveliane. La funzione narrativa delle sonorità amplificate conclude l’ultimo movimento con glissati nel registro acuto i quali annunciano la fine del brano. Un finale in crescendo che si trasforma come per magia nei melodiosi e infiniti applausi del pubblico torinese.