Quando il gesto quotidiano si trasforma in sintesi di percussione, danza e acrobazia: introduzione all’esperienza-Stomp
Segna la settimana del 15 maggio il ritorno degli Stomp al Teatro Alfieri di Torino. A quasi trent’anni dall’ideazione ad opera di Luke Cresswell e Steve McNicholas, lo spettacolo di “puro ritmo urbano” può oggi vantare numerosi successi internazionali, nonché il coinvolgimento di 5 formazioni fisse.
Il sipario torinese si apre su un palco prevalentemente vuoto, alle spalle del quale si erge una scenografia urbana e caotica, composta da oggetti metallici quali cartelli stradali, pentole e bidoni della spazzatura.
Presto esordisce sul palcoscenico il primo performer, intento a spazzare per terra con una scopa. Gradualmente, il semplice gesto di pulizia assume un ritmo costante, che alterna al fruscio della spazzola dei secchi colpi sul pavimento. Alla cellula ritmica fondamentale si somma quella di un secondo interprete, munito del medesimo strumento, poi quella di un terzo, di un quarto, … fino alla presenza, sul palco, di tutti gli otto membri della crew Stomp.
Questo primo numero costituisce una vera e propria dichiarazione di intenti da parte degli artisti, primo fra tutti la volontà di creare grooves complessi a partire da oggetti di uso quotidiano: dalle sopracitate scope ai lavelli da cucina, dalle scatole di fiammiferi ai palloni da basket, passando per sacchetti di plastica e carrelli della spesa.
L’oggetto protagonista del numero viene presentato inizialmente da un solo interprete, intento a mostrarne il consueto utilizzo e a scoprirne, subito dopo, le potenzialità musicali. Alla scintilla creativa del singolo si uniscono poi i restanti membri della crew Stomp, in un’escalation che culmina in vero e proprio tribalismo, laddove il ritmo diviene inscindibile dalla danza collettiva.
Da un lato, spiccano come protagonisti assoluti i corpi dei performers, agili e decisi nella creazione e perpetuazione del ritmo, divisi tra coreografia e abilità quasi circensi nella gestione di oggetti che vengono percossi, lanciati e nuovamente afferrati; dall’altra, la scena diventa diretta estensione dei corpi danzanti, che la modificano, imbrattano e ripuliscono senza mai perdere il mordente ritmico. Le pulsazioni rappresentate sono diverse, dai terzinati ai 4/4, fino ad arrivare ai tempi composti.
Tutto viene sfruttato al massimo delle sue potenzialità espressive, come nel caso lampante dei lavelli, portati a tracolla dagli Stomp: vengono impiegati lo strofinio dei guanti in gomma sull’alluminio, il tintinnio delle pentole e allo scroscio dell’acqua in esse contenute, fino al comico svuotamento dei contenitori, associato al gesto della minzione.
Interessante anche il ricorso agli zippo, laddove il ritmo è creato tramite l’apertura e chiusura dell’accendino e l’accensione alternata delle luci in pieno buio, permettendo al groove di assumere una dimensione visiva, riconducibile alla suggestione delle luci natalizie. Anche la voce viene sfruttata nella sua componente puramente ritmica, come i saluti alternati alle spazzate di scopa della scena iniziale o i colpi di tosse esasperati in grida durante lo sketch dei giornali.
Non manca, in tutto questo, una certa componente comica e macchiettistica, suscitata dai gesti degli Stomp stessi, mediata dagli oggetti scenici (ridicolmente grandi o piccoli) o scaturita dalle interazioni con il pubblico, chiamato a battere ritmicamente le mani (e spesso incapace di farlo).
Lo spettacolo denota un alto livello di preparazione da parte dei performers, perfettamente in grado di gestire ritmo, acrobazia e danza, e ben consapevoli delle potenzialità della body percussion.
A cura di Luca Lops e Zeno Slaviero